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Posts Tagged ‘sesso’

“parole barbare da non pronunciare mai”

2 settembre 2012 6 commenti

“Solo fino a dieci anni fa si parlava ancora di verginità e oggi non più, così sarà per l’aborto, il divorzio, ecc.
Anche di Dio non si parlerà più, se si continua ad ignorarlo. Come abbiamo ignorato la parola “verginità”. Verginità, Dio, parole barbare da non pronunciare mai.”
Dal diario di Goliarda Sapienza, 1977

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Foto di Valentina Perniciaro _non c’è altra via_

Il sesso tra le sbarre nell’era del bunga bunga, e altre storie dal carcere di Opera

21 gennaio 2011 4 commenti

Dal Blog Urladalsilenzio, dove prendono voce molti detenuti e molti ergastolani, arriva un’interessante lettera dal carcere di Opera.
Una lettera di un detenuto che spesso scrive alla redazione di quel sito per informare e aggiornare sulla quotidianità tra quelle mura invalicabili e che ora ci racconta cosa significa un irrigidimento del clima all’interno di un penitenziario.

Filippine_ uno sguardo in cella

Cosa significa la privazione di piccole cose o il diverso atteggiamento dei secondini: insomma, dalle parole riportate sul sito, stralci di quella lettera, si capisce come le prigioni italiane stiano diventando ogni giorno di più una polveriera.
Una polveriera che se pure non scoppierà, perchè non ci sono le consapevolezze politiche necessarie per gestire una rivolta reale, rende irrespirabile l’aria che respirano quasi 70.000 persone nel nostro paese.
Vi lascio alle parole di Alfredo Sole, che parlano da sole… che parlano anche di sessualità tra le sbarre, argomento tabù nel nostro paese…
il diritto a scopare è dei potenti ormai.

Per quanto riguarda il nuovo clima di “estrema sicurezza”, cinicamente sto sperando che esagerino ancora, in modo che anche i più “pacati” -che poi non si tratta di essere “pacati”, ma è la paura di essere trasferiti e di prendere rapporti- si diano una svegliata e capiscano che non si può stare 20 ore chiusi sempre in cella e che quella volta che esci per andare  in doccia la guardia non può starti dietro, e, prima ancora che esci dalla doccia, hai già la cella aperta perché devi rientrare e se attendi un pò, ecco che la voce del padrone si fa dura. DEVI ENTRARE!
Ho fatto la proposta ai lavoranti, tra cui ero anche io, di chiuderci dal lavoro, creandogli così non pochi problemi. Ma a quanto pare nessuno è ancora pronto.. Mi sono chiuso dal lavoro solo io, ma l’ho fatto con la scusa che devo studiare. Non potevo stare fuori a lavorare. Prima che succedesse che cambiasse il loro modo di trattarci, il lavorante aveva la cella aperta dalle 9:00 di mattina fino alle 18:00 di sera. Tutto sommato era anche piacevole. Adesso rispettano gli orari..

Regina Coeli

TI APRONO TRE ORE AL GIORNO DISTRIBUITE NELLA GIORNATA.
Per ciò significa che quando esci dalla cella è solo per fare un lavoro, ma poi devi rientrare subito.
Bene, io non ci sto, e visto che gli altri non vogliono venirmi dietro (per il momento), mi sono chiuso per motivi di studio. Se rimanessi a lavorare, rischierei di mandare a fare in culo qualcuno… Per adessso preferisco aspettare che i miei compagni si rendano conto che non è possibile farsi la galera in questo modo. Che non siamo in un carcere giudiziario, ma bensì in un penale dove scontare una pena definitiva, e quello tra noi che deve scontare “meno galera” ha 30 anni di carcere; e tutti più o meno abbiamo scontato già almeno 20 anni di carcere.
Poco fa, dalla mia pstazioni di stuidio, la mia cella, ho assistito a una “scaramuccia”. La guardia con la cella aperta di un detenuto e la chiave già inserita pronto a chiudere. Il detenuto che si ferma un attimo a parlare con un compagno e immancabilemnte la guardia.. “deve rientrare, è mezzora che parla!”. Bhè, il mio compagno si è incazzato.. “Ora basta, state esagerando, va bene?!” Sono i primi segnali che a lungo porterano a non far sopportare più questa situazione.

C’è un altro aspetto del carcere che voglio farti conoscere. E’ un aspetto da non sottovalutare, anche se, magari per vergogna, nessuno ne parla. Ma se viene analizzato, nella sua parte “scientifica”, allora si comprende che è qualcosa di importante. Ma putroppo in questo carcere ignorano l’importanza dello sfogo ormonale dei maschi. La notte non c’è detenuto in questo Paese che non si faccia uno zapping in tv per scovare qualche donnina nuda. Oppure, non c’è carceere che non ti permetta di acquistare riviste per adulti. TRANNE OPERA!
Prima dell’avvento del digitale, era possibile la notte trovare in tv qualche programma del genere. Adesso non è più possibile. Così come non è possibile comprare riviste del genere. Anche questa privazione non può che potare a un nervosismo crescente. E’ scientificamente provato che la produzione di ormoni porta alla aggressività.. specialmente in carcere, dove non esiste il sesso, come in molti altri paesi che invece danno questa possibilità.
Il detenuto italiano sfoga questa mancanza con l’autoerotismo che diventa una necessità per controllare la propria aggressività. Ma, come ti ho detto, questo carcere è diretto da persone che pensano che la pena da scontare sia anche questo tipo di privazione. Nonostante ci siano sentenze di Cassazione che dimostrano il contrario. Ma, essendo un argomento delicato, loro fanno affidamento sul fatto che nessuno si ribelli per la vergogna che ne scaturirebbe. Ma quella aggressività di cui ti parlo, comincia a farsi strada. I detenuti sono più nerosi, e gran parte di questo nervosismo è proprio dovuto all’impossibilità di “deliziare la vista”. E’ risaputo che è la donna a usare l’immaginazione, l’uomo ha bisogno della vista. Qui a Opera ci hanno accecati.

Vedi, caro Alfredo, questi sono argomenti di cui nessuno parla. Per molti, compresi la maggior parte dei miei compagni, sono tabù. Ma è un aspetto importante della carcerazione. Se in Italia non esiste il vis a vi come in Spagna la colpa è anche dei detenuti che ritengono questo argomento un verò tabù. Qualcosa di cui vergognarsi al solo pensarlo.
Quando un pò di anni fa qualche parlamentare accenò alla possibilità di fare entrare la sessualità in carcere, i primi a indignarsi furono i detenuti. Beh, una parte dei detenuti. Mi ricordo ciò che dicevano: “Ma stiamo scherzando? Io dovrei fare venire qui la mia donna e tutti sapranno che sto andando a fare quella cosa?”.

EMERITO TESTA DI CAZZO.. avrei voluto dirgli, quello che tu chiami “QUELLA COSA” è il motore del mondo. Sei stato condannato a perdere la libertà, ma non a cessare di essere uomo.
Poi non se ne parlò più. Tipico dell’Italia. Si fa una proposta, si dannno delle speranze ai detenuti, e poi si accantona tutto nel dimenticatoio. Poi ti imbatti in un carcere come questo, e cercano di uccidere anche la tua fantasia… Ma come ti ho detto, io, nel mio cinismo, dico “bene!” Che tolgano sempre di più. Voglio che i miei compagni escano dal letargo, voglio che si sveglino più incazzati di prima che si addormentassero…

Leggi:
Dal letame nascono i fior?

La lingua del sesso… che non è il bunga bunga

30 ottobre 2010 2 commenti

Riappropriamoci del piacere, del sesso, dell’esplosione orgasmica della passione in questi tempi osceni di bunga bunga e volgarità.
Riappropriamoci del linguaggio del sesso, delle sue regole prive di gerarchia, della sua prostrazione, del suo donarsi, del suo pretendere tutto.
Scelgo una donna, come spesso accade, per permettere di ritornare sulla retta via.
Una donna e la sua consapevolezza di esser donna, corpo, sesso, piacere.
Una donna araba, musulmana, estremamente vogliosa e DONNA!
Grazie Salwa, il tuo libro è sempre un piacere! QUI un altro piccolo frammento che copiai tempo fa.
Al mio “Pensatore”…

La libertà d’espressione degli autori antichi mi sfidava con parole che non avevo il coraggio di usare, né parlando né scrivendo. Una lingua eccitante. Non potevo leggerne una riga senza bagnarmi. Nessuna lingua straniera riesce ad eccitarmi in questo modo.
Per me, l’arabo è la lingua del sesso. Quando il mio desiderio aumenta, non c’è lingua che possa prenderne il posto, nemmeno con uomini che non la parlano. E, ovviamente, non c’è alcun bisogno di tradurre. Quelle parole proibite riportavano in vita un passato di repressione sessuale, e insieme di resistenza alla repressione.
[…]
Un giorno, in metropolitana, stavo riassaporando il ricordo del nostro appuntamento, quando mi sono accorta che un uomo seduto di fronte a me mi stava osservando. La sua espressione mi diceva che riusciva a leggermi nel pensiero, ed era come se stesse guardando un film pornografico.
Mi è tornata in mente una volta che ero in un caffè insieme al Pensatore: eravamo in un luogo pubblico e io tentavo di contenere il mio desiderio, ma lui mi ha detto: “Prima di te non ho mai incontrato una donna cui si potesse leggere in viso che è in erezione”.
Arrivavo da lui completamente bagnata. Prima di ogni altra cosa faceva scivolare il dito tra le mie cosce per controllare il “miele”, così lo chiamava. Lo assaggiava e poi mi baciava spingendomi la lingua fino in fondo. Io gli dicevo: “E’ evidente che stai obbedendo alla lettera alle disposizioni del Profeta e metti in pratica il suo insegnamento: Che nessuno di voi prenda la sua donna come fanno gli animali. Che tra voi ci siano dei messaggeri: il bacio e la parola. Cosa peraltro confermata da ‘Aishà, la sua sposa preferita: Il Profeta di Dio,quando baciava una di noi, le succhiava la lingua.
Come potevo ignorare questa eredità? Come potevo non ricordarla al Pensatore?
Ma non c’era bisogno di ricordargliela: in queste cose è un musulmano d’eccellenza. Come me.
Andavo da lui al mattino, prima del lavoro. Facevo le scale di corsa. Avevo appena suonato che lui apriva veloce la porta, come se stesse aspettando, ancora mezzo addormentato. Mi spogliavo e scivolavo nel letto, eccitata. Lo abbracciavo e mi mettevo ad annusarlo. Lui scostava le coperte e, lentamente, mi passava la mano sul corpo, dappertutto. Serio e felice si godeva il mio miele.
Io lo percorrevo tutto con le labbra, i miei occhi si aprivano, mi si apriva il corpo.
Trovammo il nostro ritmo, l’equilibrio tra la mia impazienza e il suo gustare lentamente il piacere. Il tempo passava senza che ci staccassimo. Senza che ci fermassimo.
Sotto di lui, sopra di lui, al suo fianco, di pancia, in ginocchio. Tra una posizione e l’altra mi ripeteva la sua solita frase:” Mi è venuto un pensiero”.
Non era mai a corto di idee, lui, e io amo la filosofia, il mondo delle idee e dei pensieri. E così l’ho chiamato il Pensatore.
Il Pensatore è una storia a sé.
Divido la mia vita in due epoche: a.P. e d.P., prima del Pensatore e dopo il Pensatore.
Prima di lui, era la Jahiliya, i secoli bui dell’ignoranza. […]
d.P., dopo il Pensatore, è stata l’era della Nahda, il Rinascimento. La mia Nahda sessuale. […]
Abbiamo trovato il nostro ritmo fin dalla prima volta, non c’è stato bisogno di fare esercizi o prove di accordatura. Ne è rimasto sorpreso, e un giorno me lo dice. Io non ho tempo di condividere il suo stupore, quello che sto vivendo assieme a lui mi colma totalmente. Sto zitta, mi aggrappo a lui, affondo il viso nella sua ascella per riempirmi del suo odore.
Dietro la porta ancora chiusa, mi tratteneva in un abbraccio di congedo, non riuscivamo a separarci.
Mi bacia ancora e ancora. Non riesco a staccarmi. Mi inginocchio davanti a lui, mi piego, gli strofino il viso tra le gambe.
Voglio che mi riempia la bocca. La mia dedizione quasi mi soffoca. […]

Tratto da “La prova del miele” di Salwa Al-Neimi

Stupri Made in Italy e nessuna condanna esemplare..

21 marzo 2009 Lascia un commento

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Oliviero Toscani contro la violenza sulle donne

@Stuprò una romena, condannato a cinque anni Accusato di aver stuprato una romena di 38 anni dopo averla minacciata con un taglierino, un italiano, Alessio Amadio, di 40 anni, è stato condannato a cinque anni di reclusione dai giudici della settima sezione del tribunale di Roma presieduti da Gennaro Romano. Accolte in pieno, quindi, le richieste del pm Antonella Nespola.
Alla parte lesa è stato riconosciuto, sotto forma di provvisionale, un risarcimento di 15 mila euro. Magdalena, questo il nome della parte lesa, denunciò di essere stata violentata il 15 maggio 2008 in un call center, del quale è titolare la convivente dell’imputato, nei pressi di Piazza Vescovio, dove lavorava come addetta alle pulizie. “Non solo sono stata violentata alle sei del mattino mentre facevo le pulizie – ha dichiarato la donna, assistita dall’avvocato Carlo Testa Piccolomini, durante il processo – ma ho perso anche il posto di lavoro.
E poi, il Comune si era impegnato ad aiutarmi ed invece non si è costituito nemmeno parte civile. Io non chiedo nulla, solo riavere il mio posto di lavoro e continuare a vivere in maniera dignitosa”.  (18 marzo)

@Il gup del Tribunale di Sciacca(Agrigento) Cinzia Alcamo ha condannato a sei anni di reclusione al termine del processo celebrato con il rito abbreviato V.V. di 54 anni, accusato di avere abusato sessualmente della figlia che all’epoca dei fatti non aveva compiuto i 14 anni. Secondo quanto emerso durante il dibattimento, l’uomo avrebbe minacciato la bambina dicendole che se avesse raccontato a qualcuno delle sue turpi abitudini “papa’ e mamma divorziano e tu resti in mezzo alla strada”. La vicenda si sarebbe svolta nell’estate del 2005 quando l’uomo aveva cominciato a dare alla figlia lezioni di guida dello scooter. I giudici hanno disposto per il condannato anche il divieto di dimora in Sicilia e la decadenza dalla potesta’ genitoriale.(20 marzo)

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@Un turista italiano di 60 anni e’ stato arrestato ieri pomeriggio in Thailandia per crimini legati allo sfruttamento sessuale dei minori. E’ accaduto nella famosa localita’ marittima di Pattaya, dove la polizia locale ha stretto le manette ai polsi dell’uomo accusato di aver tentato di avere rapporti sessuali con un bambino. Il 21 gennaio un altro italiano era stato arrestato per la terza volta per sfruttamento sessuale di bambini: era stato colto in flagrante mentre faceva sesso con un 12enne. Secondo l’Ecpat, la rete internazionale di organizzazioni impegnate nella lotta allo sfruttamento sessuale dei bambini, in vetta alla triste classifica degli habitue’ del turismo sessuale nei paesi asiatici restano americani ed australiani. Bangkok, Pattaya, Chiang Mai, Chiang Rai and Phuket le mete preferite: in base alle ultime stime, sono circa 250mila i bambini e gli adolescenti fatti prostituire o “usati” per realizzare immagini e video porno. Il mercato del sesso con minori mostra una diminuzione delle minori thailandesi trafficate nel business sessuale locale, se non per un gruppo di minoranza etnica che vive nel Nord. In aumento invece bambini e adolescenti provenienti da Cambogia, China (provincia dello Yunnan), Laos, Myamar e Vietnam. La Thailandia si conferma uno maggiori produttori e distributori di video e foto pedopornografici (21 marzo)

@Violenza sessuale aggravata dall’uso di sostanze alcoliche ed affidamento di arma da sparo a persona minore. Per queste accuse il gip del tribunale di Chieti ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Antonio D’Alessio, 31 anni. All’uomo gli uomini della Squadra mobile hanno sequestrato una pistola Beretta calibro 9×21, modello 98 FS, che il teneva regolarmente nella sua abitazione per uso sportivo. Secondo quanto si spiega in una nota, D’Alessio era solito frequentare una comitiva di adolescenti. In passato di intrecciare una relazione sentimentale con alcune ragazze del gruppo. La sera del 2 febbraio scorso, poi, dopo una serata passata presso la sua abitazione, in compagnia di due ragazze del gruppo, dopo averle indotte a bere una ingente quantità di sostanze alcoliche, restava solo con una giovane, appena maggiorenne ed abusava di lei, mentre la ragazza era in stato di malessere per la sbornia. Dopo lo stupro la giovane si decide a denunciare, dopo che la sua comitiva si reca sotto l’abitazione di D’Alessio a chiedere spiegazioni per il suo comportamento. Solo l’intervento della volante ha evitato il linciaggio. L’accusa è conessa al fatto che D’Alessio ha fatto esplodere alcuni colpi di pistola ad un ragazzino del gruppo. (21 marzo)

Crollavano le dighe

1 agosto 2008 1 commento

Henri Cartier-Bresson, New York 1951

“Sentì le vibrazioni del corpo di Felipe, che rispondevano alla sua intenzione di scandalizzarlo. La teneva talmente stretta che quasi le faceva male. Lavinia si chiese che cosa succedeva con la donna sposata, con le lezioni serali all’università. Respirava a fatica. Con le labbra poteva toccare i bottoni della camicia di lui a metà petto. Il ballo stava diventando una cosa seria, pensò. Crollavano le dighe. Si rompevano i freni. I battiti del cuore acceleravano.
Il respiro di Felipe, caldo, sul collo. La musica che li muoveva, nell’oscurità.
La stringeva a sè con la forza con cui un naufrago abbraccerebbe una tavola di salvataggio in mezzo all’oceano.  […]
Entrarono in casa al buio. Tutto successe con grande rapidità. Le mani di Felipe salivano e scendevano lungo la sua schiena, scivolando verso tutti i confini del suo corpo, e si moltiplicavano, vive, esplorandola, aprendosi la strada attraverso l’ostacolo dei vestiti. Lei, ancora cosciente, rispose nella penombra, mentre una parte del suo cervello cercava di assimilare ciò che stava accadendo senza riuscirci, offuscata dalle sensazioni della pelle che le suscitavano un’ondata di fremiti.
Lavinia smise di pensare. Sprofondò nel petto di Felipe, si abbandonò con lui alla marea di calore che emanava dal suo ventre, sommersa dalle onde che si sovrapponevano, ostriche, molluschi, palme, paesaggi sotterranei che cedevano al movimento del corpo di Felipe, quello di lei che si piegava ad arco, si tendeva, e i suoni inarticolati, giaguari, fino al picco dell’onda, all’arco che lanciava frecce, al convulso chiudersi e dischiudersi dei fiori. Si parlarono appena tra un attacco e un altro.
Si alzò alle risate di Lavinia, che decise finalmente di approfittarne, di liberarsi dal bisogno smodato di quella passione esplosa così irresistibilmente in una sola notte estenuante che le aveva tolto il senso della realtà e pensò che, allo spuntare del giorno, Lucrecia li avrebbe trovati, tutti e due morti per un attacco cardiaco.

Oggi è venuto un uomo. E’ entrato assieme alla donna. Sembravano prigionieri di filtri d’amore. Si sono amati ardentemente come se si fossero trattenuti per molto tempo. E’ stato come riviverlo. Vivere un’altra volta il fuoco di Yarince che mi penetra nel ricordo, nei rami, nelle foglie, nella tenera polpa delle arance. Si sono misurati come guerrieri prima del combattimento. Dopo, tra loro, non c’è stata che la pelle, quella di lei moltiplicava mani per abbracciare il corpo dell’uomo steso sul suo; il suo ventre si apriva come volesse attrarlo dentro di sè, annidarlo, farlo nuotare nel suo interno per tornare a darlo alla luce. 
Si sono amati come ci amavamo Yarince ed io quando lui tornava da lunghe esplorazioni di molte lune. Una volta e un’altra ancora fino a esaurirsi, stesi, quieti su quella morbida stuoia. Lui emana forti vibrazioni. Lo circonda un alone di cose occulte. E’ alto e bianco come li spagnoli. Ora so, senza dubbio, che nè lei nè lui lo sono. Mi chiedo che razza sarà questa, mescolanza di invasori e indigeni nahua. 
So soltanto che si amano come animali sani, senza vestiti nè inibizioni. Così amava la gente prima che lo strano dio degli spagnoli proibisse i piaceri dell’amore.

Lo salutò sulla porta. Rimase a guardarlo mentre si allontanava camminando velocemente, finchè divenne piccolo per la distanza. Ritornò in camera. Rimasta sola, si guardò allo specchio. Aveva il volto di una donna ben amata. Sapeva di lui. Fosse stato per lei non si sarebbe lavata, sarebbe rimasta con il suo odore per tutto il giorno. Le piaceva l’odore di seme. Di sesso. Ma andò sotto la doccia, per togliersi di dosso il languore , la voglia di tornare a letto.”

GIOCONDA BELLI    “La donna abitata”  

 Foto di Henri Cartier Bresson, New York 1951