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Alaa è libero! Ora tutti gli altri e poi l’Egitto
Alaa è libero…sono ore che voglio aggiornare questa pagina ma non era mica facile, nell’orgia di questo natale squattrinato …
Alaa Abd El Fattah è finalmente uscito dal carcere militare dove era rinchiuso da più di otto settimane con accuse deliranti riguardanti la notte di scontri al Maspero, in cui lo SCAF sparò e uccise decine di persone, riaprendo definitivamente il percorso rivoluzionario che sembrava sospeso in attesa dell’apertura delle urne elettorali.
Alaa ha un percorso politico che non nasce il 25 gennaio con la rivoluzione, ma vien da molto lontano…
è diventato papà durante la detenzione, con un bambino dolcissimo, partorito da una donna di una forza rara e meravigliosa.
Quindi è impossibile aggiungere parole: solo un grande augurio per Alaa, Manal e il piccolo Khaled,
che finalmente potrà sentire la barba del suo papà sulla sua pelle, e imparare da lui il sorriso.
Ora, vogliamo tutti gli altri liberi,
a partire da Maikel Nabil: TUTTI LIBERI! EGITTO LIBERO!
NO ALLO SCAF, NO ALL’ESERCITO EGIZIANO!
In questo momento invece centinaia di persone sono fuori l’aereoporto del Cairo, in attesa del loro Ahmed Harara, di ritorno da uno dei primi viaggi per capire se potrà far qualcosa per i suoi occhi, persi a distanza di nove mesi l’uno dall’altro, per mano dei cecchini dell’esercito israeliano.
In centinaia ad aspettarlo, urlando l’abbattimento della giunta militare!
Con voi!
Alaa scrive alla sua compagna e a suo figlio appena nato: da una cella
Questa lettera è stata scritta in una cella,
luogo capace di creare delle lettere d’amore uniche, piene di carne, di baci, di tatto, di strazio: le lettere d’amore da o per il carcere, sono la cosa che più lacera il mio cuore, son quello che ha cambiato la mia vita…
Quando conosci quella sensazione di privazione forzata non te ne liberi più, perché hai scoperto che la carta è carne, che lo diventa facilmente…immagino quante lacrime siano scese sul volto di Manal quando ha letto queste righe, immagino il modo in cui ha stretto suo figlio, in cui ha tenuto le sue manine nella sua, apparentemente enorme.
E allora il mio pensiero va a loro due, ad una madre privata della gioia di dividere l’emozione più bella con l’uomo che ama,
ad un padre…che non ha ancora sentito l’odore della pelle di suo figlio.
NO AI TRIBUNALI MILITARI
NO AL CONSIGLIO SUPREMO DELLE FORZE ARMATE
EGITTO LIBERO, ALAA LIBERO!
Mia partner, mia amica, mia metà, mio amore, madre dei miei figli, mio supporto in vita. MI MANCHI, TI AMO.
L’unica ragione per cui tollero di stare separato da te viene dal tuo supporto.
Ho le fotografie, sono confuso in merito a ciò che provo ora ma anche felice. Non è corretto che io non possa stare con te per confortarti, non è giusto che io debba aspettare te per stare bene e che sia tu a dover confortare me. E’ oltremodo scorretto che non posso tenere in braccio Khaled per ore come potei a suo tempo tenere in braccio innumerevoli neonati, dando amore e attenzioni a figli e figlie di amici e parenti. Ancora non posso fare lo stesso con mio figlio.
Vorrei sapere quanti anni potrà avere Khaled quando finalmente riuscirò ad uscire da qui, mi piacerebbe sapere.. cos’altro mi perderò? Le sue manine? La prima volta che stringerà le sue piccole dita? La prima volta in cui realizzi che i suoi occhi si stanno focalizzando su di te? O andrà ancora peggio ed io non potrò vedere il suo primo sorriso?
Che cosa si prova a tenerlo tra le braccia? Qual’è il suo odore? Com’è il suono del suo pianto?
Mio figlio, nostro figlio, il nostro piccolo Khaled.
Ho mostrato le fotografie a tutti nella cella, sono davvero felici per me ma come tutto per me in questa prigione, mi rende ancora più solo e mi fa sentire la solitudine.
Ho pensato molto alla nostra vita in Sud Africa al semplice piacere di stare insieme vivendo una vita semplice e piacevole, sempre continuando a fare un buon lavoro. Commentavamo spesso quanto la gioventù Egiziana aspiri solamente ad avere una casa ed una famiglia ed un lavoro per potersi sostentare. Succederà quando la popolazione avrà i suoi diritti, il giorno in cui potremo godere di poter essere una famiglia in Egitto con certezze per il futuro, felici nella nostra tranquillità e realizzati nei nostri lavori, sarà il giorno in cui la rivoluzione sarà finita.
Fino a quel momento per ottenere ciò dobbiamo restare uniti affrontando qualsiasi cosa la vita ci faccia capitare, sapendo che fin quando tutti saremo uniti, tutto sarà perfetto.
Mi manchi da morire, immagino che tu conosca questa sensazione, sono sopraffatto da quanto ciò è diventato scorretto e senza senso a questo punto, ma sò che siamo entrambi in buone mani, Khaled è protetto dall’amore incondizionato non solo dei suoi genitori ma di moltissime famiglie e centinaia di zie e zii, crescendo spero possa apprezzare tutto questo.
Alaa,
6-12-2011
cell 6/1 ward 4
Tora prison
Fermati alcuni compagni italiani a Tahrir, più alcune immagini
Comunicato di “Indipendenti” sui fermi dei compagni italiani al Cairo!
Il Cairo, Egitto, 26 novembre 2011
La scorsa notte, al termine di una nuova intensa giornata di mobilitazione di massa intorno a piazza Tahrir, 4 mediattivisti, tre italiani e una giovane blogger palestinese di Gaza, sono stati tratti in arresto dalla polizia egiziana e sono tuttora trattenuti con la grave e ingiustificata accusa di sabotaggio.
I quattro raccontano di essersi trovati nei pressi di un incendio che aveva colpito le piante all’ingresso di un noto albergo del centro e, mentre stavano documentando quanto accadeva con macchina fotografica e telecamera, sono stati avvicinati da due uomini in borghese e non identificati che inveivano in arabo contro di loro.
Nella situazione concitata hanno preso un taxi per farsi portare a casa ma la vettura con i 4 a bordo é stata poco dopo fermata dalle stesse persone che, ancora una volta senza qualificarsi, hanno imposto al conducente di condurli al commissariato dove li hanno appunto trattenuti con la fantasiosa accusa di essere i responsabili dell’incendio.
Da ieri sera sono dunque in stato di fermo e da qualche ora sono stati tolti loro i telefoni cellulari attraverso cui eravamo in contatto con loro.
Sicuri che al più presto la situazione si risolverà nel migliore dei modi, non possiamo fare a meno di segnalare la preoccupazione per il trattamento riservato in questi contesti a chi si mobilita per garantire quello scambio di informazioni attraverso la rete, i twitter e i blog che tanto hanno aiutato le popolazioni di tutto il mondo a liberarsi dai regimi e a rivendicare una società più giusta e libera.
Tutte e tutti Liberi!
Roma, 26 novembre 2011
Queste foto e queste brevi righe le rubo da InvisibleArabs, perché raccontano tanto,
raccontano quel che spero di poter viver presto, di respirare con i miei polmoni.
La vecchia via Mohmmed Mahmoud è stata ribattezzata da chi sta a Tahrir.

La ribattezzata VIA DEI MARTIRI
Cuore della battaglia che ha opposto i ragazzi di Tahrir alle forze della Sicurezza centrale (la polizia egiziana), via Mohammed Mahmoud è stata ribattezzata shara Shuhada, via dei Martiri, come si legge nella foto scattata da uno dei blogger/attivisti più conosciuti, Wael Abbas. E’ un dettaglio, nella storia complicata di questo capitolo della rivoluzione egiziana, ma serve anche a ricordare che in gioco, in questi giorni, c’è stata la vita e la morte di molti ragazzi. Oltre quaranta le vittime, migliaia i feriti. Ignoto il numero di chi ha perso un occhio.
L’immagine di questo capitolo è quella che ritrae Ahmed Harara, il giovane dentista che ha perso un occhio il 28 gennaio, e l’altro il 19 novembre. Un occhio per ognuno dei capi di questo filo che congiunge le fiammate della thawra, della rivoluzione. Tanto è stata simbolo, la perdita della vista, che la benda su di un occhio è stata usata sia dagli attivisti (come Wael Ghonim, il manager di Google che era stato in predicato di vincere il Nobel per la Pace) sia da uno dei Leoni che immettono sul ponte di Qasr el Nil. Ponte che, nei 18 giorni epici tra gennaio e febbraio, è stato al centro degli scontri. Anche il Leone di Qasr el Nil ha ora la benda, come mostra la foto di un altro attivista, Mosa’aberizing.

Il leone bendato di Qasr al Nil
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