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Aumenti? Crisi? SABOTAGGIO! ( oggi a Roma accade )
Ma allora è un vizio!
Questa mattina verso le sette, memori dei trambusti dello scorso venerdì, abbiamo deciso di andare a lavoro prendendo la Metro da un’altra zona di Roma. Ci siamo così recati alla fermata di Rebibbia, sulla linea B, un vero e proprio snodo da cui passano quotidianamente migliaia di pendolari, quando… sorpresa sorpresa… neanche ci fossimo dati appuntamento abbiamo reincontrato lo stesso gruppo di militanti della scorsa settimana.
Anche oggi parlavano del fatto che il biglietto dell’Atac dovrebbe essere gratuito per i lavoratori, i pensionati, gli studenti, i precari.
E questo perchè, sempre a loro dire, i trasporti pubblici fanno parte del salario indiretto e non possono essere considerati alla stregua di una qualsiasi merce. Lottare contro l’aumento significa dunque lottare contro il caro vita, contro chi cerca di scaricarci a dosso la crisi del capitale e per il salario.
Ovviamente, proprio come avevano fatto la settimana scorsa, non si sono limitati a parlare ma hanno messo in pratica i loro propositi riempiendo di poliuretano le obliteratrici. Inutile dire che tutti quelli che stavano in fila hanno apprezzato molto la sortita e si sono infilati gratuitamente in metro, e noi con loro. 10 100 1000 sabotaggi… daje!
Da Militant
Anonymous e Trenitalia: niente da fare, io li amo! TANGO DOWN #OpItaly


Roma: l’autorganizzazione fa capolino nelle Metropolitane
Bello questo comunicato dell’Atac, bello perché quando una società arriva a scrivere pubblicamente simili righe vuol dire che c’è ancora qualche speranza, parola che uso poco e che non amo.
La speranza di pratiche di autorganizzazione nei posti di lavoro, che sappiano far alzare la testa ai lavoratori che da anni subiscono lo sfruttamento e le provocazioni di aziende come Atac Spa: sono un po’ di giorni che le metropolitane di Roma funzionano a singhiozzo.
Sul sito di Atac si parla di “servizio perturbato/ritardi” e il comunicato spuntato da poche ore è inequivocabile.
I lavoratori delle metropolitane di Roma stanno “sabotando” il normale funzionamento del servizio: l’azienda li attacca dicendo che in questo modo, uscendo dalle normali pratiche sindacali, si fa pagare ai cittadini il prezzo più alto.
Tranquilli, siamo abituati a pagarlo, felici di farlo spalla a spalla con chi si ribella, con chi passa all’autorganizzazione.
Questa mattina era chiusa la fermata metro di Termini, mentre la B va lenta lenta che sembra una tartaruga incazzata!
Vi metto il comunicato dell’Atac, che è stupendo:
Atac su agitazioni non autorizzate
Si stanno verificando agitazioni non autorizzate dei macchinisti della metropolitana e degli operai di manutenzione delle officine che, determinando ilrallentamento delle operazioni manutentive sul materiale rotabile e ilrifiuto di condurre alcuni convogli con motivazioni pretestuose, stanno portando alla mancata immissione in esercizio dei treni sulle linee A e B.
A fronte di ciò si stanno creando notevoli disservizi agli utenti del trasporto pubblico, costretti a subire fortissimi disagi e a vedere violato il loro diritto a una mobilità efficiente e sostenibile.
Questa mattina, a causa dell´affollamento determinatosi nella metropolitana per i motivi di cui sopra, le autorità di pubblica sicurezza sono state costrette a chiudere e a sfollare la stazione di Termini.
Tutto questo mentre l´Azienda e le organizzazioni sindacali si apprestano oggi ad incontrarsi per la ripresa delle trattative sul piano industriale, per cercare di individuare insieme le soluzioni compatibili con la delicatissima situazione economico – finanziaria di Atac e del trasporto pubblico locale. Ci auguriamo pertanto che prevalga il senso di responsabilità di tutti.
Nel ribadire che Atac manterrà un atteggiamento di assoluta intransigenza nei confronti di chi supera i confini di una normale dialettica sindacale con atteggiamenti che non colpiscono l´Azienda ma tutti i cittadini, e sperando che dalla trattativa odierna emergano proposte concrete di soluzione alle problematiche, si riserva di valutare l´opportunità di presentare un esposto alla magistratura per tutte le fattispecie penali e civili che eventualmente emergessero.
Alcune notizie in più a riguardo: non si tratterebbe di veri e propri scioperi selvaggi. Diciamo che i lavoratori hanno deciso di applicare alla lettera il regolamento a cui sono sottoposti, rifiutandosi di far uscire vetture difettose.
Piccoli importantissimi passi, che alzano le teste, che creano collettivizzazione, che costruiscono conflitto.
“Io sono come un bullone. Ecco, io sono una vite” … Lulù Massa, dal cottimo allo sciopero selvaggio
“Lo studente, lo studente, lì, fuori, ha detto che noi entriamo qui dentro di giorno, quando è… è buio. E usciamo di sera, quando è buio. Ma che vita è la nostra? Questo, pro forma. Allora io dico, già che ci siamo, perché non lo raddoppiamo questo cottimo? Eh? Così lavoriamo anche la domenica. Magari veniamo qui dentro anche di notte… Anzi: magari portiamo dentro anche i bambini, le donne… I bambini li sbattiamo sotto a lavorare, le donne ci sbattono a noi un panino in bocca e noi via che andiamo avanti senza staccare. Avanti, avanti, avanti…avanti, per queste quattro lire vigliacche, fino alla morte. E, così, da questo inferno, sempre senza staccare, passiamo direttamente a quell’altro inferno!
Dov’è che ero? Facevo il cottimista, seguivo la politica dei sindacati! Lavoravo per la produttività, incrementavo io, incrementavo. E adesso? Adesso cosa sono diventato? lo studente dice che siamo come le macchine. Ecco, io sono come una puleggia, come un bullone. Ecco, io sono una vite. Io sono una cinta di trasmissione , io sono una pompa! E non c’ho più la forza di aggiustarla, la pompa adesso! Io propongo subito di lasciare il lavoro. Tutti! E che non lascia il lavoro è un crumiro e un faccia de merda!”
18 arresti nel comitato disoccupati di Brindisi e 11 indagati
Ci si sveglia con una notizia folle.
Sono diciotto i compagni a cui stanno notificando le ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari e altri undici gli indagati: son tutti appartenenti al Comitato dei disoccupati della città: I reati contestati sono violenza privata aggravata, arbitraria invasione e occupazione di aziende agricole e industriali, sabotaggio, interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessita’. Saranno inoltre notificati 11 avvisi di garanzia.
Tra loro anche “Bobo” Aprile, noto vecchio compagno nonchè referente storico dei Cobas. Questi arresti son la “conseguenza di un’iniziativa di lotta avvenuta il primo marzo di quest’anno in cui si rivendicava il diritto al ritorno al lavoro nel settore appalti della nettezza urbana, con l’occupazione della sede della Monteco, la società che compie il servizio di raccolta di rifiuti solidi urbani.
LIBERTA’ PER TUTTI GLI ARRESTATI
Seguiranno aggiornamenti: intanto alle 18 è indetto un presidio a Brindisi.
ALLEGO IL COMUNICATO dei COBAS e di altri firmatari
Alle prime luci dell’alba, mentre per le strade di Brindisi si muovevano i camion dell’azienda che cura la raccolta dei rifiuti, la Digos portava a termine un’operazione di polizia che nella nostra città non ha precedenti: l’arresto di Bobo Aprile, il responsabile e fondatore a Brindisi del sindacato dei COBAS e numerosi aderenti al Comitato dei disoccupati brindisini che, nell’ultimo anno, hanno condotto numerose proteste in città per ottenere lavoro, anche con assunzioni presso l’azienda della raccolta rifiuti, onde far avere a tutti i cittadini migliori servizi pubblici
I capi di imputazioni nel linguaggio dei tribunali parlano di violenza privata e interruzione di pubblico servizio, ma altri non sono che l’aver fatto manifestazioni con centinaia di disoccupati, sit-in e altre normali e pacifiche attività sindacali e manifestazioni del pensiero ma, innanzitutto, l’aver dato voce a coloro che sono ritenuti dai benpensanti di questa città, soggetti da emarginare, cittadini di serie B e utilizzabili solo come serbatoio di voti da usare strumentalmente nelle campagne elettorali, farcite di false promesse.
Bobo Aprile, insieme al comitato dei disoccupati, è stato scelto quindi come soggetto da colpire per dare un segnale forte, non solo ai COBAS, ma anche a tutti i movimenti politici e sociali che in questi ultimi mesi, con il loro impegno costante hanno dimostrato che un’altra Brindisi è possibile!
Respingiamo con forza questo messaggio e lo rimandiamo al mittente :-“ E giunta l’ora che i poteri forti, che sino a questo momento hanno fatto il bello e il cattivo tempo in questa città, si mettano l’animo in pace ! Una nuova generazione di donne e uomini vuol dare un futuro diverso a sé e ai propri figli, lottando in prima persona e non delegando a nessuno la propria vita.”-
Alle 11.30 presso la sede dei COBAS in via Lucio Strabone 38 , Brindisi, si terrà un a conferenza stampa sull’accaduto. Sono invitati i giornali, televisioni e radio, sindacati, organizzazioni politiche e associazioni e tutti i cittadini .
CONFEDERAZIONE COBAS
Medicina Democratica
Brindisi bene comune,
No al carbone
Associazione RuniRuni
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
Pugliantagonista.it
Brindisi 12 ottobre 2011
Contro ogni forma di segregazione e gerarchia
L’assemblea dei rivoltosi dell’isola di Salamina e dei quartieri di Perama, Keratsini, Nikaia, Koridallos e Pireo ha fatto un volantino/manifesto veramente interessante sulla crisi. Poche parole, che fanno però capire molto bene il livello di conflitto che si aggira per le strade della Grecia: si parla di crisi e dei suoi responsabili, si parla di crisi inevitabile se si continua con il mantenimento di questo tipo di sistema.
Le loro proposte? Scioperi, solidarietà, occupazioni, sabotaggio, espropri e mutuo soccorso.
Chiari e tondi! 😉
The (financial) crisis shall become their crisis once we play with a full deck of playing cards
The crisis is not a natural disaster that simply happens; the crisis is the outcome of the choices of all those who want to maintain this system, in which we are exploited, repressed and governed. Their proposals on how to come out of the crisis do not differ from suggestions on how the existing situation could be reinforced and take root. Our propositions can be nothing less than strikes and solidarity, occupations and sabotage, expropriations and mutual help… in order to create the world that we choose for ourselves, against all kinds of segregations and hierarchy.
Assembly of the revolted in (the island of ) Salamina, (and the neighborhoods of) Perama, Keratsini, Nikaia, Koridallos, Piraeus
Ancora sulla Grecia: molotov in banche e stazioni
Grecia: incendiata una banca ad Atene, molotov su un treno
di Valentina Perniciaro
Internationalia, 4 marzo 2009
L’Ellade è di nuovo colpita da attacchi realizzati da sconosciuti ai danni di banche e ferrovie.
Questa mattina all’alba alcune persone a volto coperto hanno dato fuoco, rompendo un vetro e lanciando una bottiglia incendiaria, a una filiale della Banca del Pireo nel quartiere di Neo Psychiko, una zona centrale di Atene. Non c’è stata nessuna vittima, ma l’incendio ha bruciato per intero la sede e danneggiato seriamente l’edificio.
Sempre oggi i vigili del fuoco hanno lavorato per rimuovere dalla stazione di Kifissia le carcasse delle 6 carrozze della linea elettrica urbana Atene-Pireo, date alle fiamme all’alba del 3 marzo da un gruppo autodenominatosi “Banda delle coscienze”. Secondo le testimonianze confermate dalla polizia, un gruppo di una trentina di persone che indossavano maschere di carnevale, è salito sul treno alla stazione di Patissia e una volta arrivati a Kifissia hanno allontanato alcuni passeggeri spingendoli verso le carrozze più avanti per cospargere di benzina i vagoni appiccando il fuoco con delle molotov. Nessuno è rimasto ferito nell’incendio e la “banda” è riuscita a fuggire facilmente con l’aiuto di alcune auto in attesa fuori dalla stazione.I danni, secondo una prima stima, ammontano a 16 milioni di euro.
In una rivendicazione apparsa in rete ma della quali si sta valutando l’autenticità, il gruppo dichiara che l’azione è una vendetta per l’aggressione subita da Constantina Kuneva, una lavoratrice, attiva sindacalista, della ditta di pulizie impiegata nelle ferrovie urbane. La Kuneva è stata aggredita lo scorso dicembre dopo il suo turno di lavoro con dell’acido e si trova ancora ricoverata in stato critico con pesanti danni agli occhi e agli organi interni.
Uno scritto del ’77, per ricordare Marco Melotti
Riappropriazione, contrattazione, sabotaggio
… a me sembra che dunque si tratta di sviluppare al massimo la lotta per i bisogni di classe, intendendo ciò, come affermazione di insubordinazione cosciente dello sviluppo capitalistico. Avere la capacità di garantire una buona sopravvivenza e far saltare l’assetto del comando capitalistico al di fuori degli schemi produttivi della borghesia, ma al tempo stesso sviluppare al massimo la battaglia politica interna al movimento, perché i comportamenti sociali conflittuali non si riducano ad una pura e semplice lotta per la sopravvivenza in quanto tale, che non vive ne si proietta all’interno di un progetto di organizzazione rivoluzionaria.

Funerali di Mario Lupo
Continuare dunque a scegliere la pratica degli obiettivi estesa, di massa o d’avanguardia, purché inserita nel progetto, in ogni caso autodifesa ai livelli necessari, perché questo è il terreno privilegiato dello sviluppo della coscienza proletaria. Anche se ciò non può esaurire quella che è la metodologia e lo stile di lavoro dell’Autonomia Operaia organizzata.
Quando i padroni puntano apertamente, fra l’altro, ad una operazione su vasta scala di disarticolazione e scorporo della produzione, chiaro è il pericolo costituito dal radicarsi in settori sociali naturalmente antagonisti di una accettazione della marginalizzazione come condizione produttiva di vita. D’altra parte l’allargamento della sfera dei bisogni è un’istanza classica delle società capitalisticamente mature, riconducibile all’interno di processi di ristrutturazione che non può essere contrabbandata invece come comportamento conflittuale.
Abbiamo detto che la riappropriazione e la pratica degli obiettivi costituisce il momento trainante e qualificante delle scelte metodologiche dell’autonomia, ma abbiamo detto anche che nella fase attuale il metodo di intervento non esclude altre forme per la realizzazione del programma che da una parte comprendono la contrattazione stessa e dall’altra il sabotaggio, mentre il metodo costante dell’autonomia operaia si qualifica come ratifica, riappropriazione dei bisogni, autodecisione.
La contrattazione in quanto metodo proprio delle organizzazioni storiche del Movimento Operaio (metodo di per se gradualistico e riduttivo della capacità di lotta del proletariato), può assumere una sua validità solo se usato compatibilmente con una presenza diffusa dell’autonomia operaia e quindi come rafforzamento della sua egemonia nei confronti del revisionismo.
Dicembre 77
Attentato…all’orario dei treni!
Una enorme montatura poliziesca campeggia da alcuni giorni sulla stampa francese
Paolo Persichetti, Liberazione, 22 Novembre 2008
Una enorme montatura poliziesca campeggia da alcuni giorni sulla stampa francese. 9 giovani tra i 25 e i 33 anni sono stati messi sotto inchiesta e incarcerati dal giudice della sezione antiterrorista di Parigi con l’accusa di partecipazione ad una “associazione con finalità di terrorismo”, mentre 5 di loro si sono visti contestare alcuni atti di degradazione delle linee elettriche dell’alta velocità. Capi d’imputazione molto pesanti che possono arrivare a 20 anni di reclusione. La Società nazionale delle ferrovie aveva denunciato nei giorni precedenti diversi atti di sabotaggio. Nella notte tra il 7 e l’8 novembre alcuni ganci forgiati con tondini di ferro erano stati apposti sulle catenarie, i fili elettrici che alimentano la rete ferroviaria, provocando un vero e proprio stravolgimento del traffico con ritardi per 160 treni sulle linee del Tgv. Episodi che hanno suscitato enorme allarme al punto che il governo ha sospettato, visto il clima di tensione che si trascinava da giorni tra sindacati e direzione delle Ferrovie, un coinvolgimento dei lavoratori. Un clima di pesante sospetto si era diffuso verso le sigle sindacali più radicali, come Sud-rail e la stessa Cgt, al punto che le autorità hanno dovuto smentire la presenza di dipendenti tra gli arrestati.
All’alba dell’11 novembre 150 agenti appartenenti ai diversi servizi antiterrorismo della polizia hanno fatto irruzione in un casale di campagna, una vecchia fattoria in località le Goutailloux, nel piccolo villaggio di Tarnac (350 anime), situato nel centrodella Francia, più precisamente in Corrèze nella regione del Limousin. E in effetti, la vecchia fattoria in pietra da taglio messa sotto sorveglianza fin dalla primavera scorsa si trova proprio nel plateau des millevaches . Qui sono state arrestate 5 persone. Nelle stesse ore altre 15 sono state fermate nel resto della Francia, a Rouen, nella Meuse e a Parigi. In gran parte studenti universitari. Alla fine solo 9 di loro sono stati incriminati. Tra questi Julien Coupat, multilaureato, conosciuto a Parigi per la sua attività politico-intellettuale, «di formazione postsituazionista, ottimo conoscitore di Guy Debord», spiega Luc Boltanski, direttore di studi all’Ehss che l’ha avuto tra i suoi allievi. Componente alla fine degli anni 90 del collettivo che diede vita alla rivista Tiqqun , vicina al lavoro del filosofo Giorgio Agamben. Tra gli autori di un testo pubblicato anche in Italia da Bollati-Boringhieri, La teoria della jeunne-fille . Indicato come la figura trainante di quella che gli inquirenti hanno definito «cellula invisibile». La retata è stata subito presentata come un affare di Stato. Il ministro degli Interni, Michèle Alliot-Marie, in compagnia del presidente delle ferrovie, Guillaume Pepy, l’ha addirittura annunciata ai mezzi d’informazione. «Queste persone hanno voluto colpire le ferrovie perché sono un simbolo dello Stato e sapevano che i loro atti avrebbero suscitato una forte eco mediatica», ha spiegato alla stampa aggiungendo che i fermati appartengono ad una fantomatica area dell’ultra-sinistra «anarco-autonoma». Sullo stesso tono si è pronunciato il presidente della repubblica Nicolas Sarkozy, felicitandosi per i risultati «rapidi e promettenti» ottenuti dagli investigatori, salutando «l’efficacia e la mobilitazione» della polizia e della gendarmeria e in modo tutto particolare la nuova «Direzione centrale dell’informazione interna e della Sotto-Direzione antiterrorista», nati proprio dalla riforma dei Servizi di sicurezza da lui voluta. In effetti, questi arresti ultramediatici sembrano proprio un’operazione di marketing costruita appositamente per dimostrare l’efficienza e il successo di queste nuove strutture. L’inchiesta, infatti, nasce da lontano e solo all’ultimo momento sembra essersi interessata agli atti di sabotaggio realizzati sulle reti elettriche delle ferrovie.
L’indagine parte da New York dove nella primavera scorsa l’Fbi ha segnalato ai Servizi francesi la presenza di alcuni dei giovani arrestati nella fattoria di Tarnac. Individuati nel corso di una manifestazione pacifista organizzata nel gennaio 2008 davanti ad un centro di reclutamento dell’esercito americano. Attività contro la guerra che non si capisce come possa essere accostata a comportamenti di natura terroristica, tali da richiedere uno scambio d’informazioni a livello internazionale. Dopo questa segnalazione, una inchiesta preliminare è stata aperta dalla procura nazionale antiterrorismo di Parigi. Da 11 mesi i movimenti attorno alla fattoria erano seguiti senza dare però alcun risultato. Una lavoro davvero frustrante per gli 007 dell’antiterrorismo che hanno dispiegato mezzi di controllo sofisticati. Il gruppo di giovani, che da alcuni anni si era ritirato nel paesino, coltivava l’orto, allevava capre, anatre, galline, insomma aveva deciso di mettere in pratica una forma d’esistenza che voleva darsi «i mezzi materiali e affettivi per fuggire la frenesia metropolitana e sperimentare forme di condivisione», ha spiegato a le Monde Mathieu B., 27 anni, uno dei fermati poi rilasciato. Alcuni di loro avevano rilevato il piccolo negozio d’alimentari del paese e organizzato un servizio di rifornimento degli anziani sparpagliati nelle diverse contrade e masserie della zona. Insomma un vero servizio sociale molto apprezzato dagli abitanti del posto e dal sindaco che aveva concesso al gruppo anche dei locali di proprietà del comune. Il loro arrivo aveva portato idee, entusiasmo ed aria nuova in quel piccolo angolo di Francia rurale, vivacizzandone anche la vita culturale. L’intera Tarnac si è infatti subito mobilitata in difesa dei ragazzi creando un comitato di sostegno che ha spiazzato le autorità. L’immagine dei cattivi, dei feroci terroristi che attentavano… all’orario dei treni si è presto sgretolata. Col passare dei giorni non sono emerse
le prove schiaccianti promesse e il Dna tanto sbandierato. Nella fattoria, oltre ai polli e alle galline, sono stati trovati dei depliant della Sncf con gli orari dei treni… quelli che normalmente vengono offerti agli sportelli, delle scale del tipo presente in ogni domicilio familiare, materiale da arrampicata che molti dei ragazzi praticavano come hobby.
La piccola comunità discuteva, faceva politica, aveva contatti nel resto della Francia, in Europa e Oltreoceano, incontrava gente che la pensava allo stesso modo, partecipava a manifestazioni per i sans papiers e contro la banca dati Edwige ( vedi Queer del 5 ottobre 2008 ) e poi scriveva. Agli arrestati, e in particolare a Julien Coupat, viene attribuita la stesura di un pamphlet, L’insurrection qui vient , edizioni La Fabrique, che ha già venduto 10 mila copie (il testo è interamente scaricabile da internet, basta cliccare www.lafabrique.fr ) che polizia e magistratura considerano una sorta di manuale della sovversione.
E in effetti è proprio questo l’aspetto, oltre alla assoluta carenza di prove sui fatti contestati, che ha suscitato vive proteste nell’opinione pubblica, che ha differenza di quella italiana non è assuefatta ai metodi dell’emergenza antiterrorismo. «A partire da questo libro, ritrovato in alcune perquisizioni nella primavera scorsa – spiega l’editore Eric Hazan – sembra che ci sia stata una sorta di costruzione poliziesca del nemico interno». Giorgio Agamben su Libération ha denunciato la deriva legislativa che ormai assimila al reato di terrorismo ogni forma di opposizione sociale che si ponga in antitesi con i governi e le istituzioni e consente di attribuire la finalità di terrorismo ad attività come picchettaggi, occupazioni, boicottaggi o sabotaggi di merci e infrastrutture, ma appartengono alla lunga storia delle lotte sociali del movimento operaio. In Italia chi avrebbe avuto il coraggio di dire una cosa del genere. Per Maria Sole e Baleno ci fu solo silenzio.
Per scrivergli ed avere gli altri indirizzi:
Julien COUPAT : N° d’écrou 290173 42 rue de la santé 75014 PARIS
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