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L’ultimo saluto a Mina Daniel … ucciso dall’esercito egiziano
Mina Daniel è il nome più noto tra la ventina di cadaveri stesi nell’obitorio del Cairo.
Era un attivista, un blogger, un giovanissimo militante della rivoluzione egiziana: sempre presente nelle piazze e capace di dar copertura costante di ciò che accadeva per quelle strade.
E’ stato ammazzato negli “scontri” di ieri, che sappiamo perfettamente che non erano scontri tra copti e musulmani, ma un becero attacco della Baltagheyya (le squadracce di Mubarak) e dello SCAF (il Comando generale delle forze armate) che dovrebbe garantire la transizione e che invece sta mandando avanti una pesante politica di repressione e carcerazione dei militanti che non pensano che la rivoluzione si sia fermata l’11 febbraio, giorno in cui Mubarak s’è ritirato dalle scene dopo 40 anni di regime.
Ecco Mina Daniel, questa foto lo ritrae durante gli scontri del 28 gennaio, quelli che hanno cambiato per sempre la storia d’Egitto.
Alle 11 di questa mattina ci saranno i suoi funerali. (#perdio)
QUI il resoconto di ieri: LEGGI
Il Cairo: una serata di sangue. Attaccato il corteo copto, l’esercito fa più di dieci morti
Una nottata come non si vedevano da mesi per le strade d’Egitto, sia per il gran numero di morti e il troppo sangue a macchiare l’asfalto, sia per la ricomparsa delle squadracce in borghese, quella “baltagheyya” di regime che si era fatta conoscere al mondo per la “battaglia dei cammelli”, la settimana dopo l’inizio della rivoluzione di piazza Tahrir, nei primi giorni di febbraio di quest’anno. Oggi, giorno di festa per i cristiani copti d’Egitto, era stata convocata una loro manifestazione di protesta davanti alla sede della televisione di Stato, che porta il nome di Maspero, visti i ripetuti attacchi contro le chiese avvenuti degli ultimi dieci giorni. Primo tra tutti l’attacco nel villaggio Merinab, vicino Assuan, del 29 settembre, che come gli altri fa pensare a qualcosa di organizzato dagli scagnozzi del vecchio regime per far credere che ci sia una reale pericolosità per la popolazione copta e quindi creare scompiglio. Non si capisce bene la dinamica dei fatti, come la battaglia e la mattanza sia iniziata: ma quello che appare chiaro dai racconti dei manifestanti è che il corteo è stato attaccato a colpi d’arma da fuoco e poi dall’attacco -coltelli alla mano- delle squadracce fedeli ad Hosni Mubarak, che ricominciano a far capolino sempre quando si tratta di provocare scontri interreligiosi. In ospedale sono già arrivato diciassette corpi senza vita, tutti feriti da armi da fuoco e da tagli, tra cui anche due soldati: alcuni mezzi blindati sono andati in fiamme dopo che la manifestazione copta ha reagito alla violenza con una fitta sassaiola e il lancio di alcune bottiglie molotov. La situazione alle 22 è ancora tesa e difficile da capire, con migliaia di manifestanti che stanno cercando di ricompattarsi in questi minuti verso piazza Tharir, cercando di proteggerla con un cordone di macchine nei punti d’accesso per cercare di limitare l’eventuale avanzata dei mezzi pesanti del Consiglio Supremo delle Forze Armate.
Gli slogan che ora risuonano per una città avvolta dall’aria irrespirabile di centinaia di lacrimogeni lanciati per disperdere, invano, i manifestanti copti e musulmani che si stanno riversando nelle strade: chi non c’era sta accorrendo, per portare massima solidarietà alle componenti copte sotto attacco e per ribadire con forza e tutti uniti che musulmani e cristiani sono una cosa sola, e che vogliono spazzare via l’esercito che avrebbe dovuto garantire la transizione e che invece sta reprimendo con sempre maggior forza chiunque non vuole smettere di rivendicare i propri diritti e il proprio desiderio di cambiare realmente il paese. “Non lasceremo che i fratelli cristiani prendino in faccia il piombo dell’esercito senza di noi” , queste alcune delle tante parole urlate dai cortei spontanei che si stanno muovendo per la città, tra i caroselli dei blindati, i fumi di gas lacrimogeni e i pestaggi sui marciapiedi. Quest’esercito deve sparire, questa finta transizione può anche terminare se questo è quello che sta portando avanti, con decine di giovani condannati dai tribunali militari, con l’isolamento in carcere, i pestaggi e gli attacchi indiscriminati a chiunque voglia manifestare: saranno delle elezioni farsa, una grande opera teatrale che tutti coloro che da mesi vivono per le strade, al Cairo come a Suez, a Mahalla come ad Alessandria, iniziano a comprendere e quindi a voler boicottare. Quello che sta accadendo in questi minuti è l’ennesima prova che il regime di Mubarak è comodamente seduto sulle sue poltrone, e il piombo che sta uccidendo chi alza la testa non è molti differente da quello che ha terrorizzato il paese per quarant’anni.
Sarà una lunga notte… mentre i carri armati iniziano ad ammassarsi intorno al Maspero e verso piazza Tahrir, e chi l’ha vissuto inizia ad aver la sensazione di rivivere il 28 gennaio…
le piazze aumentano, i cortei stanno arrivando da tutti i quartieri della città..
contro l’esercito, contro i tribunali militari, contro il tentativo tutto “di Stato” di creare disordini inter-religiosi.
Egitto: il referendum non doveva andare così!
Ci son rimasta male, anche se inizio ad avere una certa età per credere nei sogni con così tanto fervore; poi ci rimango male.
La chiamata alle urne in Egitto non è andata come doveva andare anche se tutte le autorità mondiali giocano a chi fa prima d sbrodolarsi dicendo che è l’opzione migliore per la transizione e l’arrivo alle nuove elezioni. Io non la penso così e con me tutto il popolo di piazza Tahrir, quello che ha mosso lo spirito del nuovo Egitto, esclusa i Fratelli Musulmani.
Tutti i sondaggi e i pronostici davano il no per favorito: ma facciamo un po’ di chiarezza.
Se avesse vinto il NO tutto sarebbe stato da ridiscutere: l’intera Costituzione si sarebbe rivista ed era il desiderio delle giovani organizzazione nate durante la rivoluzione, il desiderio dei lavoratori che in massa hanno scioperato per settimane, il desiderio delle donne che avrebbero potuto ridiscutere pezzo pezzo il loro “accesso” alle libertà individuali in modo diverso. Passando il No sarebbe andato al vaglio anche l’art. 2 della Costituzione che sancisce la legge islamica alla base della legislazione nazionale: motivo per cui tutta la comunità copta ha votato compattamente per la riscrittura. Insomma, l’intero popolo della rivoluzione del 25 gennaio, quello che ha mandato a casa Mubarak dopo 30 anni, confidava in un secco NO.
Quello si che sarebbe stato un bello schiaffone al vecchio regime, all’esercito, agli attuali aspiranti candidati (anche se entrambi i potenziali candidati hanno dato la preferenza al NO) e uomini della nuova pagina di quel paese così strategicamente importante, così centrale nella scacchiera mediorientale.
E invece la reazione alla fine ha prevalso ed anche con percentuali più che ampie (pare che la vittoria ruoti intorno al 77%): colpevoli sicuro i Fratelli Musulmani che hanno appoggiato il SI insieme al partito del potere, del regime, dell’ex rais. Si sperava in un comportamento diverso visti i rapporti nati nei due lunghi mesi di vita per le strade che abbiamo alle spalle…ma invece, come sempre, la “reazione” ha prevalso nella principale organizzazione islamica, che pur di uscire dalla clandestinità politica in cui s’è mossa sotto il regime non spinge i propri simpatizzanti per un ulteriore salto.
Niente da fare.
Passano i dieci emendamenti costituzionali: saranno riviste le modalità per presentarsi alle elezioni e anche quelle riguardanti la tempistica della carica, ma buona parte delle norme che regolavano il vecchio regime rimarrano intoccate.
La strada, per il popolo meraviglioso di piazza Tahrir, è solo un po’ più in salita del previsto…
Egitto: maledetta Baltagheyya
Ciò che è accaduto questo pomeriggio a piazza Tahrir e un po’ tutto quello che sta avvenendo da una decina di giorni a questa parte, palesa che son state prese alla leggera un po’ troppe cose dai giovani rivoltosi egiziani.
Le squadracce del regime, la Baltagheyya, che tanto spesso abbiamo nominato in questo blog per descrivere la situazione egiziana, stanno di nuovo passando all’attacco. Probabilmente anche questi improvvisi scontri confessionali, che hanno fatto dieci morti in due giorni, puzzano della loro mano: almeno a me, che ho visto con i miei occhi l’unione tra copti e islamici in questo inizio di rivoluzione in Egitto.
I copti hanno permesso ai Fratelli Musulmani di pregare tranquillamente in piazza durante le tre settimane di piazza Tahrir: loro cordonavano gli islamici piegati a recitare il Corano, loro con quelle piccole croci tatuate sui polsi. Tutti i volantini, tutti i manifesti, tutti i giornali e tutti i volti hanno parlato dal primo giorno di unione tra confessioni per un nuovo paese e la stavano e stanno costruendo con forza e determinazione.
Ora…piazza Tahrir attaccata dalle squadracce, come a gennaio; la manifestazione di ieri, otto marzo, di donne e per donne, finita nel peggiore dei modi; gli scontri confessionali che riappaiono improvvisi, anche alla luce di molte prove uscite sugli attacchi contro le chiese copte, mossi non da gruppi di fondamentalisti islamici ma direttamente dal vecchio ministero dell’Interno…

Foto di Valentina Perniciaro _uno dei simboli più diffusi a piazza Tahrir, l'unità tra musulmani e copti_
Piazza Tahrir, attaccata come dicevamo da queste maledette squadracce che stanno provando a fermare il mutamento in corso con i soli metodi che conoscono, è stata poi definitivamente sgomberata di tutti i manifestanti dall’esercito, che sembra averlo fatto senza usare forza e senza nemmeno reagire al fitto lancio di sassi di un gruppo di giovani che non voleva lasciare il luogo ormai simbolo di un popolo che cerca di liberarsi del regime e dei suoi scagnozzi.
Per qualche ora è circolata la notizia che il coprifuoco era stato anticipato alle 21 in tutta wast al-balad, il quartiere dove si trova piazza Tahrir, notizia smentita poco fa dalla tv di stato.
La rivoluzione non è un pranzo di gala, diceva un tipo tempo fa… il popolo in lotta d’Egitto lo sta imparando sulla sua pelle giorno dopo giorno.
Il popolo di piazza Tahrir
S’E’ DIMESSO! L’EGITTO SEMBRA LIBERO!
“Cittadini, in nome di Dio misericordioso, nella difficile situazione che l’Egitto sta attraversando, il presidente Hosni Mubarak ha deciso di dimettersi dal suo mandato e ha incaricato le forze armate di gestire gli affari del paese. Che Dio ci aiuti”
ecco le parole di Sulemain…..e piazza Tahrir esplode di gioia!
Egitto: gli assassini di Hosni Mubarak
Non serve alcuna parola per descrivere questa scena.
Abbiamo visto piazza Tahrir e la sua massa in rivolta attaccata dagli sgherri di regime, abbiamo visto un popolo che richiede libertà e democrazia attaccato da “milizie” su cavalli e cammelli, che sparavano e lanciavano molotov…
abbiamo visto un bel po’ di questa rivolta egiziana grazie alla capacità della rete di non lasciarci mai lontani dalle piazze rivoltose e dalle urla di guerriglia.
Ed ora vediamo il cecchinaggio, vediamo come la polizia ammazza gente inerme.
Questa foto dimostra cosa avviene dai tetti delle questure e dei commissariati….
la parola in oro che vedete in primo piano “Shurta” , vuol dire polizia…
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