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Archive for 3 giugno 2013

Istanbul: appuntamento oggi alle 19 per riprendere Taksim

3 giugno 2013 2 commenti

Proseguono gli scontri e prosegue il dilagare di insurrezione nel paese, in particolar modo ad Ankara, dove la repressione si sta muovendo in modo ancora più brutale che ad Istanbul.
I morti accertati sono due ad Istanbul, ma non si riesce ad aver conferma degli altri gravi feriti, soprattutto nelle altre città.
Vi metto qui la traduzione del comunicato da poco diffuso, che invita tutti in piazza alle 19, per riprendersi Taksim.
Lo potete trovare su questo sito, che vi consiglio di seguire: mustereklerimiz.org

L’ondata di resistenza partito dal Gezi Park di Taksim ha raggiunto i più disparati angoli del paese, nelle strade, nelle case, negli ospedali, dento le università.A Taksim, Besiktas, in Ankara, in Adana, ed Izmir, siamo ora in una nuova fase della nostra esperienza: una sollevazione popolare che la polizia sta ancora tentando di reprimere con la violenza. Il terrore dichiarato dallo Stato contro quest’insurrezione è ciò che sta causando tutta questa follia e violenza brutale. Per dimostrare il terrore di Stato, per esporre le richieste della nostra resistenza, per salutare questi sei giorni di battaglia, noi della Taksim Solidarity Platform invitiamo tutta la cittadinanza di Istanbul alle 7 di questo pomeriggio per gioire insieme ancora una volta e riprenderci la nostra piazza.
Taksim Solidarity Platform

Gli altri Link:
I primi morti
La rivolta dilaga nel paese
Il comunicato della piazza
Istanbul: è guerriglia in difesa del verde
Gli aggiornamenti del 31 maggio
Le immagini e gli aggiornamenti del 1 giugno
Le richieste della piazza

Ciao Ethem, morto ammazzato nella rivolta in Turchia

3 giugno 2013 24 commenti

Etham Sarisuluk, ucciso ad Ankara

Aggiornamento ore 15.30: I morti confermati sono due, il secondo Mehmet Ayvalıtaş, 20enne, è stato travolto da un’auto. Era un attivista del Socialist Solidarity Platform.

Che fosse solo questione di attimi si era capito da poco dopo l’inizio degli scontri ad Istanbul.
L’incredibile resistenza popolare trovata in ogni dove dalla polizia turca, ha visto attacchi sempre più violenti e con tutti gli armamenti utilizzabili: ma per il piombo non s’è poi dovuto attendere così molto.
E mentre girano notizie non confermate di altri in pericolo di vita, compare il volto di Ethem completamente sanguinante e in morte celebrale dopo pochi istanti, ucciso ad Ankara
Cadi a terra ammazzato, nel giorno in cui Hikmet (tuo meraviglioso poeta) morì.

Abdullah Comert:  Che la terra ti sia lieve come brezza di mare

Link sulla rivolta di Istanbul:
3 morti e caschi della celere contraffatti
Le ultime parole prima di essere ucciso
La rivolta dilaga nel paese
Il comunicato della piazza
Istanbul: è guerriglia in difesa del verde
Gli aggiornamenti del 31 maggio
Le immagini e gli aggiornamenti del 1 giugno
Le richieste della piazza

Turchia: la protesta dilaga, di Michele Vollaro

3 giugno 2013 18 commenti

Ci vanno leggeri

Un articolo coraggioso, perché fare un sunto di queste ore è veramente complicato: quindi vi consiglio di leggerlo.
Conoscendo bene quei vicoli, Michele Vollaro ci fa un’analisi dei fatti e della compagine presente nelle strade.
(sottobraccio per rivolte qua e la per il Mediterraneo, questa ci tocca guardarla da lontano, Vollo!!)

Vi consiglio di leggere anche questo suo articolo : La rivoluzione del Pkk contro identitarismi etnici e mono-nazionali
e i suoi reportage da Haiti: QUI

Turchia: si estendono in tutto il paese le proteste contro Erdoğan

Per il terzo giorno consecutivo sono proseguite ieri in numerose città della Turchia le manifestazioni che, cominciate a Istanbul per salvare un parco al centro della città dalla costruzione di un ipermercato e di una moschea, hanno rapidamente assunto il carattere di una protesta a livello nazionale contro le politiche portate avanti dal primo ministro Recep Tayyip Erdogan nel suo decennio di governo.

Una protesta che è emersa all’inizio della settimana scorsa, quando una cinquantina di abitanti del quartiere di Taksim hanno cominciato a riunirsi sotto i 600 alberi del parco di Gezi per impedire alle ruspe di abbatterli e ha visto prima l’appoggio del deputato curdo del Partito della pace e la democrazia (BDP), Sırrı Süreyya Önder, eletto in quel distretto, e poi anche di altri parlamentari membri del kemalista Partito popolare repubblicano (CHP).

La partecipazione, soprattutto di giovani e abitanti del quartiere, ai presidi nel parco al centro di Istanbul è andata aumentando fino a venerdì, quando è iniziata una serie di tentativi di sgombero violento da parte delle forze dell’ordine. La violenza utilizzata per cacciare i manifestanti da Gezi e il silenzio in merito da parte della maggior parte dei principali media nazionali, assordante mentre su internet e sulle reti sociali le cariche della polizia diventavano il principale argomento di discussione e venivano condivise le prime immagini e i video dalla piazza, hanno spinto ancora più persone ad aggregarsi ad Istanbul ed altre hanno cominciato a scendere in strada anche nelle altre città, nella capitale , a Smirne, Antalya, Adana, Trebisonda, Diyarbakır.

Ieri nel primo pomeriggio il ministro dell’Interno, Muammer Güler, ha riferito che da venerdì fino a quel momento erano state più di 1700 le persone arrestate nel corso delle manifestazioni svoltesi in 90 diverse città del paese, mentre i feriti sarebbero 53 tra i protestanti e 26 tra le forze dell’ordine. Anche se la maggior parte degli arrestati dovrebbe essere stata liberata dopo un primo interrogatorio, il bilancio dei feriti comunicato ad alcune agenzie di stampa indipendenti turche da fonti mediche aveva raggiunto domenica mattina circa un migliaio di persone portate negli ospedali ad Istanbul e di almeno altre 500 ad Ankara. Decine sarebbero quelli in gravi condizioni.

Dopo gli scontri che hanno caratterizzato la giornata di sabato a Istanbul, soprattutto nei quartieri di Taksim e di occupygeziBeşiktaş, quando decine di migliaia di persone hanno affrontato i gas lacrimogeni ed i cannoni ad acqua della polizia opponendosi alle cariche fino ad ora tarda, i manifestanti sono scesi di nuovo per le strade domenica per pulirle dai rifiuti della notte precedente e partecipare festosamente alle iniziative previste nel parco di Gezi, riconquistato temporaneamente alle ruspe. Alcune cariche e tafferugli si sono registrati nei pressi dell’ufficio del primo ministro a Beşiktaş, ma gli scontri più gravi e violenti si sono registrati ieri soprattutto ad Ankara e Smirne, dove i manifestanti si sono scontrati per diverse ore con la polizia, che secondo alcune ricostruzioni avrebbe sparato oltre ai gas lacrimogeni ed ai proiettili di gomma anche pallottole vere.

Nonostante le dichiarazioni del presidente della Repubblica, Abdullah Gül, e del sindaco di Istanbul, Kadir Topbaş, entrambi colleghi di partito di Erdoğan, per alleggerire la tensione sostenendo che “abbiamo imparato la lezione”, il primo ministro ha reiterato ieri la propria volontà di voler andare avanti con il programma di ridisegno urbanistico della città respingendo le critiche di chi durante le proteste lo ha definito un “dittatore” per l’uso eccessivo della forza contro le manifestazioni.

Intervento della polizia turca contro un manifestante ad Izmir

Il suo controllo assoluto sul partito, che grazie ad una serie di riforme costituzionali si è lentamente esteso all’intero apparato statuale, la decapitazione attraverso il carcere con l’accusa di cospirazione o il prepensionamento dello stato maggiore dell’esercito che nel primo momento della sua avventura governativa si era opposto all’AKP, le forti pressione sui media che progressivamente si sono sempre più allineati alle posizioni del primo ministro, le recenti decisioni in politica estera in particolare rispetto agli eventi in corso in Siria ed infine tutta una lunga serie di misure volte a imporre un maggiore controllo dello Stato sulla vita dei cittadini, culminate con l’approvazione della legge per il divieto di vendita d’alcol durante la notte o il tentativo di vietare l’aborto e la pillola del giorno dopo, sono i motivi principali che hanno portato quella che sembrava essere destinata a rimanere una marginale protesta ambientalista ed anti-capitalista a forse la più importante sfida cui l’AKP si sia mai trovato a dover essere confrontato.

“La lotta per il parco di Gezi ha fatto scattare la rivolta giovanile di almeno due generazioni cresciute sotto i governi autoritari di Recep Tayyip Erdoğan e le imposizioni dell’AKP – si legge in un comunicato preparato dal Network per i beni comuni ‘Müştereklerimiz’, facente parte della piattaforma per la resistenza di Taksim – Sono i figli delle famiglie sfrattate da Tarlabaşı in nome della speculazione edilizia, sono gli operai licenziati in nome della privatizzazione, i precari schiacciati ogni giorno sotto la ruota del profitto”.

mustereklerimiz“Dal parco la resistenza ha travolto piazza Taksim, e da piazza Taksim via verso il resto del paese, finché Gezi è diventato per tutti noi lo spazio in cui tirar fuori tutta la rabbia contro chiunque voglia imporci come vivere nella nostra città – prosegue il comunicato – Le lotte a venire faranno tesoro di questa rabbia. Ma c’è molto di più. La resistenza per il parco di Gezi ha cambiato la stessa definizione di quel che chiamiamo spazio pubblico, perché la battaglia per il diritto a restare in piazza Taksim ha stracciato l’egemonia del vantaggio economico come regola morale”.

occupygezi2L’aspetto fondamentale di questa protesta è che per la prima volta nella storia recente della Turchia il primo ministro eletto per tre volte alla guida del governo, viene contestato e messo in difficoltà da un piazza composta da una pluralità di soggetti diversi: giovani della classe media, studenti, militanti dei più diversi partiti d’opposizione, venditori ambulanti, intellettuali, artisti, gruppi di tifosi, uniti dall’opposizione a quella che viene vissuta da una larga parte della popolazione turca come una sua deriva autoritaria. Alle manifestazioni partecipano persone che hanno votato l’AKP alle precedenti elezioni, affidandosi alle promesse di sviluppo economico e all’immagine islamica moderata di Erdoğan, ma anche militanti delle numerose organizzazioni della sinistra radicale così come simpatizzanti del nazionalismo kemalista laico e sostenitori del CHP. Ed è proprio la presenza in strada, discreta e senza bandiere di partito, di questi ultimi, che insieme all’esercito hanno dominato la politica turca dalla fondazione della repubblica, a suscitare gli interrogativi più interessanti su come potranno proseguire le mobilitazioni. Come ha scritto infatti lo storico turco Zihni Özdil, che insegna all’Università Erasmus di Rotterdam, nei Paesi Bassi, “se in precedenza i regimi laici al governo in Turchia prendevano di mira soprattutto il dissenso religioso, il governo dell’AKP ha utilizzato le stesse forme di repressione contro le critiche laiche”, ricordando poco più avanti che un suo amico impiegato presso l’Associazione per i diritti umani IHD, focalizzata sulla questione curda, ripetesse sempre “l’AKP è il CHP con il turbante”.

Istanbul: un’altra notte di guerriglia, che contagia le altre città

3 giugno 2013 Lascia un commento

Istanbul: barricate in ogni dove

La rivolta in Turchia, che ormai va avanti da giorni e che dal quartiere di Taksim (istanbul) si sta espandendo rapida e determinata in tutto il paese, è definita dal presidente Erdogan nei modi più meravigliosi, che nemmeno Caselli aveva mai delirato tanto.
Passiamo da “è colpa di Twitter” a “non vi unite ai punks che distruggono la città” : non si capisce se sta cercando di vincere una battaglia in ridicolaggine competendo con il ministro dell’informazione siriana che parla dei vicini turchi come di cattivoni che sospendono la democrazia davanti a chi protesta. Da volergli quasi bene.

Nel frattempo la notte non ha certo portato tranquillità,
le barricate ormai sono in ogni quartiere (potremmo dire di ogni città, guardando Ankara, Izmir e tanti altri luoghi), il lancio di gas lacrimogeni e urticanti avvolge non solo le piazza ma entra nelle case con violenza (come si vede in migliaia di video) portando chi vi abita a resistere e mostrare ogni tipo di solidarietà attiva verso chi è in piazza a cercare di bloccare la violenza di stato.
Praticamente anche tutti i gruppi ultras della città si sono uniti compatti alla rivolta di strada.
Con i numeri ci si capisce poco in questi giorni: si parla di quasi duemila arresti, cinquecento feriti e forse 5 morti. Chi dice 2, chi 5, ma non riesco a trovare conferma da nessuna parte.

Si inizia a parlare di sciopero generale: mentre le università di Istanbul ed Ankara hanno già annunciato 3 giorni di chiusura.

Una ruspa “presa” dai manifestanti, rincorre i blindati della celere nel quartiere di Besiktas

Nella serata e nottata di ieri gli scontri più violenti si sono spostati da Taksim al vicino quartiere popolare di Besiktas…
vi lascio solo una foto per farvi capire come si resiste da quelle parti.
La ruspa che vedete rincorrere le camionette della celere è stata presa dai manifestanti: è nelle mani di chi protesta, e deve essere aggeggio divertente non poco.

Vi rilancio l’invito a diffondere il comunicato scritto ieri dalla piazza (potete leggerlo QUI). Chi me l’ha mandato, tra i fumi di Istanbul, mi raccontava quante volte è stata nominata la lotta NoTav da chi lo scriveva.

CONTINUATE COSI’, SIAMO TUTTI CON VOI!
ISTANBUL RESISTE!

Leggi i post a riguardo:
Ciao Ethem, ucciso nella rivolta
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