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Egitto: peggio di prima!
Si dovevano celebrare i due mesi senza la presenza di Hosni Mubarak, due mesi dalla sua caduta, dalla fuga nel fortino di Sharm, mentre piazza Tahrir stremata da 18 giorni di rivolta, esultava troppo presto per una rivoluzione ancora tutta da fare.
La manifestazione indetta è stato un territorio di battaglia, dove i soldati hanno attaccato i manifestanti e tirato giù le tende presenti, tende che appaiono e scompaiono continuamente da quelle isola di aiuole al centro dell’immensa piazza. Ci sono due morti a terra, uccisi da colpi d’arma da fuoco e 71 feriti (molti violentemente picchiati o intossicati dal fitto uso di gas urticanti e asfissianti). L’esercito ha caricato quasi immediatamente per disperdere le duemila persone che erano già arrivate in piazza, incredule davanti a quella reazione, totalmente inaspettata malgrado la situazione per i manifestanti sia mutata già da una manciata di settimane.
La piazza poi si è riempita, più di diecimila persone si sono scontrate con le forze armate… probabilmente la furia dell’esercito è scattata quando molti sottoufficiali, dal palco della piazza, si sono uniti alla manifestazione con una chiarezza mai espressa fino ad ora, contro i loro stessi vertici, che pochi minuti dopo hanno iniziato ad ordinare di sparare e disperdere tutti. Un pulmann dell’esercito è stato dato alle fiamme, ma i sassi sono stati l’arma più usata, in risposta a gas e piombo. Quarantadue persone risultano in stato di fermo.
Il popolo di piazza Tahrir sembra aver finalmente capito che l’esercito rientra tra i nemici di questa rivoluzione e l’ha capito ovviamente solo dopo aver visto scorrere il proprio sangue: l’esercito ha sparato contro di loro, ha dimostrato di essere parte integrante di quel regime che troppo ingenuamente pensavano di aver raso al suolo solo con le magnifiche giornate di febbraio … un’illusione finita più che velocemente, come si poteva immaginare.
In piazza si scendeva anche contro il generale Hussein Tantawi, a capo del Consiglio supremo delle Forze armate egiziane, in cui in troppo avevano creduto fino a poco fa “Non hai più la nostra fiducia” urlavano i manifestanti e, fino a poco prima delle cariche, uno degli slogan era anche “Forze Armate, avete un posto nel nostro cuore, non perdetelo”… cosa accaduta definitamente pochi minuti dopo.
Non vogliono più che l’esercito sia per le strade, vorrebbero ancora poter credere in un reale cambiamento nella gestione del potere ma la frustrazione è ormai l’unico sentimento che pregna chi fino a poco tempo fa festeggiava per un futuro tutto nuovo in via di costruzione.
Questa mattina Ahmed Salah, espontente del movimento 6 aprile e leader di piazza Tahrir ha detto che in Egitto “è in atto una cospirazione evidente per mantenere il vecchio regime. Quasi tutti i partiti di opposizione tacciono per opportunismo. Stanno uccidendo la rivoluzione, nessuna delle nostre richieste è stata esaudita. Chiediamo – racconta – che i militari lascino subito il potere, sostituiti da un consiglio presidenziale civile. Che si fermi davvero la corruzione rimuovendo e processando tutti gli elementi del vecchio regime, compresi Mubarak e famiglia. Vanno rimossi anche i giudici che continuano a fare processi pur essendo collusi col vecchio regime. Infine la richiesta di rinviare il voto di settembre: è troppo presto, si devono ancora formare partiti liberi, manca una vera Costituzione, ci vogliono riforme. La gente prima di votare deve sapere chi è” … se il referendum fosse andato diversamente non starebbero in questa situazione, ma il tradimento di alcuni partecipanti della “rivoluzione”, come i Fratelli Musulmani è ormai dichiarato.
Intanto già alle prime ore dell’alba i manifestanti hanno tentato di riprendere posizione e barricarsi…il filo spinato usato dall’esercito per bloccare gli accessi è ora nelle loro mani, che stanno tentando di usarlo per proteggere i punti di ritrovo…
anche questa giornata sarà lunga, per le strade del Cairo.
Egitto: il referendum non doveva andare così!
Ci son rimasta male, anche se inizio ad avere una certa età per credere nei sogni con così tanto fervore; poi ci rimango male.
La chiamata alle urne in Egitto non è andata come doveva andare anche se tutte le autorità mondiali giocano a chi fa prima d sbrodolarsi dicendo che è l’opzione migliore per la transizione e l’arrivo alle nuove elezioni. Io non la penso così e con me tutto il popolo di piazza Tahrir, quello che ha mosso lo spirito del nuovo Egitto, esclusa i Fratelli Musulmani.
Tutti i sondaggi e i pronostici davano il no per favorito: ma facciamo un po’ di chiarezza.
Se avesse vinto il NO tutto sarebbe stato da ridiscutere: l’intera Costituzione si sarebbe rivista ed era il desiderio delle giovani organizzazione nate durante la rivoluzione, il desiderio dei lavoratori che in massa hanno scioperato per settimane, il desiderio delle donne che avrebbero potuto ridiscutere pezzo pezzo il loro “accesso” alle libertà individuali in modo diverso. Passando il No sarebbe andato al vaglio anche l’art. 2 della Costituzione che sancisce la legge islamica alla base della legislazione nazionale: motivo per cui tutta la comunità copta ha votato compattamente per la riscrittura. Insomma, l’intero popolo della rivoluzione del 25 gennaio, quello che ha mandato a casa Mubarak dopo 30 anni, confidava in un secco NO.
Quello si che sarebbe stato un bello schiaffone al vecchio regime, all’esercito, agli attuali aspiranti candidati (anche se entrambi i potenziali candidati hanno dato la preferenza al NO) e uomini della nuova pagina di quel paese così strategicamente importante, così centrale nella scacchiera mediorientale.
E invece la reazione alla fine ha prevalso ed anche con percentuali più che ampie (pare che la vittoria ruoti intorno al 77%): colpevoli sicuro i Fratelli Musulmani che hanno appoggiato il SI insieme al partito del potere, del regime, dell’ex rais. Si sperava in un comportamento diverso visti i rapporti nati nei due lunghi mesi di vita per le strade che abbiamo alle spalle…ma invece, come sempre, la “reazione” ha prevalso nella principale organizzazione islamica, che pur di uscire dalla clandestinità politica in cui s’è mossa sotto il regime non spinge i propri simpatizzanti per un ulteriore salto.
Niente da fare.
Passano i dieci emendamenti costituzionali: saranno riviste le modalità per presentarsi alle elezioni e anche quelle riguardanti la tempistica della carica, ma buona parte delle norme che regolavano il vecchio regime rimarrano intoccate.
La strada, per il popolo meraviglioso di piazza Tahrir, è solo un po’ più in salita del previsto…
Egitto: 45 milioni di persone alle urne, oggi
In 45 milioni alle urne, nel caro Egitto in rivoluzione. Dovranno esprimersi su uno dei punti fondamentali per il futuro politico del paese nell’era successiva al regime di Mubarak. Potranno votare per ancora una manciata di minuti (i seggi chiuderanno alle nostre 18): Na’am (si) o La (no) al pacchetto di dieci emendamenti, proposti come intervento sulla costituzione. Gli emendamenti più importanti riguardano la durata del mandato presidenziale, le caratteristiche necessarie per esser capo dello stato e le modalità per candidarsi alle elezioni. Gli unici a tifare per il si, oltre a quel che è rimasto del Partito Nazionale Democratico (quello che era il partito di Hosni Mubarak) e i Fratelli Musulmani.
Tutto il popolo di piazza Tahrir, le centinaia di migliaia di giovani che in questi due mesi non hanno mollato la presa contro il regime e i suoi servi che stanno riuscendo dalle fogne appena poche settimane dopo esserci finalmente finiti, il popolo che sta mobilitando il nuovo Egitto, quello della Coalizione dei giovani della rivoluzione invita il paese a votare per il no. No ad un pacchetto d’emendamenti ad una Costituzione che giustamente vogliono riscrivere dall’inzio, parola per parola. Lo raccontavo mentre manifestavo con loro, un mese fa, per Il Cairo: anche i bambini buttati sulle panchine o quelli seduti a mangiare un panino a ricreazione, gli operai, i tassisti…non ho conosciuto egiziano che non avesse in tasca la sua bozza di Costituzione. Se dovesse vincere il SI, con l’approvazione degli emendamenti si arriverebbe rapidamente -a giugno- ad elezioni parlamentari e a settembre alle presidenziali; se dovesse invece prevalere il NO tutto slitterebbe dopo dicembre per permettere ad una commissione di riscrivere la costituzione. Quindi speriamo che la situazione sia come dicono gli ultimi sondaggi, che vedono solo un 37% di preferenze rivolte verso il SI. Al-jazeera racconta di lunghissime file ai seggi; una partecipazione praticamente sconosciuta alle urne egiziane precedentemente
MARCHIONNE DEL GRILLO!
Veramente stupendo
APPELLO ASSEMBLEA DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA e CORRISPONDENZA RADIOFONICA
Quello che segue è l’appelo venuto fuori dalla due giorni fiorentina, a questo link invece potete ascoltare la corrispondenza di Radio Onda Rossa effettuata con uno dei promotori del comitato.
PER L’ACQUA PUBBLICA, PER UN DIRITTO INALIENABILE, PER IL FUTURO.
APPELLO ASSEMBLEA DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA
Firenze, 18-19 Settembre 2010
Noi donne e uomini dei movimenti sociali territoriali, della cittadinanza attiva, del mondo dell’associazionismo laico e religioso, delle forze sociali, sindacali e politiche, del mondo della scuola, della ricerca e dell’Università, del mondo della cultura e dell’arte, del mondo agricolo, delle comunità laiche e religiose che in questi anni e in tutti i territori
- abbiamo contrastato la privatizzazione del servizio idrico, perché sottrae alle collettività un diritto essenziale alla vita;
- abbiamo promosso e partecipato, nel Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua o in altri percorsi, a iniziative ed azioni, socializzando i saperi e le esperienze, rafforzandoci reciprocamente, allargando la sensibilizzazione e il consenso;
- abbiamo promosso con oltre 400.000 firme una legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua e la sua gestione partecipativa;
- abbiamo promosso mobilitazioni territoriali, manifestazioni nazionali e appuntamenti internazionali per riappropriarci di ciò che a tutti appartiene, per garantire a tutte e tutti un diritto universale, per preservare un bene comune per le future generazioni, per tutelare una risorsa naturale fondamentale;
- abbiamo promosso una campagna referendaria che si è conclusa con lo straordinario risultato di oltre un milione e quattrocentomila firme raccolte;
consapevoli del fatto che
− il voto referendario apre una stagione decisiva per l’affermazione dell’acqua bene comune e della sua gestione pubblica e partecipativa;
− la battaglia dell’acqua è assieme una battaglia contro il pensiero unico del mercato e per una nuova idea di democrazia;
− la privatizzazione e la mercificazione dell’acqua e del servizio idrico è incompatibile con conservazione della risorsa acqua, degli ecosistemi e più in generale dell’ambiente;
− una vittoria ai referendum della prossima primavera potrà aprire nuove speranze per un diverso modello economico e sociale, basato sui diritti, sui beni comuni e sulla partecipazione diretta delle persone;
facciamo appello a tutte le donne e gli uomini di questo paese
perché, in questi mesi che ci porteranno al referendum si apra una grande stagione di sensibilizzazione sociale sul tema dell’acqua, e si produca, ciascuno nella sua realtà e con le sue attitudini e potenzialità, uno straordinario sforzo di comunicazione sull’importanza della vertenza in corso e sulla necessità del coinvolgimento di tutto il popolo italiano, con l’obiettivo di arrivare all’affermazione dei tre referendum abrogativi.
Tutte e tutti assieme possiamo affermare l’acqua come bene comune, sottrarla alle logiche del mercato, restituirla alla gestione partecipativa delle comunità locali.
Tutte e tutti assieme siamo coinvolti nel problema e possiamo divenire parte della soluzione.
Il tempo è ora. Perché si scrive acqua e si legge democrazia.
Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
Comitato Promotore dei referendum per l’Acqua Pubblica
…storia di una bottiglia d’acqua…
Un video che racconta la follia dell’imbottigliamento dell’acqua…
FIRMATE PER IL REFERENDUM: ACQUA PUBBLICA!
ACQUA PER TUTT@
TORNA IL NUCLEARE
CI MANCAVA SOLAMENTE QUESTO. L’ITALIA HA VOTATO IN UN REFERENDUM. PENSAVAMO CHE ALMENO QUESTA CE LA FOSSIMO SCAMPATA E INVECE NO, ANCHE IL NUCLEARE VERRA’ A STUPRARE QUESTO MISERO PAESE
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