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Genova 2001: contribuiamo alle spese
Alla fine di luglio scorso avevamo dichiarato di voler continuare la campagna 10×100.
Non solo perché i processi non sono finiti ma anche perché siamo convinte e convinti che solo così potremo mantenere viva la nostra memoria sulle giornate di Genova e imparare da oggi in poi a fare fronte alle vicende giudiziare con la solidarietà e la forza che attraverso il web ci avete dimostrato.
Se un compagno e una compagna sono oggi in carcere, presto riprenderà il processo per i cinque che dovranno tornare in appello, un altro capitolo della storia giudiziaria di Genova che sta per riaprirsi.
Le spese totali dei processi ad oggi ammontano a circa 80 mila euro, cifra destinata a crescere con l’imminente ripresa dell’appello. Una cifra insostenibile per chiunque di noi, che eravamo lì nel 2001.
Insostenibile perché mette una ipoteca sulla vita delle persone, che si aggiunge alle misure detentive.
Pensiamo che sia importante far sentire la forza dei 300 mila che erano a Genova sostenendo le spese legali delle e degli imputati, per questo invitiamo tutte e tutti a sottoscrivere attraverso il sito di supporto legale www.supportolegale.org, o direttamente qui http://www.buonacausa.org/genovag8,
per far sentire a tutte e tutti la nostra solidarietà.
Se riusciamo a versare tutti anche un simbolico euro, riusciremo a coprire le spese che gli imputati si trovano a sostenere da soli.
Altrimenti no.
Vorremmo poi, che la campagna diventasse uno strumento per ragionare su quanto accade nelle piazze e sul reato di “devastazione e saccheggio”, su cosa significhi per lo Stato e i suoi apparati il termine “ordine pubblico”, quello stesso ordine pubblico che i 10 imputati per Genova 2001 avrebbero turbato.
E’ tempo, pensiamo, di capire da che parte stare..
se dalla parte di chi ruba nei supermercati o rompe i bancomat delle banche o dalla parte di chi le costruisce.
La campagna 10×100
www.10×100.it
info@10×100.it
Per scrivere ad Alberto :Alberto Funaro, Casa Circondariale Capanne, Via Pievaiola 252, 06132 Perugia
Per scrivere a Marina : Marina Cugnaschi c/o Seconda Casa Di Reclusione Di Milano – Bollate, Via Cristina Belgioioso 120, 20157 Milano (MI)
Dal Messico, per i prigionieri
Gli ostaggi iniziano ad entrare in cella
Le ragioni di una campagna
A poche ore dalla sentenza Diaz e “devastazione e saccheggio”
Condanne g8: Alberto è stato tradotto a Perugia
Arriva da poco la notizia che Alberto Funaro, in carcere da dieci giorni a scontare la condanna per devastazione e saccheggio, di Genova2001, è stato trasferito da Rebibbia a Perugia, nella Casa Circondariale di Capanne.
Ce lo allontanano, dalla sua città, dalla sua famiglia,
dal poter ascoltare Radio Onda Rossa, la sua radio.
Per scrivergli ora l’indirizzo è:
Alberto Funaro
Casa Circondariale Capanne
Via Pievaiola 252
06132 Perugia
TUTTI LIBERI!
http://10×100.it
Gli ostaggi iniziano ad entrare in cella…ALBERTO LIBERO!
Una sconfitta lunga undici anni, il tuo pugno chiuso che usciva da quella macchina,
mentre girava l’angolo della Questura centrale.
Poi invece il tuo sorriso,
che mentre ci salutava apriva la strada e il cuore a quello che da oggi dovremo affrontare:
il tuo sorriso, quel saluto strappato prima in questura poi davanti alla porta carraia che ti ha mangiato,
ha chiuso definitivamente questa amara sconfitta,
così lunga,
intrisa a litri del sangue di quelle strade, del sangue dal volto di Carlo,
del sangue sui termosifoni e quello trascinato sui muri e sui gradini delle scale,
ed ora anche in gabbia,
avvolta tutto tondo da cemento e ferro, da anfibi e ammasso di corpi prigionieri.
L’ha chiusa con un dolore che io non so descrivere, col tuo sorriso spaventato e forte e le nostre lacrime a litri, implacabili,
di quelle che ti scavano il viso per sempre.
L’ha chiusa per aprirne una tutta nuova, che parte da voi, dai vostri corpi prigionieri, da quanto riusciremo a non farvi sentire soli.
Perché quando abbiamo aperto la campagna 10×100 le parole che ci sono venute a tutt@, spontanee e sanguigne, sono state che Genova non è finita, non può finire in questo modo: non con l’assurdità di questo reato, non con il capro dei capri espiatori.
Questa sentenza ne è la conferma, la prova lampante che non avendo nulla nelle mani si sono accaniti con 25, poi 10, poi 5 …
ed ora già tra le sbarre siete 2.
Cinque. Cinque persone su quei 300.000 che eravamo.
Cinque persone in carcere, per aver mosso gesto contro la proprietà, contro una vetrina, contro un simbolo.
Fino a quindici anni, per quelle loro maledette vetrine, per dei cocci assicurati,
per aver osato affrontare simbolicamente (parliamo di 3 banche su 300) i luoghi del potere finanziario.
Siamo al surreale che diventa realtà, di cemento e ferro.
Siamo agli ostaggi delle cose, corpi prigionieri della proprietà privata, dell’aver osato infrangere i vetri.
Loro possono passare le camionette sui nostri corpi, possono spararci dritto in faccia, possono sequestrarci nelle caserme per torturarci, per strapparci i piercing, per minacciare i nostri corpi di donne di esser violati dai loro manganelli di Stato,
loro possono tutto.
E con il reato di “devastazione e saccheggio”, con questo nuovo paradigma penale che sempre più ci troveremo ad affrontare,
possono anche sequestrarci, strapparci alla vita, alla politica, alla libertà,
per anni infiniti,
nella difesa della “robba”, delle cose, dei vetri che non vanno rotti mai.
Non ti posso pensare lì Fagiolino, non posso pensare quel tuo corpo buono, lungo lungo, che cerca una posizione in branda,
con quella condanna sul groppone. Non posso pensare a quella porta carraia, che già odio di mio, che ora si è presa anche te,
è una sensazione di rabbia e impotenza che fa male ad ogni pezzetto di corpo.
E’ un’ingiustizia, fratello mio, che mai sarebbe dovuta passare sulla tua pelle, portandoti via da tutti noi.
Non ci sarà un secondo di pace, in questo stomaco, finchè sarai lì,
perché ci stai pe’ tutti, Albè, stai lì per tutti noi e non ti lasceremo un secondo.
A te, come agli altri.
ALBERTO LIBERO! TUTTI LIBERI!
Nessuna condanna potra mai fermare le nostre lotte
In ogni caso, nessun rimorso
Segui : 10×100.it
PER SCRIVERE A FAGIOLINO:
Alberto Funaro
Casa Circondariale Capanne
Via Pievaiola 252
06132 Perugia
Oggi, domenica 15 luglio, presidio di solidarietà davanti al carcere di Rebibbia
Radiondarossa invita le compagne e i compagni di Roma a partecipare ad un saluto ad Alberto,
domenica 15 luglio a partire dalle 18 sotto Rebibbia angolo via Majetti.
Per un appuntamento molto partecipato con un microfono aperto alla solidarietà e alla vicinanza ad Alberto e a chiunque si trovi chiuso dentro un carcere.
Gli appuntamenti per il 13, giornata della sentenza di cassazione per “Devastazione e saccheggio”
Il 13 luglio la Corte di Cassazione è chiamata ad esprimersi sulla sentenza che condanna 10 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio – con pene che vanno dagli 8 ai 15 anni – per le giornate contro il g8 di genova 2001.
La campagna 10×100 dà appuntamento a tutte e tutti dalle ore 20.00 a Piazza Trilussa per prendere parola sull’esito della sentenza. Facciamo sentire la nostra vicinanza e la nostra solidarietà a dieci persone le cui vite sono sospese, in attesa della decisione di un tribunale. Dieci capri espiatori da colpire per educare chiunque voglia continuare a manifestare dissenso. Dieci condanne esemplari che mirano a intimorire i movimenti e chiunque produca conflitto contro i veri devastatori e saccheggiatori delle nostre vite e dei nostri territori.
Appuntamenti per il 13 luglio:
– ore 10.30 appuntamento davanti alla Cassazione Piazza Cavour per seguire l’udienza
– ore 12.00 Conferenza stampa e consegna delle firme campagna 10×100
– ore 20 Piazza Trilussa (trastevere) per prendere parola sull’esito della sentenza
Nessuna condanna potra mai fermare le nostre lotte
In ogni caso, nessun rimorso
Le ragioni della campagna 10×100: GENOVA NON E’ FINITA
LEGGI E SEGUI: 10×100.it
[…]Che tempi sono questi in cui
Un discorso sugli alberi è quasi un reato
Perché comprende il tacere su così tanti crimini!
Quello lì che sta tranquillamente attraversando la strada
Forse non è più raggiungibile per i suoi amici
Che soffrono?
[…] b. brecht, 1939 – “A quelli nati dopo di noi”
Quando abbiamo lanciato la campagna 10×100 non immaginavamo che migliaia di persone sul web avrebbero raccolto questo appello.
Manca una settimana alla sentenza in Cassazione, quando 10 manifestanti, nostri compagne e compagni, vedranno deciso il loro immediato futuro. Se la sentenza di condanna in appello venisse confermata, il carcere diverrebbe la loro realtà quotidiana per i prossimi anni.
Nell’incontro “Costruzione del nemico : criminalizzazione degli indesiderati da Genova ad oggi” abbiamo voluto indagare insieme ad avvocati e attivisti per i diritti civili il peso che certe condanne – politiche – hanno nel ridefinire gli spazi del nostro agire, non solo in quanto attivisti, ma anche come abitanti di questo paese.
Pensiamo ai diversi casi di tortura che avvengono nelle celle delle caserme e delle carceri. Pensiamo alla progressiva sostituzione delle leggi con la decretazione d’urgenza. Ai diversi pacchetti sicurezza prodotti negli ultimi anni. Alla individuazione di siti di interesse strategico senza ascoltare le ragioni delle popolazioni (Val di Susa, discariche, siti per la costruzione delle centrali nucleari). Pensiamo al referendum popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua, disatteso e inascoltato. Pensiamo, quindi, all’accanimento con cui hanno perseguito 10 persone condannate per devastazione e saccheggio: un reato figlio del fascismo che
punisce in maniera spropositata reati lievi contro le cose, o la resistenza. Ma soprattutto punisce anche solo la partecipazione, la ”compartecipazione psichica”.
Il messaggio è chiaro, come ha dichiarato anche Antonio Manganelli nella sua relazione del 20 febbraio scorso: non è più importante capire se si commette un delitto o meno, ma che il solo manifestare, il solo scendere in piazza è già un elemento di colpevolezza.
In altri paesi certe dichiarazioni desterebbero scalpore, soprattutto se escono fuori dalla bocca del vicecapo della polizia all’epoca delle manifestazioni contro il G8 di Genova. Siamo però in Italia, e sappiamo che la catena di comando di Genova 2001 ha nel frattempo ottenuto avanzamenti di carriera e siede oggi ai vertici delle forze di polizia e d’intelligence del paese. Sappiamo che la Camera dei Deputati non ha mai voluto aprire una commissione d’inchiesta su quelle vicende. Sappiamo che si è voluto circoscrivere Genova a un enorme problema di ordine pubblico, che andava gestito con tutta la forza necessaria.
Nel suo libro “In marcia con i ribelli” Arundhati Roy torna a raccontare la “guerra ai poveri” condotta dallo stato indiano in difesa dei grandi poteri economici. A noi, che viviamo nella cara vecchia Europa, si dice che dobbiamo sopportare le ricadute pesanti della crisi economica, cercando di ritrovare l’ottimismo.
Se non vogliamo chiamarla anche noi guerra ai poveri è certo che le misure di austerity e le ‘manovre d’estate’ dei diversi stati europei ci renderanno tutte e tutti un po’ più poveri di prima, restringendo poi ulteriormente gli spazi d’espressione e di partecipazione delle e dei cittadini.
Le ragioni di una campagna come questa, dunque, risiedono qui.
Nel ricordare che prendere parola per i 10 condannati per devastazione e saccheggio vuol dire affermare che le vite delle persone valgono più di un oggetto danneggiato durante una manifestazione. Che la solidarietà è un valore opposto e contrario alla solitudine in cui le si vorrebbe lasciare. Non si tratta di decidere se sia giusto o sbagliato, se ci siano metodi più o meno corretti di manifestare. Si tratta, oggi più che mai, di capire che c’è una sfera incedibile si sovranità, che è quella che attiene al dissenso, alla volontà di cambiare le proprie condizioni di vita, di pretendere il meglio per sé e per gli altri.
Per questo diamo appuntamento VENERDI 13 LUGLIO davanti alla Cassazione a Piazza Cavour per le ore 10:30 per una conferenza stampa e a partecipare al presidio indetto.
A poche ore dalle sentenze Diaz e “devastazione e saccheggio”…
A me le sentenze mettono ansia,
anche se non riconosco i loro tribunali,
anche se non mi cambia nulla se su un foglio sia sancita la colpevolezza, tantomeno dello Stato, per qualche litro di sangue lasciato su un muro.
Però la sentenza di cassazione per il massacro della Diaz mi mette ansia,
mi mette ansia perché inevitabilmente metterà la parola fine su questi undici anni di storia,
e di vita nostra.
Ho l’ansia per la sentenza di oggi, perché la sento troppo legata a quella di venerdì prossimo, 13 luglio, quando lo stesso maledetto tribunale metterà la parola fine al processo per “devastazione e saccheggio”.
Una parola fine che per 10 compagni potrebbe (anche il mio uso del condizionale è solo un’illusione) comportare galera, sbarre, blindati, casanza, domandine, colloqui, pacchi…
quante parole saranno costretti ad imparare,
quanta vita perderanno tra quel ferro e quel cemento,
per delle vetrine, per delle banche,
per del vetro spaccato.
Le nostre teste, le nostre vene, le nostre vite invece, quelle non hanno mai contato nulla: sono sempre state il loro pane quotidiano,
dentro le caserme, per le strade, dentro le celle.
Il nostro sangue nutre lo Stato da sempre, quindi inutile pensare che qualcuno possa pagarla, inutile sperare in oggi,
inutile credere che un tribunale possa liberarci dalla violenza gratuita mossa contro di noi quel giorno, come sempre.
In carcere ci vai se rompi qualcosa, se “devasti”, se “saccheggi”…
la proprietà privata, le cose, la “robba”
tutto il resto non conta.
Un dibattito interessante quello dello scorso martedì, organizzato dalla campagna 10×100; interessante vedere la storia di questo reato,
interessante capire come procede la costruzione del nemico, come si adatta il codice penale ( non solo fascista, ma anche pre-fascista) alle lotte esistenti, ai rapporti di forza esistenti (inesistenti, bisognerebbe dire).
Ed io son d’accordo con chi dice che “bisogna di nuovo innamorarsi della parola AMNISTIA, bisogna farla tornare patrimonio del proletariato e del movimento rivoluzionario”…
cavolo se è vero.
Dovremmo lottare per liberare tutti, per liberare tutti coloro che sono entrati (e troppi ne entreranno) in carcere per le lotte sociali,
per la difesa della loro casa, del loro posto di lavoro, del loro diritto al movimento (pensiamo a quanti migranti!),
di qualunque slancio mirato al cambiamento di questa realtà,
alla riappropriazione di tutto quel che desideriamo,
a partire dalla libertà.
Tra dieci giorni il carcere potrebbe abbattersi sui nostri sorrisi come una falce…ed io non posso pensarci.
Abbiamo molto da costruire e da fare, per loro dieci come per gli altri,
tutti gli ultimi della terra privati della propria libertà solo perché hanno alzato la testa,
ognuno con i suoi mezzi, ognuno con le sue parole d’ordine,
ognuno col suo desiderio di abbattere questo stato di cose
e costruire altro.
Ora.
TUTTI LIBERI!
questa sera appuntamento a Piazza Trilussa a partire dalle 18.30:
Giulia Anania
Adriano Bono (en solo)
Funkallisto 4tet
Rosso Malpelo
Wogiagia
99 Posse Dj set (Marco Messina and JRM)
Incursioni Teatrali del Teatro Valle occupato
Esibizione di artiste e artisti di strada
Laura Riccioli leggerà Artaud
– Per farla finita con il giudizio di Dio-
Daniele Vicari …e altre partecipazioni a sorpresa per i 10 condannati in appello per il reato di devastazione e saccheggio- Perché Genova 2001 non è finita
GENOVA NON E’ FINITA: 10 – NESSUNO – 300.000
Nel luglio del 2001 ci recammo a Genova in 300 mila per gridare ai potenti del G8 “un altro mondo è possibile”.
Un mondo dove le scelte politiche non fossero dettate dalle banche e dagli speculatori e dove la voce dei molti non fosse azzittita dall’arroganza dei pochi. Arrivammo in una Genova blindata, sbarrata dalle inferriate, dove neppure gli abitanti potevano circolare senza permesso. In 300 mila invademmo le strade con i nostri bisogni e desideri. E con le idee ben chiare che quel modello di sviluppo capitalistico non ci andava bene; ci trovammo di fronte un potere armato che aveva preparato una gestione di piazza sanguinaria, culminata con l’omicidio di Carlo Giuliani. Lo stesso potere che costruiva le false prove per l’irruzione alla scuola Diaz e allestiva la camera di tortura di Bolzaneto.
Oggi dopo 11 anni, c’è chi vorrebbe che di quelle giornate rimanessero solo delle sentenze dei tribunali: l’assoluzione per lo Stato e i suoi apparati e la condanna di 10 persone accusate di devastazione e saccheggio. 10 persone a cui vorrebbero far pagare il conto, con 100 anni di carcere, per aver disturbato i piani dei potenti della terra. Un reato che prevede condanne dagli otto ai quindici anni e che risale al Codice Rocco, emanato durante il regime fascista ed usato contro chi si opponeva alla dittatura. E’ così che oggi la magistratura lo applica con lo stesso intento.
Ma chi sono i veri devastatori e saccheggiatori?
A 11 anni di distanza possiamo dire che allora avevamo ragione. Quel potere che si riuniva per decidere le sorti del mondo ha mostrato in questi anni quali fossero i suoi reali progetti: la globalizzazione secondo i dettami del neoliberismo, la devastazione e messa a profitto dei territori e l’accaparramento delle risorse (acqua, petrolio, sementi), il saccheggio delle nostre vite, le politiche di austerity che ci impoveriscono sempre di più, le truppe di occupazione nel nostro paese e in giro nel mondo. Mentre a pagare è sempre chi lotta dalle parte delle classi più deboli, gli organizzatori e gli esecutori dei massacri di Genova non solo non sono riconosciuti come responsabili ma vengono addirittura premiati. Ce lo dimostra anche la recente nomina a sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio, con delega ai servizi segreti, di Gianni De Gennaro capo della polizia all’epoca del G8 di Genova .
Rimandiamo indietro ai veri devastatori e saccheggiatori le condanne che vogliono infliggerci.
Lanciamo questo appello a tutti e tutte, alle e ai 300 mila che erano in piazza a Genova in quel luglio del 2001 e a quelle migliaia che non hanno smesso di lottare (sognare), per aprire da qui al prossimo 13 luglio, giorno dell’udienza in Cassazione per i compagni condannati per devastazione e saccheggio, una campagna che ponga l’accento su quanto sia politica la scelta discrezionale della magistratura di ricorrere al reato di devastazione e saccheggio. Una campagna che non permetta che siano dieci capri espiatori a pagare per lotte che appartengono a tutti e tutte e che sappia costruire momenti di solidarietà e vicinanza. Una campagna comunicativa che utilizzi diversi strumenti e che sappia coinvolgere tutta la società in una battaglia di libertà.
Invitiamo il movimento tutto, le compagne e i compagni che da tutto il mondo animarono quelle giornate di Genova ad aderire alla campagna e muoversi muoversi su questi temi da qui alla data del 13 luglio.
La campagna verrà lanciata il 12 giugno
con una conferenza stampa presso la Cassazione
a Piazza Cavour ore 14
A questo LINK il redazionale di Radio Onda Rossa con l’avvocato Francesco Romeo sulle cassazioni e sul reato di “devastazione e saccheggio”
Assoluzioni al processo Diaz
“Ricordo perfettamente quel momento. E ricordo anche di che discutevamo con i colleghi. Bisognava evacuare i feriti dalla scuola e creare una cintura di sicurezza intorno alla Diaz, dal momento che continuava ad affluire gente e il clima era tesissimo. Di questo discutevamo. Avevo cose più importanti cui pensare che non guardare in terra per controllare cosa c’era e accorgermi di quelle due molotov. Potrà piacere o meno. Ma è la verità. Ho sempre avuto fiducia che prima o poi sarebbe venuta fuori. Il tempo mi sta dando ragione”.
Eh si, bravo Canterini, sei riuscito perfettamente nel tuo piano. Il tempo ti ha dato ragione.
I vertici della polizia sono stati assolti: assolti si. Ormai è legge: se distruggi una vetrina ti prendi otto anni, se torturi, massacri, umili e ancora torturi vieni assolto se sei uno importante e se sei uno stronzo qualunque ti becchi un paio d’anni.
E’ un dato di fatto, è il nostro paese. E’ quello che ci meritiamo, ne sono sempre più convinta.
E’ tutto ciò che dovrebbe insegnarci a capire la lezione, che dovrebbe farci capire quanto c’è da fare, quanto è stupido aspettare e credere in una giustizia che non è mai stata dalla nostra parte, perchè non può starci.
E non mi venissero più a parlare di processi, di verità, di bisogno di portare la storia nei tribunali per punire i colpevoli: impariamo a tornare per le strade, a riappropriarci delle nostre cose.
Impariamo a capire che non possiamo cascare dalle nuvole, che non si scende in piazza così, che non si tiene la guardia così bassa, che non si può continuare così.
Che ci stanno spazzando via, senza che nemmeno nessuno se ne accorga.
E ce lo meritiamo. E’ la conseguenza diretta di quello che i compagni hanno lasciato morire, è l’assenza di organizzazione, di autonomia, di aggregazione e crescita.
Spero sia stata l’ultima volta, l’ultima volta che aspettiamo giustizia nei loro tribunali.
ASSASSINI SERVI DI STATO. ASSASSINI ASSASSINI ASSASSINI ASSASSINI
Da Repubblica:
Nessuna condanna, dunque, per Giovanni Luperi, attuale capo del Dipartimento di analisi dell’Aisi (ex Sisde), nel 2001 vice direttore dell’Ucigos e Francesco Gratteri, attuale capo dell’Anticrimine, all’epoca dei fatti direttore dello Sco e Gilberto Calderozzi, oggi a capo dello Sco. In totale erano 28 i poliziotti sul banco degli imputati, ma il collegio presieduto da Gabrio Barone ha deciso di emettere 13 condanne, esclusivamente nei confronti dei responsabili delle violenze all’interno della scuola. Sono state inflitte condanne per 35 anni e sette mesi, rispetto agli oltre 108 anni chiesti dall’accusa. Tre e due anni di carcere sono stati comminati rispettivamente A Pietro Troiani e Michele Burgio, colpevoli di aver portato all’interno dell’edificio due bottiglie incendiarie trovate durante la manifestazione del pomeriggio e di averle attribuite ai manifestanti che dormivano all’interno della scuola. Assolti invece i funzionari di polizia che firmarono il verbale di perquisizione e cioè Gratteri, Luperi e Calderozzi. E insieme a loro Filippo Ferri, Massimiliano Di Bernardini, Fabio Ciccimarra, Nando Dominici, Spartaco Mortola e Carlo Di Sarro. Per ognuno di loro la pubblica accusa aveva chiesto 4 anni e 6 mesi ritenendoli colpevoli di calunnia, falso ideologico e arresto illegale. Il tribunale ha assolto inoltre per non aver commesso il reato o perché il fatto non sussiste Massimo Mazzoni, Renzo Cerchi e Davide Di Novi. Per loro la pubblica accusa aveva chiesto 4 anni ritenendoli colpevoli di calunnia, falso ideologico e arresto illegale. Assolti anche da ogni responsabilità Massimo Nocera, Maurizio Panzieri e Salvatore Gava. Massimo Nocera era accusato di aver Simulato un finto accoltellamento e il pm aveva chiesto per lui 4 anni di carcere.
La totalità delle condanne riguarda i componenti del Settimo nucleo mobile di Roma, del suo capo dell’epoca Vincenzo Canterini condannato a 4 anni e accusato di calunnia, falso ideologico e lesioni, e dai suoi sottoposti Fabrizio Basili, Ciro Tucci, Carlo Lucaroni, Emiliano Zaccaria, Angelo Cenni, Fabrizio Ledoti e Pietro Stranieri, condannati a 3 anni e accusati di lesioni aggravate in concorso. Il vice di Canterini, Angelo Forniè è invece stato condannato a due anni di reclusione.
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