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Se veramente quella gente difendesse la famiglia…
La famiglia non è sotto attacco eppure qualcuno (pochi) ha deciso di scendere in piazza in suo sostegno, “a sua difesa”. Una manifestazione dai toni aggressivi ed escludenti, nascosti dietro immagini amorevoli e smielate di unità familiare, di moralità e sacra unione.
Queste famiglie sono militanti, scelgono di scendere in piazza, di ostentare un “guardate chi siamo e quanto siamo belli e giusti”, hanno energie da vendere in un’era più che apatica.
Qualche centinaio di km più a sud, pochissimi, e in qualche isoletta di un nostro paese limitrofo, muoiono affogate centinaia di famiglie.
Famiglie eh!?! Proprio quelle che piacciono a loro.
La maggiorparte dei morti affogati (morti affogati, una cosa inenarrabile nella nostra epoca di tecnologie avanzate e finger food) sono proprio il ritratto della famiglia che dovrebbe piacere tanto all’armata del Ku Klux Klan scesa ieri al Circo Massimo.
Un papà, una mamma e tanti tanti figli: famiglie eterosessuali, unite dal sacro vincolo matrimoniale, famiglie che chiedono aiuto proprio a noi,
e mentre lo chiedono annaspano nell’acqua gelida fino a morire.
Sopravvivono a volte, ma hanno visto i propri figli deglutiti dalla bocca dell’Europa, gluc, mandati giù in un sol boccone, dissolti nel blu.
Se veramente quella gente difendesse la famiglia, non potrebbe sopravvivere inerme davanti all’affogamento della famiglia.
Se veramente quella gente difendesse la famiglia (cosa cazzo sarà poi mai sta famiglia) insegnerebbe ai propri figli a difenderla, salvando vite in mare.
Organizzando una vera solidarietà “in difesa della famiglia”.
Se veramente quella gente difendesse la famiglia, tante donne e tanti uomini arriverebbero qui con i figli in braccio, su un corridoio umanitario dignitoso e percorribile.
Ci vorrebbe così poco…
Il festival di Sanremo abbraccia i morti di Lampedusa: ce lo potevano risparmiare
Stiamo parlando dell’ennesima strage che ha inghiottito nel mare blu qualche centinaio di persone.
Il tutto a poche ore dall’inizio dell’ennesimo Festival della canzone italiana di Sanremo: festival che è approdato nel nuovo millennio e nel mondo dei social network con una pagina twitter che probabilmente ha lo stesso ufficio stampa che gestisce l’Expo (quello che due giorni fa ha attribuito il David di Michelangelo a Donatello, come se niente fosse).
Quindi senza ulteriori inutili, sprecate, parole
ecco a voi il tweet che commenta 300 cadaveri ancora non galleggianti di persone senza colpa se non quella di provare a vivere.
Magari liberi. Magari schiavi. Ma vivi.

mi fate schifo.
Due gommoni alla deriva, in mezzo ad un mare di vergogna
Due gommoni vuoti in mezzo al mare.
Due gommoni vuoti in balia delle onde, in pieno inverno.
Due gommoni senza vita, quando invece la vita sopra ci si era accalcata per trovare posto e respiro durante la traversata.
Traversata impossibile, traversata che l’Europa ha deciso di trasformare in una morte quasi certa.
Un’altra strage in mare, un’altra strage di vite che non interessano a nessuno ma che son vite,
son occhi e sorrisi, son fotografie nelle tasche, indirizzi scritti sulla pelle, son soldi nelle mutande, son figli attaccati ai capezzoli, son bambini che han lasciato a terra sorelle o madri,
son persone sì, persone con in tasca il futuro e davanti una morte annunciata, decisa a tavolino, già bella che scritta.
Una morte che non interessa a nessuno, di cui nessuno parlerà, su cui qualcuno speculerà.
Che qualcuno dovrebbe vendicare.
I racconti parlano di un gommone con 200 persone a bordo.
Il gommone galleggia vuoto.
In mezzo al mare, in mezzo ad un mare di vergogna e di complici.
LEGGI:
Morire di freddo
La resistenza di Kobane morirà nel mare?
Altri 500
Siamo tutti ASSASSINI
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Il mare della morte
La strage di Catania
I corpi sugli scogli
Eurosur e la Fortezza Europa
Quando si assassina col freddo e col gelo
Mentre tutti postate fotografie di come la neve imbianca il vostro quartiere, si muore di freddo.
Si muore di freddo bambini, si muore di freddo donne, si muore di freddo in gravidanza,
in un battello galleggiante in mezzo al nulla.
In mezzo ad un universo di acqua in cui si confida al punto di chiamarlo futuro.
I morti di oggi, assiderati durante una traversata, dopo ore di difficoltà di navigazione a largo di Lampedusa sono stati deliberatamente assassinati dalle scelte europee sui profughi e i richiedenti asilo che salpano dal nord Africa per arrivare in Europa, in questo grande vergognoso lager che è l’Europa.
I 29 morti di oggi non son morti di freddo, ma assassinati dalla scelta di sospendere anche Mare Nostrum,
che almeno le vite le salvava, anche se poi le immetteva in meccanismi repressivi e di privazione di libertà di movimento.
Si muore di freddo, nemmeno affogati, ma di freddo.
Bastava nulla per salvare quelle vite: nulla. Solamente 7 dei 29 son stati trovati morti a bordo quando i soccorsi sono arrivati: gli altri son morti mentre arrivavano verso terra.
Bastava nulla per salvare quelle vite.
Nulla.
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Li abbiamo fatti annegare senza intervenire, “per prudenza”
La notizia che riporta Eunews è di quelle che fa aumentare la frequenza cardiaca:
a me ad esempio avviene proprio che tutto il sangue del corpo mi sale in testa e non riesco a darmi pace.
Non ci riesco.
E questo avviene sempre, ogni qual volta si parla di migranti e mare, di speranze che affogano, di braccia conserte lì ad osservare.
Questa volta non ci serve nemmeno immaginarlo, perché la Guardia Civil non si vergogna a raccontarlo,
nel dettaglio, quel che accadde la mattina del 6 febbraio nello specchio di mare del confine spagnolo a Ceuta.
Ci raccontano che ” per prudenza”, per scampare un “pericolo di collisione con loro”.
Provano a lavarsi le mani raccontando che la pattuglia aveva un mezzo che non consentiva un simile avvicinamento, e quel che ancora fa più male è che al loro arrivo “quasi nessun migrante era ancora in acqua”.
Quella mattina i mezzi usati sono stati proiettili di gomma e lacrimogeni, ma nessun mezzo adatto al salvataggio di vite umane, nessuna chiamata è stata fatta ad altra struttura organizzativa per recuperare le persone in acqua
… “a causa del gran numero di persone che stavano nuotando si valutò che qualsiasi tipo di manovra andava realizzata con la massima prudenza, restando a una certa distanza da loro che continuavano ad entrare in acqua”. “nessuno è stato visto chiedere aiuto”.
Una voglia pazza di vedere voi chiedere aiuto.
A tutti i migranti: ATTENZIONE! L’operazione europea di polizia “Mos Maiorum” sta per iniziare
QUI PER ALTRO MATERIALE DA DIFFONDERE: APRI
A tutti/e i/le migranti, ATTENZIONE! :
una operazione di polizia che interesserà tutta l’Europa chiamata “Mos Maiorum” prenderà il via il 13 ottobre per concludersi il 26 ottobre. Durante queste due settimane 18000 agenti di polizia cercheranno persone senza documenti. Lo scopo di questa missione è quello di raccogliere informazioni sulle rotte migratorie arrestando il numero maggiore di persone senza documenti. L’appello è quello di avvertire il maggior numero di queste persone! Un aumento dei controlli è previsto sui treni, nelle stazioni ferroviarie, negli aeroporti, nelle autostrade e ai confini interni dell’Europa.
Per favore diffondete questo appello!
Più informazioni sulla missione “Mos Maiorum” le trovate qui
RESPINGIAMO LE RETATE
NESSUNA INDIFFERENZA
PORTA LA SOLIDARIETA’ IN STRADA
Altri 500 corpi a picco nel Mar Mediterrano, uccisi da noi
Il Guardian è il solo giornale che leggo volentieri,
il solo giornale che reputo faccia giornalismo, in tutto il suolo europeo.
Quest’articolo del Guardian oggi lascia senza parole, senza voce, con quella stretta d’odio che dall’aorta si fa tutto il sistema venoso, prima centrale e poi periferico.
Sì mi scorre odio in ogni piccola venuzza quando guardo il nostro mare, son cresciuta guardando le coste della mia terra come un luogo agognato di approdo,
son stufa di veder raccogliere corpi e corpicini, e di sapere che la maggior parte volano a picco verso il fondo,
per non comparire mai più.
Non son mai riuscita a veder quei corpi come corpi annegati, come cadaveri, mai una sola volta.
Ogni fottuta volta ho visto persone, storie, sguardi pieni di parole che avrei voluto ascoltare,
ogni volta ho visto la vita, la speranza di chi scappa senza nulla.
Di quei corpi mi son sempre sentita responsabile,
delle vite colate a picco di quelle persone -migliaia e migliaia di persone- vi reputo responsabili.
Ogni fottuta maledetta volta.
E questa volta il Guardian che, ripeto, non è un giornale qualunque,
ci racconta che queste 500 vite umane son state ammazzate deliberatamente...e chissà quante altre volte è successo.
Sono almeno mille dollari a persona, mille dollari a persona per 500 persone che mai arriveranno:
pagare la propria morte, di propria mano, pagarla cara, pagare con tutto quel che si possiede, con molto di più di tutto quel che si possiede.
Parlo a vanvera, sono l’antigiornalismo in persona perchè manco i fatti riesco a raccontare,
mi son stufata di farlo. Andatevelo a leggere da soli.
Voglio solo urlare, voglio abbracciare uno di quei bambini che parte sottobraccio alla mamma e la vede affogare,
vorrei dirgli qualche parola nella sua lingua, aprirgli la mia casa e la mia vita.
Vorrei poter far qualcosa, vorrei poter far qualcosa…
vorrei prosciugarlo questo maledetto mare per poter far qualcosa per voi…
voi che il mondo non saprà mai che avete un nome,
un luogo di nascita, un colore preferito, un cibo che vi disgusta e uno che vi ricorda l’infanzia.
Vorrei poter far qualcosa e poi leggo queste righe di Nawal e capisco che non posso
Ieri…
Un padre e’ venuto dalla Svezia…
Attendevo l’arrivo del figlio partito dall’Egitto…
Mi seguiva ovunque….
Mi faceva le liste delle persone che dovevano partire in treno…
Ci guardavamo come se lui fosse mio padre e io fossi in una barca forse affondata….
Gli ho detto tuo figlio arrivera’… Era una bugia…
sapevo gia’ che la barca affondata era quella egiziana e non libica….
Sono arrivati i rifugiati che hanno conosciuto i due superstiti ed hanno raccontato tutto….
Io mi sono allontanata..
Le lacrime erano acqua…..
Lui era seduto a terra….
Io avevo ancora 100 biglietti da fare….
Volevo solo scomparire….
Non potevo star vicino…
Dovevo andare……
LEGGI:
Siamo tutti ASSASSINI
Mare nostrum: un cimitero liquido
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I corpi sugli scogli
Eurosur e la Fortezza Europa
Rivolta in corso a Ponte Galeria…
Un’estate intera di rivolte, di bocche cucite con ago e filo,
di tentativi spesso autolesionisti per uscire da situazioni kafkiane in cui si trovano i migranti reclusi nei CIE: tante cose si son mosse in questi mesi nel CIE di Ponte Galeria che questo blog non è riuscito a seguire.
Da poco più di un’ora però la situazione sta degenerando: son centinaia i celerini entrati nel centro di identificazione ed espulsione romano,
e le minacce son rivolte soprattutto ha chi ha scelto di rischiare ulteriormente,
raccontando all’esterno quel che accade al di là di quelle sbarre, sbarre per chi non ha commesso alcun reato.
[Ascoltate Ondarossa per le corrispondenze con i migranti reclusi: corrispondenze che appariranno anche sul loro sito]
Gli ultimi aggiornamenti parlavano di un grosso incendio causato dai materassi in fiamme, grazie al quale le celle erano state aperte permettendo a qualcuno di raggiungere il tetto: la celere però è arrivata a centinaia, per cercar di sedare la rivolta e rinchiudere nuovamente tutti dentro le celle.
Seguite gli aggiornamenti su twitter …
#deiCiesoloMacerie #PonteGaleria
Sulle deportazioni di ieri QUI
NO ALLE FRONTIERE
DEI C.I.E. VAN LASCIATE SOLO LE MACERIE.
seguiranno aggiornamenti…
I Cie si devono chiudere: presidio a Ponte Galeria il 26 dicembre
Ieri ho pubblicato le foto delle labbra cucite, mentre avevamo appena letto della cattura di 5 di loro, per una probabile immediata deportazione che poi è avvenuta.
La protesta continua e continuerà fino alla riduzione in macerie di questi lager di Stato.
26 dicembre – Presidio davanti il CIE di Ponte Galeria (Roma)
Dal 21 dicembre, per fermare una deportazione di massa e protestare contro l’internamento, i detenuti del CIE (Centri di Identificazione e di Espulsione) di Ponte Galeria sono in sciopero della fame e 10 di loro hanno scelto di cucirsi le labbra come gesto estremo di protesta. Ieri, 23 dicembre, nonostante le condizioni di salute, almeno 5 ragazzi sono stati prelevati con violenza dalle celle e deportati in fretta: troppo clamore intorno al lager. Nelle stesse ore, dopo il rifiuto dello status da rifugiata, una donna rinchiusa nella sezione femminile tenta il suicidio impiccandosi, solo grazie all’intervento delle sue compagne di cella è ancora in vita. Poco dopo anche le altre donne aderiscono alla protesta: grida di rabbia e qualcosa prende anche fuoco. Circa 100 persone si trovano attualmente rinchiuse nelle gabbie del centro d’identificazione ed espulsione per migranti alle porte di Roma, il CIE di Ponte Galeria. Le condizioni brutali di prigionia nei lager per migranti continuano a sollecitare una tiepida indignazione collettiva cavalcata dai media, che diviene parte di un processo di normalizzazione e riforma del sistema di espulsioni forzate della Fortezza Europa. Spetta a noi qui fuori amplificare la lotta delle persone migranti e dimostrare che nessun@ è sol@ davanti l’oppressione dello Stato. Giovedì 26 dicembre, appuntamento davanti le mura del CIE di Ponte Galeria per un presidio solidale di due ore. Al fianco di chi lotta nei campi d’internamento etnico di Roma, Torino e Bari.
Appuntamento a Stazione Ostiense alle ore 16 per raggiungere insieme il presidio. Appuntamento davanti le mura del CIE alle 17 (stazione Fiera di Roma del treno per Fiumicino)
Tutte e tutti liber*
Chiudere tutti i CIE subito
Nemici e Nemiche delle frontiere
A Ponte Galeria ci si cuce la bocca: I CIE VANNO RIDOTTI IN MACERIE

Le bocche cucite a Ponte Galeria
In 60 in sciopero della fame, in 9 si chiudono la bocca.
Basta: l’orrore dei CIE deve finire, deve finire immediatamente in macerie.
Chiunque lavora lì dentro, chiunque collabora con cooperative che lì dentro lavorano, chiunque non si mobilita per la distruzione di questi posti è complice dell’abominio costante, compiuto su corpi colpevoli solo di aver scelto una strada,
di essersi mossi liberamente nel mondo, di scegliere altro.
Non esiste solo Lampedusa, i CIE sono nelle nostre città, ci passiamo davanti… e dobbiamo distruggerli.
AGGIORNAMENTI: Questa mattina, 23 dicembre, 5 dei 9 che si son cuciti le labbra sono stati prelevati con la forza dalle gabbie.
DOMENICA 26 DICEMBRE:
PRESIDIO A PONTE GALERIA, LEGGI

Ancora labbra cucite

C’è un CIE nella tua città: distruggilo anche tu!
Catania: un lungomare di corpi morti, uccisi dalle frontiere d’Europa
10.000 morti in 10 anni: e aumentano di giorno in giorno.
Una guerra combattuta per mare, dove flotte di navi militari incrociano barchini bucherellati stracarichi di persone:
quello è il nemico per la Fortezza Europa in cui viviamo da detenuti e allo stesso tempo da consapevoli carcerieri / guardie di frontiera.

Catania, lungomare La Plaia, questa mattina: 6 morti
Quando muoiono compaiono piccoli trafiletti sulla stampa asservita al filo spinato:
se poi muore una donna incinta o un bimbo, il trafiletto si fa più patetico, ma tanto il titolone della pagina più importante è sempre ridondante di “nuova legge per l’immigrazione clandestina” “giro di vite contro la clandestinità”
“aumenta la detenzione nei CIE per chi è trovato nel territorio senza permesso di soggiorno”
“espellere i clandestini” … questo è.
Questo il lessico e il panorama culturale in cui viviamo e cresciamo i nostri figli,
questi i titoli dei giornali che leggevano i bagnanti questa mattina a Catania,
mentre si recavano a trastullarsi sul Lungomare La Plaia, uno dei punti più affollati della città marina,
prima che si ritrovassero davanti ad una fila di cadaveri.
Sei morti, tutti sotto i trent’anni: giovani sognatori, dal passo lungo verso un altro futuro. Morti a pochi metri dalla riva, cercando di salvarsi.
Cadaveri,
cadaveri che a quanto pare puzzano meno dei nostri,
cadaveri che non hanno diritto a nome, che non sconvolgono, che una volta coperti dal lenzuolo vengono rimossi dalla corteccia celebrale e dalla coscienza. Come se fosse normale, come se fossero che ne so rondini o uccelli migratori:
le cinque anatre di Guccini che ne arriva solo una ma “bisognava volare”.
Peccato che son corpi, persone, uomini e donne e non metafore di qualche cantautore:
ma scusate eh, non vorrei rovinarvi bagni, tuffi e “morto e galla” in questo agosto afoso.
Continuate pure così,
continuate a sguazzare in un Mediterraneo fatto di muri, filo spinato, frontiere assassine e tanti tanti corpi da scansare in acqua.
LEGGI:
Lampedusa: l’ultima strage tra le tante
Il cimitero liquido
Il Mediterraneo ci restituisce i corpi, che lasciamo là
Il mare della morte
Lampedusa: l’ennesima strage della Fortezza Europa

Immagine d’archivio, 2008 Photo: AFP / GETTY
Mi piacerebbe sapere se la loro estiva domenica mattina è stata sventrata da questa notizia, maledettamente l’ennesima, che si ripete sulle coste remote di quest’Italia carceriera, in mezzo ai mari delle nostre vacanze.
31 persone invece sono morte.
Si aggiungono alle migliaia disperse nel “cimitero liquido” mediterraneo, nel silenzio, nell’assenza di memoria, come se fosse routine, come se per TUTTI i cittadini europei fosse, che ne so, un gioco di statistiche…
un po’ arrivano, un po’ muoiono, che vuoi che sia.
Un gommone rovesciato che trasportava 53 persone (provenienti da Nigeria, Benin, Gambia e Senegal): meno della metà son riuscite a salvarsi dal ribaltamento in acqua. Sono in 22 a raccontare l’incubo, le ore a mollo sperando di non morire, gli altri 31 che son morti davanti ai loro occhi.
La Fortezza Europa ha commesso la sua ennesima strage, la battuta di caccia per oggi è terminata.
E ne siamo un po’ tutti e tutte responsabili.
LEGGI:
Il cimitero liquido
Il Mediterraneo ci restituisce i corpi, che lasciamo là
Il mare della morte
“Non è spuntato ancora un Omero per cantare le imprese colossali e desolate dei migratori che traversano il mondo a piedi e salgono sulle onde ammucchiati in zattere. Non si è affacciato un poeta cieco e perciò visionario a raccontare il mare spalancato, la deriva e il naufragio. Non c’è un Omero e neanche lo straccio di un nocchiero, di un Miseno, nella ciurma di Ulissi senza governo, tra Eolo re dei venti e Posidone signore delle terre emerse.”
Erri De Luca,
“Odissea di morte”
CHIUDERE I C.I.E.: LAGER D’EUROPA!

Foto d’archivio di FortressEurope
In Grecia si occupano e autogestiscono gli ospedali pubblici!
Secondo una dichiarazione (04-02.2012) pubblicata dall’ assemblea generale dei lavoratori dell’ Ospedale Generale di Kilkis, i medici, gli infermieri e dell’ altro personale dichiara che i problemi di lungo corso del Sistema Sanitario Nazionale (ESY) nel paese non possono essere risolti attraverso limitate richieste di risarcimento del servizio sanitario. Pertanto, i lavoratori dell’ Ospedale Generale rispondono al fascismo del Potere occupando questo ospedale pubblico e ponendolo sotto il loro diretto e completo controllo. L’ organo decisionale per le questioni amministrative sarà l’ assemblea generale dei lavoratori.
Sottolineano inoltre che il governo greco non ha assolto ai suoi obblighi finanziari verso l’ ospedale. I lavoratori denunceranno tutte le autorità competenti alla pubblica opinione e, se le loro richieste non saranno soddisfatte, si rivolgeranno ai comuni, alla comunità locale e non, per avere un supporto di qualunque tipo possibile per aiutare i loro sforzi: per salvare l’ ospedale e difendere la sanità pubblica, per rovesciare il governo ed ogni politica neo liberista.
La prossima riunione generale di tutti i dipendenti si terrà nella mattinata del 13 Febbraio. La loro assemblea avrà luogo giornalmente e sarà l’ organo principale per ogni decisione concernente i lavoratori e l’operatività ospedaliera.
I lavoratori chiedono la solidarietà fattiva dei cittadini e dei lavoratori di tutti i settori, per il coinvolgimento dei sindacati e delle organizzazioni progressiste, e per il sostegno dei media dell’ informazione reale. Essi faranno anche una relativa conferenza stampa il 15 Febbraio, alle ore 12.30. Tra gli altri, si invitano i colleghi degli altri ospedali a prendere decisioni appropriate, nonchè i dipendenti del settore pubblico e privato a fare lo stesso.
Tradotto dal sito ContraInfo
PER LEGGERE IL LORO COMUNICATO PER INTERO, TRADOTTO: QUI!
Diverso materiale a riguardo lo potete leggere QUI
E ancora, una riflessione sulla puntata di Santoro, blaterante di crisi in Grecia, scritta dal caro Marconista: LEGGETELA QUI!
Oslo: il terrorismo non è più islamico. E mo come se fa?
Come la mettiamo?
Sono 10 anni che facciamo la “war on terror”, dieci anni che ci dicono che bisogna eliminare il terrorismo di matrice islamica,
che per colpa del terrorismo, di Bin Laden, dei barbudos musuRmi, dei lettori di Corano, delle donne velate, degli uomini in vestito bianco e così via, siamo costretti a vivere nel terrore.
Costretti a non sentirci sicuri a casa nostra, nei nostri paesi ordinati e puliti, magari anche un po’ ariani.
Da dieci anni ci bombardano (ma soprattutto, bombardano) ed hanno vinto su molti fronti: il livello culturale di questo occidente mortaccino e puzzolente di sfruttamento e capitalismo s’è lasciato incartare velocemente, ha creduto al volo a teorie e complotti, ad aereoplanini e scuole del terrore con bimbi scalzi e alfabeti indecifrabili: ci hanno detto che sarebbero venuti a colpirci a casa, nelle nostre metropolitane, nei cinema…che tutti noi, uno ad uno, rischiavamo la nostra vita.
Che nessuno di noi era al sicuro, che non avremmo mai saputo se lasciando il nostro bimbo all’asilo l’avremmo ritrovato o sarebbe stato rapito per essere indottrinato e poi fatto esplodere in qualche strada afgana.
C’hanno detto che dovevamo fidarci dei nostri bravi soldatini, dei nostri prodi eroi che rischiano la vita in guerra per tutelarci dai musulmani cattivi, i nostri valorosi portatori di democrazia: i tanti Parolisi che poi rientrano a casa dalle proprie mogli, dopo la missione, per accoltellarle e seviziarle a morte nei boschi d’addestramento.
Ce ne hanno dette tante in questi anni, ed io purtroppo ho anche una gran memoria.
Non dovevamo parlare di sfruttamento, di capitale, di lavoro e migrazioni: ma di pericolo di matrice islamica, di terrore, di apocalisse.
Ed ora?
Ora che abbiamo 91 morti già accertati rimasti uccisi in un duplice attentato ad Oslo, la città dei premi Nobel, la città delle aringhe, dell’ordine e dei diritti…ora che ci sono cadaveri di giovanissimi ancora caldi al suolo, ammazzati dal piombo di un biondo, nazista, fondamentalista cattolico…
ora che ci venite a raccontare?
Mandiamo qualche contingente al Vaticano? Chi bombardiamo?
L’avete visto il volto dell’attentatore…quando i servizi norvegesi si sono affannati a cercare collegamenti tra la sua vita e l’Islam hanno tentato un suicidio collettivo. Era proprio un bravo ragazzo lui, uno pure biondo, pure cattolico, pure d’estrema destra.
Ora poi, alla luce della più ridicola delle guerre di questi ultimi decenni: stiamo bombardando la Libia, partner preferito per accordi commerciali e politici fino all’altro ieri. Tribunali internazionali che s’affrettano a dichiarare Gheddafi ricercato n.1 per “crimini contro l’umanità” e nemmeno 40 giorni dopo il ministro degli esteri francese Alain Juppè ci dice che nooooooooooooooo, in realtà può anche rimanere in Libia, “a patto che si discosti nettamente dalla vita politica del paese”…
insomma, anche il gas e il petrolio libico è stato incassato, al punto che il rais può pure rimanere dov’è, se sa comportarsi.
Chi bombardiamo allora?
Chi è il prossimo?
Ora di chi dobbiamo avere “terrore”?
M’avete stufato, non mi va nemmeno di starvi dietro.
Andateveneaffanculo! (nel nuovo linguaggio è: #fanculo)
Distrutto il Cie di Marsiglia!
Il Centro di trattenimento amministrativo del Canet [a Marsiglia, NdT] è, adesso come adesso, completamente inutilizzabile», ha constatato Bernard Reymond-Guyamier, direttore di zona della Polizia di Frontiera. Alle 17.02 di ieri gli allarmi antincendio del Centro di trattenimento amministrativo [il Cra, che corrispe ai nostri Cie, NdT] sono entrati in azione, dando il via al protocollo di evaquazione dell’edificio.
«Un trattenuto intossicato dai fumi è stato portato d’urgenza all’ospedale di Lavéran», ha precisato il capitano di fregata Yannik Martin, che dirigeva le operazioni dei marinai-pompieri di Marsiglia. Le altre due persone gravemente intossicate, insieme agli altri 31 trattenuti coinvolti, sono stati curati in un punto di medicina d’urgenza allestito sul posto.
L’incendio è scoppiato in una cella al primo piano di una delle ali dell’edificio, mentre alcuni secondi più tardi un altro focolaio è stato acceso al piano terra dellaltra ala. «Queste similitudini non sono casuali», sospetta Bernard Reymond-Guyamier, un’inchiesta è stata aperta dalla polizia del dipartimento. Per attizzare il fuoco sembra siano state utilizzate delle coperte ammassate.
L’incendio si è propagato in tre celle che sono state completamente distrutte dalle fiamme, come pure una sala comune. I muri anneriti e l’aria difficilmente respirabile rendono impossibile il trattenimento dei 52 senza documenti presenti nel Centro. La Prefettura della Regione dovrebbe dunque incaricarsi di trovare una soluzione per ognuno dei trattenuti ammassati in fondo al cortile sotto a delle coperte blu. «Sono le Prefetture che hanno ordinato il trattenimento di ciascuno e che decidono i trasferimenti verso altri Centri, caso per caso», precisa Bernard Reymond-Guyamie. Ma i Cra della regione sono strapieni quasi tutti. «Sono previste delle liberazioni», confessano in Prefettura. […]
da La Marseillaise, tramite Cettesemaine

Questa è sempre Marsiglia, solo due giorni fa, durante uno sciopero di portuali. Idranti contro la celere, non male! (REUTERS/Jean-Paul Pelissier)
Aggiornamento 12 marzo. A parte due reclusi liberati immediatamente e undici portati in ospedale, la maggior parte dei rivoltosi di Marsiglia (37) sono stati trasferiti nel Centro di Nîmes. Di questi, alcuni sono stati liberati il giorno seguente con l’appiglio della non conformità tra la legge francese e le direttive europee. E pure tra quelli in ospedale alcuni sono riusciti ad andare via. Altri 6, tunisini e algerini, sono stati invece arrestati per “distruzione di bene pubblico”: ora sono nella prigione di Baumette. Un presidio solidale si era svolto di fronte al commissariato dove erano in stato di fermo prima che fossero trasferiti in carcere. Oggi, invece, uno dei reclusi portati l’altro giorno a Nîmes è stato accompagnato all’areoporto di Marsiglia: lo aspetta un aereo diretto alle Comore. Solo che lui e la sua famiglia sono molto conosciuti in zona, per cui proprio nel momento in cui scriviamo circa duecento persone sono anche loro all’aeroporto, ma per cercare di fermare la deportazione. Non appena i compagni di là ce lo racconteranno, vi faremo sapere come è andata a finire…
macerie @ Marzo 12, 2011
A questo indirizzo invece le corrispondenze effettuate da Radio Onda Rossa con il presidio in solidarietà ai migranti di questo pomeriggio, davanti al Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria
APPELLO INTERNAZIONALE: SETTIMANA DI AZIONI CONTRO LE DEPORTAZIONI!
Chiamata per una Settimana di azioni contro la Macchina delle Deportazioni
1 – 6 giugno 2010
STOPDEPORTATION.NET
Le deportazioni sono diventate una parte integrale del sistema delle Regime europeo sull’immigrazione. Centinaia di rifugiati/e e di migranti sono forzatamente deportati/e ogni giorno per fare ciò che le persone hanno fatto per milioni di anni: emigrare alla ricerca di una vita migliore, scappare dalla povertà, dalle persecuzioni, dagli abusi, dalle discriminazioni, dalla guerra etc. Il diritto di viaggiare e vivere dove si vuole è negato a tutti e tutte coloro che hanno un diverso colore della pelle, passaporto e conto in banca. Queste persone sono trattate come ‘criminali’ e incarcerati in prigioni speciali che chiamano con altri eufemismi (centri di rimozione, case rifugio e così via). Gli abusi razzisti e sessisti e la violenza fisica, agiti dalla polizia che si occupa di immigrazione e dalle guardie private, sono istituzionalizzati e legittimati dall’uso della forza nelle operazioni di deportazione.
Dietro le deportazioni si nasconde un misto di razzismo, nazionalismo e imperialismo in un contesto di capitalismo globale: mentre il capitale e i cittadini/e dell’Unione Europea e degli altri paesi del “primo mondo” sono liberi di viaggiare dove vogliono, le/gli altri/e dal lato sbagliato dei confini costruiti artificialmente, i cui paesi sono fatti a pezzi dai privilegi europei e dal capitalismo e dalle conquiste imperialiste, sono illegali, criminalizzati e impediti nell’esercizio dei diritti fondamentali. Loro semplicemente cessano di essere persone; diventano “immigrati illegali”, che si “trattengono troppo a lungo” [overstayers] e “mancati richiedenti asilo” di cui si può fare a meno quando non si ha più bisogno di sfruttare il loro lavoro o quando cercano di rivendicare i propri diritti. Come conseguenza, le lotte comuni e le comunità sono divise e prevale una cultura di sospetto e della sorveglianza.
Quando gli ordini di deportazione sono emanati, fa comodo dimenticare le cause dell’immigrazione. Le armi prodotte in Occidente e i conflitti armati, le guerre di aggressione alla ricerca di petrolio e di altre risorse naturali, i regimi repressivi appoggiati dai nostri democratici governi, i cambiamenti climatici e la sottrazione delle terre… tutto ciò può essere rintracciato all’interno delle nostre economie capitaliste, dello stile di vita consumistico e degli interessi imperialisti. La lotta contro le deportazioni non è solo una singola campagna: le persone scelgono o sono forzate a migrare per varie ragioni.
Per far funzionare il sistema dei voli di deportazione, i governi europei appaltano ad una serie di privati o semi-privati il lavoro sporco che sarebbe toccato a loro. Le compagnie aeree sono un ingranaggio centrale della macchina delle deportazioni. Non solo sono una delle prime cause che contribuiscono alla morte del pianeta, ma molte compagnie aeree, nella loro ricerca di profitto, sono contente di portare persone verso una possibile morte – sia essa una deportazione individuale o di massa. Gli interessi dietro la macchina delle deportazioni includono altri tipi di opportunisti, quali le compagnie che provvedono al trasporto e all’accompagnamento durante le deportazioni forzate e le compagnie di sicurezza delle multinazionali, come Serco e G4S, che gestiscono le prigioni per immigrati/e e portano avanti le deportazioni a nome delle autorità per l’immigrazione.
Inoltre, ci sono agenzie fantasma e inspiegabili, agenzie inter-governativei, come l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne (Frontex) e l’Organizzazione Internazionale per la migrazione (IOM), il cui ruolo è diventato sempre più influente negli ultimi anni e con le quali i governi europei cercano di portare avanti operazioni unitarie e coordinate. Questo non solo per risparmiare soldi, ma anche per mettere le deportazioni in mano a corpi europei e internazionali, che spingono la responsabilità su un altro livello al di là dei governi nazionali e delle autorità per l’immigrazione.
Infine, La Frontex ha recentemente assunto ulteriori poteri per le deportazioni di massa attraverso voli charter a nome dei governi europei, comprando equipaggiamento e sperimentando nuove tecnologie per il controllo dei confini dell’EU. Dopotutto, un super stato, razzista e imperialista, come Fortresse Europe ha bisogno di un esercito mercenario come Frontex per proteggere i propri confini artificiali.
Deportati e deportate, inclusi bambini/e, sono spesso ammanettati e accompagnati dalla sicurezza come criminali pericolosi (l’etichetta “criminale” è usata da chi è al potere). Ci sono stati numerosi segnalazioni di maltrattamenti fisici e abusi razzisti e sessuali, che uomini e donne hanno subito da parte delle guardie per l’immigrazione o degli “accompagnatori” privati durante le deportazioni (sia individuali che di massa). La proposta di avere qualcuno/a che monitori i diritti umani sui voli per le deportazioni, come ha recentemente suggerito un membro della Commissione europea, può impedire alcune di queste pratiche ma può anche legittimare le brutalità della deportazione stessa.
Siamo consapevoli che resistere contro le deportazioni è un percorso continuo e non confinato ad alcuni giorni o a settimane di azioni: le persone cercano di attraversare i confini in condizioni pericolosissime ogni giorno; gli scioperi della fame e le lotte nelle prigioni per immigrati; i/le deportati/e e i passeggeri consapevoli che si rifiutano di sedersi tranquillamente a bordo di un volo che passa inosservato; le comunità che si uniscono per difendere i loro membri; le proteste regolari e azioni contro varie componenti della macchina delle deportazioni… e molto altro ancora deve essere fatto perché milioni di persone continuano ad essere forzatamente deportate ogni giorno.
Questo appello è rivolto a tutti/e coloro, individualità e gruppi in Europa, che vogliano unirsi in una settimana di azioni decentralizzate e coordinate contro la macchina delle deportazioni nella prima settimana di giugno 2010. Questo appello è rivolto a tutti/e i migranti e rifugiati e chi li sostiene dentro e fuori l’Europa. Organizziamoci nelle nostre realtà locali in azioni o proteste durante la settimana con un unico grido:
STOP ALLE DEPORTAZIONI!
NO ALLA FORTEZZA EUROPA!
LIBERTÀ DI MOVIMENTO PER TUTTI E TUTTE!
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Fine Ramadan a Via Mattia Battistini, nel medioevo romano
Non sono nemmeno le nove di mattina: grigia domenica di settembre. Attraverso un po’ di periferia per raggiungere la fermata della metropolitana di Battistini.
L’attesa è più lunga del previsto, ma meno fastidiosa di quanto potevo credere: ferma con le 4 frecce ad un angolo ancora non trafficato, mi viene naturale dar le spalle alla ridicola pattuglia dell’esercito appostata sul marciapiede.
Lo spettacolo che si apre al mio sguardo nell’evitare le mimetiche è inaspettatamente straordinario: sono in tanti a dirigersi verso la Metropolitana.
E sono splendidi…mi basta far due conti rapidamente per capire che è il giorno dell’ ‘Aid, la fine del Ramadan.
Roma, in una delle sue tristi e involgarite periferie, stamattina sembra una metropoli europea con tutti i crismi. Ad attraversare la strada sono centinaia di sfumature: turbanti e vesti bianche per gli uomini, colori e strati di stoffe per le donne. Ognuno ha per mano i propri figli e lo sguardo è da giorno di festa.
Le bimbe hanno i ciucci colorati ai capelli, i maschietti si atteggiano a grandi e attraversano accanto ai loro candidi papà
Non so quanto tempo sono stata a guardarli, ma ero felicemente compiaciuta della mia città che mi trasmette solo fastidi e vergogna.
Poi giro la testa: non ci posso credere!
La maggiorparte di loro è davanti alla camionetta dei nostri valorosi soldati: fermati.
La mia reazione è immediate: scendo dalla macchina e mi vado ad impicciare.
Con quel poco di arabo che ancora ricordo provo a capire la situazione, poi vado dal primo soldato e gli chiedo se ci sono problemi, spacciandomi per una mediatrice culturale.
Il tipo si innervosisce immediatamente, non capisce perchè mi sto intrufolando nella sua “missione” e mi guarda con sguardo che tenta di intimorire.
Mi innervosisco prima io e cerco, povera stupida, di spiegargli che oggi per loro è Natale. Che stanno andando a festeggiare la fine del digiuno, che l’unico pericolo che c’è è per il loro colesterolo che schizzerà alle stelle in qualche secondo dopo una luna di restrizioni alimentari. Un giorno di festa: il più bello.
“Hai presente il Natale? A te non ti mandano in licenza per festeggiare con la tua famiglia? Loro oggi stanno andando a mangiare tutti insieme, col vestito buono e la pelle appena lavata. Qual è il problema?”
La risposta è da barzelletta : “Ah, mica lo sapevo! Ma a lei signorì je pare normale che vanno tutti in giro mascherati?”
Rimango un secondo in silenzio: lo guardo dal basso all’altro (dall’anfibio lucido al berretto sbilenco) e dall’alto al basso (berretto – anfibio).
Ma come fa uno in mimetica, con 4 kg di fucile in spalla, al centro di un incrocio di una città che non vede guerre da diversi lustri … si io mi chiedo come può non capire che è lui il mascherato?
E son fatta così, apro bocca e gli do fiato:
“Scusa ma secondo me sei più mascherato tu!”
Mi guarda con odio.
Capisce pure che è meglio che la finiamo qui…e con gesto da pizzardone lascia i festosi migranti tornare per la loro strada … e anche la fastidiosa fanciulla che non si faceva gli affari suoi.
Loro sono i soli a rimanere lì, ostentando loro ridicoli costumi da Carnevale
عيــــــد مبـــــارك
Luca Zaia e le crociate
Chi come me ha avuto modo di studiare approfonditamente le Crociate sente nel più profondo del cuore un atavico desiderio di tornare indietro nel tempo solo per arruolarsi tra le file degli uomini di Salah ad-Din (Saladino) per maciullarne un po’… per avvelenarnargli le fonti durante i lunghi assedi e vederli rantolare sotto al sole alla ricerca di qualcosa da bere … per farli cadere nelle trappole con migliaia di arceri nascosti … per vederli crepare di sete.
I Crociati a Marrat an-Numan mangiarono tutti i bambini: avevano fame dopo la traversata della valle, in una stagione che loro, ignoranti mezzo-padani del medioevo, non immaginavano così calda e arida. Andarono a prendere tutti i bambini sotto i tre anni, perchè più grandi avrebbero avuto la carne più dura … tutto ciò è riportato da diversi storici, tutto ciò fa parte del DNA che l’Europa ha provato a innestare nei territori ad oriente.
Le Crociate non esistono sui nostri libri di storia…le Crociate non esistono nemmeno nelle nostre librerie più fornite. C’è solo una versione, ci sono poche pagine di monologo storico privo di fonti arabe, di traduzioni dei testi del luogo; c’è solo una campana, stonata e complice di massacri.
Per studiare quell’epoca bisogna leggere in inglese, in francese, in tedesco, in arabo: a noi italiani non hanno dato diritto ad avere certi testi, nessuno ce li ha mai tradotti.
Tanto che abbiamo un ministro della Repubblica, il MINISTRO per le politiche agricole Luca Zaia, che dichiara “Noi ci riteniamo gli avamposti nella trincea della Chiesa: potremmo dire che siamo i nuovi crociati. Siamo coloro che vanno a difendere tutte quelle idee che spesso qualcuno, magari, si vergogna di difendere”.
Questo stamattina, incontrando i giornalisti al meeting di Comunione e Liberazione.
Io inizio veramente a non farcela
Mediterraneo, il mare nostrum è sempre più un cimitero liquido
“Non è spuntato ancora un Omero per cantare le imprese colossali e desolate dei migratori che traversano il mondo a piedi e salgono sulle onde ammucchiati in zattere. Non si è affacciato un poeta cieco e perciò visionario a raccontare il mare spalancato, la deriva e il naufragio. Non c’è un Omero e neanche lo straccio di un nocchiero, di un Miseno, nella ciurma di Ulissi senza governo, tra Eolo re dei venti e Posidone signore delle terre emerse.”
Erri De Luca, “Odissea di morte”
LEGGI:
Siamo tutti assassini!
Il mare della morte
La strage di Catania
I corpi sugli scogli
in Francia ci spolverano la memoria: impiccano i padroni
Una fabbrica con più di 1100 operai, sta per chiudere a causa della crisi.
I lavoratori si mobilitano in modo sempre più radicale: dopo aver costretto il “Padrone” a fuggire con un fitto lancio di uova, ieri sono tornati a bloccare i cancelli del complesso industriale impiccando un manichino (saggi ‘sti lavoratori!) e facendo irruzione in una riunione tra sindacati e azienda,
con lancio di bottiglie e altri oggetti. Riunione che è stata immediatamente sospesa.
Come corrono!!!
Sarei proprio voluta esserci…perchè l’idea che se la sono data a gambe in questo modo rocambolesco mi mette proprio di buon umore. Poi proprio a Koln, una città che ho visto con i miei occhi come convive con le tante etnie rifugiate. Una città che mi ha accolto per un mese, avvolta da migranti kurdi, e che ha dimostrato ogni momento la piena tolleranza, l’amichevole convivenza, l’ospitalità che ha stupito anche me.
Una città dove sono più i migranti dei tedeschi, dove si vive bene, dove si respira un’aria piacevole, assolutamente non razzista, xenofoba, conflittuale.
E sono proprio scappati, usando i battelli, salpando con la coda tra le gambe: da buoni fascisti.
Scappano si, perchè non hanno altro da fare su questa terra, loro, feccia immonda di quest’Europa medievale e reazionaria.
La sola trentina che si è presentata in piazza ieri erano italiani, capitanati da Borghezio che si aggirava con la sua “bibbia”, -La Rabbia e L’Orgoglio- di Oriana Fallaci.
Solo loro, nascosti da una parte, circondati da migliaia di antifascisti.
Pubblico sul blog quest’articolo preso da PeaceReporter perchè m’ha fatto sorridere..
i miei complimenti all’autore
e buon divertimento a chi li può veder correre, tornare nelle fogne.
Solidarietà ai topi di Colonia, che forse non accettano nemmeno loro questi nuovi amici tra la merda.
COLONIA, I FASCISTI INVISIBILI

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