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Posts Tagged ‘militari’

Il soldato americano accusato di due stupri, tenta il 3° evadendo dalla caserma di Vicenza

9 dicembre 2014 4 commenti

Stiamo parlando, semplicemente, di uno stupratore seriale.
Uno che ha stuprato una minorenne lo scorso anno e che pochi mesi dopo ha stuprato una donna incinta di sei mesi che dopo lo stupro è stata anche pestata e che ha dato al mondo un bambino con gravi problemi neurologici, che ancora non è provato siano dovuti alla violenza subita ma…

Questo stupratore però, non è un semplice stupratore:
è un soldato americano assegnato alla base militare presente a Vicenza, contro il cui allargamento si è mobilitata l’Italia intera.
Immaginate fosse stato un migrante proveniente da qualunque altro paese, immaginate in quanti secondi l’avrebbero buttato in una cella, con prime pagine allarmate e xenofobe: in questo caso nessuna mobilitazione, nessun Salvini, nessuna caccia allo stupratore straniero, anzi.

Il fanciullo, che in dodici mesi ha collezionato due stupri e un violento pestaggio, è ai domiciliari all’interno della caserma Del Din (ex Dal Molin), domiciliari dai quali a quanto pare si scappa con molta facilità.
E’ di tre notti fa la sua fuga (ed è difficile immaginare che sia stata la prima, sinceramente): un po’ di cuscini dentro la brandina a simulare un corpo addormentato, una corda calata da una finestra e la via della libertà,
che per questa merda umana significa solo: STUPRARE.
E così ci ha riprovato, avvicinando una donna (anch’essa visibilmente incinta) in modo aggressivo chiedendo una prestazione sessuale e una volta vistosi rifiutare ha pensato bene di attraversare la strada, aggredire una seconda donna e poi colpirla al volto con un pugno: il tutto è stato filmato dalle telecamere di sorveglianza e una pattuglia della polizia è arrivata subito.
Davanti si è trovata Jerelle Lamarcus Gray, militare statunitense, ben noto alle forze dell’ordine vicentine: un ragazzo di 22 anni, uno stupratore seriale impunito che ancora non sa se avrà un processo qui in Italia, dove ha ripetutamente stuprato e pestato, o negli Stati Uniti, così come la maggiorparte dei soldati americani colpevoli di reati comuni in paesi terzi.

Lo stupro è un’arma di guerra, da sempre usata dai portatori di anfibi e fucili:
lo stupro fa parte della cultura militare, dell’occupazione dei territori, della dominazione.
Lo stupro di un soldato è manifesto di una cultura da distruggere “col ferro e col fuoco”:

Gettiamo a mare le basi americane!
Ogni stupro è un atto di guerra contro ognuna di noi, e prima o poi lo pagherete caro

Sindrome di Quirra: quante altre prove volete?

24 marzo 2012 4 commenti

Ancora prove su Quirra, come se quelle degli anni precedenti non fossero sufficienti a raccontarci la verità sul poligono interforze del Salto di Quirra, 
uno dei tanti presenti su quell’isola.Oggi la prova più attesa, non dai capi di bestiame, non dalle pecore, ma dai corpi, dalle ossa di dodici salme di pastori, riesumate dalla procura di Lanusei all’interno dell’inchiesta per “omicidio plurimo legato ad inquinamento ambientale”.
Siamo tra le provincia di Cagliari e Ogliastra: di pastori ne son stati riesumati 15 ( tutti morti per leucemie e linfomi) e 12 hanno dei livelli di torio 232 (ma anche di antimonio, piombo e cadmio, e altri metalli tossici) impressionanti, di molto superiori alla norma. La loro colpa era stata quella di portare al pascolo le pecore nelle aree del poligono di tiro.

L’inchiesta oltretutto si allarga con 19 indagati  per un’articolo che parla da solo «ostacolo aggravato a indagini su disastro ambientale». Oltre al sindago di Perdasdefogu ci sono ben 7 generali dai diversi compiti in questa maledetta storia. Da chi doveva controllare le aree di addestramento ai periti che effettuarono le prime analisi dopo alcune denunce di associazioni ambientaliste.
Leggi:
La sindrome di Quirra e le sue malformazioni: la Sardegna inizia a raccontare
La sindrome di Quirra
altri link sulla Sardegna e le sue basi QUI

Egitto: dichiarato illegale il test della verginità!

27 dicembre 2011 3 commenti

«La corte ordina che la pratica dei test di verginità sulle ragazze all’interno delle carceri militari sia fermata»: raramente riporto parole di un giudice, ma questa volta quelle di Ali Fekry hanno lasciato un segno importantissimo, grazie a Samira Ibrahim.
Non sarà più possibile per i militari egiziani, eseguire il test di verginità a chi viene fermato, quindi alle attiviste o alle lavoratrici fermate durante manifestazioni e scioperi: questo schifoso abuso, normalmente perpetrato sui corpi delle  egiziane è ora dichiarato ufficialmente ILLEGALE.
Fuori legge.
Nessuno più potrà chiedere ad una donna se è vergine o no, nessuno più potrà eseguire test per accertare o no la veridicità di quanto dichiarato: Samira è una donna di 25 anni, di cui vedete il volto in questa foto, che si sta battendo contro la tortura in Egitto, cercando di inserire la pratica del “virginity test” tra quelle da combattere e debellare: lei è stata arrestata il 9 marzo insieme ad altre 16 donne, ed è rimasta in stato di fermo per quattro giorni durante i quali è stata ripetutamente picchiata per poi esser sottoposta al test, davanti a diversi soldati.
Un abuso sessuale che l’ha cambiata irrimediabilmente: a giugno ha infatti poi sporto denuncia contro l’esercito, ed è riuscita a far aprire il processo, conclusosi oggi. L’ha fatto quasi completamente sola, o almeno senza l’aiuto di alcun esponente islamico, malgrado la sua condizione di donna non sposata e di musulmana osservante.
E’ andata!
Una vittoria incredibile per tutte le donne d’Egitto: una percorso coraggioso portato avanti da una piccola donna, fino alla vittoria.
Il verdetto si è trasformato in un grande boato festoso delle centinaia di donne ed attivisti che attendevano fuori.

E il pensiero non può che andare a Maikel Nabil, che è in condizioni sempre peggiori, detenuto in un carcere militare, condannato a 3 anni di prigionia per aver scritto contro l’esercito e per essersi soprattutto mobilitato a fianco delle donne di Tahrir, contro il test della verginità.
FREE MAIKEL, FREE ALL PRISONERS
FREE EGYPT

I graffiti di Tahrir, contro il test sulla verginità e in solidarietà a Samira

La Sindrome di Quirra e le malformazioni! La Sardegna inizia a raccontare i suoi drammi…

1 dicembre 2011 8 commenti

[NOVITA’ del 24 marzo 2011: le analisi sui corpi dei pastori riesumati QUI PER LEGGERE]

In questo blog molte volte abbiamo parlato della Sardegna, più specificatamente dei drammi inenarrabili che avvengono sul suolo sardo, causati dall’industria bellica, dai poligoni, dagli addestramenti, da decenni di colonizzazione militare sia italiana che internazionale di quel territorio.
Abbiamo parlato degli addestramenti congiunti tra Italia e Israele, di come la NATO si appropria di quei territori inquinandoli con la peggior mondezza solitamente utilizzata durante i bombardamenti di paesi e territori che spesso consideriamo lontanissimi.

Ma abbiamo parlato molto di Quirra.
Una parola che non ha più solo un significato toponomastico, una cittadina che rimbalza da mesi sulle lingue di chi ha a cuore la propria salute, un nome che è diventato quello di una sindrome: la SINDROME DI QUIRRA!
Una sindrome particolare, che ha colpito le greggi e poi i pastori, malgrado il tutto sia stato ripetutamente tentato di affossare, di passar sotto silenzio. Anche su questo blog ho ricevuto tanti messaggi a riguardo: in molti, anche con tono ricco di astio, mi hanno chiesto di togliere i filmati che avevo messo (provengono dai Rainews24, oltretutto) dicendo che le “attuali ricerche” avevano smentito qualunque connessione tra quello che accadeva su ovini e persone (nel frattempo è stato deciso di riesumare le salme di 15 pastori, per prelevare le tibie: osso capace di mantenere per più tempo  sostanze nocive come uranioe torio) e l’immenso poligono interforze del Salto di Quirra, dove l’uranio impoverito è usato più dell’acqua ma non solo.
E’ un poligono di sperimentazione di armi nuove, è un poligono in continua espansione anche territoriale dove non c’è dato sapere cosa e in che modo viene utilizzato.

Ora i dati che stanno emergendo ci parlano più approfonditamente di ciò che sta avvenendo lì intorno, sul patrimonio genetico di chi vive ma soprattutto di chi nasce a Villaputzu o a Pedasdefogu o in qualunque paese di quella zona.  «Sentivamo uno scoppio, poi una nube di fumo che arrivava vicino alle nostre case. Dopo qualche tempo sono venute fuori le malformazioni».
C’è voluto tanto perché si trovasse il coraggio di parlare: non è facile raccontare le malattie dei propri figli, soprattutto se son malformazioni, soprattutto se son brutte, ispiegabile, abbandonate dalla società civile… è difficile, è doloroso.
Le malformazioni rendono ancora più diffidenti, è una rabbia silenziosa: di un dolore immenso e alimentata da un amore indicibile: difficile parlarne col primo sconosciuto, difficile pensare di iniziare una battaglia che non ti riporterà sano tuo figlio e che è contro….”una nube di fumo che si avvicina”.

Noi non abbiamo mai smesso di osservare il poligono del Salto di Quirra e gli altri con estrema attenzione:
cercherò di pubblicare qualunque aggiornamento su questa maledetta storia.
QUI l’articolo de La Nuova Sardegna, di oggi!

Grandi manovre dell’esercito nei parchetti romani: CHE EROI!

2 agosto 2009 Lascia un commento

 

Estate 2009. Presidiare “obiettivi sensibili” non è più l’unico compito dell’esercito italiano a Roma.
Sfidando l’afa, vagano per la città plotoni di militari armati di tutto punto, scortati dalla polizia. 

Quali vitali interessi proteggono pattugliando strade, piazze e parchi della capitale? 

In molti se lo domandano. In pochi riescono a fornire risposte convincenti.

 E’ la sicurezza, baby!

Eviteremo di ammorbare con l’ennesima analisi sulla “deriva securitaria”.

Lo spettacolo lo abbiamo tutte e tutti davanti agli occhi, ed è desolante. Ci preme però segnalare un pardigmatico episodio avvenuto nel parco del Forte Prenestino durante la torrida mattinata del 31 Luglio.

 

vespri5-thumbOre 10:30:

Tre “Defender” dell’esercito carichi di soldati in assetto da guerra oltrepassano la sbarra che delimita l’ingresso del parco. Davanti una volante della polizia apre la colonna. Mamme e bambini tornano verso casa. Oggi giocano i grandi.

 Apparentemente spaesati i militari si fermano al primo ostacolo dando vita ad un improvvisato check-point. Si piazzano in formazione. Prendono possesso del territorio. Anche gli ultimi frequentatori del parco si allontanano più preoccupati dei troppi mitragliatori spianati che dell’impennata della temperatura.

 Qualcuno si avvicina al drappello per capirne le intenzioni, ma la risposta si tramuta in domanda: “Questa è una missione anti-immigrati: vogliamo entrare all’interno del Forte per proseguire l’operazione”.

 

“Negativo. Qui non si entra. Avete il mandato del magistrato?”, chiediamo, ma loro nicchiano. Non sembrano troppo convinti, nonostante il minaccioso apparato scenografico manco fossimo in Afghanistan. Dopo un’ora di stallo e l’identificazione di tre attivist* del centro sociale, la compagnia fa dietrofront, alzando una nuvola di polvere nel parco ormai deserto.

 Un ennesimo spot “securitario” messo in scena dal governo e insieme un avvertimento mafioso verso gli spazi occupati, nella giornata in cui la lotta per la casa veniva duramente repressa.

 Colpi di teatro del papi-satiro e della sua cricca di veline e peones protagonisti di un governo svuotato di legittimità. Le grandi manovre di un potere sempre più piccolo, ma non per questo meno pericoloso, che per mantenere controllo e consenso deve ricorrere all’esercito.

 

Il Forte Prenestino è uno spazio aperto, attivo e reattivo, che continua ad organizzare iniziative anche nel mese di Agosto, praticando l’autogestione e senza usare il denaro dei cittadini. Tutto il contrario di queste risibili marcette militari, desolante spettacolo sovvenzionato dal denaro dei contribuenti.

 Mentre c’è un caldo da fare schifo.

 

Centro Sociale Occupato Autogestito “Forte Prenestino” 

1 AGOSTO 2009


 

La sindrome di Quirra

26 aprile 2009 21 commenti




La trasmissione l’INCHIESTA di Rainews24 torna a Villaputzu in Sardegna, un piccolo centro adiacente al poligono militare di Quirra, il più grande d’Europa. 

Dopo le denunce sull’uranio impoverito e la presenza delle nano particelle di metalli pesanti individuate in animali nati malformati e persino nei tessuti di alcuni militari del poligono interforze, si parla ormai da anni della cosiddetta Sindrome di Quirra.
L’ inchiesta si occupa anche di un aspetto finora tralasciato dalle ricerche precedenti: la presenza di campi elettromagnetici nella banda delle microonde, prodotti presumibilmente dai radar installati nell’area militare. Il “caso Quirra” riemerge dunque con la sua lunga catena di morti nella minuscola frazione alle porte del poligono più grande d’Europa e con i dati terribili delle nascite di bambini deformi nel piccolo paese di Escalaplano. Da oltre vent’anni gli abitanti vivono nel terrore. Il tasso di natalità medio è di 20 nascite l’anno ma nel 1988 ci sono state ben sei nascite “anomale”, tra le quali anche un caso di ermafroditismo.guerra_morte
L’attività del poligono non sembra rallentare. Il poligono di Quirra, cresce non solo in estensione ma soprattutto nelle tipologie di armi sperimentate e nei test degli aerei senza pilota e rischia di trasformare la Sardegna in un territorio asservito alle esigenze militari e industriali su scala internazionale. 
Per avere dati precisi sulla cosiddetta sindrome di Quirra il gruppo inchieste di Rainews24 ha deciso di effettuare delle analisi sulle urine di 3 volontari: il primo è un agricoltore che vive e lavora vicino al poligono sempre a contatto con la terra e quindi con le polveri;
Il secondo è un ex operatore missilistico che ha lavorato fin dal 1968 in basi militari, la maggior parte del tempo proprio qui in Sardegna, malato terminale che non vuole che il suo caso venga usato per coinvolgere il poligono anche se non esclude l’eventualità che questo sia coinvolto. Il terzo è un pastore. Suo padre è morto di leucemia e la zona dove opera si trova proprio tra le due aree del poligono. Racconta che 3 anni fa 20 capretti sono nati ciechi SU UN GREGGE DI 300.
Siccome non riuscivano ad essere autonomi, a pascolare, li hanno macellati. Ma quale è la causa misteriosa della Sindrome di Quirra?  

MA QUI NESSUNO CHIEDE GIUSTIZIA E CERTEZZA DELLA PENA?
CI AMMAZZANO QUOTIDIANAMENTE, CI AVVELENANO, CI SFRUTTANO, CI MASSACRANO LE TERRE E NESSUNO PAGA.
NESSUNO PAGA MAI.  
PERO’ COME SI URLA PER OTTENERE L’ESTRADIZIONE DI MARINA PETRELLA, COME SI URLA PER NON DARE LA CONDIZIONALE A GUAGLIARDO DOPO 33 ANNI TRA LE SBARRE, COME SI SBRAITA SULL’ALLARME SICUREZZA/ROM/ROMENI E TUTTE LE ALTRE STRONZATE.
CONTINUIAMO COSI’, A FARCI AMMAZZARE E A FARE I GIUSTIZIALISTI.
POVERA ITAGLIA


Qui il comandante del poligono Fabio Molteni con le sue agghiaccianti dichiarazioni!

ANCORA STUPRATORI ITALIANI: e il minimo della pena

14 marzo 2009 Lascia un commento

Sei anni e otto mesi di reclusione ai danni di un 41enne che avrebbe piu’ volte molestato sessualmente la figlia della convivente. I fatti risalgono al 2004, in un comune del bolognese, quando la ragazzina aveva dodici anni. All’uomo venne trovato materiale pedo-pornografico e anche munizioni detenute illecitamente. Secondo l’accusa l’uomo, che di professione fa il militare, avrebbe toccato la ragazzina costringendola anche a rapporti non completi. Poi lei racconto’ quello che aveva subito ad un amichetto, che a sua volta riferi’ ai genitori e cosi’ partirono le indagini.

MERDE! SEI ANNI E OTTO MESI. E SE ERA RUMENO? MERDE MERDE
MERDE VOI E LE VOSTRE INDAGINI FASULLE, MERDE VOI E I MAGISTRATI.
SEMPRE E SOLO SUL CORPO DELLE DONNE, DEGLI OPPRESSI E DEGLI EMARGINATI.

Ancora con l’Italia delle Torture. Questa vola su militante arrestato il 31 agosto ’79, a seguito di un esproprio attribuito a Prima Linea

16 febbraio 2009 26 commenti

ADRIANO ROCCAZZELLA, DENUNCIA ALL’UFFICIO ISTRUZIONE DEL TRIBUNALE DI IVREA, G.I. ANTONIO TISEO, 24 GENNAIO 1980

“Quando fui arrestato nella zona di Alba Adriatica fui malmenato con i calci dei mitra, oltre a calci e pugni con le mani e con i piedi e insieme con me fu malmenata anche l’altra persona che fu arrestata contemporaneamente a me; Cesaroni fernando, il quale fu trattato nella stessa maniera. Fummo catturati contemporaneamente  da CC e agenti della PS che, ho saputo dopo, provenivano dalla caserma di Nereto e dalla questura di Ascoli Piceno.
Durante il trasporto dal luogo di cattura fino alla caserma di Nereto, alcuni CC, attaccando i caricatori dei mitra, pieni di pallottole, mentre io ero costretto con le mani legate in modo molto stretto, mi colpivano con i caricatori contro il gomito del braccio destro, ed anche in testa. Riportai là delle lesioni sia al gomito, che divenne blu e mi doleva, tanto che non riuscivo a piegarlo, sia alla testa, dove il medico, intervenuto successivamente, rilevò dei tagli al cuoio capelluto.rcellecarcere
Fummo condotti nella caserma di Nereto e nel corridoio della stessa passammo attraverso due ali di militari, che impugnavano mitra ed armi di ordinanza, anzi, preciso, fummo trascinati per le manette, che erano del modello a dentiera e che erano tanto tese da non permettere la circolazione del sangue ai polsi. Condottici in una stanza, volevano sapere le nostre vere identità in quanto noi eravamo forniti di documenti falsi e cominciarono a strapparci di dosso i vestiti con colpi di lamette.
A questo punto ci separarono di modo che ognuno di noi fu messo in una stanza. A questo punto io avevo già dato le mie vere generalità ed avevo dichiarato di appartenere ad un’organizzazione comunista. Nonostante ciò continuavano a malmenarmi per circa mezz’ora con calci dei mitra, colpendomi specialmente alla testa e sul naso. Dopo questo pestaggio ebbi un dolore costale, per cui penso che una costola dell’alto sinistro del torace fosse incrinata. […]
Dopo circa 2 ore che mi trovavo in quella stanza, durante le quali ogni tanto entrava qualche CC e mi appioppava calci e sberle, vennero due uomini in borghese che cominciarono ad interrogarmi, anzi preciso che uno dei due mi faceva delle domande, mentre l’altro mi colpiva con un pugno di ferro alla tempia, all’attaccatura della mandibola e alla nuca. […]
Nell’intervallo tra il pestaggio di cui ho parlato e le soste dovute al fatto che i due si recavano dal mio coimputato, venne nella stanza un carabiniere che indossava un blue-jeans ed una canottiera di lana, con un accento che mi sembrò meridionale, il quale, in un primo momento fece la parte del buono, promettendo che se avessi parlato egli si sarebbe adoperato per evitarmi ulteriori pestaggi.
gal_4809Dopo 10-15 minuti costui perse la pazienza e, tirata fuori la cinghia dei pantaloni, prima minacciò di impiccarmi poi iniziò a colpirmi sulle spalle con la cinghia piegata in due, mentre io avevo tutto ciò che indossavo ridotto a brandelli. Ogni tanto entrava qualche militare e mi colpiva con calci ai testicoli nudi, mentre mi tenevano le gambe aperte, perchè non potessi ripararmi. […]
Poco prima dell’interrogatorio del giudice, probabilmente un sostituto procuratore, venne a visitarmi un medico, dopo che i CC avevano ripulito il mio corpo dalle tracce di sangue, che tuttavia, rimasero sui brandelli di vestito che avevo addosso. […] Agli atti istruttori esiste un certificato di quel medico che attesta abrasioni da me riportate al volto oltre cha tagli alla testa e una sospetta frattura del gomito destro. Il medico mi medicò sommariamente con un cerotto sul naso disinfettandomi un po’ i vari tagli da me sofferti. Prima che fossi introdotto davanti al giudice, mi misero in una stanza di fronte a quella dove si trovava il magistrato, insieme al mio coimputato, dove ogni tanto veniva l’uomo con il pugno di ferro e ci colpiva alla nuca con il medesimo. In quella stanza c’erano 6-7 militari ed un po’ tutti ci minacciarono di non riferire le percosse al giudice , perchè in caso contrario ci avrebbero eliminati. […]
Dopo mi portarono in una stanza dove mi presero le impronte digitali, dove per la prima volta da quando ero stato di fronte al giudice, davanti al quale avevano tolto le manette, mi tolsero le manette per prendere le impronte, dopo che mi costrinsero a firmare con la forza sul foglio sul quale erano le mie impronte. A questo punto, siccome non ero in grado di camminare da solo, fui trascinato da due uomini a lavarmi le mani e nel corridoio incontrai un altro ufficiale dei CC che mi sembrò un generale e che poi ho saputo essere venuto da Napoli. […]
Dopo che mi lavai le mani mi portarono in una stanza dove mi legarono con uno spago i testicoli e cominciarono a tirare. Successivamente seppi dal Cesaroni che gli avevano legato i testicoli mentre era sulla punta dei piedi e lo spago era attaccato agli infissi delle finestre, in modo che se egli avesse appoggiato i talloni per terra, si sarebbe strappato i testicoli.
Seppi anche da lui che gli avevano stretto i testicoli tra due sbarrette di legno, glieli avevano tagliati con le lamette e precedentemente avevano messo del sale grosso da cucina e dell’aceto sui tagli relativi alle ferite riportate dallo stesso in seguito ai pestaggi e poi avevano strofinato sia il sale che l’aceto sulle ferite ed infine gli avevano bruciato le piante dei piedi con un mozzicone di sigaretta.”

Tratto da “Le Torture Affiorate”. Edizioni Sensibili alle Foglie

I LINK SULLA TORTURA
breve cronologia ragionata e testimonianza di Ennio di Rocco, B.R.
Testimonianze di Emanuela Frascella e Paola Maturi, B.R.
Testimonianza Di Sisinnio Bitti, P.A.C.
Arresto del giornalista Buffa
Testimonianza di Adriano Roccazzella, P.L.
Le donne dei prigionieri, una storia rimossa
Il pene della Repubblica
Ma chi è il professor “De Tormentis”?
Atto I: le torture del 1978 al tipografo delle BR
De Tormentis: il suo nome è ormai il segreto di Pulcinella
Enrico Triaca, il tipografo, scrive al suo torturatore
Le torture su Alberto Buonoconto
La sentenza esistente
Le torture su Sandro Padula
Intervista a Pier Vittorio Buffa
Enrico Triaca: così mi ha torturato De Tormentis

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