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In Grecia è crisi umanitaria: dei suicidi e dei vaccini impossibili

Il luogo dove si è ucciso Dimitris e dove dopo si son radunate centinaia di persone che si son poi scontrate con la polizia
“Il governo di occupazione di Tsolakoglou* ha letteralmente annullato la mia capacità di sopravvivere con una pensione dignitosa, per la quale avevo già pagato (senza aiuti pubblici) per 35 anni.
La mia età mi impedisce di dare una risposta decente individuale (senza ovviamente escludere la possibilità di essere la seconda persona a prendere le armi se qualcun altro dovesse decidere di farlo), non trovo altra soluzione che una fine dignitosa, prima di dover ricorrere alla spazzatura per sopperire alle mie esigenze nutrizionali.
Un giorno, credo, i giovani senza futuro prenderanno le armi e appenderanno i traditori del paese a piazza Syntagma, proprio come gli italiani hanno fatto con Mussolini nel 1945 (a Milano in Piazzale Loreto)
-Dimitris Christoulas, Syntagma, Athens, 4 aprile 2012
[* Georgios Tsolakoglou era un ufficiale militare greco che divenne il primo Primo Ministro del governo greco collaborazionista durante l’occupazione dell’Asse nel 1941-1942.]
Dimitris, pensionato ex farmacista si è sparato in testa in piazza Syntagma,
sede del parlamento greco e ormai luogo simbolo della rivolta ateniese contro la crisi economica e lo smantellamento dello stato sociale greco,
piazza delle grandi manifestazioni, degli scioperi generali, degli scontri e della violenta repressione.
Appartenente al movimento “IO NON PAGO”, aveva messo in ordine tutto prima di andare via, pagando ogni suo debito.
Ora è successo anche questo in piazza Syntagma, è successo che un uomo, da sempre attivo nella vita politica del suo paese,
da sempre in piazza a lottare, s’è sparato per non lasciare debiti ai suoi figli, e per andarsene con la stessa dignità con cui era vissuto e aveva lavorato tutta la sua vita.
Anche qui in Italia ci si comincia a suicidare, anche qui le pensioni tagliate, i lavori che non si trovano, sembrano portare facilmente alla strada del suicidio, una fuga timida da una realtà sconcertante.
Da giorni volevo raccontarvi di quel che accade in una località greca che si chiama Perama, che è in realtà una zona di Atene nei pressi del Pireo che ha vissuto momenti fiorenti grazie ai molti cantieri navali e che poi ha pagato il prezzo più caro a causa delle delocalizzazioni.
Ora il 60% di quel territorio è invaso dall’assenza di lavoro, dall’assenza delle più minime garanzie, in assenza di possibilità di sopravvivenza.
E’ vera e propria crisi umanitaria.
Due anni fa, in questa zona ha aperto la clinica Medecins du Monde, ambulatorio gratuito esistente in zone di calamità, che solitamente offre assistenza sanitaria ai rifugiati: nel territorio greco fino ad una manciata di mesi fa assisteva migranti, ma ora l’80% della sua clientela è greco.
Un ambulatorio di un’importanza incredibile, visto che arrivano decine di bambini che non hanno nemmeno i vaccini di base , o che non possono permettersi le dosi di richiamo..cosa che avveniva solo nel terzo mondo.
Si vive con 200 euro al mese, quella è la media a Perama, tanto che quando i medici dell’ambulatorio consigliano ai genitori di far curare i propri figli proprio dentro un ospedale, la risposta che più spesso si presenta al loro ascolto è che non hanno la disponibilità nemmeno dell’ 1.40€ necessario per comprare il biglietto dell’autobus che arriva fino all’ospedale.
Nulla, con 200 euro al mese non si mangia: i bambini mangiano dalla spazzatura, l’energia elettrica ormai manca in quasi tutte le case da più di sei mesi, tanto che l’inverno è passato a fatica, con quel po’ di calore che può offrire il bruciare pezzi di legno in casa.
Ci son famiglie che vivono in auto, ed anche il cimitero della città si sta popolando di persone che vanno a dormirci, come al Cairo, come in alcune zone della più povera Asia.
Per chi ancora ha un tetto ed ha la fortuna di avere la luce il terrore più grande è quello della corrente: staccata quella, vola via anche l’ultimo pezzetto di dignità .
A noi manca poco per tutto ciò…
a noi, Italia, che al contrario del popolo greco non abbiamo nemmeno avuto la forza di alzare la testa riempiendo le piazze o fermando la produzione con decine di scioperi generali. Noi nulla, noi concertiamo, noi facciamo finta che tutto ciò sia lontanissimo.
Mentre in Grecia iniziano a pensare che non basta più manifestare, che non basta più scioperare…
mentre in Grecia chi si spara vorrebbe sparare in testa al capitalismo,
noi dormiamo, concertiamo, siamo vomitevoli.
Contro ogni forma di segregazione e gerarchia
L’assemblea dei rivoltosi dell’isola di Salamina e dei quartieri di Perama, Keratsini, Nikaia, Koridallos e Pireo ha fatto un volantino/manifesto veramente interessante sulla crisi. Poche parole, che fanno però capire molto bene il livello di conflitto che si aggira per le strade della Grecia: si parla di crisi e dei suoi responsabili, si parla di crisi inevitabile se si continua con il mantenimento di questo tipo di sistema.
Le loro proposte? Scioperi, solidarietà, occupazioni, sabotaggio, espropri e mutuo soccorso.
Chiari e tondi! 😉
The (financial) crisis shall become their crisis once we play with a full deck of playing cards
The crisis is not a natural disaster that simply happens; the crisis is the outcome of the choices of all those who want to maintain this system, in which we are exploited, repressed and governed. Their proposals on how to come out of the crisis do not differ from suggestions on how the existing situation could be reinforced and take root. Our propositions can be nothing less than strikes and solidarity, occupations and sabotage, expropriations and mutual help… in order to create the world that we choose for ourselves, against all kinds of segregations and hierarchy.
Assembly of the revolted in (the island of ) Salamina, (and the neighborhoods of) Perama, Keratsini, Nikaia, Koridallos, Piraeus
Sciopero generale in una Grecia piegata dalla crisi …
Ancora una volta un paese paralizzato e titoli che parlano di “anarchici”, di giovani facinorosi che fanno a botte con la polizia. In realtà è un paese allo sfascio, è un paese incazzato nero da mesi e mesi … che è arrivato alla crisi totale, alla banca rotta, alla svendita al miglior offerente.
Ieri era il giorno del grande sciopero generale indetto per urlare contro questa crisi che rischia di esser pagata solo dai lavoratori, dai cittadini, dagli studenti, dai migranti, non ovviamente dai padroni. I numeri della crisi lasciano senza parole e l’Europa sembra muoversi a rilento nel cercare di trovare una soluzione: si diceva che i paesi dell’Unione fossero pronti a stanziare circa 25 miliardi di euro per le vuotissime casse greche, ma non è rimasta che una voce. Tornare alla dracma, dopo averla svalutata? Si parla anche di questo mentre le piazze scoppiano e i lavoratori incrociano le braccia.
Ieri s’è fermato tutto: chi è sceso in piazza sa benissimo chi deve pagare la crisi, sa benissimo di vivere in un paese piegato da speculatori, da politici incompetenti e collusi (non ci fa pensare proprio a nulla tutto ciò a noi italiani, noi siamoimpegnati a far battaglie per “carcerare” i politici, non per “liberare” gli sfruttati). Ad Atene la manifestazione è stata imponente: più di 40.000 persone hanno occupato le strade della città contro le politiche anti-deficit del governo. A Syntagma sono iniziati gli scontri con uno spezzone di circa trecento manifestanti, che hanno attaccato la polizia con pietre e bottiglie molotov, in risposta alle pesanti cariche dei reparti speciali e al fitto lancio di lacrimogeni e spray urticanti.
Si parla di una sola ragazza in stato di fermo, che avrà un direttissima nel corso della giornata.(proveremo ad avere aggiornamenti a riguardo)
Oltre alle mobilitazioni per lo sciopero generale, le organizzazioni studentesche, il blocco anarchico e altre organizzazioni avevano un secondo appuntamento pomeridiano in piazza Amerikis: una manifestazione Antifascista e Antirazzista in un quartiere che sta subendo (dopo anni di pacifica convivenza con molte comunità migranti da), oltre ad un incremento costante della repressione poliziesca, costanti attacchi da parte dei gruppi di estrema destra.
Ma poi nel leggere il volantino di convocazione si realizza immediatamente quanto il reale nemico sia lo Stato, più che di melma fascista, spesso solo utile strumento per propagandare odio e bisogno di “ordine” : è lo Stato a far la guerra ai migranti con le nuove leggi di cittadinanza. Lo Stato, ora con le poltrone occupate da un fantomatico partito di sinistra come il Pasok, a mandare avanti politiche di emarginazione sociale, di esclusione, di allontanamento dalla comunità per tutti i migranti. Uno Stato che, a braccetto con le politiche europee, demarca con sempre più netta violenza il confine tra legale e illegale: quello che può restare e quello che deve sparire.
Chi ha tentato di raggiungere Piazza Amerikis è stato bloccato da fitti cordoni della polizia e dei reparti speciali che hanno bloccato qualunque accesso alla marcia anti-razzista e anti-fascista, dichiarando “non autorizzata” qualunque genere di manifestazione. E così ancora scontri, per poi convergere verso i giardini di Patision…
Anche a Salonicco la giornata è stata estremamente calda: grandi mobilitazioni e anche in questo caso scontri con la polizia, che ha violato l’asilo universitario per l’ennesima volta!
Rifiuti invadono Atene sotto Natale
Se la passa proprio male questo nuovo governo greco.
Non bastava la rivolta ereditata dai precedenti governatori e per niente sopita,
non bastava la grande guerra del Pireo che sta coinvolgendo migliaia di lavoratori in una lotta per la sopravvivenza del loro posto di lavoro che ha portato al prolungato blocco totale del più grande porto mediterraneo diverse volte.
Non bastavano le carceri in rivolta, i migranti nei centri di permanenza o quelli che muoiono sulle spiagge…
ora sono arrivati anche i rifiuti o ricoprire le strade della capitale.
Liberatesi, non completamente sia chiaro, dei cassonetti in fiamme, delle carcasse delle macchine, dei pezzi di vetrine e di bancomata, delle migliaia di pietre, bottiglie, limoni e lacrimogeni che hanno caratterizzato gli scorsi giorni sia ad Atene che a Salonicco che in molte altre città greche ; ora a riempire le strade sono i rifiuti quelli veri. Dicesi Monnezza.
Come Napoli, come Palermo, anche la bella e insorgente Atene è letteralmente sommersa, con poche speranze di uscirne salva per le festività natalizie.
Lo sciopero degli operatori ecologici durato nove giorni è terminato da quasi una settimana ma la città non ha ancora respirato, se non nelle strade del centro.
Il vicesindaco ha annunciato di essere stato ovviamente costretto ad iniziare da scuole, ospedali, ministeri e dal centro della città: le periferie, arriveranno. Martedì le prime operazioni di ripresa del lavoro sono state nuovamente bloccate dallo sciopero dei lavoratori della più grande discarica di Atene, fatto che ha praticamente reso impossibili le operazioni di raccolta. Il perchè di tutto questo è molto semplice, quasi troppo semplice: tutti i lavoratori che stanno scioperando da giorni chiedono solo la trasformazione del loro contratto di lavoro da contratto a termine in uno a tempo indeterminato.
Quel che mi chiedo è ….. ma perchè tutti vanno a Copenhagen a farsi arrestare tutti i giorni su appuntamento e poi non sono mai andati in un anno a farsi una passeggiata per le strade greche, dove c’è una situazione sociale non calda ma incandescente da mesi e mesi. Lì bisogna andare, a non far spegnere la scintilla, a portare solidarietà, ad imparare come si lotta e come si sta per strada, tra la gente, come si occupa, come ci si difende gli spazi, come si contrattacca, come si può esser fieri e belli e metter paura.
Cresce la protesta nelle carceri greche
Piccolo aggiornamento dalle carceri greche in sciopero della fame di massa. Uno sciopero che sta crescendo a vista d’occhio..
Piccolo aggiornamento causato da profonda pigrizia: per questo procedo con il copia-incolla dell’ansa
Migliaia di detenuti greci che da giorni protestano contro le condizioni di vita nelle prigioni, hanno respinto un piano del governo per far fronte alla emergenza e continuano la loro protesta che si va estendendo. «Oggi sono già una ventina le prigioni dove oltre 5000 detenuti rifiutano il cibo delle mense» hanno detto all’Ansa fonti della ‘Iniziativa per i diritti dei prigionierì. Secondo le fonti i detenuti «sono insoddisfatti» delle misure annunciate ieri dal ministro della giustizia. Anche se hanno accolto positivamente la decisione di istituire due commissioni per la riduzione dell’affollamento delle carceri, denunciano la mancanza o l’insufficienza di provvedimenti relativi alle condizioni sanitarie, alimentari e ai permessi, nonchè alle modifiche del codice penale. E chiedono in particolare l’annullamento immediato delle pene disciplinari all’interno delle carceri. I detenuti hanno così deciso di continuare ed estendere la protesta che «nei prossimi giorni riguarderà tutte e 35 le prigioni del paese», spiegano all’Iniziativa. La protesta, che include penitenziari ad Atene, Salonicco e Patrasso, consiste attualmente nel rifiutare il vitto del carcere mantenendo ancora una parziale alimentazione individuale. Ma i detenuti minacciano di passare allo «sciopero integrale della fame» se il governo non accetterà tutte le loro richieste. Le vetuste carceri greche sono tra le peggiori d’Europa, con 13.000 detenuti in istituti che potrebbero ospitarne 8000, secondo l’Iniziativa. Lo scorso anno la stragrande maggioranza dei prigionieri aveva portato avanti per 17 giorni uno sciopero della fame ottenendo promesse che non sono state mantenute.
Carceri, scioperi e studenti…sempre dalla mia amata Grecia
Proviamo a fare un piccolo sunto delle notizie che da ieri girano in rete provenienti dalla cara Grecia.
Iniziamo dai detenuti: da ieri sera è iniziato uno sciopero della fame di massa nel carcere di Patrasso per chiedere migliori condizioni di detenzione. I prigionieri che hanno sottoscritto la protesta sono già 650 e sembrerebbe che una protesta simile, e di massa, stia per partire anche nel carcere di Larissa e in quello di Korydallos della capitale.
Poi, incredibile ma vero, il Partito Comunista Greco -KKE- (che non smuove molto le mie simpatie come potete immaginare) ha accusato il nuovo governo, quindi il partito socialista Pasok di voler “schiacciare il movimento operaio”. E’ un comunicato che si riferisce ai lavoratori del porto del Pireo (principale porto del Mediterraneo orientale) , in sciopero permanente contro la cessione della gestione dei terminal cargo ad un’impresa cinese. Lo scorso mese un precedente sciopero aveva bloccato il porto per quasi 3 settimane, causando pesantissime ripercussione sull’economia del paese. Aleka Papariga, segretaria del KKE scrive che il principale obiettivo del Pasok è quello di schiacciare letteralmente il movimento operaio e popolare con la manipolazione e l’uso strumentale del bastone e della carota, ovvero della paura e della speranza». Insomma, anche il KKE sembra essersi accorto del pesante livello di repressione che sta scatenando il nuovo governo, anche se non si preoccupa di dire una parola sul movimento studentesco.
Movimento studentesco che preoccupa sempre di più i nuovi padroni del paese. Proprio in questi giorni è stato lanciato un appello alla mobilitazione generale in una «lotta per una scuola pubblica e libera per tutti» e contro «la repressione poliziesca e il razzismo». Quindi, alla richiesta di 5 anni di carcere per chi occupa scuole ed atenei, la risposta del movimento è stata chiara. Ha rilanciato ad estendere le mobilitazioni, ad unirsi alla protesta sociale ed operaia e all’insurrezionalismo anarchico.
La richiesta alle 150 occupazioni già in atto è di resistere e contagiare gli istituti che non hanno ancora bloccato la didattica: intanto il 36° anniversario della rivolta studentesca del ’73 è sempre più vicino, così come il primo anniversario della morte di Alexis.
«Nel paese c’è un’atmosfera esplosiva, viviamo un momento di esplosione della violenza di cui possono approfittare l’anarchia e la criminalità organizzata» , ha avvertito Michalis Chrisochoidis, nuovo ministro dell’ordine pubblico; dopo il cambio dei giorni scorsi ai vertici di polizia e servizi segreti, ha anche annunciato la creazione di una nuova superpolizia impegnata solo contro terrorismo e crimine organizzato.
Alla polizia, ai reparti speciali M.A.T., pare si aggiungeranno nuovi burattini in divisa. Contemporaneamente, il nuovo ministro ha deciso di ridurre la presenza di divise nella zona del Politecnico e nel quartiere di Exarchia in vista di queste calde settimane.
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