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Dalla Siria per la Siria
Ho smesso da tempo di scrivere e parlare di Siria.
Perché fa male al cuore in un modo dolorosissimo, perché ho pezzi di vita sotto ai cingoli di quei carri armati,
perché non ce la faccio, psicologicamente, ad affrontare la marmaglia rossobruna e i suoi continui attacchi.
Quando qualche giorno fa mi ha chiamato Radio BlackOut chiedendomi una chiacchierata sulla situazione attuale nel paese che da un decennio chiamo “la terra più amata“, mi si è fermato il cuore,
perché so di essere “impopolare” in quel che penso di quella terra, perché so di non aver la lucidità per parlarne razionalmente,
senza che le emozioni prendano il sopravvento,
senza che la rabbia obnubili la ragione.
Perché continuo a non capire come si possa difendere quel regime,
come ci si possa dividere tra difensori di un orrore che ha diversi decenni,
e democratici merdosi interventisti, bombaroli da salotto in attesa della prossima devastante guerra.
Un territorio ormai completamente balcanizzato.
Sia il regime, sia chi in quel territorio gioca le carte più sporche, son riusciti ad ottenere il più ambito dei risultati :
spezzare l’unità di quel paese in tante piccole millet armate e guerreggianti,
spazzar via il ribelle desiderio di cambiamento e libertà con un livello di militarizzazione del conflitto impressionante.
Alla luce di tutto ciò scriverne è faticoso,
soprattutto se poi sei costretto ad aver a che fare co’ sti finti rivoluzionari che si sentono pro-palestina
senza accorgersi che difendendo il regime baathista non fanno altro che difendere chi sulla palestina ha sempre lucrato,
chi i palestinesi l’ha sempre tenuti in gabbia,
chi ha creato un meccanismo di protezione/controllo/repressione sui profughi palestinesi che non ha molto da invidiare al sionismo.
Il regime baathista ha fondato la sua storia sul sangue palestinese, e sulle possibili strumentalizzazioni di cui quel sangue tanto caro è pieno.
Stiamo messi male, se questo è il pensiero della sinistra sul medioriente,
per quello forse è meglio tacere.
Però vi mando queste righe, che provengono dalla Siria che mi ha cresciuta, coccolata, nutrita.
Viene dalle famiglie che mi hanno offerto la loro uva, dalle famiglie che mi hanno insegnato ad essiccare il grano sul basalto,
da coloro che mi hanno aperto i loro cortili fioriti accogliendomi con un sorriso
che non solo non posso dimenticare,
ma che voglio poter rivedere sui loro volti.
E’ un appello proveniente da Bosra, quella che io per anni ho chiamato l’ “oasi millenaria di pace” …e che ora, come tutto il resto del paese,
è un lago di sangue.
APPELLO URGENTE PER RISPONDERE AI BISOGNI UMANITARI DELLA POPOLAZIONE SIRIANA
Cari amici,
sicuramente, come me, state seguendo gli aggiornamenti internazionali riguardo la tragedia che colpisce la Siria ormai da 15 mesi.
Tuttavia, una parte di questa tragedia non viene raccontata da nessuna testata giornalistica: mi riferisco alla vita quotidiana delle persone, alla miseria a cui sono costretti, cosa difficile anche per me descrivere a parole.
I dominanti interessi politici, l’insicurezza generale ed il crollo delle attività economiche hanno privato centinaia di migliaia di famiglie dei loro già limitati mezzi di sostentamento e come se non bastasse il quadruplicarsi del prezzo dei beni di prima necessità come pane, zucchero, riso e olio va a sommarsi alla difficile situazione interna. L’aumento dei prezzi ha purtroppo travolto anche il sistema medico sanitario e le medicine.
Inoltre sono molto poche le famiglie che sono riuscite ad abbandonare il paese, senza trovare, il più delle volte, condizioni di vita migliori.
Dal punto di vista politico la situaizone degenera ogni giorno di più, ed il peggio a mio avviso deve ancora arrivare. Dobbiamo aspettarci che gli scontri oltrepassino i confini siriani, perchè la Siria oggi non è che il primo campo di battaglia di quella che sarà purtroppo una guerra molto più grande, fomentata da diversi paesi che non vogliono altro che vedere raggiunti i propri obiettivi e interessi. La cosa peggiore è che a pagarne le conseguenze è la popolazione civile, impotente e inascoltata.
La popolazione siriana oggi non è altro che la benzina per alimentare gli scontri.
Ormai tutti i distretti sono coinvolti ed ogni città sta soffrendo. Ed io non posso che essere preoccupato per la mia città natale, Borsa, e ogni suo abitante, per cui la vita è diventata insopportabile. E per questo vi scrivo. Un gruppo di volontari locali si sta attivando per rispondere internamente ai bisogni della popolazione. Abbiamo deciso di raccogliere fondi per sostenerli nelle loro attività e voglio chiedervi di supportare con me a questa iniziativa e contribuire attivamente alle attività di soccorso.
Puoi fare una donazione atua discrezione tramite questo IBAN
n°.AE290450000001902002049(Account Number 1902002049) UNION NATIONAL BANK UAE..
I soldi ricevuti verranno utilizzati dai volontari locali solo ed esclusivamente per distribuire cibo e medicinali alle famiglie più povere di Bosra.
A nome mio e dei ragazzi che hanno scelto di attivarsi,
il più sincero ringraziamento per l’importante contributo!
Mechal, Zakarya, Musa, Ahmad. Mustafa
L’esercito egiziano e le donne e le violenze a sfondo sessuale
Una piccola serie di scatti e poi il video raccapricciante, che non hanno bisogno di parola alcuna.
Un articolo di Al-Arabiya che parla di queste foto: LEGGI
Il massacro è stato di una violenza inaudita…i corpi a terra sono troppi e come si vede chiaramente dal video e da molti altri, i colpi di pistola volavano come i sassi e le molotov.
QUI qualche riga sui fatti delle ultime due giornate al Cairo.
Un anno dall’inizio della primavera araba: la repressione massacra in Egitto e Bahrain
Un anno fa iniziava la primavera araba: precisamente un anno fa.
Ed oggi sembra aver voglia di esplodere in una grande estate, di non lasciarsi soffocare dalla repressione di regimi che, come in Egitto, hanno solo cambiato il proprio profilo, per mantenere intatte le dinamiche repressive.
Da ieri l’Egitto è esploso di nuovo: da ieri morti, ospedali da campo, scontri su scontri.
L’esercito sembra impazzito: ha attaccato il presidio di #OccupyCabinet ieri con una violenza mai vista, ed ora, a 40 ore dall’inizio di quegli scontri la situazione sembra veramente vicina al precipizio totale.
Spazzati via i manifestanti da Qasr al-Aini, da Qasr al-Nil, da piazza Tahrir e da Talaat Harb: tutto il quadrilatero, territorio dei manifestanti da gennaio, è stato sgomberato con una violenza inaudita che ha già fatto otto morti nelle precedenti ore e che in questi momenti starà uccidendo a più non posso.
Assatanati: gli scontri di ieri sono stati caratterizzati dal lancio di pietre e molotov da parte dell’esercito, appostato sui tetti dei palazzi sopra i manifestanti: dalle molotov ai colpi d’arma da fuoco è bastato poco. Mentre alcuni si divertivano a pisciare in testa a chi urlava il proprio odio.
Sgomberati tutti gli ospedali da campo, tratti in arresto tutti i feriti giunti in ospedale, l’esercito sta avanzando su 4 lati, e c’è chi inizia a raccontare di persone lanciate nel Nilo dai ponti, di irruzioni negli alberghi dove alloggiano i giornalisti, di telecamere che volano dal ventesimo piano, di pestaggi, di morte.
Questa è Il Cairo da una 40ina di ore, e lo sarà per molto.
E poi c’è il Bahrain, dimenticato e sconosciuto dal mainstream dell’informazione: @angryarabiya è stata arrestata. Più volte abbiamo parlato di lei, piccola coraggiosissima donna che subisce la repressione del regime sulla sua stessa pelle, vivendo divisa dal suo compagno e da suo padre, detenuti e torturati come prigionieri politici.
Non aspettavano altro che lei, non aspettavano altro che torturare anche il suo di corpo: e in queste ore starà succedendo proprio questo.
Cara Zainab, come spero di risaperti presto libera!
Umorismo contro il regime: Ferzat, dal letto d’ospedale, ci regala una grande pagina
Ali Ferzat, la cui storia potete leggere QUI, non si smentisce.
Il suo umorismo da vignettista e caricaturista non si ferma nemmeno quando le sue stesse mani sono spezzate dai manganelli, dai calci, dall’odio e dalla violenza di un regime che lui ha sempre contestato, e deriso.
E così, chissà quanti dolori gli può esser costato, dal letto dell’ospedale dove si trova ora,
s’è fatto un autoritratto, che ci insegna ancora una volta che spesso è proprio una risata ad avere il potere di seppellire il nemico.
Che grande uomo che sei Ali … shukran
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