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Posts Tagged ‘Maghreb’

Libia, 19 marzo 2011: la guerra di chi arriva prima

19 marzo 2011 5 commenti

Un mare che sembra non riuscire ad assistere ad altro che a tragedie…
quotidianamente solcato e affrontato da migliaia di migranti che fuggono da casa, è ora di nuovo attraversato da caccia, portaerei e chi più ne ha più ne metta. La corsa all’oro, proprio così: ancora una volta assistiamo ad una guerra petrolifera spacciata per tutt’altro.
Assistiamo al nostro caro mare sorvolato da caccia francesi, che hanno giocato fino all’ultimo per arrivare per primi… ma c’è voluto nemmeno una manciata di ore, quelli statunitensi non si sono lasciati aspettare per molto. C’è la gara anche di lanci di agenzie per chi fa prima a raccontare le armi usate: “110 missili Tomahawak usati dagli USA”, “Li lanciano anche i sottomarini britannici”!
Questo significa che le basi sul nostro territorio, quello che Frattini ( ma non ce n’era nemmeno tutto questo bisogno) ha prontamente dato, staranno lavorando a pieno regime, che tonnellate di armamenti prendono il volo proprio da casa nostra, come sempre e come tutti sappiamo.
Mica crederemo ancora alla guerra umanitaria no?
L’Arabia Saudita sta invadendo il Bahrain con le sue truppe eppure non mi sembra che nessuno la sta bombardando; eppure il Bahrain vive una rivolta sincera, pacifica e duramente repressa a piombo sulle teste … non c’è una guerra tribale in corso, con milizie armate in ogni angolo di paese.
Ma … tutto tace.
La Francia corre nuovamente per guadagnarsi un pezzo non tanto di terra quanto di oro nero: sembra proprio la guerra a chi arriva prima a prendersi i pozzi e i gasdotti, in un territorio “libero”, non nell’Iraq dell’era Bush.
Nel frattempo il pazzo continua a blaterare e minacciare anche l’Europa, continuando ad attaccare dove gli riesce.
Maledetti voi siate, maledetti i vostri bombardieri che ora gareggiano sul Mediterraneo…

e il popolo viola che dice????

Egitto: maledetta Baltagheyya

9 marzo 2011 2 commenti

Ciò che è accaduto questo pomeriggio a piazza Tahrir e un po’ tutto quello che sta avvenendo da una decina di giorni a questa parte, palesa che son state prese alla leggera un po’ troppe cose dai giovani rivoltosi egiziani.

Foto di Valentina Perniciaro _il mio arrivo al Cairo con il paese in festa, febbraio 2011_

Le squadracce del regime, la Baltagheyya, che tanto spesso abbiamo nominato in questo blog per descrivere la situazione egiziana, stanno di nuovo passando all’attacco. Probabilmente anche questi improvvisi scontri confessionali, che hanno fatto dieci morti in due giorni, puzzano della loro mano: almeno a me, che ho visto con i miei occhi l’unione tra copti e islamici in questo inizio di rivoluzione in Egitto.
I copti hanno permesso ai Fratelli Musulmani di pregare tranquillamente in piazza durante le tre settimane di piazza Tahrir: loro cordonavano gli islamici piegati a recitare il Corano, loro con quelle piccole croci tatuate sui polsi. Tutti i volantini, tutti i manifesti, tutti i giornali e tutti i volti hanno parlato dal primo giorno di unione tra confessioni per un nuovo paese e la stavano e stanno costruendo con forza e determinazione.
Ora…piazza Tahrir attaccata dalle squadracce, come a gennaio; la manifestazione di ieri, otto marzo, di donne e per donne, finita nel peggiore dei modi; gli scontri confessionali che riappaiono improvvisi, anche alla luce di molte prove uscite sugli attacchi contro le chiese copte, mossi non da gruppi di fondamentalisti islamici ma direttamente dal vecchio ministero dell’Interno…

Foto di Valentina Perniciaro _uno dei simboli più diffusi a piazza Tahrir, l'unità tra musulmani e copti_

Piazza Tahrir, attaccata come dicevamo da queste maledette squadracce che stanno provando a fermare il mutamento in corso con i soli metodi che conoscono, è stata poi definitivamente sgomberata di tutti i manifestanti dall’esercito, che sembra averlo fatto senza usare forza e senza nemmeno reagire al fitto lancio di sassi di un gruppo di giovani che non voleva lasciare il luogo ormai simbolo di un popolo che cerca di liberarsi del regime e dei suoi scagnozzi.
Per qualche ora è circolata  la notizia che il coprifuoco era stato anticipato alle 21 in tutta wast al-balad, il quartiere dove si trova piazza Tahrir, notizia smentita poco fa dalla tv di stato.
La rivoluzione non è un pranzo di gala, diceva un tipo tempo fa… il popolo in lotta d’Egitto lo sta imparando sulla sua pelle giorno dopo giorno.
Il popolo di piazza Tahrir

Tunisia: sciolta la polizia politica

7 marzo 2011 Lascia un commento

Era una delle richieste da sempre e subito avanzata dal Fronte 14 gennaio, quello che dal primo giorno ha guidato -autorganizzandosi- le proteste tunisine che hanno portato alla caduta del regime di Ben Ali: sciogliere la polizia politica, che per anni ha abusato del suo potere tenendo sotto scacco tutti i militanti e gli attivisti del paese. Sciolta. Non esiste più.

Il premier del governo provvisorio instaurato in attesa delle elezioni previste per il 24 luglio prossimo, Beji Caied Essebsi ha fatto pronunciare al suo ministro dell’Interno un discorso più che chiaro che annuncia alcune misure che mirano alla “rottura definitiva con ogni forma di organizzazione simile alla polizia politica, sia a livello di struttura che di mandati e prassi.” Allo stesso modo è stato eliminata la direzione della sicurezza di Stato (!) e l’impegno del nuovo ministero è di rispettare la libertà e i diritti civili. «Queste misure – continua il comunicato del ministero dell’interno tunisino – sono in simbiosi con i valori della rivoluzione, nella preoccupazione di rispettare la legge, nel testo e nella pratica, e in ossequio al clima di fiducia e di trasparenza nei rapporti fra i servizi di sicurezza e il cittadino». Le misure – conclude la nota – «si iscrivono nella volontà di proseguire nell’azione già imbastita per contribuire alla realizzazione dei valori della democrazia, della dignità e della libertà».

 

Dibattito pubblico: Libertà per tutti e tutte, con o senza documenti

6 marzo 2011 Lascia un commento

6 Marzo, 2011 – 17:00
occupazione di via del casale de merode, 8

R.A.P. gruppo inchiesta, Radio OndaRossa, Rete no-Cie e occupanti di Casale de Merode
invitano tutte e tutti coloro che vogliono un mondo senza gabbie né frontiere
a partecipare a un dibattito pubblico sui Cie
DOMENICA 6 MARZO 2011
all’occupazione abitativa di via del Casale de Merode, 8 (Tormarancia)
– dalle ore 17.00:

dibattito pubblicolibertà per tutte e tutti! con o senza documenti!
per scambiarci informazioni ed esperienze sulle lotte contro i Cie e le deportazioni forzate,
sulle strategie di resistenza e sulle forme di autorganizzazione

mostre fotografiche sui Cie e sulle insurrezioni in corso nel Maghreb, materiali informativi, Nella tua città c’è un lager (bollettino bisettimanale sulle vicende che si susseguono nei cie), Scarceranda (l’agenda di Radio OndaRossa contro ogni carcere, giorno dopo giorno)

– a seguire:
cena con tutti i sapori del mondo

il ricavato della cena servirà ad acquistare delle radioline portatili da consegnare alle recluse e ai reclusi durante il prossimo presidio solidale del 12 marzo davanti al Cie di Ponte Galeria perchè ascoltare una radio è un modo per mantenere un contatto con l’esterno

PORTA UNA RADIOLINA A PONTE GALERIA!
contribuisci anche tu a rompere il muro del silenzio e dell’isolamento!

>> VERSO IL 12 MARZO <<
per un mondo senza gabbie né frontiere! chiudere tutti i Cie!

>> ASCOLTA LO SPOT DELLE DUE INIZIATIVE <<
>> ascolta/scarica/diffondi lo spot contro i Cie<<

Altra vittoria per Piazza Tahrir

4 marzo 2011 2 commenti

Venerdì … l’ennesimo in piazza.

Foto di Valentina Perniciaro _Mahalla al-kubra e i volti del nuovo Egitto_

Il Cairo oggi si ritroverà invaso da centinaia di migliaia di persone appartenenti a quel movimento e a quella nuova classe politica che sta ribaltando, passo dopo passo, l’ordine costituito egiziano. Ieri c’è stata un’altra vittoria: il primo ministro incaricato ad arrivare alle nuove elezioni, Ahmed Shaqif (ex generale dell’aviazione e uomo di fiducia di Mubarak), ha presentato ieri le sue dimissioni richieste a gran voce da tutti i manifestanti. Momentaneamente è stato incaricato, dal Consiglio supremo delle forze armate egiziano, Essam Sharaf, docente universitario che in passato fu ministro dei Trasporti (poi rinunciò all’incarico) e che ha vissuto piazza Tahrir durante i giorni della rivoluzione.
Insomma, è un uomo che non dispiace alla coalizione dei giovani che porta avanti la lotta e le rivendicazioni di piazza Tahrir. La prima richiesta che gli viene fatta, oggi, è di andare a prestare giuramento nel luogo ora più importante per la vita politica egiziana: la piazza.

Anche questo venerdi, a due di distanza da quello vissuto con voi, avrò il cuore tra quelle strade, in questo ’68 egiziano che sta crescendo e cogliendo i primi frutti. C’è voglia di protagonismo e riappropriazione: c’è il desiderio chiaro di ridistribuire i miliardi rubati dalla classe politica corrotta e di ridistribuirli in servizi, case, istruzione. C’è voglia di cancellare la storia egiziana di Saadat e Mubarak, di tornare alle nazionalizzazioni nasseriane, di alzare i salari e dare diritti a tutti i lavoratori. La Coalizione dei giovani della rivoluzione ridiscuterà della gestione dei confini (!!!) e degli accordi di Camp David… insomma, tutto è da fare e i nuovi movimenti giovanili che stanno venendo alla luce sembrano ogni giorno di più voler prendere una strada opposta al neoliberismo, come in Tunisia.
Questa mattina, corteo per il diritto alla casa, nella periferia de Il Cairo, nei distretti di al-Nahda e al-Salam.
Je vous adore !
VI CONSIGLIO QUEST’ARTICOLO!

AGGIORNAMENTO, ORE 13: mezzora fa, alle 13.30 locali, il neo premier egiziano Essam Sharaf si è unito ai manifestanti presenti in un milione in piazza Tahrir, proprio come da loro era stato chiesto. “Sono in questa piazza perchè la legittimità mi viene da voi, dal popolo di piazza Tahrir.
Voi avete fatto una grande cosa con la vostra rivoluzione, ma ora è giunto il momento di ricostruire l’Egitto.
Avete compiuto il Jihad (“lo sforzo”) più piccolo – ha detto alla piazza straripante – ora vi aspetta quello più grande che è ricostruire il paese.
Il mio primo messaggio una volta arrivato qui è di saluto per i martiri e i feriti di questa rivoluzione, dobbiamo continuare la nostra lotta basandoci sulla volontà e la determinazione che abbiamo avuto qui a piazza Tahrir».

L’Egitto e la lotta di classe…

1 marzo 2011 1 commento

Foto di Valentina Perniciaro _Tank e macerie, a pochi passi dalla residenza dell'ex rais Hosni Mubarak, Il Cairo, febbraio 2011_

La lotta in Egitto non si vuole fermare, tantomeno quella della classe operaia e contadina, che non vuole più sottostare a certe regole e dinamiche di sfruttamento.
Oggi più di un migliaio di lavoratori delle industrie chimiche e farmaceutiche , con sede a Shubra, hanno scioperato e manifestato con un lungo sit-in. Quella fabbrica dal 27 febbraio ha incrociato le braccia, quando la proposta di 3 giorni di “vacanza premio” ha irritato i lavoratori, che l’hanno giustamente vista con un becero tentativo di bloccare le proteste di queste ultime settimane. Chiedono le dimissioni di tutti coloro indagati per corruzione tra i dirigenti dell’azienda, chiedono forme contrattuali a tempo indeterminato e un aumento dei salari.
Contemporaneamente, più di tre centinaia di lavoratori della Samuel Tex, che produce biancheria, hanno annunciato uno sciopero per richiedere il pagamento dei salari, l’aumento degli stessi, un contratto a tempo indeterminato e una turnazione più umana. Il loro padrone, Samuel Louis, ha imposto turni di 12 ore giornaliere e un contratto per cui possono essere licenziati arbitrariamente in qualunque momento.

Insomma, la “rivoluzione egiziana”, come tento di urlare quasi svociandomi da settimane, non è solo piazza Tahrir.

Foto di Valentina Perniciaro _Il Cairo, e i suoi cimiteri abitati_

Non è solo l’enorme movimento di giovani che ha deciso di riappropriarsi delle strade per chiedere e strappare al potere libertà politiche e sociali: non è solo questo. Le richieste sono quelle di una classe proletaria affamata da anni, incazzata, ma anche molto determinata a far sì che questo nuovo spiraglio di speranza per un futuro nuovo in Egitto e in tutta l’area, porti l’intera popolazione ad una consapevolezza reale dei propri diritti, come cittadini e come lavoratori. Come donne, come uomini e giovani che non vogliono abbassare la testa, nè davanti al rais di turno, ma nemmeno davanti ai padroncini (spesso stranieri) che speculano sul loro sudore e il loro lavoro.

Sempre oggi, ci sono un po’ di novità anche sul “fronte piazza Tahrir”. La scorsa notte il generale dell’esercito Hassan al-Ruwaini, alla testa del comando centrale de Il Cairo, ha esortato i manifestanti ad evacuare definitivamente la piazza (venerdi scorso, per la prima volta, l’esercito egiziano ha sgomberato con violenza midan al-Tahrir), per poter dare alle forze armate la “possibilità di soddisfare le esigenze del popolo egiziano. La risposta della piazza è stata una sonora pernacchia: più volte il suo discorso è stato interrotto da slogan contro il capo del governo ad interim Ahmed Shafiq e altri che comunicavano chiaramente all’esercito che nessuno tornerà a casa fino a quando tutte le richieste fatte non verranno soddisfatte.
Io continuo ad avere cuore e testa tra i marciapiedi riverniciati di piazza Tahrir, e tra i suoi volti dipinti.
Se vuoi leggere altro a riguardo CLICCA QUI

Foto di Valentina Perniciaro _Il Cairo, piazza Tahrir saluta i suoi morti_

 

Rivolte libiche e bandiere del feudalesimo…

24 febbraio 2011 2 commenti

A me tutto questo sventolare della bandiera senussa di re Idriss mi inquieta.
Sarà il popolo libico a determinare le sue scelte, non sono una di quelle che mette etichette o pregiudizi, però questo sventolare una bandiera del feudalesimo non mi può trovare d’accordo. Almeno su Via Nomentana… la compagnerìa potrebbe aver il buon gusto almeno di sapere cosa sta sventolando. Andare contro al regime di Ghaddafi non può voler dire appoggiare il sistema medievale che vigeva precedentemente. Tutto qui.

Foto di Valentina Perniciaro _Carri armati per Il Cairo_

Leggo spesso commenti pesanti sulla “rivoluzione” egiziana: gli facciamo il pelo parlando di un golpe militare “democratico” a cui stiamo abboccando, e poi sventoliamo la bandiera di re Idriss come fosse rossa…bha. In Egitto c’è un processo in corso, così come nella vicina Tunisia estramemente diverso da quello che sta accadendo in Libia.
Conosco poco la situazione libica, ancor meno le spaccature tribali all’interno delle tre province che ora palesemente stanno guerreggiando tra loro, oltre che contro il loro folle dittatore e le migliaia di truppe mercenarie assoldate per sparare sulla popolazione in rivolta.
Oggi il bombardamento aereo ha toccato Zawia, il numero dei morti è sconosciuto ma ovviamente altissimo. Le strade, tutte le strade, per Tripoli strabordano di posti di blocco di truppe mercenarie, che sembra la Somalia…

Dobbiamo sostenere queste rivolte, sostenerle ma anche capirle.
Scindere quel che è accaduto in Tunisia ed Egitto da quel che sta accadendo nel territorio libico. Senza mettere per forza etichette, che dal nostro occidente ignaro delle dinamiche di quella terra, sarebbero sicuramente errate. Però vi prego, cerchiamo di non appropriarci di quella bandiera….bruciamola insieme alle altre che stiamo bruciando in questi giorni.
Giorni di rivolta e di popoli che alzano la testa, giorni inaspettati fino a poco fa.

Resisti Libia!

22 febbraio 2011 1 commento

Foto di Valentina Perniciaro _Il Cairo, Piazza Tahrir e i feticci della rivoluzione_

Con la testa ancora per le strade del Cairo, da dove sono rientrata da poco, riesco ad avere poco tempo e ancor meno lucidità per seguire attivamente la vicenda libica, i bombardamenti aerei sulle piazze dei manifestanti, la scia infinita di sangue che sta scorrendo per le strade di quel paese a noi tutti troppo sconosciuto.
Già quasi 600 morti, almeno per quel che arriva alle nostre orecchie, con mercenari dei paesi africani che sparano con armi a calibro pesante sui manifestanti (molte delle vittime registrate sono donne). Comunque, secondo l’International federation for human rights (Ifhr), una ong con sede a Parigi, sono circa una decina le città in mano agli insorti. Oltre a Bengasi, dice Ifhr, i ribelli hanno preso il controllo di Sirte e Torbruk oltre che di Misrata, Khoms, Tarhounah, Zenten, Al Zawiya e Zouara.
Resistete!!!

Egitto: gli assassini di Hosni Mubarak

7 febbraio 2011 1 commento


Non serve alcuna parola per descrivere questa scena.
Abbiamo visto piazza Tahrir e la sua massa in rivolta attaccata dagli sgherri di regime,  abbiamo visto un popolo che richiede libertà e democrazia attaccato da “milizie” su cavalli e cammelli, che sparavano e lanciavano molotov…
abbiamo visto un bel po’ di questa rivolta egiziana grazie alla capacità della rete di non lasciarci mai lontani dalle piazze rivoltose e dalle urla di guerriglia.
Ed ora vediamo il cecchinaggio, vediamo come la polizia ammazza gente inerme.
Questa foto dimostra cosa avviene dai tetti delle questure e dei commissariati….
la parola in oro che vedete in primo piano “Shurta” , vuol dire polizia…

L’Egitto e “i parenti di Dio”

29 gennaio 2011 8 commenti

CLICCA QUI per un po’ di racconti dalla rivoluzione egiziana!

Non solo non ho modo di aggiornare queste mie pagine, ma nemmeno di seguire come voglio la rivolta egiziana e un po’ tutto quello che in quella larga sponda di mediterraneo sta accadendo da giorni e in queste ultimissime ore.
Niente connessione, vivo e forse vivrò ancora una manciata di ore, in un batuffolo di ovatta che mi fa venire ancora più voglia di andare a guardare con i miei occhi, di salpare e attraccare sull’altra riva dello stesso identico mare.
Sentire le urla di quelle piazze, sentire il fischio di quegli spari che assomiglia a tutti gli altri, lui si.
non posso far altro che starci col cuore… e queste righe sono di quanto più bello mi è venuto in mente ora, per l’Egitto e le sue barricate. Per quel desiderio di libertà che sa montare sui carri armati.

Il Cairo, 25 gennaio 2011

Una volta il governatore della città veniva
solo per chiamare la gente alla moschea
il venerdì
e nella sua eccelsa omelia affermava
di appartenere ai prediletti di Dio
ai fedeli di Dio
agli amici di Dio.

Una volta il governatore
di questa città conquistata,
piegata,
triste
veniva solo per dichiarare di essere il rappresentante personale,
il portavoce di Dio.
Mi è forse consentito
chiedere all’Altissimo
se ha concesso loro un’esclusiva
sigillata e firmata
affinché siedano sul collo del nostro popolo
sino all’eternità?
Se ha ordinato a costoro
di distruggere il nostro paese
e di annientarci come grilli
per decreto divino
e di malmenarci
per decreto divino?
Se tu chiedessi a uno di questi governanti
chi gli ha concesso di occuparsi nella vita terrena delle nostre questioni
ti risponderebbe che sei un ignorante
se non sai che lui
é imparentato con Dio.

Il Cairo, plotoni e pane

Voglio gridare:
Oh Dio! Sei tu che hai nominato il ministro del Tesoro?
Allora… perché è scoppiata la povertà?
Perché si è perduta la pazienza?
Perché sono peggiorate le cose?
Il nostro piatto principale è la spazzatura.
Gli uccelli nel nostro paese non trovano più avanzi da mangiare.
Forse l’aumento del prezzo del pane é una questione che riguarda Dio?
E pure l’aumento del ful? Dell’hummus?
Dei sottaceti, del crescione , é una faccenda che riguarda Dio?
Forse l’incremento delle morti e dei sudari è cosa che riguarda Dio?
Allora perché i potenti mangiano caviale mentre noi mangiamo le scarpe?
Allora perché i burocrati bevono whisky mentre noi beviamo fango?
Perché il povero nel nostro paese non distingue la pagnotta di pane dalla mezzaluna?
E perché nel ventre delle madri i figli si suicidano?

Il Cairo e l'Intifada

Vorrei chiedere all’Altissimo
Se ha loro insegnato
a trasformare la nostra pelle in tamburo,
a lavarci il cervello,
a insultare le nostre donne,
a montarci come asini e cavalli.
Desidero chiedere all’Altissimo
Se ha ordinato loro di spezzarci le ossa,
di spezzare le nostre penne,
di uccidere il soggetto e l’oggetto,
di impedire ai fiori di sbocciare nei prati.

Desidero chiedere a Dio
se ha dato loro
un assegno in bianco
per comprare Versailles e il Regno Unito,
Babilonia e i giardini pensili,
e per comprare la stampa mercenaria.
Se ha dato loro un assegno in bianco
Affinché comprassero la corona britannica e i palazzi,
e le donne in gabbia come uccelli
e la verde luna nel cielo di Nishapur.

Infine voglio chiedere
a Dio
Se è diventato loro parente
per davvero.
Se tra gli uccisori del suo popolo
vi sono parenti di Dio.

NIZAR QABBANI
_IL FIAMMIFERO è IN MANO MIA E LE VOSTRE PICCOLE NAZIONI SONO DI CARTA_

 

Il Cairo _"Non ci fermiamo più"

Foto di Valentina Perniciaro -ridatemi mio figlio com'era prima-

Tunisia (6): ancora tumulti in strada. Un saluto al reporter francese ucciso.

18 gennaio 2011 1 commento

Tunisi_ Foto di Lucas Mebrouk Dolega, il giorno della sua uccisione

Tunisi_ Foto di Lucas Mebrouk Dolega, il giorno della sua uccisione

Tunisi_ Foto di Lucas Mebrouk Dolega, il giorno della sua uccisione

Ahmed Fria, nuovo ministro dell’Interno tunisino ieri ha dato i numeri della rivolta, quelli ufficiali e dichiarabili: ben 46 posti della Guardia Nazionale dati alle fiamme, 85 posti di polizia, 43 banche e 66 negozi. I morti sarebbero 78, i feriti altri 94.
Mentre avevo iniziato a scrivere questa mezza riga, stavo appunto per battere quello che i media principali riferivano dal risveglio, cioè di una Tunisi tornata alla calma e solamente presidiata in alcuni punti chiave…ma, come si poteva immaginare, erano chiacchiere, facilmente smentite pochi secondi dopo. Ad Avenue Bourghiba stavano marciando centinaia di persone in un corteo e pochi minuti fa sono stati dispersi da una carica della polizia, arrivata massicciamente, e dal lancio di numerosi e potenti lacrimogeni. Gli slogan sono sempre gli stessi, oltre a manifestare contro il partito dell’ex presidente Ben Ali, tenevano nelle mani molti filoni di pane! Insomma, la calma totale di cui parla la Bbc da ore è una barzelletta.
Anche Biserta è in piazza con centinaia di persone che chiedono senza mezzi termini le dimissioni di Mohammed Ghannouchi, attuale primo ministro e lo scioglimento del Rassemblement Constitutionnel Democratic (Rdc), partito dell’ex presidente e dell’attuale premier. Elicotteri sorvolano minacciosi il centro città.
Nel frattempo nei dintorni l’aria si surriscalda…in Algeria ieri 4 disoccupati si sono dati fuoco e uno, Maamir Lofti, è morto poco dopo, in Mauritania stessa cosa…in Libano in questa settimana ci sono state molte manifestazioni contro il carovita e qualche ora di coprifuoco notturno nei quartieri meridionali di Beirut; in Giordania c’è stato un grosso corteo davanti la sede del parlamento con gli stessi slogan che rimbombano nel Maghreb ed il re Abdallah II ha ordinato la riduzione immediata del 10% dei prezzi degli alimenti e della benzina. Cosa che non ha molto cambiato la situazione.

Un lancio d’agenzia “simpatico” viene da quel miracolo della natura che è l’isola di Lampedusa, attuale sede di una prigione per migranti. E’ sbarcato un lussuosissimo yacht, venerdì sera, dopo una richiesta di soccorso per un’avaria ai motori. Una volta attraccato i due componenti dell’equipaggio hanno detto che la proprietà era del nipote di Ben Ali e che loro avevano il compito di “portarlo in salvo”. Hanno poi presentato domanda di asilo politico, ora al vaglio della Questura di Agrigento.

E’ morto invece Lucas Mebrouk Dolega, fotografo dell’Epa che venerdì scorso era stato colpito da un lacrimogeno: è stata dichiarata la sua morte celebrale a causa dell’encefalogramma piatto. Trentadue anni, fotografo con una grande esperienza di tumulti e di Maghreb, è morto sul lavoro, sulle strade dove amava scattare. Lo salutiamo con i suoi ultimi scatti.

Tunisi_ Foto di Lucas Mebrouk Dolega, il giorno della sua uccisione

Tunisi_ Foto di Lucas Mebrouk Dolega, il giorno della sua uccisione

Qui le pagine precedenti dedicate alla rivolta del carovita tunisina: LINK!

Tunisia (5): Carceri in rivolta ed evasioni di massa

15 gennaio 2011 2 commenti

 

Queste sono le notizie che vorrei dare quotidianamente, quelle che emozionano parola dopo parola e rendono difficile la scrittura.

Un paese che sta provando a liberarsi, la Tunisia, e passo passo sta tentando di mettere su strada quelli che sono i percorsi normali di un processo non dico rivoluzionario ma sovversivo e “liberatorio”.

E allora non si può passare che da lì…la liberazione di un popolo non può che passare per le celle delle proprie galere, non può che tranciare sbarre e abbatter blindati, non può che liberare i corpi reclusi e donare a loro nuova vita. E così la lista di nomi è lunga: sono circa mille i detenuti evasi solo dal carcere del Kasserine (una delle zone più calde della rivolta). Al-Jazira racconta che il direttore del centro ha deciso di aprire le celle, dopo una rivolta così violenta da non poter essre fronteggiata. Ma si è scappati ovunque nel paese e ovviamente qualche detenuto c’ha pure lasciato la pelle.
Nelle fiamme a Monastir, tra le pallottole della polizia a Madhia, a Sfax e Kairouan, a Biserta e Kram, a Cartagine e a Tunisi, nel carcere del centro città. Si parla di un centinaio morti tra i detenuti in rivolta di tutte le carceri tunisine e di migliaia di detenuti, ma poi arrivano conferme che sessanta morti sarebbero solo quelli contati nel carcere di Monastir, dove la tragedia è stata pesante. La rivolta ha portato i detenuti ad incendiare i propri materassi all’interno di uno dei bracci della prigione, dopo che dall’esterno si era provato ad abbattere i muri di recinzione con dei trattori, ed ora gli ospedali sono pieni di corpi devastati dalle fiamme.

Nel frattempo scende la sera e le strade, soprattutto dei sobborghi di Tunisi, si svuotano della popolazione a causa del coprifuoco; la voce diffusa è che le bande di cui si parla che starebbero saccheggiando e terrorizzando un po’ tutti sono uomini fedeli all’ex presidente Ben Ali, tanto che in molti quartieri la popolazione si sta autorganizzando e creando barricate per rendere più difficile la circolazione ai “razziatori”.

 

Ben Ali in fuga …

14 gennaio 2011 1 commento

23 anni al potere, e se l’è data a gambe senza nemmeno annunciare la rinuncia al potere. Ha assunto quella carica il 7 novembre 1987, dopo una carriera militare che l’aveva portato ad essere direttore generale della Sicurezza Nazionale per il ministero dell’Interno e poi ambasciatore in Polonia.  A Parigi? A Malta sotto protezione libica? Nemmeno il buon gusto di far ancora sapere dove si trova. Rieletto nel 1999 con il 99,66% dei voti e nel 2004 con il 94,5% dei consensi, aveva imposto una riforma costituzionale nel 2002 che aboliva ogni limite di durata alla carica presidenziale.
Oggi non ci fa sapere nemmeno dove si è rifugiato. Non ha rilasciato una parola al suo paese, alla popolazione che da anni controlla e reprime e che da settimane teme. Portavoci presidenziali francesi fanno sapere di non essere assolutamente al corrente dell’arrivo in Francia dell’ormai ex presidente tunisino, mentre da Malta ancora non arriva nessuna smentita né conferma.

Dalle 19 è un continuo batter d’agenzie, tutte estremamente vaghe: da pochi minuti sappiamo però ufficialmente che Mohammed Ghannouchi è presidente ad interim (è stato prima ministro per la Cooperazione internazione e gli investimenti esteri e dal 1999 ricopre la carica di primo ministro) . Durante il suo primo annuncio si è rivolto alla popolazione e alle “sensibilità politiche e sociali del paese” chiedendo di unirsi attorno allo spirito della patria..

Tunisia (4): Stato d’emergenza in tutto il paese dalle 17

14 gennaio 2011 1 commento

Davanti al ministero dell'Interno di Tunisi, poco fa (Photo credit should read FETHI BELAID/AFP/Getty Images)

FLASH ORE 19: AL-JAZIRA COMUNICA CHE BEN ALI STAREBBE PER LASCIARE LA GUIDA DEL PAESE. TRA POCHI MINUTI DOVREBBE ESSERCI L’ANNUNCIO UFFICIALE, MENTRE GIRANO VOCI CHE LUI SIA GIA’ A PARIGI o a MALTA SOTTO PROTEZIONE LIBICA. I SUOI FAMILIARI SONO STATI ARRESTATI

Ieri sera e questa mattina i nostri media cercavano di dirci che la situazione stava tornando sotto controllo, che il presidente avrebbe abbassato i prezzi, ordinato ad esercito e polizia di smettere di sparare, che non si sarebbe ricandidato alle prossime elezioni…addirittura cercavano di dire che le settimane turistiche primaverili prenotate nelle coste tunisine non dovevano essere annullate perchè la situazione sarebbe velocemente rientrata in tutto il paese.  In realtà sono stati rimossi tutti i membri dell’attuale governo con la promessa di elezioni anticipate entro 6 mesi,  in pieno pomeriggio è stato dichiarato lo stato d’emergenza (quindi anche il coprifuoco) in tutto il paese a partire dalle 17 e il conto dei morti solo a Tunisi degli scontri della tarda serata di ieri è di 13 ragazzi uccisi dai proiettili di polizia ed esercito. E’ stato tentato l’assalto da parte di molte centinaia di persone della sede della banca centrale e del Ministero dell’Interno che la polizia ha difeso con un massiccio lancio di lacrimogeni e molti spari.

Le ultimissime parlano di spazio aereo chiuso e aereoporto di Tunisi occupato dall’esercito, coprifuoco in TUTTO il paese dalle 18 alle 6 di domani mattina per “preservare la sicurezza dei cittadini e la salvaguardia dei beni”. “E’ vietata ogni riunione di più di tre persone sulla pubblica via.

(Photo credit should read FETHI BELAID/AFP/Getty Images

Le forze di sicurezza e dell’esercito nazionale possono fare uso delle armi contro qualsiasi persona sospetta che non rispetti l’ordine di fermarsi o che cerchi di fuggire”. Poco dopo l’annuncio dello stato d’emergenza, alle 17, si sono udite sparatorie nel centro di Tunisi di cui ancora si sa poco, mentre sta bruciando in questi minuti la stazione centrale (a pochi passi dall’ambasciata italiana) e una concessionaria di auto di proprietà di un familiare di Ben Ali. Ansamed ci dice da pochi minuti di incendi in corso a Le Kram (periferia settentrionale di Tunisi) vicino alla zona fieristica dove la popolazione sta accorrendo sulla spiaggia per sfuggire al fumo asfissiante di cui ancora non si conosce l’origine. Incendi anche a Radsh, dove bruciano due banche, il commissariato, il municipio e la sede locale dell’ufficio delle finanze, senza che alcun uomo in divisa si veda nei paraggi.

L’unica notizia positiva è la liberazione di Hamma Hammami, leader del Pcot, arrestato mercoledì mattina a Tunisi nella sua abitazione poco dopo aver rilasciato un’intervista.

QUI le precedenti notizie sulla rivolta del carovita tunisina di questi ultimi giorni

Tunisia (3): morti su morti, anche oggi. Un bollettino agghiacciante

13 gennaio 2011 2 commenti

Mentre il presidente tunisino Zine El Abidine Ben Ali fa annunciare al suo primo ministro che si provvederà ad abbassare i prezzi di quei prodotti base che in questi ultimi giorni sono vertiginosamente aumentati, la situazione degenera ancora una volta. Le notizie si susseguono frettolose…Appena un’oretta fa si cominciava a parlare di fumi provenienti da barricate nel centro di Tunisi e anche del fischio di qualche pallottola, ora invece i bollettini hanno altre parole d’ordine, ogni momento più drammatiche. La polizia sta aprendo il fuoco contro un folto gruppo di manifestanti in Rue de la Libertè e in Rue Palestine (proprio così) in pieno centro e contemporaneamente sta blindando interi quartieri della capitale, come nella zona di via La Fayette. In pochi minuti siamo già ad altri due morti da aggiungere alla lunga lista pubblicata poco fa ed un ferito in condizioni drammatiche: tutti sembrerebbero essere stati colpiti in avenue de Lyon, così riferisce da pochi minuti FrancePresse.

Nelle ultime ore invece arrivano diverse notizie dalla città di Gafsa e altre, più drammatiche da Gabes.

Una violenta manifestazione in quest’ultima città (importante centro minerario del paese) avrebbe già un bilancio di 6 morti. Da Gafsa ci arrivano notizie attraverso le parole di un sindacalista in collegamento telefonico con al-Jazeera “«In questo momento la città di Gafsa versa in uno stato di anarchia completa con bande che stanno saccheggiando liberamente i negozi del centro. Questa mattina c’era stata una manifestazione sindacale caricata dalla polizia che è intervenuta con il lancio di gas, ferendo 4 persone – ha affermato – subito dopo la polizia si è ritirata e sono giunte in città bande di incappucciati che stanno saccheggiando i negozi». Secondo il sindacalista «si tratta di bande organizzate e legate al governo perché hanno come obiettivo quello di screditare il movimento di protesta e di portare il terrore tra i cittadini».

Io quando posso provo ad aggiornare

Tunisia…siamo arrivati a 66 morti

13 gennaio 2011 5 commenti

Ci sono 58 nomi e cognomi, quindi almeno questo numero purtroppo si può confermare. Cinquantotto morti ammazzati dalle pallottole e dalla repressione del governo, della polizia e dell’esercito tunisino, dall’inizio dei tumulti contro il carovita, iniziati il 17 dicembre scorso.
E’ al-Arabiya che, citando fonti di alcune organizzazioni per i diritti umani tunisine, ci racconta nome per nome gli ultimi minuti di questi giovanissimi uccisi. E’ lo stesso Souhayr Belhassen, presidente del FIDH (Federazione internazionale delle leghe dei diritti dell’uomo) a dirci che a questo bilancio vanno aggiunti altri otto nomi, di persone uccise nel corso della lunga notte precedente, nella periferia di Tunisi.
Oggi ci sono stati diversi momenti di scontri finchè l’esercito non ha deciso di battere in ritirata lasciando nel centro città la gestione alle poche camionette di polizia posizionate nei punti nevralgici: poco fa è ricominciato un finto lancio di lacrimogeni intorno a Rue de Rome dove centinaia di manifestanti stavano tentando di arrivare ad Avenue Bourguiba. La situazione più critica stamattina sembra essere a Biserta, città vicino a Tunisi dove l’esercito è schierato per le strade da ieri sera in modo massiccio: le agenzie di tutto il mondo non fanno altro che battere notizie sui saccheggi che sono avvenuti nella cittadina appena la polizia s’è ritirata per lasciare mano libera all’esercito, che non sta ancora intervenendo.
Poco dopo però (lo riferisce l’Ansa) alcune decine di giovani hanno formato un corteo spontaneo per tentare di fermare i saccheggi e la distruzione dei negozi: molti tra la popolazione sostengono che siano stati organizzati e pianificati dalla polizia, «Non vogliamo saccheggi, la polizia è andata via perchè qualcuno li potesse fare. Noi non vogliamo saccheggi, sono atti premeditati». Non fanno altro che ripetere questo.
Sousse invece, terza città del paese, posizionata sulla costa mediterranea, sta vivendo un partecipato sciopero generale, indetto dai sindacati di Ugtt a sostegno del movimento di protesta che sta infiammando la Tunisia: domani a Tunisi sono previste due ore di sciopero generale. La rivolta sta avvolgendo anche località famose perchè importanti centri turistici: ieri anche ad Hammamet si sono registrati due morti, mentre a La Marsa e Sidi Bou Said la situazione sta rapidamente precipitando. Forse con questi nomi e queste località in fiamme il mondo si accorgerà di qualcosa.
Yalla Shabab, non vi lasciamo soli

AGGIORNAMENTI QUI

Tunisia: un resoconto di queste ultime ore

12 gennaio 2011 1 commento

Alle 16 il bilancio della giornata parla già di “almeno dieci morti” in tre diverse città tunisine: Douz, Dagache e Qabali. E’ difficile seguire le notizie proprio per la quantità di mobilitazioni simultanee presenti in numerosissime città del paese. Proprio a Douz è stato registrato anche il suicidio di un docente universitario dopo i due morti avvenuti, questo è quanto viene riferito dalla tv satellitare Al-Arabiya. A Sfax, dove già dalla prima mattinata sfilavano in piazza più di ventimila manifestanti, ci sarebbero due ragazzi colpiti alle gambe da pallottole esplose dai militari: la polizia si sta ritirando per lasciare la città in mano all’esercito. Nemmeno Tunisi è stata risparmiata: violenti scontri e l’uso di pesanti lacrimogeni che stanno torturando i ribelli, insieme al fischio dei proiettili che sempre più spesso taglia l’aria anche a pochi passi dalla sede del Consiglio dei ministri. Qui si è parlato per un paio d’ore di due giornalisti del Tg3 aggrediti dai manifestanti proprio nel centro della capitale, ma poco fa è stata la stessa Maria Cuffaro a raccontare all’Adnkronos che l’aggressione subita da lei e dal suo operatore è stata opera di poliziotti in borghese, che hanno preso e danneggiato la telecamera, manganellato l’operatore e lanciando a terra la giornalista.

Ben Ali, riferisce poco fa Al-Jazira, ha convocato il Parlamento per domani alle 14, per discutere della situazione. Chissà quanti altri morti ci saranno da qui a domani; le immagini che sempre più numerose affollano la rete, provengono sempre più spesso dagli ospedali che non riescono a reggere il numero dei feriti in continuo arrivo.
La nottata è stata pesante come le precedenti: retate e perquisizioni, estremamente violente, sono avvenute in molte località del paese e ancora non si riesce ad avere un numero preciso delle persone in stato di fermo o arresto. Oggi invece, il neo ministro dell’Interno Ahmad Faria, ha ordinato l’arresto di Hama al-Hamami. Ex detenuto politico scarcerato nel 2002, portavoce del Partito Comunista del Lavoro (fuorilegge nel paese) e leader della rivolta dei disoccupati:  sarebbe stato prelevato dalla sua abitazione insieme al suo avvocato, trovato all’interno dell’appartamento.
Nell’attesa di nuovi aggiornamenti segnalo una notizia da Tozeur, città alle porte del deserto del Sahara, dove da circa tre ore il tribunale è avvolto dalle fiamme.

Del carciofo … tradizioni mediterranee, dai sultani a Lungotevere

13 febbraio 2009 Lascia un commento

Il carciofo è la più misteriosa delle verdure. E anche la più femminile, e senza dubbio una cosa spiega l’altra. 
Mentre le verdure di sesso maschile, come il cetriolo, l’asparago o il porro, non si peritano di esibire ai quattro venti la loro arrogante virilità, il carciofo, al contrario, per pudore innato, se non per civetteria, fa di tutto per nascondere la propria intimità sotto sottane e merletti, pieghe e panneggi. Per accedervi, i suoi amanti devono per prima cosa togliergli tutti questi fronzoli, a uno a uno, delicatamente, lentamente, prendendosi il tempo necessario. 
Allora il carciofo offre loro il suo cuore carnoso , quella parte che i francesi, in epoche meno pudibonde, non chiamavano come adesso ‘fond‘, ma designavano molto appropriatamente, a causa della consistenza setosa e della forma arrotondata, con la parola ‘cul‘.carciofo-vitroplant-exploter-papuan-04-01048-ico

Non è tuttavia per la sua femminilità, come si può facilmente indovinare, che il carciofo è stato a lungo proibito in Francia alle ragazze di buona famiglia. Il Cynara scolymus, che nel XVI secolo aveva attraversato le Alpi proveniente dall’Italia, era considerato, al pari di altre piante fino ad allora  sconosciute, come il pomodoro, potente afrodisiaco.
All’epoca, è un fatto, questo tipo di ghiottonerie era molto di moda, e l’aesempio veniva dall’alto: secondo la comica testimonianza di Brantome, dalla regina madre in persona, Caterina de’ Medici, assai incline alla scappatella. Costei aveva dunque una passione per i cibi creduti a torto o a ragione stimolanti, come i cuori di carciofo e le creste di gallo, tanto che, nel 1575, durante un banchetto di nozze rischiò di scoppiare. Questo non bastò comunque a ostacolare l’esaltante carriera del carciofo. Si racconta per esempio che a Parigi, sotto Enrico IV, i venditori ambulanti di frutta e verdura ne vantavano ancora le incomparabili virtù ‘per il signore e per la signora’. Ma la ‘signora’, che quando mangiava carciofi veniva mostrata a dito, sarebbe stata abbastanza arguta, come prova una poesia popolare della metà del XVIII secolo, da rivolgersi al ‘signore’ in questi termini:

…Mangiali tu, amore mio,
così meglio faranno
che se li mangiassi io.

Questa seducente reputazione ovviamente non poggia su alcunché di solido. Ed è un puro caso che Enrico VIII, colui che fondò davanti all’Eterno la Chiesa anglicana, consumasse mogli e carciofi con eguale appetito. Certo, nel mondo islamico, Rhazes aveva attirato l’attenzione sugli effetti stimolanti del

Tajine

Tajine

prezioso ortaggio sin dal X secolo, nel suo Libro dei correttivi sugli alimenti, Ma non ho letto da nessuna parte né ho mai sentito dire che i califfi, sultani o re delle nostre parti, che pur avevano tutti il temibile obbligo morale di soddisfare un intero harem, ne abbiano fatto largo uso. Mi chiedo del resto se kangar di cui parla Rhazes fosse davvero il carciofo. E mi pongo la stessa domanda di fronte a termini come harshaf, kharshaf, kharshuf, qinariya… Quanto al ‘akkub‘, che compare nell’opera  del geografo palestinese Muqaddasi, e che il mio amico André Miquel traduce con ‘carciofo’, sono sicuro che si tratta di un cardo spinoso, e per altro delizioso, lo stesso che insanguinava le mani di mia nonna quando si ostinava a prepararcelo.
Veniamo così a un altro mistero del carciofo: quelle delle sue origini. In effetti, attraverso i secoli, nei paesi di lingua araba sono stati dati nomi diversi a una stessa pianta o famiglia di piante, che potevano o meno essere identiche al carciofo, a volte, al contrario, un solo nome a ogni sorta di acanti, cardi e carciofi selvatici o coltivati. Sfido chiunque a raccapezzarsi tra queste piste orribilmente confuse, prima per colpa degli stessi botanici, da Dioscoride a Ibn al-Baytar, quindi dei loro traduttori, e infine della coorte dei commentatori, i quali, inutile dirlo, non hanno affatto contribuito a fare chiarezza. Quel che mi sembra più o meno certo, in questo ginepraio, è che il carciofo è nato nell’Africa del Nord, da un cardo selvatico , e che sono stati i nostri cugini maghrebini ad allevarlo e prendersene cura. Erano interessanti alle costole più che alla testa, somigliante a quella del cardones, altro cardo commestibile. 
Gli andalusi, incontestati maestri giardinieri, hanno cercato in seguito di ingrandirne la testa, come lascia intendere, alla fine del XII secolo, l’agronomo sivigliano Ibn al-Awwam. Dalla Spagna, quel che ormai conviene senz’altro chiamare carciofo passò in Sicilia, e quindi a Napoli, donde arrivò a Firenze nel 1466. La parola arava al-harshaf, designante il cardo, diviene alcarchofa in spagnolo, anticcioco in lombardo, artichaut in francese. Nel XIX secolo, riscoprendolo al termine di questa lunga evoluzione, gli arabi del Levante lo chiamarono ardishoki, parola veramente geniale perché chiude il ciclo delle derivazioni arricchendone al tempo stesso il significato, dato che il termine –shoki (come shawk, spina) rinvia per assonanza all’ascendenza spinosa del carciofo.normal_carciofi_106
Non c’è da meravigliarsi, in queste condizioni, se il Maghreb è oggi, con l’Italia, l’area in cui il carciofo è più valorizzato. Questo è anche vero per il cardo, che i francesi, sfortunatamente, hanno troppo trascurato, malgrado l’avveduto consiglio di grimod de la Reynière, che nel suo Almanach des gourmands lo definisce il “nec plus ultra della scienza umana“. Secondo lui, “un cuoco capace di fare un piatto di cardi squisiti può intitolarsi primo artista d’Europa”.
Di cuochi siffatti non ne esistono più, in Europa, o molto pochi, ma ce ne sono in Marocco, dove il tagin ai cardi, quanariya, è tanto raffinato che viene utilizzato per controllare la qualità dell’olio d’oliva nuovo. E che dire del tagin ai cuori di carciofo selvatico, con eventuale aggiunta di fave verdi o piselli, se non che si tratta di uno dei piatti più prelibati che esistano sul pianeta terra?
Per prepararlo, ci vogliono  indubbiamente molto coraggio e abnegazione, perché questo tipo di carciofo somiglia a una corona di spine, ma alla fine del calvario c’è il Paradiso. Tuttavia, se non siete disposti a sacrificarvi per i vostri convitati, pure volendo far loro piacere, non esitare a tentare il tagin ai carciofi selvatici, o lo spezzatino tunisino ai carciofi ( ganarriyya) e limone, insaporito col peperoncino rosso, o ancora i cuori di carciofo (qarnun) all’algerina farciti di carne tritata, cipolla e prezzemolo, il tutto amalgamato con un uovo e aromatizzato col pepe nero e la cannella. 
Ho visto la mia vicina di Costantina  metterli in una pirofila, arricchirli con polpette preparate con lo stesso ripieno, e poi cuocerli in una salsa di pomodori freschi. Una ricetta diversa dalla nostra ma che non ha nulla da invidiarle.
Non andate ora a pensare, vedendomi celebrare le virtù dei carciofi maghrebini, che sottovaluti quelli francesi, Al contrario, non ne conosco di migliori, e neppure di equivalenti salvo forse i pinzimoni italiani, che si lasciano sgranocchiare senza tante moine, crudi con un po’ di sale. 

 

Il carciofo è sempre saporito, divertente, ricco di vitamine, povero di calorie, coleretico, diuretico, e molte altre cose ancora. E se non è veramente afrodisiaco, lo può diventare. Basta crederci.

Polpette di carciofo  _Mbattan gannariyya_
Tunisia

Ingredienti per 4 persone:
@ 250 gr di cosciotto d’agnello disossato e tritato
@ 12 cuori di carciodo
@  1/2 limone
@ 2 cipolle tritate sottilmente
@ 2 uova
@ 100 gr di formaggio grattuggiato
@ 1 mazzo di prezzemolo sfogliato e tritato
@ 4 cucchiai di farina e 1/2 cucchiaino di paprika
@ 2 cucchiai di polpa di pomodoro
@ olio d’oliva, harissa, sale e pepe

Fate cuocere i carciofi in acqua con un po’ di sale e succo di limone, e riduceteli in purè. Mescolate il purè con la carne, il prezzemolo, la cipolla, il formaggio grattuggiato, il sale e le spezie.
Formate delle polpette e friggetele dopo averle immerse nelle uova battute e nella farina.
Diluite il concentrato di pomodoro e la harissa in un bicchier d’acqua, aggiungete un po’ d’olio d’oliva e portate a ebolizione. Controllate il sale e fate restringere la salsa a fuoco lento
Servite caldo con salsa a parte 

e adesso passiamo alle tradizioni di casa: 

_carciofiallaromanaIl carciofo è un ottimo alimento che, soprattutto nel Lazio, gode di un apprezzamento fuori dal comune. Tra i vari tipi di carciofi, di provenienza oltre la campagna romana, si preferisce quello romanesco o cimarolo, coltivato nella zona compresa, grosso modo, tra  Roma e Civitavecchia e particolarmente nella campagna di Cerveteri e Ladispoli. Il segreto, ammesso che si tratti di segreto, per ottenere un carciofo tutto da gustare, grazie soprattutto alla sua tenerezza, sta nel saperlo ‘capare’, ossia nel saperlo liberare completamente delle foglie dure, altrimenti, come si dice a Roma ‘ciancichi e sputi’.
La mani esperta, pignola ma non esagerata, taglia la parte più dura delle foglie, quella superiore per intenderci, con un coltellino a punta, ben affilato, cominciando dal fondo che ha le foglie più tenere, per proseguire fino al centro. Il carciofo acquista allora una forma sferica. E’ bene insistere che in particolare, riguardo alle prime foglie da togliere, la mano si affida alle proprie dita e, foglia dopo foglia, le spezza nel punto dove finisce il tenero che, dall’alto verso il basso, viene liberato di quella pellicola leggera che lo ricopre. A questo punto si pulisce il gambo, togliendogli, senza affondare troppo il coltello, la corteccia e lo si immerge in acqua ben acidulata con succo di limone, affinchè non si faccia nero. Successivamente, aperta bene la bocca del carciofo e battuta più volte sulla tavola, se ne estrae dall’interno l’eventuale fieno, a Roma detto ‘pelo’, poi vi si introduce un pezzetto d’aglio, un pizzico di mentuccia, insieme a sale, pepe e all’olio necessario e abbondante. Una strofinata esterna, leggera, di un po’ di sale e pepe non guasta.
Ogni carciofo così preparato si dispone capovolto in un tegame, preferibilmente di terracotta, con i bordi alti affinché i gambi rimangano dritti e fermi durante la cottura. Nel tegame poi si versa tanto olio vergine di oliva quanto ne occorre per coprire a metà i carciofi e si aggiunge inoltre l’acqua necessaria perchè la copertura sia totale. 

 Queste ricette e notizie sul carciofo e i cardi sono tratte da “La cucina di Ziryab” di Farouk Mardam-Bey e “La cucina romana e del Lazio” di Livio Jannattoni

Canti delle donne di Algeri

21 novembre 2008 1 commento

La boqala è un rito di poesia, un rito femminile delle donne algerine, che si riuniscono attorno al boccale (boqala) della padrona di casa, riempito con l’acqua di sette diverse sorgenti dove ogni donna lascia cadere un gioiello. A quel punto il boccale inizia a girare sette volte sotto un braciere d’incenso. 
Ed ecco che nasce l’incantesimo…a turno, una dopo l’altra, recitano una breve poesia di non più di 5 versi che può venire dalla più antica tradizione o essere improvvisata davanti alle compagne e al bicchierino di vetro pieno di thè alla menta. La boqala, poesia strettamente femminile e urbana, è anonima e raramente viene riportata se non oralmente.

Con le mani ho tagliato la carne
con le mani l’ho cosparsa di spezie
e con le orecchie ho ascoltato
le calunnie di chi ho conosciuto.
oh tu, malalingua, cosa vuoi guadagnare?
Il leone nella foresta lascia i cani abbaiare. 

Foto di Valentina Perniciaro _Nel suq di Aleppo_

Foto di Valentina Perniciaro _Nel suq di Aleppo_

Tra me e te una piccola finestra, 
grande quanto un bicchiere,
restano tra noi le nostre parole, che c’entra la gente?
La fama è come piombo:
quand’è fuso, si perde.

Foto di Valentina Perniciaro _Damasco, con gli occhi in su_

Foto di Valentina Perniciaro _Damasco, con gli occhi in su_

 

Da Smirne veniamo; dal mare, siamo infine approdati.
Portiamo il firmano del sultano,
l’han letto l’ufficiale e il capitano.
Gioisci, cuore in attesa, torniamo
e piova l’invidia dagli occhi di chi non ci ama.

Foto di Valentina Perniciaro _verso l'infinito_

Foto di Valentina Perniciaro _verso l'infinito_

Passava un giovane, un ramo scuro tra le mani.
La shashia cadeva bene sulla fronte, la veste era splendente.
I figli miei e lo sposo lascerei per lui
la mia città abbandonerei
fino a esser estranea alla mia gente.

Foto di Valentina Perniciaro _damascene_

Foto di Valentina Perniciaro _damascene_

Oh moro, dolce moro, che grazia il tuo vestito,
tu sei tra i gelsomini e rivaleggi coi narcisi.
Per te m’hanno schernito e in seguito invidiato. 
Tu sei l’anello d’oro, io la gemma che l’adorna
per contendere il tuo cuore a lottare sono pronta.

L’amore è in casa nostra, l’amore ci alleva.
L’acqua del pozzo dolce, l’amore solleva.
Apre come il basilico, l’amore i suoi rami.
Non asservito al sultano e neppure al qadi. 

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Foto di Valentina Perniciaro _Bosra, chiacchiere tra donne_

Dello zafferano…

26 ottobre 2008 Lascia un commento

Lo zafferano è nato da un duplice ferita. Si racconta in effetti che il dio Hermes, un giorno che si esercitava nel lancio del disco, ferì per sbaglio il suo amico Croco. Questi morì sul colpo, ma il suo sangue, sparso sul terreno, si tramutò per volere di Hermes in strani fiorellini, ciascuno dotato di tre stimi. L’intenso profumo e il colore luminoso ne avrebbero fatto la spezia più preziosa.
La stessa leggenda vuole che la ninfa Smilace, che amava Croco appassionatamente, fosse anch’essa trasformata da Hermes in fiore di zafferano. Da quest’ultima vittoria dell’amore, i due amanti ormai riuniti per l’eternità nel cuore di un fiore, deriva forse la prima virtù dello zafferano, o almeno quella un tempo più celebrata, vale a dire la proprietà afrodisiaca.
E’ probabile per questa ragione che Zeus in persona, secondo Omero, ne usò, e ne abusò, giungendo a tappezzare il suo giaciglio di pistilli di zafferano. Più tardi, sull’esempio del dio, i ricchi romani avrebbero cosparso di zafferano le lenzuola degli sposi novelli. E, a credere al Satyricon, se ne sarebbero serviti a
profusione nei loro banchetti, in realtà più per ostentare ricchezza e prodigalità che per eccitare l’amore.

Lo zafferano infatti non ha soltanto il colore dell’oro, ma ne ha anche, o quasi, il valore.
Gli stimmi devono essere necessariamente colti a mano, con lo stesso gesto millenario che si può ancora vedere raffigurato in un affresco del palazzi di Cnosso, a Creta.
E per fare un chilogrammo di spezia ci vogliono non meno di cento-cinquantamila fiori. Perciò gli antichi hanno per lo più riservato la nostra pianta aromatica a usi medicinali, come il famoso rimedio kuphi in Egitto, o se ne sono serviti per tingere certi tessuti a scopi rituali, come a Tiro, dove le spose novelle portavano un velo color zafferano per indicare che avevano ormai acquistato tutti gli attributi della femminilità.
Nel Medioevo, una volta acclimatato dagli arabi in Spagna, tra l’VIII e il X secolo, lo zafferano svolgerà in Europa le stesse funzioni medicinali e artigianali.
I medici più rinomati, fra i quali quelli della scuola di Salerno, ne vanteranno così i meriti, e in particolare il potere esilarante, mentre i mercati di stoffe, dalla Toscana alle città della Lega anseatica, lo cercheranno per tingere la propria mercanzia. Sembra persino che a Firenze, dov’era molto apprezzato, fosse offerto a volte come garanzia nelle operazioni finanziarie.
Nell’Islam classico, come altrove, lo zafferano preoccupò naturalmente i medici. Alcuni di loro, come Rhazes, lo condannarono senza appello perchè avrebbe provocato nausee e tolto il sonno, mentre altri, fra i quali Avicenna, ne lodarono gli effetti benefici sulla “sostanza dello spirito vitale”. E’ certo tuttavia che venne impiegato di più, e con successo, per uso esterno, per cicatrizzare le ferite, calmare la gotta e curare la cateratta. Coltivato in piccole quantità nel Vicino Oriente arabo, molto di più in Iran e in Turchia, esso conquistò il Maghreb, e di qui passò in Spagna, che divenne la sua terra d’elezione. 
L’agronomo sivigliano Ibn al-‘Awwam ne trattò si dalla fine del XII secolo con notevole precisione. In tutt’altro ambito, il fiore di zafferano, con i suoi tre stimmi, attirerà una folla di poeti paesaggisti del periodo postclassico, che vi vedranno di volta in volta “fili di zolfo fiammeggiante”, “vergini sbigottite” o “tre donzelle abbracciate”. Non si contano poi i riferimenti al suo colore giallo-rosso e al suo valore pari all’oro.
Resta il fatto che lo zafferano è da sempre apprezzato innanzitutto per il suo profumo penetrante. E se il re Salomone lo cita  nel Cantico dei Cantici, è appunto per evocare gli effetti della donna amata.
Più prosaicamente, si sa che è impiegato da secoli, in tutti i paesi mediterranei, per condire le pietanze.
In Francia vi fu persino un’epoca, il XIV secolo, in cui, in un libro di cucina che contenteva 172 ricette, si contavano più di 70 piatti aromatizzati con lo zafferano (o colorati con il cartamo). Soltanto pochi sono sopravvissuti, ma sono in generale veri gioielli della gastronomia regionale, come la bouillabaisse di Marsiglia o la minestra allo zafferano del Sud-Ovest, detta mourtayrol. Senza dimenticare, beninteso, nel capitolo degli alcolici, il celebre elisir dei monaci certosini.
Gli italiani, poi, sono ghiotti sin dal Medioevo del panforte di Siena, aromatizzato allo zafferano.
In Spagna, che produce il migliore zafferano del mondo, il suo uso è ovviamente più diffuso, anche se all’estero si conosce soltanto la paella, adattata qua e là con esiti più o meno felici.
Nessuna cucina al mondo, tuttavia, fa onore allo zafferano quanto la cucina marocchina. Gli arabi del Vicino Oriente ne rinoscono il valore, e a volte lo usano per condire il riso e i dolci, come la baluza, derivata dal classico faludhag. Gli aleppini, in particolare, lo mescolano al muschio per preparare la zarda, un dolce di riso che offrono nelle feste di nozze. 
Ma è in Marocco, e in certa misura anche in Algeria e in Tunisia, che si impone con tutto il suo aristocratico sapore. Si trova in piatti tipici e vari come il cuscus, la harira, la shorba, la bastella e, soprattutto, in un gran numero di tagin.
I tunisini e gli algerini lo utilizzano anche per gli umidi e gli arrosti, e i marocchini per speziare il griush, deliziosa frittella imbevuta di miele e cosparsa di semi di sesamo.
Occorre precisarlo? Lo zafferano di cui si parla qui non ha niente a che fare con il volgare cartamo, anche noto con il nome dispregiativo di “zafferano bastardo”. Quest’ultimo colora ma non dà profumo, ed è facile produrlo in abbondanza. E’ per questo che certi commercianti senza scrupoli sono stati tentati spesso di venderlo come zafferano. Ma non consiglio a nessuno di provare: nel 1344, in Germania, un mercante di spezie che aveva tentato il colpo fu bruciato vivo sulla piazza del mercato con tutta la sua paccottiglia! 

Tagin d’agnello alle patate (Tagin batata) –Marocco-

Ingredienti per 4 persone:

@ 1 Kg di spalla d’agnello tagliata in 8 pezzi
@ 1 Kg di patate piccole e sode
@  scorza di limone
@ 1 dozzina d’olive verdi sminuzzate
@ 1 cucchiaio da caffè di polvere di zafferano
@ 1 cucchiaio da caffè di polvere di zenzero
@ 1 spicchio d’aglio pestato
@ 1 tazza d’olio d’oliva
@ sale

– Rosolate la carne. Condite con il sale, la zafferano, lo zenzero e l’aglio. Coprite d’acqua e lasciate cuocere a fuoco lento, aggiungendo altra acqua se necessario
– Quando la carne è cotta, toglietela dal fuoco. Mettete le patate nella pentola, copritele e fatele cuocere nella salsa.
– Aggiungete la scorza di limone affettata sottilmente e le olive. Fate restringere la salsa prima di rimettere la carne nella cassuerola per qualche minuto
– Sistemare la carne su un piatto di portata. Aggiungete le patate, poi le fettine di scorza di limone e le olive. Annaffiate abbondantemente di salsa.

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