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Lo sdegno diventa rabbia: “gli Altri” fa un anno!
comunicato
13.05.2010 – Via Gregoriana 5 (Roma)
Finalmente oggi è il compleanno degli “Altri”, e gli antifascisti e le antifasciste di Roma hanno deciso di festeggiare con loro. Volevamo fargli
una sorpresa, ma loro ci hanno regalato qualcosa di più grande. Volevamo chiedere a Sansonetti e ai suoi epigoni cosa ci fosse da festeggiare, dopo un anno di trasformismo e di comunanza e complicità con i fascisti del Terzo millennio. Carichi di sdegno siamo andati a rovinare la festa di chi voleva garantita la marcetta del Blocco studentesco lo scorso 7 maggio, di chi li vede volentieri come ospiti.
Volevamo fargli un regalo, insomma. Ma la redazione degli “Altri” ci ha fatto un dono “Migliore”: erano presenti ai festeggiamenti, infatti, la neo-governatrice del Lazio Renata Polverini, ospite d’Onore del settimanale, che appena ci ha visti ha scelto, come è tradizione dalle sue parti, la via della fuga, e la deputata del Partito democratico Paola
Concia, già nota per la sua visita a Casa Pound, che si è lasciata andare ad un “Bella ciao” poco credibile e ad atteggiamenti provocatori tipici di chi non sa cosa dire.
Lo sdegno è diventato rabbia. Vi abbiamo smascherati. Abbiamo visto i vostri sorrisi tramutarsi in vergogna. Il re è nudo. Volevate ridere e festeggiare. Ma il vostro brindisi è stato amaro. Sarà la nostra risata che vi seppellirà. E chi brinda coi fascisti se strozza!
Antifascisti e antifasciste di Roma
“Stupratele! Tanto poi abortiscono”
L’agenzia stampa che ho appena letto mi ha lasciato di stucco.
Perchè poi quando si parla di aborto o di Ru486 mi sale in pochi secondi il sangue al cervello: fondamentalmente mi succede ogni volta che le mie orecchie, i miei occhi, il mio corpo in ogni sua parte, avvertono il manifestarsi di qualunque forma di sessismo, di qualunque prevaricazione maschile sul corpo e le libertà di qualunque donna al mondo.
Mi parte la brocca, come si dice a Roma, divento poco lucida.
E allora è difficile mantenere la calma o tanto meno “argomentare” quando il livello della notizia è così avvilente, così lurido e merdoso.
Ieri a Massa c’è stato un convegno sulla RU486 (convegno????) al quale partecipava anche il segretario nazionale di Forza Nuova, Roberto Fiore (e un’altra sequela di nazisti).
Fuori dal teatro sede dell’evento c’era un indignato presidio di donne che manifestava contro questo convegno di questi fantomatici difensori della vita: quando Fiore ha lasciato il teatro e le donne hanno iniziato a fischiargli contro e urlargli qualcosa, i suoi scagnozzi e qualche altra merda secca presente all’iniziativa ha gridato “STUPRATELE CHE TANTO POI ABORTISCONO”.
Questo è il livello che viviamo.
Poi abbiamo la redazione de “Gli Altri” che scrive appelli per permettere a Casa Pound e Blocco Studentesco di sfilare, perchè sarebbe antidemocratico il contrario.
Mo che mi venite a dire che Casa Pound so’ bravi e democratici mentre Forza Nuova invece so’ fascisti?
Sicuramente parliamo di due diversi fascismi; forse quelli di Casa Pound non avrebbero mai urlato una cosa simile perchè sono un po’ più intelligenti e un po’ meno medievali integralisti cattolici di Forza Nuova ma……
VOGLIO ESPATRIARE.
VORREI INCONTRARE QUELLE QUATTRO MERDINE NERE CHE IERI INVOCAVANO ALLO STUPRO PER FARGLI VEDERE QUANTO SONO SEMPRE STATA ANTIDEMOCRATICA!
ORA VOMITO!
Ecco l’appello di alcuni giornalisti de “Gli Altri” a sostegno di Casa Pound:
Il diritto di manifestare liberamente e pacificamente è una pietra angolare della democrazia: deve essere difeso e garantito sempre, indipendentemente dal giudizio che si dà sui contenuti o sui promotori delle singole manifestazioni. Pertanto riteniamo grave e ingiustificato l’aver vietato il corteo del Blocco studentesco del 7 maggio, nonostante la distanza che ci separa da quella organizzazione e chiediamo che quel divieto venga tempestivamente revocato.
Firmato:
Ritanna Armeni, Angela Azzaro, Massimo Bordin, Andrea Colombo, Lanfranco Pace, Piero Sansonetti
NON HO PAROLE!
ADESSO ABBIAMO PROPRIO SUPERATO TUTTI I LIMITI!
CHE SCHIFO, VERAMENTE SENZA PAROLE.
Pensavo potessero bastare le loro parole, invece mi dicono che non posso fare un post così, che è meglio se “argomento”.
Ma che devo argomentare?
Qualcuno ha mai visto queste persone firmare o scrivere articoli quando a pochi passi dalla loro vecchia redazione c’erano aggressioni fasciste ai danni di chi attacchinava o usciva da un concerto del centro sociale La Strada? Non mi sento in dovere di argomentare con chi, con la scusa dell’antigiustizialismo (che mi appartiene in tutto e che ho sempre riconosciuto come fiore all’occhiello del pensiero di Sansonetti e dei suoi giornali presenti e passati) si difende sempre e solo questa feccia squadrista.
Non so cosa spinge queste 6 persone a scrivere una cosa simile, non capisco che bisogno ce n’era se pure è quello che pensano.
Non capisco e son contenta di non capire questo loro innamoramento per CasaPound…ma questa storia va avanti da troppo tempo e adesso non l’accetto veramente più.
Stanno bene con Paola Concia e i dibattiti a Casa Pound…a difendere la libertà di manifestare per quattro fascisti squadristi.
Non ho niente da argomentare.
Il coraggio dell’amnistia
Oggi il nuovo quotidiano L’Altro, ha aperto con un editoriale di Sansonetti decisamente importante, che riporterò qui sotto.
In questi giorni proverò a mettere un po’ di materiale sull’amnistia: perchè è una battaglia che dovremmo sentire nel sangue.
Per allontanare “dar catenaccio” chi ancora è costretto dentro un carcere…
IL CORAGGIO DELL’AMNISTIA di Piero Sansonetti (editoriale del quotidiano L’Altro di sabato 16 maggio 2009)
Giampiero Mughini ha raccontato ieri al Corriere della Sera (articolo di Aldo Cazzullo) i suoi ricordi e le sue riflessioni sull’uccisione del commissario Luigi Calabresi (anno 1972), Mughini all’epoca era vicino al gruppo dirigente di Lotta Continua, e quindi basa la sua ricostruzione (ipotetica) dei fatti su elementi di conoscenza personale (di abitudini, idee, rapporti, modi di comportarsi di quel periodo). Mughini avanza l’ipotesi che Sofri non sia colpevole diretto, ma che sapesse. E che conosca i nomi di chi uccise Calabresi. Tesi che già in passato aveva sostenuto. Personalmente questa ricostruzione non mi convince. Penso che Sofri sia innocente. E constato che, in ogni caso, contro di lui non sono state raccolte prove, e i processi che si sono conclusi con la sua condanna erano processi indiziari, tutti fondati sulle dichiarazioni di un pentito (non verificate e non verificabili) il quale in cambio della condanna di Adriano Sofri ha ottenuto per se la libertà dopo pochissimi mesi di prigione (pur essendo stato condannato come autore materiale dell’uccisione).
Sono assolutamente convinto del principio secondo il quale in mancanza di prove non si può condannare. E credo che un certo numero dei processi che si sono svolti negli anni ’80 (e in parte ’90) contro gli imputati di lotta armata o di reati politici, siano stati processi “zoppi”, poco convincenti, senza garanzie. Influenzati dal clima politico dell’epoca e condizionati da una legislazione speciale, basata sull’esaltazione del pentitismo, che non dava garanzie né di verità né di equanimità. Che le cose stiano così è abbastanza evidente. E ce ne accorgiamo ogni volta che le nostre autorità chiedono l’estradizione di qualcuno che fu condannato in quegli anni, con quei processi, e non la ottengono (recentissimo caso Battisti), Come mai non l’ottengono? Perché la Francia, il Brasile, il Canada, la Gran Bretagna, la Svezia, la Spagna eccetera eccetera sono paesi filo terroristi? Non mi pare una spiegazione ragionevole. Non la ottengono perché i processi sono considerati non affidabili. Tutto qui. Vedete bene che il problema esiste, e va affrontato seriamente. In che modo? Riprendendo la riflessione su quegli anni di fuoco, nei quali la lotta politica, in Italia, convisse con la lotta armata; e trovando il modo dì uscire definitivamente da quel clima e da quella storia. C’è un solo modo di uscire da quel clima e da quella storia.
Chiudendone tetti gli strascichi giudiziari e penali. Cioè con l’amnistia. Solo l’amnistia può relegare finalmente nel passato gli anni di piombo e di conseguenza permettere l’apertura di una discussione e di una riflessione seria. Quali sono gli argomenti contro l’amnistia?
In genere se ne sentono tre.
Il primo è il cosiddetto “diritto dei parenti delle vittime”.
Il secondo è la certezza della pena e il rischio che gente che ha seminato il male non paghi per il male, la faccia franca.
Il terzo è la paura che l’amnistia ci impedisca di scoprire cosa davvero è successo in quegli anni, cosa c’era dietro i delitti,
Il primo argomento mi sembra che non riguardi il diritto. Riguarda semmai la politica. I parenti delle vittime non hanno il diritto dì influire sulle pene dei colpevoli (o, talvolta, dei sospetti). Hanno il diritto ad essere risarciti, aiutati, assistiti. E spesso questo diritto non viene loro riconosciuto dallo Stato, ma l’amnistia non c’entra niente.
Il secondo argomento è sbagliato. Per un motivo molto semplice: la lotta armata degli anni settanta è l’unico capitolo della storia del delitto italiano che ha prodotto un numero altissimo di condanne e di pene. I ragazzi che furono coinvolti nella lotta armata, nella loro quasi totalità hanno pagato con anni e anni di galera. Non esistono altri “rami” del delitto dei quali si possa dire altrettanto. Qualcuno ha pagato per le stragi di Stato? Qualcuno per la corruzione politica? Qualcuno per le responsabilità dell’ecatombe sul lavoro? Ho fatto solo tre esempi, ì più clamorosi» ma potrei continuare. E allora è curioso che si chieda la cer-tezza della pena per gli unici che la pena l’hanno scontata. Giusto?
Il terzo argomento è il più controverso. E’ la famosa questione del complotto. Qual è il problema? Una parte dell’opinione pubblica italiana (specialmente di sinistra) si era convinta, negli anni scorsi, che il fenomeno della lotta armata fosse troppo grande e vasto e potente per potere essere il semplice prodotto dell’impegno diretto e un po’ delirante di alcune migliaia di giovani. E che allora dovesse essere il risultato di un complotto nazionale o internazionale. Devo dire che per molti anni anche io mi ero convinto di qualcosa del genere. Avevo sospettato che il rapimento e l’uccisione di Moro fosse una losca congiura del potere. Però poi, di fronte alla realtà, bisogna arrendersi. I colpevoli sono stati tutti arrestati, sono state raccolte tonnellate di testimonianze, prove, documenti. Sono passati 30 anni. È chiaro che non ci fu complotto. Semplicemente avevamo sottovalutato la forza della rivolta armata. E allora perché negare l’amnistia con la scusa della ricerca della verità? È chiaro che le cose stanno in modo molto diverso. La verità che ancora non conosciamo, che vorremmo conoscere, è quella sulle stragi di Stato (da piazza Fontana 1969 fino alla Stazione di Bologna 1980). Cioè su quella parte di lotta armata (di controguerriglia) che fu organizzata direttamente dalle istituzioni e dal potere e che, tra l’altro, ebbe un peso forte nella nascita – per reazione – delle brigate rosse e delle altre formazioni eversive di sinistra. Nessuno è in prigione per quelle stragi (tranne alcuni estremisti d destra per la strage di Bologna, ma moltissimi esperti ritengono che essi siano innocenti). Con questi misteri l’amnistia non c’entra niente. E probabilmente se ci si decidesse a vararla potrebbe essere un aiuto per riaprire la discussione e la ricerca su quel buco nero della storia italiana.
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