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Posts Tagged ‘libertà sessuale’

Egitto: noto youtuber filma il suo arresto. Lo rivedremo mai?

5 Maggio 2020 Lascia un commento

Prosegue costante e quotidiano il lavoro delle squadracce di Al-Sisi, intento a far sparire qualunque voce dissidente, qualunque vita al di fuori degli schemi silenziosi di un regime che vuole costituirsi sul terrore e la tortura.
Raccontavamo solo due giorni fa della morte di Shadi Habash, avvenuta nel carcere di Tora, dove in un’apposita sezione sono detenuti migliaia di “dissidenti”, spesso inconsapevoli di esserlo.
fullsizeoutput_dd70Shadi, e i suoi compagni di prigionia erano in quell’inferno da due anni per la realizzazione di una canzone e un video musicale “Balaha”, che fa ironia su Al-Sisi;
Marwa Arafa, scomparsa dal suo appartamento il 20 aprile è ricomparsa ieri nelle stanze di una procura: cosa che non ci consolerà perché il meccanismo usato è noto.
Udienze a cadenza mensile (per Shadi erano 45 giorni), udienze inutili, dove un giudice a testa bassa riconfermerà -per millemila volte- altri 45 giorni: e così via, in un turbine di udienze e carcere e silenzio e tortura che spesso porta alla morte di questi giovani ragazzi, la miglior gioventù possibile per l’Egitto di ogni epoca.

 

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Il video che invece circola in rete da qualche ora l’ha girato direttamente Mustafa Hady, egiziano anche lui, blogger e youtuber molto noto, nonchè giornalista per alcune testate del paese, che è stato prelevato dalle forze di sicurezza all’interno del suo appartamento ed è riuscito a riprendere gli ultimi secondi della sua vita da uomo libero.
Attivo già dai tempi della rivoluzione di Piazza Tahrir, anche lui uno dei ragazzi del “25 gennaio”, parlava spesso di argomenti non semplici che creavano aspri dibattiti sulle sue pagine, come la libertà sessuale.
Domenica sera, Mustafa riprende ogni cosa, fa sentire le voci che gli chiedono di aprire la porta, la sua tensione che sale, loro che entrano e gli dicono di tacere, di far silenzio e seguirli.
Ancora uno, uno dei tanti che ogni giorni scompaiono, uno dei tanti ammassati come Alaa e migliaia di ragazzi nelle carceri stalla di Tora e del resto del paese: Mustafa era perfettamente consapevole di quel che stava succedendo.
Lo rivedremo mai?

Nel frattempo ieri i familiari in visita ai prigionieri politici nel carcere di Tora hanno tentato di portare medicinali e viveri ai loro congiunti, ma di risposta hanno ottenuto: tornate tra un mese e mezzo.

Ho bisogno di supporto e ho bisogno che ricordiate che io sono ancora in prigione e che il regime si è dimenticato di me. Sto lentamente morendo perché so che sto restando solo di fronte a tutto. So che ho molti amici che mi vogliono bene e hanno paura di scrivermi pensando alla fine che io possa uscire senza il loro aiuto.
Ho bisogno del vostro supporto ora più che mai.
Shadi Habash 26 Ottobre 2019
(morto nel carcere di Tora, maggio 2020)

Prigione-di-Tora-Human-Right

Sul “femminismo radicale”: righe da leggere assolutamente

9 agosto 2013 5 commenti

Una boccata d’aria, un’articolo che mentre lo leggi senti il corpo rilassarsi,
ti senti a casa, a casa col tuo utero, con le tue eccitazioni ed anche con il resto dei corpi che ti eccitano,
di qualunque forma, colore, pelo, sesso siano (solo crescendo si scopre quanto si può essere molteplici, sessualmente)
Un articolo che vi giuro mi piacerebbe abbracciare chi l’ha scritto perché mi ha donato un sonno tranquillo: grazie quindi al blog Abbattoimuri, perché in queste righe c’ha reso felici in tante:
tante donne che non riescono a stare nei meccanismi bigotti, medievali e da caccia alle streghe che si respirano, vivono e da cui spesso si fugge (che l’aria è da linciaggio) in alcune componenti del movimento femminista:
quella componente totalitaria, maschicida, repressa, probabilmente frigida e un po’ genocidaria.

Non ne ho mail voluto scrivere, malgrado abbia assistito anche a qualche processetto popolare contro “streghe” mandato avanti proprio dalle guru del femminismo radicale, quelle de “la libertà sessuale c’ha portato solo danni”, quelle contro la post pornografia, quelle probabilmente contrarie ai propri umori vaginali,
che le altre vorrebbero godersi tranquille e libere.
Chiudo, non una parola in più che non le voglio a rompermi “il cazzo”… posso?  (forse posso se scrivo lA cazzA) so’ romana e sta parola fa parte di me, OH!
Vi lascio all’articolo, con un enorme GRAZIE

Contro il femminismo radicale (siamo figlie della lotta di piazza!) (link)
Noi siamo figlie della lotta di piazza e non del femminismo da salotto. Perché c’è almeno un decennio (in Italia), se non di più, di lotte in piazza delle donne che altre donne si sono perse. Quando le accademiche scrivevano papiri per spiegarci come fare a stare al mondo noi eravamo in piazza a prendere le botte della polizia, a combattere contro un modello economico che sapevamo già ci avrebbe sconfitti/e tutti/e. Al nostro fianco c’erano compagne, compagni, un altro mondo possibile fatto di persone che pronunciavano la propria lotta riportando il punto su una questione da troppo tempo dimenticata: la lotta di classe.

Dopodiché arrivò la restaurazione e un certo “femminismo”, dopo aver detto che eravamo gggiovani e “violente” (ricordate la manifestazione del 2007 e i commenti delle femministe storiche del giorno dopo?), decise che quelle erano cose da grandi. Sicché dopo che per un ventennio, almeno in Italia, non s’erano proprio viste se non per fare tour di colonizzazione di saperi (oh come erano belle le donne del pci che venivano a spiegare a noi siciliane come si fa femminismo borghese mentre noi avevamo a che fare con la fogna a cielo aperto, la mancanza d’acqua nelle case e la mafia che sparava per le strade…) ringalluzzirono per anestetizzare, normalizzare e riprendersi la scena. Ma andiamo con ordine.

Quando pensi che il femminismo abbia fatto passi avanti in Italia arriva puntuale l’orda di storiche, o per meglio dire, anziane del femminismo radicale, quello della Dworkin e della MacKinnon (Brrrr!) a infliggerti un po’ di ortodossia e ad insegnarti il valore dell’obbedienza al dogma.

In Italia, a partire da Paestum (così leggo) è tutto un riscoprire una corrente che risale ai tempi successivi a quelli delle suffraggette. E’ a loro che dobbiamo il fatto che per le donne la lotta di classe è andata a farsi benedire. Il loro verbo dice che bisogna portare al potere le donne perché donna è meglio e tutto il male arriva da chiunque abbia cromosomi differenti. L’evoluzione/incrocio, se volete, è anche quella del femminismo della differenza, ma intanto è fondamentale capire qual è l’origine di quel pensiero che di moderno non ha assolutamente niente.

Non mi dilungo in dotte citazioni perché da sempre ho comunicato e pratico un femminismo che non è accademico. Quel che sintetizzo è tutto ciò che io, dopo anni di studio, pratica e pensiero critico femminista ho letteralmente preso e messo da parte. Perché il femminismo non è una religione e se perfino il cattolicesimo si è evoluto, negli anni, in qualche modo, anche al femminismo andrebbe data questa possibilità.

Invece siamo ancora qui a dibattere dopo decenni delle stesse noiose questioni di sempre. Per femminismo radicale si intende quella somma di pensieri e azioni che hanno determinato una morale che le donne dovrebbero sposare, fare propria, seguire alla lettera. Come ogni dogma indiscutibile che si rispetti ha proprie sacerdotesse che puoi subito distinguere dal piglio ricattatorio e moralista. Se non la pensi come loro tu sei contro le donne. Se non la pensi come loro tu sei una collaborazionista del patriarcato.

akDividono il mondo in due generi perché per loro il punto chiave sta nella biologia. Le lesbiche ammesse nel loro gruppo sono quelle comunque subordinate al pensiero che “donna è meglio” e quando arriva una trans che mette in discussione lo stesso riduzionismo biologico del termine “donna” sono sostanzialmente transofobe, nella teoria e nella pratica.

Da brave sacerdotesse tuttavia accolgono chiunque al loro cospetto purché abbandonino l’idea che la differenza di classe sia un problema perché l’obiettivo è quello di fermare il patriarcato e pur di fermarlo le avete viste e le vedrete allearsi con le peggiori capitaliste e fasciste sulla faccia della terra. Negli Stati Uniti la lobby femminista è alleata a democratici, repubblicani, a chiunque voti qualcosa che derivi dalle loro proposte.

Sono famose le loro crociate simil/antiabortiste contro la pornografia, contro la regolarizzazione della prostituzione, e sono loro che hanno sostanzialmente (MacKinnon) fornito il costrutto ideologico e anche giuridico per riconoscere alle donne il ruolo di vittime a tutto tondo nei confronti delle quali bisognerebbe parlare riferendosi ai diritti umani. Convenzioni ONU, correnti autoritarie, giustizialiste e proibizioniste che stanno colonizzando l’Europa arrivano da lì.

Da lì arriva la propaganda che disprezza e scredita modelli differenti di approccio alle questioni di genere. La lobby europea impegnata nella lotta abolizionista e proibizionista sulla prostituzione prende spunto dalla Convenzione ONU in cui la MacKinnon e sue pari sono riuscite a mettere sullo stesso piano la tratta e il sex working, ovvero lo sfruttamento per la prostituzione e il sex work per scelta.

imagesLe loro regole che si pronunciano contro la pornografia si sono scagliate contro qualunque immagine ed esibizione del corpo femminile, sovradeterminando sempre le decisioni delle donne le quali sono state perennemente intese come corpo unico, dal pensiero unico, autoritario, liberticida e fascista, con un unico sentire dal quale le donne non potrebbero e dovrebbero prescindere pena la scomunica, la patologizzazione o la criminalizzazione.

Sono donne in guerra (con propaganda d’assalto) alla sconfitta di un patriarcato che vedono quasi dappertutto, sfere magiche e fondi del caffè inclusi, giacché lo vedono pure in mio fratello o nel mio amico, proletari, poverissimi, che non hanno mai torto un capello ad una donna e che pure dovrebbero timidamente chiedere perdono, a me in quanto donna, perché qualcuno dice loro che godono di qualche privilegio.

Il loro approccio circa l’aiuto che vorrebbero fornire alle donne è interventista. Non gliene frega nulla delle vittime collaterali. Non gli interessa il contesto, la complessità, il quadro d’insieme. La loro sintesi è minimale, banale, binaria, dicotomica, semplice, oramai quasi idiota. Glissano sulle intersezioni, genere verrebbe prima di classe, razza, specie, e giustamente sono state cazziate (abbondantemente) da donne di classe differente, essendo loro vecchie, borghesi, supponenti, bianche, in origine, facenti parte del ceto medio, con un pensiero che continua ad attecchire in luoghi simili mentre vengono arruolate soldatine precarie intimidite a suon di “il nemico è il maschio“.

Cazziate da precarie, afroamericane, postcoloniali, femminismi di zone del mondo che sono oggetto di guerra e colonizzazione (in nome della difesa delle donne!), queer, trans, puttane, riot grrlz, guerrilla grrlz, slut walk grrlz, cyberfemministe, anarco femministe, postpornofemministe, transputaqueerfemministe e dalle femministe resistenti dell’america latina che della supremazia della donna bianca nordamericana che va in giro a imporre la propria morale che legittima tutori, sbirri, guerrafondai, ne hanno più che abbastanza.

images7L’approccio alla questione della violenza sulle donne è mistico. La donna è inviolabile. Talmente inviolabile che non può farsi violare neppure per scelta. Retorica vuole che il maschio sia un nemico, la stessa penetrazione sarebbe un atto di guerra ed è così che la sessualità ha subito ulteriori spinte normative entro le quali le donne dovrebbero muoversi affinché sia loro riconosciuto uno status sociale.

La sessualità delle donne è diventata terreno di moralizzazione, così come lo è sempre stata per altre religioni, ragion per cui negli anni si è determinato un pensiero unico che parla di “violenza” dettandone i termini: nel senso che a partire da questa corrente di pensiero tu, donna, dovresti sentirti violentata se vivi un rapporto così e così e così. Quando tu e lui siete a letto finisce che da un lato ti ritrovi il prete e dall’altro ti ritrovi la femminista radicale che ti impone la sua percezione. Entrambi sicuramente alleati e più che d’accordo nel definire la donna come angelica ed inviolabile creatura a quel punto utile giusto per riprodursi e farla partorire ché se ti ecciti in modi non esattamente consoni sicuramente sei schiava del patriarcato e bisogna che tu ti penta per redimerti.

Queste sono solo alcune delle caratteristiche di un femminismo che nel tempo è diventato non “utile” alle donne ma “utile” a disegni guerrafondai, neoliberisti, funzionale, per davvero, a logiche patriarcali, autoritarie, reazionarie, che sono diventate un ulteriore mezzo di controllo (con l’alibi della “tutela”) per schiacciare l’autodeterminazione delle donne.

Ci si chiede sempre come mai in tante si sono disamorate dal femminismo e si parla di colpi di coda del patriarcato, e l’unico colpo di coda, semmai di questo si tratta, è proprio di chi tenta di compiere una restaurazione di modelli che alle donne, per quel che sono oggi, non corrispondono neanche più.

969561_499921003429943_350706513_nDa anni le donne stanno nelle piazze a fare movimento, a combattere il modello neoliberista, da prima di Seattle in poi, che in Italia corrisponderà a Genova G8 del 2001, le vedi in tante assumere una nuova dimensione politica e mai come gregarie. Sono protagoniste di una scena che vede donne, uomini, gay, lesbiche, trans, operai, disoccupati, precari/e, puttane, chiunque, a combattere per ottenere diritti minimi che hanno tutto a che fare con il biocapitalismo, con il capitalismo che continua a sfruttare i corpi ed è questo l’unico sfruttamento dei corpi contro il quale nessuna Convenzione Onu, nessuna bella teoria del femminismo radicale o chi per loro, nessuna circostanziata enciclica in femministese della sacerdotessa tal dei tali, si sono mai espressi.

Quel che io so, adesso, è che non ho bisogno dell’ennesima morale per determinare la mia vita perché sono io che realizzo il mio modello di emancipazione, io a perseguirlo e io, ancora, a dire che non ho bisogno dell’intrusione di donne che tentano di salvarmi quando io non voglio essere salvata.

A margine, in Italia, questo genere di approccio lo trovate nelle proposte di censura (con galera e sanzioni economiche forti) di quelle che oggi vogliono il rogo per una immagine sessista, per una pagina facebook, domani per un blog, dopodomani per un libro, e via di seguito. La loro modalità è quella di fare lobby, allearsi con chiunque consenta loro di realizzare piani che sembrano fantastici, andare a fare ronda moralizzatrice, simil movimento per la vita, presso i blog altrui per dire loro, dal pulpito, cosa sarebbe giusto scrivere e cosa no, ostracizzare, mobbizzare, organizzare raduni per fingere partecipazione dal basso su decisioni, mozioni, già prese dall’alto, partecipare, organizzare, eventi e gruppi che hanno come obiettivo primario la sconfitta dell’etero/maschile e la vittoria dell’etero/femminile.

Dimenticavo: il maternage di ritorno è anche roba loro. Così come il rifiuto della condivisione della cura in casa con uomini disponibili, perché i figli sono della madre e la femmina è la regina del focolare… Che aria di modernità, eh? :D

Ps:  Il femminismo è l’idea rivoluzionaria che io sia una persona. Persona… non gregaria di femminismi neoliberisti che ancora riproducono fobie quasi maccartiste contro chiunque dica cose differenti…

Ad un ragazzo, ucciso a 15 anni dall’omofobia.

22 novembre 2012 28 commenti

A 15 anni non puoi prendere una sciarpa, legarla al tuo collo e appenderti.
Non puoi, cazzo, preferire la morte ad un futuro, un qualsiasi futuro.
E invece lui ha deciso che non ce la poteva fare,
che non poteva più sopportare le umiliazioni costanti che il suo corpo, la sua testa, i suoi desideri subivano costantemente,
senza alcuna possibilità di difesa.
Perchè non si hanno molte armi quando già sei circondato da una normalità che non accetti e non senti tua,
perché non è possibile pensare di poter combattere da soli l’esclusione totale.
Magari perché ti vesti di rosa, vuoi lo smalto alle unghie,
sei semplicemente omosessuale, e il mondo intorno a te invece è bello maschio,
turgido e macho...
e capace di creare pagine Facebook dedicate a te, a te che ti piace il rosa, a te “che sei un frocio”.

E penso che colpevoli di questa morte agghiacciante, che mi lascia annichilita,
siano i genitori TUTTI dei suoi compagni di classe.
Mio figlio non ha ancora 3 anni, eppure quello su cui fatico tantissimo, da quando il linguaggio è finalmente un mondo che lui può provare a destreggiare,
è proprio lo smontare gli aggettivi, le parole, i giudizi.
E allora quando facciamo la lotta, niente “cicciona” (anche perchè so’ mezza tisica), niente “brutta”…niente di tutto ciò.
Perchè, gli dico, i ciccioni son belli, son simpatici, sono amici cari cari e dolci come gli altri.
Perché cicciona e brutta fra un po’ saranno “frocio” “puttana” “lesbica”.
Io DEVO smontare tutto ciò dentro mio figlio, mio figlio che cresce e studia in una sottoproletaria periferia romana,
fatta di un lessico molto pesante, ma anche di migranti, di transessuali, di “diversi” di ogni genere.

I colpevoli della morte di Davide (non è il suo vero nome), che potrebbe essere figlio di ognuna e ognuno di noi, sono quelle mamme e quei papà che hanno reso i loro maschietti virili machi (non escludo certo le femmine, che avranno messo il loro carico da 90 così come i loro compagni di scuola cum penis) , che non hanno mai lavorato sul linguaggio e gli atteggiamenti escludenti e coatti, che magari hanno cresciuto i loro bambini con parole tipo “guarda quello pare frocio”, “hai visto che checca impazzita?”.

Ecco, la checca impazzita s’è impiccata che aveva 15 anni.
E mi chiedo come possano stare quelle mamme e quei papà che avranno riso a tavola quando i loro goliardici figli raccontavano a casa che “sai che oggi quel frocio de Davide portava lo smalto?”.

Io voglio che tutto ciò venga distrutto.
Distrutto, sì.
Voglio che mio figlio possa decidere che maschio diventare,
voglio che mio figlio impari che ogni suo desiderio sessuale è lecito, se non lede nessuno,
voglio che mio figlio vada a giocare a calcio coi super maschi di scuola,
e magari vada ad imparare come si abbinano i colori dall’effemminato, dal “femminiello”,
voglio che sappia che un bambino su 4000 nasce intersessuale e quindi tra le gambe e dentro il DNA ha un patchwork di sessi che si determineranno strada facendo.

Voglio poter raccontare a mio figlio che una volta in questo paese gretto e schifoso c’erano 15enni che si dovevano impiccare con una sciarpa, perchè troppo veri, troppo belli, troppo strani per essere accettati dalla normale mediocrità escludente.

Ciao piccolo uomo bello,
la terra sarà lieve, come non lo è stata la tua adolescenza.
Mi piacerebbe stringerti forte,
mi piacerebbe sapere che combatti ancora per essere quel che vuoi.

 

NO VAT 2010: Autodeterminazione laicità antifascismo antirazzismo liberazione

11 febbraio 2010 1 commento

Il 13 Febbraio 2010 per il quinto anno scendiamo ancora in piazza contro il Vaticano per denunciarne l’invadenza nella politica italiana: è infatti uno degli attori che agiscono nelle complesse dinamiche di potere sottese a un sistema autoritario e repressivo.
L’11 febbraio 1929 i Patti Lateranensi sancivano la saldatura tra Vaticano e regime fascista, oggi le destre agitano il crocefisso per legittimare un ordine morale in linea con l’integralismo delle gerarchie vaticane, lo strumentalizzano per costruire un’identità nazionale razzista e una declinazione della cittadinanza eterosessista e familista.
Da una parte le destre criminalizzano immigrate ed immigrati, istigano a una vera “caccia all’uomo”, li/le rappresentano come la concorrenza nell’accesso alle risorse pubbliche mentre nessuno affronta il problema di un welfare smantellato e comunque disegnato su un modello sociale che non c’è più. D’altra parte la chiesa cattolica  legittima esclusivamente questo modello di società, basato sulla famiglia eterosessuale tradizionale, sulla divisione dei ruoli sessuali, dove un genere è subordinato all’altro e lesbiche, gay e trans non hanno alcun diritto di cittadinanza.
Su un altro fronte, destra moderata e sinistra riformista attuano il tentativo di procedere ad un’assimilazione selettiva dei soggetti minoritari sulla base della disponibilità espressa a offrirsi docilmente a legittimare discorsi razzisti, eterosessisti e repressivi. E’ prevista l’inclusione solo di quelle soggettività che non mettono in discussione il potere: c’è un piccolo posto anche per gay, lesbiche e trans e per altre figure della diversità, purché confermino l’ordine razzista, sessista e repressivo.
In questo quadro, nel movimento lgbtq, abbiamo assistito alla comparsa di “nuovi” soggetti che ne usano le parole d’ordine per produrre un ribaltamento della realtà: a protezione delle soggettività supposte deboli pongono i loro carnefici. Chi legittima questi “nuovi” soggetti, contribuisce a produrre un ulteriore spostamento a destra, a normalizzare la presenza delle destre radicali nel dibattito pubblico.
Fuori da queste lotte interne al potere,  dobbiamo constatare la diffusa e asfissiante presenza di un’etica cattolica, un modello di politica che propone come uniche alternative di “rinnovamento” il moralismo e il giustizialismo. Sappiamo che se oggi  il Vaticano appare meno interventista è solo perché non ne ha bisogno: già nel nostro paese possiede il monopolio dell’”etica” che abbraccia indistintamente governo e opposizione parlamentare che fanno a gara – come sempre – ad inginocchiarsi all’altare del giustizialismo e del buonismo ipocrita.

Il giovane Ratzinger, oggi papa Benedetto XVI

Respingiamo il tentativo di  espropriare anche i movimenti di lesbiche, gay, trans e femministe, di categorie fondamentali quali l’antifascismo, altrimenti l’ambiguità politica finirebbe per rendere le nostre soggettività complici di quest’ordine morale e politico che concede una legittimazione vittimizzante e minoritaria in cambio dell’assuefazione alla repressione.
Contrastiamo questo potere che, dove non addomestica, reprime e, attraverso l’ordine morale vaticano, assume dispositivi di disciplinamento e controllo sociale che negano qualunque tipo di autodeterminazione: l’autodeterminazione sociale ed economica dei e delle migranti, l’autodeterminazione dei corpi e degli stili di vita di donne, gay, lesbiche e trans,  ogni percorso di autorganizzazione, di dissenso e di conflitto.
Denunciamo che quando il  processo di addomesticamento non si compie viene utilizzato il carcere, il CIE (centri di identificazione ed espulsione), la repressione, la paura, la noia, la solitudine, l’intimidazione e la criminalizzazione per neutralizzare gli elementi di dissenso non previsti e non gestibili: migranti, movimenti, studenti, lavoratori e lavoratrici, disoccupati/e.
Riaffermiamo che antirazzismo, antifascismo, antisessismo sono  lotte, necessarie l’una  all’altra, da condurre anche contro l’uso strumentale delle libertà di donne e lgbt per rafforzare e legittimare un modello razzista.
Portiamo in piazza i nostri percorsi di autodeterminazione nell’acutizzarsi della crisi economica e dello smantellamento dello stato sociale – in particolare della scuola e dell’università –  che tanto spazio lascia alle imprese private e  confessionali.
Riaffermiamo le diversità e le differenze sociali, sessuali, culturali, contro l’identità nazionale razzista e eterosessista che ci vogliono imporre e contro l’ordine morale vaticano.
Portiamo in piazza i nostri percorsi di liberazione per ribadire la nostra volontà di agire nello spazio pubblico per produrre trasformazione sociale e culturale.

ROMA – sabato 13 febbraio 2010
Manifestazione Nazionale NO VAT
Autodeterminazione laicità antifascismo antirazzismo liberazione

http://www.facciamobreccia.org
per adesioni: adesioni@facciamobreccia.org

DESIDERIO AL POTERE

8 marzo 2009 Lascia un commento

2550_67020363277_618018277_2260880_4394610_n“La voce del mio desiderio, il mio prezioso desiderio. La mia morale non si fa influenzare dai valori del mondo che mi circonda. 
Li ho rifiutati da molto tempo, non ricordo nemmeno da quanto. E’ la mia morale a determinare e imporre le mie azioni, i miei principi sono quelli che mi sono data io. Mi importa solo l’effetto delle mie azioni su di me e sulla mia vita: il mio viso dopo l’amore, la luce nei miei occhi, il mio corpo che torna intero, le parole che mi scaldano e mi fanno nascere delle storie in petto.
Ho capito molto presto cosa volevo: un cervello attivo in un corpo attivo. Lo sapevo persino prima di trovare nei miei adorati testi erotici arabi la conferma dei miei pensieri. 
Il Viaggiatore mi ha detto: L’unico uomo che hai conosciuto è tuo marito.
Ha detto: Ti neghi a ogni uomo che ti desidera perchè i tuoi principi morali ti fanno temere la società e il giudizio dell’uomo cui potresti dire di si.
Ha detto: Sono gli strascichi della tua educazione perbenista.
Ha detto: Vivi il tuo “si” come una resa umiliante.
Ha detto: HAi paura che il tuo valore si offuschi agli occhi dell’uomo che hai accettato.
Ha detto: Non sei sufficientemente sicura del tuo corpo per avere il coraggio di metterti nuda davanti ad un  uomo.
Ha detto: Rifiuti di fare come la tua amica che dice di sì a ogni uomo, la ritieni una donna facile, una da poco.
Può essere, gli ho detto. Ed ero del tutto cosciente di esser ad anni luce dall’idea che aveva di me.
Può essere, gli ho detto. Per non dirgli: Negare a te il mio corpo non vuol dire negarlo per forza a tutti gli altri.
Può essere, gli ho detto. E mentre gli facevo credere che accettavo le sue conclusioni, avevo la conferma che il mio gioco in società funziona benissimo.
Avevo detto: “Puo’ essere” perché non volevo rivelarmi agli altri. Che cosa potevo dire? Che l’unica autorità che riconosco sono io, è la mia volonta? Non i loro principi, non i loro valori né la tradizione? Non il timore delle malelingue, non la paura del castigo né le fiamme dell’inferno?
Ho un animo poligamo, lo so, come quasi tutte le donne.”  
            _Salwa al-Neimi

TREMATE TREMATE!!!

23 novembre 2008 Lascia un commento

 

Foto di Valentina Perniciaro _Le streghe_

Foto di Valentina Perniciaro _Le streghe_

INDECOROSE E LIBERE era lo slogan che chiamava a questa piazza, un anno dopo quell’enorme corteo di donne che aveva colorato in modo determinato e sorprendente la città.

Eravamo molte meno quest’anno, ma è stato un bel corteo, con un’atmosfera di bell’autodeterminazione,
di capacità di camminare con le proprie gambe…autorganizzate.
Un corteo separato, che ha sfilato in un percorso lungo, allegro, determinato e compatto.
Un corteo di donne, di femministe, di lesbiche..
Un corteo di compagne come ce ne dovrebbero essere tanti.
Contro la violenza maschile sui nostri corpi, contro la violenza che si manifesta in molti modi, che è anche nel letto della proprio relazione.
Per l’autodeterminazione, per la libertà di essere come si vuole, di muoversi nel mondo come si vuole, per la libertà di essere donne con tutto quello che significa, di essere tante, di essere forti e belle.
Con i nostri corpi, con le nostre menti, con la bellezza dei nostri sorrisi. Grazie compagne…
una gran bella piazza.

Foto di Valentina Perniciaro _piccole e autodifese_

Foto di Valentina Perniciaro _piccole e autodifese_

Foto di Valentina Perniciaro _Libere e Indecorose_

Foto di Valentina Perniciaro _Libere e Indecorose_

+ PARAPIGLIA – FAMIGLIA!

26 giugno 2008 1 commento

“Avete mai fatto caso al fatto che oggi, in Italia, c’è pieno di gente che quarant’anni fa era atea e comunista adesso son diventati cattolici? Io, non lo so, se trovassi qualcuno che quarant’anni fa era cattolico,  e adesso è ateo e comunista, sarei curioso di andarci a cena insieme, con uno così, invece non esco mai di casa,
praticamente.” 

_PAOLO NORI_ _Mi compro una gilera_


Foto di Valentina Perniciaro Corteo di Donne per le Donne. Roma, 24 Novembre 2007
                                PIU' PARAPIGLIA MENO FAMIGLIA
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