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Nazifascisti, complotti e rivendicazioni: poveri noi!
Vivessi ancora la vita di prima, dove il blog era comunque un compagno quotidiano,
questa cosa l’avrei scritta al momento, a caldo, quando lo sconcerto si è presentato dentro di me.
Parlo di Alba Dorata, dei due nazifascisti uccisi a pistolettate qualche settimana fa, il cui video dell’esecuzione è subito girato online.
Mi correggo: non parlo di loro, non parlo nemmeno di chi l’ha lasciati a terra, ma di chi, davanti alle immagini dell’azione ha immediatamente commentato con “no oh, non possono essere stati i compagni”
“no oh barù ma le hai viste le immagini? quelli so’ sicuro dei servizi”
Basita.
Non capisco perchè riconosciamo i compagni solo se son cadaveri ammazzati da Stato e/o fascisti,
riconosciamo i compagni solo quando sono massacrati di botte, riconosciamo i compagni pure quando hanno le sembianze da democristiani,
poi però davanti ad un’azione del genere,
tutti i tromboni dell’antifascismo sparano al volo “so’ i servizi”, “azione militare”, “strategia della tensione”
Non se ne può più, il vittimismo sta maciullando le sinapsi,
i neuroni arrancano sui lividi che ci piace avere, sul sangue che sempre noi perdiamo:
non sappiamo più pensarla la vendetta, non sappiamo più immaginare che qualcuno davanti ad un compagno ucciso, davanti allo sfruttamento,
davanti a ‘sta vita di merda faccia … PUM.
Per forza il complotto, per forza i servizi, per forza “oddio oddio no, noi siamo buoni” “vedi che la rivendicazione non c’è?! che vuoi di più chiaro per capire che è una provocazione di Stato?!”
Siamo più propensi a pensare che i fascisti si pistolettino l’un l’altro piuttosto che immaginare compagni incazzati che vendicano il sangue del loro sangue.
L’antifascismo è diventato un piagnisteo retorico, attaccato con le unghie ad una Costituzione che…
ma scusate, ma che ce ne fotte a noi della Costituzione?
non dovevamo distruggere tutto?
Tenetevi la costituzione e i complotti, tenetevi la tessera dell’anpi, il fazzoletto al collo e la retorica vittimaria:
noi intanto ci leggiamo queste 18 pagine di rivendicazione. OH!
Vi lascio con le parole di Franco Senia, che mi hanno strappato un sorriso (e non è facile questo periodo) e dove trovate anche il link della rivendicazione, in lingua originale.
Alla fine, la rivendicazione è arrivata, a ricordare – con le parole di Buenaventura Durruti – che “Nessun governo combatte il fascismo per distruggerlo. Quando la borghesia vede che il potere le sta scivolando dalle mani, chiede aiuto al fascismo per mantenere i privilegi.”
La rivendicazione è arrivata, a sottolineare, con i fatti che la parola “vendetta” può anche non essere vuota di significato.
La rivendicazione è arrivata, dicevo, e puntuali (per la seconda volta) sono arrivate le voci querule dei grilli parlanti, dai rossobruni di “donchisciotte” ai fini analisti di “contropiano”. I teorici innamorati del vittimismo (degli altri, naturalmente), quelli che negli anni ’70 piagnucolavano tutti in coro che “ci ammazzano, ci sfruttano, ci buttano in galera …”
La rivendicazione sta lì – scritta in greco, ma può essere tradotta – pronta a farsi fare a pezzettini dalla burocrazia devota della “Strategia della Tensione”, magari anche mettendo in atto qualche “piccola correzione” alla verità (dalla traduzione “fantasiosa” all’affermazione circa il fatto che la polizia avrebbe sdoganato immediatamente il documento, come autentico, a dilatare fino a raddoppiarlo, il tempo intercorso fra l’azione e la rivendicazione) di modo da riuscire a convincerci meglio che il nostro destino è quello di essere inermi, sempre, e che qualsiasi tentativo di sfuggire a tale sorte cadrà inesorabilmente vittima delle loro analisi linguistiche e caratteriali. Non può mancare, alla fine di queste brillanti analisi improntate alla più stringente logica, l’esibizione del metodo doxa, per cui – a conferma e a conforto – la “stragrande maggioranza” sarebbe scettica riguardo la genuinità di quella che come ai bei tempi andati rimane una “sedicente” organizzazione rivoluzionaria.
E’ il sondaggio, baby, e non ci puoi fare niente!
Pavlos Fissas, ammazzato dai fascisti

A pugno chiuso, Pavlos!
The world has become a big prison
and I ‘m looking for a way to break the chains.
There is a place waiting for me,
there at a high mountain peak for me to arrive.
That’s why I stretch again my two hands very high,
to steal some light from the bright stars.
I cannot take it down here and I’m about to choke from
this human misery, as much as sorrow.
I cannot stand it anymore and all these people were not from me,
so I followed another path and not the one they forced me to.
It was rough, tough and with many pitfalls,
bad love and friends like venomous vipers.
It had monsters with strange uniforms
always secretly lurking in the shadows.
Don’t stop if you decide to follow it,
tighten your teeth firmly and do not cry.
I took it myself and reached its end
and as the old wise people write in books
when the sun reaches its end,
eagles will light a fire from above.
To those who betrayed me by back stabbing me I want them to know that
I will not bother to cry.
And to all my old loves I want them to know that
I will not bother to cry.
And to those that threatened me burning chains I want them to know that
I will not bother with fear.
Let them come and find me at the mountain top, I’m waiting for them and
I will not bother with fear.
They told me not to have “crazy” dreams,
not dare to look at the stars,
but I ‘ve never took them seriously,
I took the whole world in my arms.
They want nowadays to build me a nest,
where there ‘s more fear, ugliness
and a moaning cry and a heavy chain,
carrying the curse of the gods and blasphemy.
I will not shed a tear and I will not be afraid.
I will not let them steal my dreams.
I fly free, high, very high
while they are jealous of my proud unbound wings.
And I’m waiting for other brothers to come here
in this mountain peak waiting for them all,
as long as they don’t cry and fear
living in this well thought fraud.
To those who betrayed me by back stabbing me I want them to know that
I will not bother to cry.
And to all my old loves I want them to know that
I will not bother to cry.
And to those that threatened me burning chains I want them to know that
I will not bother with fear.
Let them come and find me at the mountain top, I’m waiting for them and
I will not bother with fear.
To those who betrayed me by back stabbing me I want them to know that
I will not bother to cry.
And to all my old loves I want them to know that
I will not bother to cry.
And to those that threatened me burning chains I want them to know that
I will not bother with fear.
Let them come and find me at the mountain top, I’m waiting for them and..
Il testo di una canzone di Pavlos Fissas, conosciuto nel mondo della musica come Killah P…
ucciso dai fascisti di Alba Dorata nelle strade di Keratsini, periferia ovest ateniese.
Trentaquattro anni, rapper, era con un amico e la sua fidanzata in giro quando è sono stati attaccati da un gruppo di Alba Dorata, partito neonazista greco, finchè non è arrivata una macchina, il cui autista è sceso e l’ha colpito a morte, al cuore e allo stomaco.
E’ morto poco dopo in ospedale, mentre la sua morte è stata “vigilata” da una moto della polizia che è intervenuta solamente a coltellate date: il suo assassino, 45enne appartenente ad Alba Dorata di nome Georgios Roupakias (Γεώργιος Ρουπακιάς) e più che conosciuto nel mondo dell’estrema destra greca, è stato poi arrestato.

Ecco quei cosi schifosi de Alba Dorata
Le strade greche hanno risposto immediatamente a questo balordo assassinio: più di 26 città hanno visto ogni vicolo riempirsi di determinazione, odio antifascista e scontri con la polizia. Athens, Thessaloniki, Patras, Larisa, Chania, Rethimno, Iraklio, Kozani, Trikala, Komotini, Mytilene, Chios, Kalamata, Corinth, Preveza, Volos, Agrinio, Arta, Ptolemaida, Mesollogi, Samos, Serres, Giannena, Alexandroupolis, e Livadia: tutte queste città erano solo una piazza, solo uno slogan,
un solo urlo di rabbia che si propaga per un paese che non ne può più della repressione dello Stato e della manovalanza fascista che sempre più colpisce migranti e antifascisti.
Si contano centinaia di arresti, ma anche una determinazione che non verrà fermata con la repressione, nè con le cariche della polizia.
A PAVLOS, A PUGNO CHIUSO!
Leggi anche: Ufficiale della marina italiano punta pistola contro antifascisti a Patrasso, QUI
GIU’ LE MANI: Solidarietà a Indymedia Atene e la stazione radio 98FM!
Con un po’ di ritardo, visto che una delle iniziative di cui si parla era fissata per ieri… (a questo link le info a riguardo)
queste le ultime notizie provenienti dalla Grecia “digitale”, anch’essa sotto costante attacco della repressione.Entrambi i testi sono stati tradotti e messi in rete da http://it.contrainfo.espiv.net/
Dal 11 Aprile, Atene IMC e la stazione radio 98FM sono sotto la repressione da parte dello Stato. In particolare, il rettore del Politecnico di Atene, Simos Simopoulos, ha scollegato la loro connettività ad internet, disabilitando così l’accesso ai server ospitati nei locali universitari. Mentre le autorità insistono su questo bavaglio, il progetto auto-organizzato di Atene IMC e la stazione radio 98FM rivendicano il loro diritto politico di trasmettere liberamente attraverso il campus del Politecnico.
In una grande assemblea il Sabato 13/4 ad Atene, ambedue i collettivi hanno informato le persone sui sviluppi più recenti, e si è deciso di chiamare per una settimana di azioni a livello nazionale ed internazionale di solidarietà con Atene IMC e la stazione radio 98FM, dal 15 al 21 Aprile 2013.
Inoltre, ad Atene, un raduno di protesta è stato fissato per Lunedì 15/4 dalle 09:00 presso la piazza centrale della città universitaria di Zografou.
Diffondere questo messaggio a chiunque sia disposto ad agire in difesa delle infrastrutture antagoniste e della libertà di espressione. Questo è un attacco politico e sarà risposto di conseguenza.
Spot di solidarietà da Radiofragmata, radio online qui
Accesso temporaneo a Atene IMC qui
Qui invece il testo che chiama all’assemblea di gestione di Indymedia Athens
La censura nell’era della dittatura dei memorandum e del capitalismo…
Non riuscirà a sopprimere la contro-informazione!
La storia è vecchia… Gli sforzi della censura e della repressione anche…
A partire dalle questioni dei fascisti nel Parlamento, passando per le minacce fino agli rinvii a giudizio dall’ OTE (Compagnia delle Telecomunicazioni Ellenica)… a volte in modo spudoratamente repressivo e a volte di nascosto e in modo sotterraneo con black-out durante il fine settimana e prima delle grandi mobilitazioni… Tutti questi anni dal 2008 fino ad oggi, non sono riusciti E NEMMENO OGGI RIUSCIRANNO a chiudere athens.indymedia.
Questa volta si fanno avanti un “uomo d’affari” e un rettore. Un spietato cacciatore di denaro che con inimmaginabili truffe ha fatto una grande fortuna (Alafouzos) e un tipo casuale e transitorio che consente la svendita della sapienza a vantaggio dei padroni. Un “accademico” che per salvare il suo stipendio e i suoi privilegi non esita ad eludere ogni senso di difesa della libertà di parola, della libera circolazione delle idee, che sono appunto gli elementi che costituiscono l’asilo sociale, il quale lo difenderemo a qualsiasi costo. Questo impiegato spudorato si associa adesso con gli assassini di un intero popolo e diventa pioniere della messa a tacere di qualsiasi richiesta sociale e lavorativa, ignorando ostentatamente il supporto dei collettivi degli studenti verso i mezzi della contro-informazione. Supporto che ha preso anche la forma di risoluzioni specifiche da parte degli studenti… Sia degno, allora, il suo salario.
– Oggi, quindi, più che mai, è evidente la necessità dello Stato di mostrare i suoi denti, di sopprimere tutte le forme di lotta e resistenza (dalla soppressione delle lotte operaie, delle azioni ambientali locali, degli spazi occupati auto-gestiti) e di censurare tutto ciò che non è soggetto al suo appetito o pubblica l’umiliazione sociale che tutti noi viviamo attualmente, con la finalità della schiavitù totale di una intera società.
– Ora più che mai è indispensabile per il potere, per i padroni, per il governo e gli altri portavoce della troika e dei memorandum di far prevalere l’orrore della propaganda del regime-governo espressate dalla televisione, la stampa e le radio del regime.
– Oggi per lo stato è più che necessario mettere a tacere ogni libera espressione, ogni libertà di movimento delle idee radicali e sovversive, sperando di fermare la resistenza di coloro che non accettano in silenzio il destino che li aspetta.
Il loro fine ultimo, ma anche la loro vana speranza, è quello di soffocare e disorientare ogni tentativo di discussione, di visione e di azione verso l’organizzazione ed espressione della società in modo diverso e combattivo.
Non ci riusciranno, però, come non ci sono riusciti in tutti i loro precedenti sforzi disperati.
Athens.indymedia è costituito dai suoi utenti, da tutti coloro che informano e vengono informati sulla guerra sociale di classe condotta nelle società capitalistiche in tutto il mondo. Per quanto possano provare non riusciranno metterlo a tacere.
La censura e la repressione non ci intimidiscono, ma al contrario ci rafforzano.
Come gruppo di gestione di athens.indymedia, facciamo tutto il possibile per mantenere gli sforzi della diffusione e della promozione delle lotte e delle resistenze sociali. Per ora, e fino ad uscire normalmente su internet ci sono modi alternativi per accedere alla contro-informazione tramite il sito http://indymedia.squat.gr/ e anche attraverso la rete Tor all’indirizzo gutneffntqonah7l.onion
Continuiamo i nostri sforzi, e fra poco tempo, athens.indymedia.org funzionerà di nuovo normalmente, continuando a chiedere il diritto di utilizzare la rete pubblica credendo fermamente che tutto ciò che sia pubblico appartiene alla stessa società e non al potere, allo stato o al capitale. Non li lasceremo gioire della repressione. Non li permetteremo di depredare per sempre le risorse pubbliche che ci appartengono! Non rimarremo a guardare restando inattivi, stando in silenzio e non soccomberemo alla repressione e alla censura anche se ciò significa che dovremo andare in “esilio” e trovare terreno fertile in altri luoghi di ospitalità!
La contro-informazione non si imbavaglia, non si censura non si sopprime!
Le lotte sociali di classe non si fermano dagli impiegati svenduti e dai meccanismi della repressione!
Gruppo di Gestione di Athens.Indymedia.org
In Grecia è crisi umanitaria: dei suicidi e dei vaccini impossibili

Il luogo dove si è ucciso Dimitris e dove dopo si son radunate centinaia di persone che si son poi scontrate con la polizia
“Il governo di occupazione di Tsolakoglou* ha letteralmente annullato la mia capacità di sopravvivere con una pensione dignitosa, per la quale avevo già pagato (senza aiuti pubblici) per 35 anni.
La mia età mi impedisce di dare una risposta decente individuale (senza ovviamente escludere la possibilità di essere la seconda persona a prendere le armi se qualcun altro dovesse decidere di farlo), non trovo altra soluzione che una fine dignitosa, prima di dover ricorrere alla spazzatura per sopperire alle mie esigenze nutrizionali.
Un giorno, credo, i giovani senza futuro prenderanno le armi e appenderanno i traditori del paese a piazza Syntagma, proprio come gli italiani hanno fatto con Mussolini nel 1945 (a Milano in Piazzale Loreto)
-Dimitris Christoulas, Syntagma, Athens, 4 aprile 2012
[* Georgios Tsolakoglou era un ufficiale militare greco che divenne il primo Primo Ministro del governo greco collaborazionista durante l’occupazione dell’Asse nel 1941-1942.]
Dimitris, pensionato ex farmacista si è sparato in testa in piazza Syntagma,
sede del parlamento greco e ormai luogo simbolo della rivolta ateniese contro la crisi economica e lo smantellamento dello stato sociale greco,
piazza delle grandi manifestazioni, degli scioperi generali, degli scontri e della violenta repressione.
Appartenente al movimento “IO NON PAGO”, aveva messo in ordine tutto prima di andare via, pagando ogni suo debito.
Ora è successo anche questo in piazza Syntagma, è successo che un uomo, da sempre attivo nella vita politica del suo paese,
da sempre in piazza a lottare, s’è sparato per non lasciare debiti ai suoi figli, e per andarsene con la stessa dignità con cui era vissuto e aveva lavorato tutta la sua vita.
Anche qui in Italia ci si comincia a suicidare, anche qui le pensioni tagliate, i lavori che non si trovano, sembrano portare facilmente alla strada del suicidio, una fuga timida da una realtà sconcertante.
Da giorni volevo raccontarvi di quel che accade in una località greca che si chiama Perama, che è in realtà una zona di Atene nei pressi del Pireo che ha vissuto momenti fiorenti grazie ai molti cantieri navali e che poi ha pagato il prezzo più caro a causa delle delocalizzazioni.
Ora il 60% di quel territorio è invaso dall’assenza di lavoro, dall’assenza delle più minime garanzie, in assenza di possibilità di sopravvivenza.
E’ vera e propria crisi umanitaria.
Due anni fa, in questa zona ha aperto la clinica Medecins du Monde, ambulatorio gratuito esistente in zone di calamità, che solitamente offre assistenza sanitaria ai rifugiati: nel territorio greco fino ad una manciata di mesi fa assisteva migranti, ma ora l’80% della sua clientela è greco.
Un ambulatorio di un’importanza incredibile, visto che arrivano decine di bambini che non hanno nemmeno i vaccini di base , o che non possono permettersi le dosi di richiamo..cosa che avveniva solo nel terzo mondo.
Si vive con 200 euro al mese, quella è la media a Perama, tanto che quando i medici dell’ambulatorio consigliano ai genitori di far curare i propri figli proprio dentro un ospedale, la risposta che più spesso si presenta al loro ascolto è che non hanno la disponibilità nemmeno dell’ 1.40€ necessario per comprare il biglietto dell’autobus che arriva fino all’ospedale.
Nulla, con 200 euro al mese non si mangia: i bambini mangiano dalla spazzatura, l’energia elettrica ormai manca in quasi tutte le case da più di sei mesi, tanto che l’inverno è passato a fatica, con quel po’ di calore che può offrire il bruciare pezzi di legno in casa.
Ci son famiglie che vivono in auto, ed anche il cimitero della città si sta popolando di persone che vanno a dormirci, come al Cairo, come in alcune zone della più povera Asia.
Per chi ancora ha un tetto ed ha la fortuna di avere la luce il terrore più grande è quello della corrente: staccata quella, vola via anche l’ultimo pezzetto di dignità .
A noi manca poco per tutto ciò…
a noi, Italia, che al contrario del popolo greco non abbiamo nemmeno avuto la forza di alzare la testa riempiendo le piazze o fermando la produzione con decine di scioperi generali. Noi nulla, noi concertiamo, noi facciamo finta che tutto ciò sia lontanissimo.
Mentre in Grecia iniziano a pensare che non basta più manifestare, che non basta più scioperare…
mentre in Grecia chi si spara vorrebbe sparare in testa al capitalismo,
noi dormiamo, concertiamo, siamo vomitevoli.
Il comunicato di Anonymous, solidale con il popolo greco!
Cittadini della Grecia,
QUI L’ARTICOLO DI @Infofreeflow per INFOAUT : LEGGI!
La Grecia …. e l’ “inimmaginabile”
Prendo, parola per parola, dal blog di Franco Senia, compagno e amico.
Grazie Fra’ , questo “inimmaginabile” m’è proprio piaciuto!

Una foto regalo da "Il Marconista" che ringrazio. La cercavo da un po'...era lo slogan che più mi era rimasto nelle orecchie! STO DROMO!! TUTTI IN STRADA!
«La scelta non è tra i sacrifici e non fare sacrifici, ma tra i sacrifici e qualcosa di inimmaginabile», così ieri ha chiosato Venizelos, ministro greco delle finanze. Ed è vero. E’ proprio questa la scelta, da fare. La scelta che ieri, in Grecia, forse, si è cominciato a fare. Scegliere qualcosa di inimmaginabile. Immaginare l’inimmaginabile. Commissariati di polizia ed armerie assaltate. Una fune tesa attraverso la strada che consegna ai manifestanti un reparto di motociclisti della non più temuta polizia Delta. Qualcosa di inimmaginabile, in faccia a chi riesce ad immaginare solo fame e miseria, tagli allo stato sociale e indigenza, sfruttamento e schiavitù. Ad Atene, il sindacato che poche settimane fa si era schierato contro i manifestanti a difesa del parlamento, non è riuscito nemmeno a raggiungere la piazza. Sì, è proprio qualcosa di inimmaginabile. Era inimmaginabile, qualche millennio fa, quel che poi in Grecia è cominciato. Non so se tutto questo sia qualcosa che sta finendo o sia qualcosa che sta cominciando. So che è qualcosa. Ed è inimmaginabile.
Leggi il racconto della giornata di ieri: QUI
Atene: la rabbia vi DEVE spazzare via
Il Parlamento greco è letteralmente circondato, impacchettato dalla rabbia senza speranza di più di 200.000 persone.
In tutta la Grecia la popolazione è in piazza, se si pensa che solo a Patrasso i numeri del corteo sfiorano le trentamila persone: tutti sono in piazza, per difendere quel poco che è rimasto da difendere, nella devastazione totale dello stato.
In tutto il paese stanno occupando prefetture e municipi, ovunque le banche vengono attaccate, così come i simboli del capitalismo.
Gli scontri a Syntagma, piazza adiacente al parlamento greco, vanno avanti da 4 ore…
pare ci sia solo un ferito in cattive condizioni, mentre tutta la città è prigioniera delle tonnellate di lacrimogeni e gas urticanti che la polizia spara senza tregua su tutti i vari spezzoni del corteo.
Per quanto si sia spezzato, per quanto abbiano chiuso tutte le fermate centrali della metropolitana per evitare che ci si potesse trovare rifugio, per quanti milioni di euro in sostanze chimiche stanno spendendo per mandare tutti a casa,
la situazione non sembra mutare.
Gli scontri e i fronteggiamenti con la celere si stanno spostando nelle strade intorno alla centrale e omai satura di lacrimogeni piazza Syntagma: la facoltà di legge è stata attaccata dalla polizia che poi è arretrata velocemente.
Tutti sono ancora in piazza in questo momento, in una situazione di rabbia collettiva non certo stoppabile da blindati o gas.
Nessuno può tornare a casa ora come ora,
anche perché nessuno può nemmeno più permettersela una casa.
L’avete voluta voi la guerra totale: qualche migliaio di persone sta semplicemente rispondendo alle vostre richieste.
Fuoco su fuoco, cari miei, perché tanto da perdere non c’è rimasto più niente.
E la dignità ce la teniamo stretta!
LA DEMOCRAZIA E’ NATA QUI E QUI LA SEPPELLIREMO!
Un solo appunto sulla stampa: basta aprire la stampa francese, quella spagnola, quella inglese…e poi quella italiana per capire dove siamo.
Guardate i titoli, che gli articoli li eviterei…bastano i titoli per capire che paese inutile siamo e come questi fantomatici giornalisti a stipendio pieno (altro che i 4 euro a pezzo) abbiano veramente superato il limite, da tempo ormai.
“Follia Black bloc”; “I black bloc assaltano il parlamento”; “manifestazione dispersa dalla rabbia black bloc”.
Dovete morire. Punto.
Così scoprirete che anche il becchino che vi sotterra è vestito di nero….brrrrr, che paura, e se fosse un black bloc?? Ha pure la pala!!
AGGIORNAMENTO ORE 19.45 ora italiana:
cala il freddo e la temperatura. Ma la piazza, le piazze, continuano ad essere incandescenti e stracolme.
Si prevede una lunga notte per Atene, perché la voglia di tornare a casa non c’è…
c’è quella di riprendersi tutto
ORE 22:
Decine di banchi ed alcuni palazzi sono completamente in fiamme…e le strade ancora piene.
Sono 54 le persone refertate in ospedale fino a questo momento.
Ad Atene sembra giorno, il fuoco fa una luce e un calore che si sentono fino a qui!
ORE 23:
*La sede del comune di Atene è occupata, ma arrivano notizie di alcuni arresti.
*La facoltà di legge è sotto attacco dei reparti speciali M.A.T. e ci sono alcune centinaia di persone intrappolate all’interno.
Le strade continuano ad essere disordinatamente piene, con gruppi di persone ovunque e continui focolai di scontri con la polizia,
tra i palazzi in fiamme.
*I commissariati dei quartieri di Exarchia e dell’acropoli sono assediati dai manifestanti (devo scrivere Black bloc almeno vi sentite più a vostro agio?)
*Arriva notizia anche dell’esproprio di un’armeria, ad Omonia.
* Se poi provate ad andare sul sito della Polizia greca…NON CI RIUSCITE! 😉
ops..ore 23.35, anche quello del Primo ministro
ore 00.45 oooops, anche quello del Parlamento!
E nemmeno un minuto dopo…la Banca Nazionale: è un gioco divertentissimo!
*Dalla città di Volos arrivano altre notizie “calde”… visto che la sede del municipio è in fiamme.
La sede locale dell’ufficio delle imposte è stata razziata, e svuotata dei suoi faldoni, poi distrutti.
MEZZANOTTE: L’assembla all’interno della facoltà di legge, assediata da ore dalla polizia ha deciso di resistere e di proseguire l’occupazione, chiamando la popolazione a prendere le strade e continuare a lottare. “Nulla è finito, è tutto solamente iniziato ora! La facoltà di legge è uno dei centri della lotta e continuerà ad esserlo”
In tutta Atene è impossibile prelevare. Tutti i bancomat sono stati chiusi: quei pochi soldi se li tengono stretti.
IL NUOVO MEMORANDUM E’ PASSATO AD AMPIA MAGGIORANZA!

CON 400 EURO AL MESE NON SI VIVE, CI SI RIBELLA
Paghiamo caro e tutto: uno slogan tanto caro… ci si rivolta contro
La situazione greca sta degenerando al punto che anche la forza delle piazze inizia a scemare,
esausta, triturata da una politica economica che sta spingendo un paese a rovistare nell’immondizia.
Lo sciopero generale è stato partecipatissimo, l’astensione dal lavoro continua ad essere incredibile, la piazza sarebbe stata certamente più imponente se vento e pioggia gelida non si fossero riversati con tanta irruenza sui manifestanti.
Al quinto anno consecutivo in recessione il paese è praticamente raso al suolo: gli stipendi degli impiegati pubblici continuano ad esser tagliati (c’è chi due anni fa prendeva 1400 euro, che ora ne prende a malapena 800), le pensioni fanno preferire di morir giovani,
i giovani sanno che ormai il lavoro è quasi inutile cercarlo, anche perché non è più definibile tale.
Il lavoro in Grecia? E che cos’è? Con quello che Merkozy e la BCE stanno chiedendo al (arriverà anche il nostro turno, ne siamo consapevoli?), con l’annullamento dei contratti collettivi nazionali, con le paghe che diminuiscono a blocchi del 20% ogni volta,
dire che in Grecia i giovani siano privi di lavoro è una presa in giro.
Perché quello non è lavoro è medioevo.
Quello non è lavoro, è sfruttamento, è capolarato, è quanto di più inaccettabile ci stiano proponendo,
a loro come a noi, solo più velatamente.
E’ una guerra, hanno ragione sull’editoriale di oggi comparso sul sito di Infoaut: ci siamo arrivati al “pagherete caro pagherete tutto”, il problema è che ci sono arrivati loro. Non la nostra guerra a stato, capitale e lavoro, ma quella che i nostri stessi padroni e sfruttatori stanno muovendo contro di noi,
per piegarci ancora di più, per terrorizzarci, per renderci silenziosi schiavi del loro capitalismo ormai morto.
Pensano che in questo modo si salveranno dal colpo di coda del capitale morente, pensano che magari si salverà l’ultimo a morire…
intanto noi paghiamo caro, paghiamo tutto fino all’ultimo.
Noi che lo urlavamo e lo urliamo pensando di veder prima o poi LORO a pagare caro, stiamo andando consapevoli verso il baratro dei grandi diritti conquistati. Non sono cataclismatica, non penso che ciò che viene distrutto non possa essere ricostruito:
credo nella distruzione, sono sempre stata per il distruggere TUTTO e poi ricostruirlo nuovo…
lo stanno facendo loro, tocca rimboccarsi le maniche che prima o poi dovrà arrivare il momento in cui saranno loro a pagare tutto.
Ma tutto, senza il minimo sconto!
Vi allego le righe di Infoaut
Pagherete caro, pagherete tutto! Questa volta non è una scritta a bomboletta tracciata su un muro durante la notte. E neanche il titolo di qualche giornale di movimento. Questa volta tutti possono stare tranquilli perchè ad essere minacciato è un popolo intero, per cui tutto è normale.
Non di notte, e non con le mani sporche di vernice, ma il senso delle minacce, in questo caso “dichiarazioni”, di Merkel e Sarkozy verso il popolo greco è proprio questo: pagherete caro, pagherete tutto.
“Insieme al cancelliere, dico che i nostri amici greci devono assumersi le loro responsabilità votando le riforme su cui si sono impegnati” . “Siamo entrambi d’accordo – ha fatto eco la cancelliera Merkel – nel volere che la Grecia rimanga nell’euro. Tuttavia io dico anche che non ci sarà nessun nuovo programma di aiuti per la Grecia se non verrà raggiunto un accordo con la troika, tutti quelli che condividono la responsabilità in Grecia devono sapere che non devieremo da questa posizione. Voglio che sia chiaro ancora una volta che non potrà esserci un accordo se le proposte della troika non saranno implementate. Sono sul tavolo e il tempo sta scadendo.”
Le misure di austerity che la popolazione greca ha subito sino ad adesso non bastano: Fondo Monetario, Unione Europea, e Banca Centrale Europea vogliono di più. Naturalmete questo di più riguarda il lavoro: nuovi tagli agli stipendi e alle pensioni, la chiusura di Enti statali con il conseguente licenziamento dei dipendenti in esubero e un certo numero di insegnanti che resteranno senza lavoro.
La ricetta Europea per la Grecia però fino ad adesso ha portato ad una recessione del -5,5% nel 2011, un potere d’acquisto dei salari crollato del 40% e il tasso di disoccupazione vicino al 20%. In questo scenario la richiesta della Trojka è di interventi per un ulteriore 1,5% del Pil.
I nodi, per la tenuta delle istituzioni europee, stanno venendo al pettine. L’esplosione della situazione sociale in grecia è ad un passo visto, e la risposta alle dichiarazioni della Markel di ieri, è arrivata non dal premier Papademos, ma dalla piazza a suon di bandiere tedesche bruciate.
Bada Nasciufo
SULLA GRECIA: LEGGI QUI
In Grecia si occupano e autogestiscono gli ospedali pubblici!
Secondo una dichiarazione (04-02.2012) pubblicata dall’ assemblea generale dei lavoratori dell’ Ospedale Generale di Kilkis, i medici, gli infermieri e dell’ altro personale dichiara che i problemi di lungo corso del Sistema Sanitario Nazionale (ESY) nel paese non possono essere risolti attraverso limitate richieste di risarcimento del servizio sanitario. Pertanto, i lavoratori dell’ Ospedale Generale rispondono al fascismo del Potere occupando questo ospedale pubblico e ponendolo sotto il loro diretto e completo controllo. L’ organo decisionale per le questioni amministrative sarà l’ assemblea generale dei lavoratori.
Sottolineano inoltre che il governo greco non ha assolto ai suoi obblighi finanziari verso l’ ospedale. I lavoratori denunceranno tutte le autorità competenti alla pubblica opinione e, se le loro richieste non saranno soddisfatte, si rivolgeranno ai comuni, alla comunità locale e non, per avere un supporto di qualunque tipo possibile per aiutare i loro sforzi: per salvare l’ ospedale e difendere la sanità pubblica, per rovesciare il governo ed ogni politica neo liberista.
La prossima riunione generale di tutti i dipendenti si terrà nella mattinata del 13 Febbraio. La loro assemblea avrà luogo giornalmente e sarà l’ organo principale per ogni decisione concernente i lavoratori e l’operatività ospedaliera.
I lavoratori chiedono la solidarietà fattiva dei cittadini e dei lavoratori di tutti i settori, per il coinvolgimento dei sindacati e delle organizzazioni progressiste, e per il sostegno dei media dell’ informazione reale. Essi faranno anche una relativa conferenza stampa il 15 Febbraio, alle ore 12.30. Tra gli altri, si invitano i colleghi degli altri ospedali a prendere decisioni appropriate, nonchè i dipendenti del settore pubblico e privato a fare lo stesso.
Tradotto dal sito ContraInfo
PER LEGGERE IL LORO COMUNICATO PER INTERO, TRADOTTO: QUI!
Diverso materiale a riguardo lo potete leggere QUI
E ancora, una riflessione sulla puntata di Santoro, blaterante di crisi in Grecia, scritta dal caro Marconista: LEGGETELA QUI!
Grecia: la rivoluzione è d’acciaio e zucchero. Lo sciopero delle acciaierie e l’occupazione di una famosa pasticceria
Sarà il più martoriato dei paesi che stanno subendo la crisi economica, l’austerity imposta dai “mercati internazionali” che spezza la normale vita economica di tutti gli strati del paese,
sarà il paese che sta sfiorando il baratro in modo sempre più pericoloso,
ma ogni volta che #stavitademerda mi permette di trovare il tempo di scovare notizie dalla Grecia,
il mio cuore si riempie di gioia.
Di quella gioia fatta di collettività, di sudore e organizzazione, di costruzione di percorsi d’autonomia, fondamentalmente di lotta di classe,
quella che da quest’altra parte del mare (un mare piccolo piccolo che sembra immenso) abbiamo rimosso.
Seppellita sotto tonnellate di riformismo, di sindacalismo colluso,
di complottismo, di giustizialismo, di grettezza politica
di incapacità di canalizzare energie e trovare il coraggio di portare avanti le battaglie come si devono portare avanti:
con il coraggio di chi non ha niente da perdere, e vorrebbe TUTTO da conquistare.
Ma non è aria, qui.
No.
Ma la Grecia sta prendendo la strada giusta: sta cercando di prendersi con la forza quello che con molta più forza è stato strappato via.
E lo fa riallacciando la corrente illegalmente alle famiglie che non possono pagare la tassa di proprietà,
lo fa espropriando supermercati di grandi catene e ridistribuendo il cibo preso nei mercati rionali,
lo fa portando solidarietà ai detenuti,
lo fa portando in piazza 15.000 lavoratori delle accierie staccati da qualunque sindacato sempre e comunque colluso e parte integrante dell’indotto di stato di sfruttamento e tagli.
Il piano di Manesis, capo delle acciaierie, caratterizzato dal terrore imposto dai continui licenziamenti e dalla proposta di lavoro a turnazioni, è stato bloccato dalla
tenacia e dalla forza dei lavoratori, che hanno oltretutto trovato un vero e proprio fiume di persone pronte a portare la loro solidarietà.
I volantini dei lavoratori delle acciaierie parlano chiaro, come quelli di studenti, immigrati, disoccupati:
la chiamata è generale, è ad una lotta di classe contro potere, che sia composta, foraggiata e alimentata da tutte le componenti di sfruttati ed emarginati del paese:
chiama a raccolta studenti, precari, dipendenti pubblici, disoccupati, migranti, clandestini, cittadini e nomadi…
tutti uniti, verso un’organizzazione rivoluzionaria capace di soverchiare il sistema,
così com’è.
Mi si riempie il cuore nel leggere i loro volantini, lo ribadisco emozionata.
• Un’altra notizia “greca” ci arriva da Salonicco, battagliera città, dove i lavoratori di una famosa pasticceria (è una catena con negozi in tutto il paese) “Hatzis”, hanno deciso di occupare il negozio nel quartiere di Kalamaria, dopo che da dicembre combattevano per cercare di ottenere i 5 precedenti mesi di salario, oltre che i bonus economici previsti nella mensilità di dicembre.
Una storia che va avanti da alcuni mesi e che ha dell’irreale visti gli ultimi 5 anni di fatturato della pasticceria e il maldestro tentativo (che sicuramente riuscirà) di puntare al fallimento approfittando della crisi nel paese, per evitare di
pagare i milioni di debiti accumulati con le assicurazioni pubbliche.
Basterebbe fallire, cambiar nome alla società e tutti i debiti, per primi quelli con gli stessi lavoratori, spariranno nel nulla.
Alla luce di ciò negli ultimi mesi i licenziamenti sono stati tanti, rimpiazzati con lavoratori “fantasma”, privi di regolari contratti o con l’obbligo di una precedente firma di “dichiarazione volontaria di licenziamento” che permettono al padrone di non pagare le indennità a chi viene licenziato.
Sono 400 euro al mese per turni fino a 12 ore di lavoro: questo è.
tanto che, come ormai per tradizione in quel paese, il padrone sta iniziando a tremare.
I suoi locali sono bloccati e occupati: al secondo giorno di occupazione la polizia ha fatto irruzione arrestando otto persone, tra cui 4 lavoratori e altri 4 solidali:
la cosa non ha minimamente fermato la mobilitazione.
La lotta continua…alla faccia del padrone, di Manesis e di quelli come loro.
Atene: azione diretta in una radio… e successiva pesante repressione
Questa mattina diversi militanti dell’assemblea solidale con l’organizzazione “Lotta rivoluzionaria” attualmente sotto processo, sono entrati ed hanno invaso i locali della stazione radio Flash, situata nel sobborgo ateniese di Maroussi.
Immagini del presidio di capodanno, davanti al carcere di Korydallos (in un post precedente su questo blog potete trovare il video)
Una volta entrati in redazione, hanno interrotto le trasmissioni e dopo essersi impossessati dei microfoni hanno letto dei comunicati di solidarietà nei confronti dei detenuti reclusi nel maledetto carcere di Korydallos.
Un’azione breve, tanto che alle 11.30 le trasmissioni avevano già ripreso regolarmente;
nessuno dalla redazione della radio aveva richiesto l’intervento della polizia, sapendo che era un’azione che mirava alla lettura di alcuni fogli, ma malgrado ciò dopo pochissimi minuti sono arrivati plotoni su plotoni: dalla polizia antisommossa ai reparti speciali.
Più di due ore di stallo, poi alle 14.30 la polizia (con due avvocati) ha fatto irruzione nei locali arrestando tutti coloro che avevano partecipato all’azione di solidarietà,
mai denunciata dalla stessa radio.
Le accuse poi partono automaticamente ormai, con le leggi anti-terrorismo in vigore da poche settimane: tutto immediatamente diventa “azione terroristica, ed illegale uso della forza”.
In questo momento buona parte dei militanti sono stati trasferiti nel quartier generale della polizia sito in Alexandras Avenue, dove dalle 17.30 è stato convocato un presidio di solidarietà.
Seguiranno aggiornamenti …
leggete OccupiedLondon per rimanere informati sulle lotte greche
Syntagma: lezione di democrazia – parte 1
Ad Atene il pedone è sacro, chi non gli porta rispetto, paga!
Grecia: inizia l’anno scolastico tra tagli e occupazioni

Atene, facoltà d'economia. Lo striscione urla OCCUPAZIONE mentre in alto c'è scritto "dove non arriva la mano dello stato arrivano le lame del para-stato, Solidarietà ai migranti"
La Grecia, sventrata da crisi e austerity non molla la piazza e la contestazione, in ogni sua forma.
Questi giorni è stata Salonicco al centro della cronaca vista l’apertura della 76° Mostra Commerciale Internazionale, alla quale ha partecipato anche il primo ministro Papandreou.
Oltre due milioni di euro è ciò che è stato speso dal ministero dell’Interno solo per lo spostamento dei reparti celere dalla capitale a Thessaloniki per contrastare le proteste.
Tre giornate di scontri, ferro e fuoco: più di 40.000 persone si sono riversate per le strade con una determinazione che non smette di caratterizzare le piazze greche. Una città dove a 48 ore di distanza dall’ultimo lancio di lacrimogeni e altri tipi di gas urticanti, i parchetti pubblici antistanti le facoltà universitarie erano ancora ricoperti dall’odore irrespirabile.
La polizia è avanzata con le solite metodologie viste in questi ultimi tre anni di scontri in Grecia: la celere che fa pesantissimo uso di lacrimogeni e raramente arriva al contatto fisico, poi i M.A.T. (reparti speciali) invece si infiltrano a piccoli gruppi nei cortei con un massiccio uso di gas e granate assordanti, per tramortire e cercar di arrestare quanta più gente possibile. Poi ci sono i motociclisti, il reparto maledetto che carosella intorno ai cortei … che però di sassi e molotov ne prendono a tonnellate.
Scontri per giorni e notti intere, con una media di un centinaio di arresti al giorno.
A Salonicco, come ad Atene: dove lunedì sera anche il reparto di scorta del ministro della cultura è stato attaccato con un improvviso lancio di molotov che hanno completamente bruciato i mezzi e una parte della sede del ministero.
La protesta dilaga, la sua violenza non si placa, ma le misure di sventramento dell’economia del paese avanzano, sulla pelle di tutti. Ruota intorno ai 300 il numero dei dipartimenti universitari occupati dagli studenti che protestano contro la riforma e i tagli che ovviamente andranno a sventrare definitivamente scuola pubblica, università e ricerca con un’ondata allarmante di privatizzazioni, l’ingresso di agenzie che gestiranno le università come delle imprese, la cancellazione dell’asilo accademico e così via. Il primo giorno di scuola i cancelli dei licei sono stati presidiati dagli universitari, con un fitto volantinaggio sulla riforma e diverse assemblee spontanee: tanto che la notizia di oggi è che ci sarà il divieto di parlare di politica negli istituti scolastici.
Oltre che l’assenza di libri di testo; eh si, non è uno scherzo. Le scuole hanno riaperto lunedì ma non c’è speranza di una riga d’inchiostro prima di metà novembre:in Grecia i libri scolastici (ehhhhh, quando lottare permette le conquiste!) sono gratuiti e distribuiti dall’Organizzazione per i libri scolastici, ma dati i tagli, nulla comparirà prima di due mesi.
I taxisti sono in protesta da 48 ore davanti al parlamento.
Pochi minuti fa il governo ha annunciato 20.000 licenziamenti di dipendenti pubblici, come “ulteriore sforzo per frenare la crescita del debito”…
solo tutti insieme possiamo fermare questa maledetta europa della crisi, solo tutti insieme possiamo fare in modo che “i mercati” non mangino il nostro presente tentando di annullare il futuro.
Comunicato dalle carceri greche
Il paese è impantanato nella crisi del debito e lo Stato greco è al collasso. Tale debito è stato creato dalla politica europea attuata da tutti i governi negli ultimi tre decenni, dai fondi dei capitalisti per lo “sviluppo” per cui ingenti somme si muovevano tra i fattori politici ed economici; ora vogliono costringere noi a pagare , i diseredati di questa società.
Il memorandum e i contratti firmati dal governo greco hanno legato un cappio intorno al collo del suo popolo che si stringe ogni giorno di più, hanno ipotecato il futuro di almeno due generazioni per la convenienza dei creditori della Grecia, stanno svendendo tutto il paese e la sua ricchezza ai grandi capitali internazionali.
Nonostante il fatto che la politica attuata dalla giunta parlamentare del PASOK, per volere della troika (Fondo Monetario Internazionale, Commissione europea, Banca centrale europea) non solo non risolve il problema del debito, ma sta gettando sempre più profondamente la società greca verso il fallimento e la distruzione, un nuovo protocollo chiamato “medio termine” è stato votato il 28 / 6 dalla Camera sferrando un nuovo, più feroce e più spietato attacco contro il popolo. L’accordo, con la svendita e la subordinazione del Paese alle grandi multinazionali, è la condizione per assicurare a governo greco un nuovo prestito che darebbe un’ulteriore proroga fino alla proclamazione del definitivo collasso economico.
Sappiamo tutti che i responsabili sono i nostri governanti. Sono i banchieri, i giocatori d’azzardo nel mercato azionario, i ricchi. Sono loro che possiedono i mezzi di produzione e sfruttano la forza-lavoro per il profitto.
Sappiamo che la crisi del debito greco fa parte della crisi economica globale. Sappiamo che l’umanità ha raggiunto questa situazione di stallo a causa dello sfruttamento degli esseri umani e della natura, a causa di oppressione e di ingiustizia. Si è arrivati a questo punto perché ci sono pochi ricchi a privilegiati contro la maggioranza delle persone. Perché i poveri di tutto il mondo sono in crescita mentre la ricchezza globale, anche se è abbondante, rimane nelle mani del potere economico.
L’umanità ha raggiunto un punto morto, perché un vicolo cieco è il sistema stesso del capitalismo ad essere un vicolo cieco, è in fase di stallo nello stesso sistema dei mercati, è in fase di stallo nel sistema politico della democrazia rappresentativa.
La gente, gli oppressi di tutto il mondo, hanno capito la causa di questa impasse.
Nella maggior parte dei paesi del mondo, ribolle la base sociale.
Tutta la società greca si ribella contro le politiche del regime. E ‘disgustata da 300 parlamentari che continuano spudoratamente ad arricchirsi con il sangue del popolo greco in mezzo alla crisi economica. E ‘disgustata dalle tangenti e “regali” che passano di mano tra potere economico e politico. E ‘disgustata dallo stesso sistema politico ed economico. E ‘disgustata dalle menzogne e dal terrorismo del governo che ci impone di pagare un debito per il quale non siamo responsabili per non perdere i profitti di banchieri, industriali, capitalisti. L’intera società greca è riunito intorno a due posizioni comuni:
Noi non pagheremo il debito
Noi non pagheremo per la crisi economica.
L’intera comunità greca dei diseredati è ora apertamente rivoltato contro l’intero sistema politico, contro il sistema economico di sfruttamento e di ingiustizia contro l’Unione europea e le sue politiche dettate dalle grandi imprese. Tutto il paese è nelle strade, chiedendo profonda sconvolgimenti economici e politici.
La lotta può essere solo una in prigione e fuori. Siamo prigionieri e detenuti di tutte le nazionalità del sistema carcerario in cui viviamo il doppio fardello della crisi economica. Uno stato greco in bancarotta non è in grado di coprire le più elementari esigenze delle carceri in tutto il paese. Molti prigionieri provengono da famiglie indigenti a cui lo stato non è in grado di assicurare il minimo vitale. Quindi non solo viviamo il costo della crisi economica, ma come prigionieri dietro le sbarre non abbiamo alcuna possibilità di cercare il modo di risolvere i problemi della sopravvivenza nostra e delle nostre famiglie che sono in un vicolo cieco.
La prigione è un meccanismo basato sulla povertà e riproduce le disuguaglianze e le ingiustizie. La prigione è un depravato meccanismo ingiusto e inumano. Si tratta di un meccanismo di classe e antisociale che dovrebbe essere abolito.
Sappiamo che esiste la possibilità di risolvere i notevoli problemi fondamentali della vita in carcere perché, come detto prima, la vita nella crisi diventa più difficile dietro le sbarre. Di qui lo slogan dei detenuti nelle carceri greche oggi è “rilascio immediato di tutti i prigionieri”.
La nostra lotta di oggi non può che essere condivisa. Comune tra tutti i prigionieri, comune tra tutti gli oppressi di tutte le nazionalità che sono nelle strade e nelle piazze delle città greche. Cominciamo qui e ora una vera lotta conflittuale che impedisca il passaggio dell’accordo. E l’unico modo per farlo è quello di minacciare di fatto il funzionamento del sistema politico ed economico .
E’ ora di cacciare tutto i politici. Rifiutiamo di pagare un euro in più per il debito. Facciamola finita con la democrazia rappresentativa, come annunciano le assemblee popolari in tutto il paese.
Buttiamo fuori dalle piazze quelli che si sono infiltrati e stanno cercando di mettere un freno alla lotta per impedire la ribellione, per preservare il sistema stesso.
Buttiamo fuori del nostro paese i ricchi corvi per tornare alla proprietà pubblica che i governi stanno svendendo alle grandi imprese e impadroniamoci di tutte le ricchezze di questa terra per gestirle noi stessi. Non abbiamo bisogno di padroni, non abbiamo bisogno di governanti. Possiamo prenderci la nostra vita. Per porre fine allo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo, per prendere la nostra vita nelle nostre mani, aprendo la strada a una società di eguaglianza economica, di solidarietà, giustizia e libertà per tutti. Per una società senza ricchi e poveri. Per la rivoluzione sociale. Non lasciare nulla immutato.
Per cambiare tutto.
Per la libertà.
Questo testo è co-firmato da un totale di 468 donne e uomini detenuti delle carceri: Koridallos (anche ala F maschile), Ioannina, Avlona, Nafplio e Corfù. Almeno 789 donne e uomini prigionieri hanno deciso di rimanere al di fuori delle celle della prigione durante la chiusura di mezzogiorno a: Koridallos (anche A, D, F ali maschile), Diavata, Amfissa, ala D1 maschile di Grevena. Un totale di 1.508 detenuti protesteranno attraverso l’astensione dal pasto in: Grevena, ala B maschio di Larissa, Ioannina, Avlona, Malandrino, Diavata, Cassandra e Salonicco.
Comunicato da Syntagma: NESSUN COMBATTENTE NELLE MANI DELLO STATO
Comunicato dell’iniziativa di solidarietà di supporto economico agli arrestati durante lo sciopero generale del 28 e 29 Giugno :
Questa iniziativa è stata creata Venerdi 1 Luglio in solidarietà verso con le persone arrestate. Il proposito della nostra iniziativa è quello di raccogliere le alte spese delle cauzioni e delle spese legali imposte con tempi ricattatori in una settimana.
Agiamo in via indipendente e non siamo associati con l’assemblea popolare di Piazza Syntagma anche se non agiamo altresi in’contrapposizione con i loro sforzi di raccogliere fondi per aiutare gli arrestati .
Dovremmo ricordare che abbiamo partecipato all’assemblea popolare di piazza Syntagma, abbiamo letto il testo originale della nostra iniziativa e abbiamo girato sul posto con una scatola per raccogliere fondi.
Tuttavia, per ragioni ideologiche, abbiamo rifiutato di sottoporre il testo con una delibera in modo da essere ‘legittimato’ dall’assemblea della piazza e, infine essere inserito come loro procedura.
Un importo di 2.700 euro è stato raccolto finora dalle scatole che abbiamo fatto girare in vari eventi socio-politici, ma anche dai contributi spontanei.
Lo sforzo per gli aiuti finanziari continuerà con una festa Giovedi, 7 Luglio sulla collina di Strefi (Exarchia, Atene).
Cerchiamo di essere tutti lì!
NESSUN COMBATTENTE NELLE MANI DELLO STATO
Iniziativa di aiuto economico per gli arrestati del 28 e 29 Giugno
solidaridad2829@yahoo.gr
Atene: è aria di rivolta! “LA DEMOCRAZIA E’ NATA QUI E QUI LA SEPPELLIREMO”
Alle dieci di sera, orario in cui apro finalmente questo blog, le persone presenti a Syntagma, la piazza del parlamento greco ad Atene si aggirano intorno alle 30.000. Una piazza che da questa mattina non ha vissuto un secondo di tregua, una piazza che alle 8 già vedeva i manifestanti iniziare ad ammassarsi e dodici ore dopo ( di cui molte di scontri pesanti e un lancio di lacrimogeni a tappeto difficile da dimenticare) sono ancora lì.
La giornata dell’ “ora parliamo noi”, dell’ennesimo sciopero generale paralizzante in un paese non piegato ma spezzato dalle riforme d’austerity decise dai grandi killer della finanza globale, come il Fondo Monetario.
Un paese piegato e incazzato, che non intende piegarsi più, che si definisce esausto ma contemporaneamente dimostra di avere delle energie che noi ci sogniamo. Perché sono anni che il movimento greco si struttura e si espande: dall’assassinio di Alexis, nel dicembre 2008, il livello di consapevolezza, di organizzazione e di scontro s’è alzato vertiginosamente cambiando forme e colori continuamente.
Dalle proteste radicali di studenti e migranti, che per un mese hanno bruciato Atene e Salonicco, le lotte operaie e dei portuali, così come di molte altre categorie hanno insegnato alla popolazione tutta cosa vuol dire riappropriarsi almeno della propria dignità.
Gli apparati della repressione oggi si sono mossi come son soliti fare ad Atene: normali reparti celere affiancati ai M.A.T., ma soprattutto al gruppo DIAS/DELTA, gli scagnozzi in motocicletta, che oggi hanno bastonato e caricato continuamente, per poi prenderne comunque tante.
Difficile fermare tanta rabbia e determinazione.
“PANE, EDUCAZIONE, LIBERTA’: LA GIUNTA NON E’ FINITA NEL 1973”, scandito da migliaia di persone, dopo un MPATSI, GOURUNIA, DOLOFONI (GUARDIE MAIALI ASSASSINI), lo slogan che dalla morte d’Alexis non ha mai smesso di rimbombare per le strade dell’ellade.
La piazza è stata territorio di guerra per molte ore, tanto che anche dentro la fermata della metropolitana sono stati lanciati moltissimi lacrimogeni e ancora non si riesce ad avere idea del numero di feriti.
La cosa che sembra apparire chiara è che la Grecia ha voglia di cambiare, ha voglia di prendere in mano il proprio futuro, ha voglia di parlare di RIVOLUZIONE.
Ha voglia di farla.
LA DEMOCRAZIA E’ NATA QUI E QUI LA SEPPELLIREMO!
Si scaldano le piazze ateniesi e greche. La polizia compie atti “illeciti”
ATENE torna a scaldarsi. Dopo le tre settimane di rivolta iniziato il 6 dicembre dopo l’omicidio di Alexis e la “pausa” natalizia, gli studenti e i rivoltosi greci stanno ricominciando ad occupare le strade. Hanno iniziato con le mobilitazioni di sostegno alla popolazione di Gaza ed ora stanno ricominciando a mobilitare tutto il movimento studentesco, prima dei nuovi scioperi operai.

Foto di Aris Messinis _Ieri, ad Atene_
Anche ieri una manifestazione di 3000 persone tra studenti, docenti e precari ha percorso diverse strade del centro ed ha attaccato la polizia che ha risposto con la solita pioggia di armi chimiche.
La manifestazione si è spostata dalle parti del Politecnico e della Facoltà di Legge, non più e non ancora occupate. Per evitare che fosse nuovamente rioccupato il Politecnico alcuni docenti e studenti hanno fatto cordone intorno all’edificio: la struttura ha subito ingenti danni durante la battaglia di dicembre.
Nel frattempo da Oliva vengo a sapere:
Blitz a casa dell’ avvocato Stavroula Ghiannakopoulou alle 2:00 di notte senza avvertimento,senza la sua presenza e senza la presenza di testimoni come previsto dalla legge.Cosa cercavano , cosa hanno preso e da chi hanno avuto il permesso solo i poliziotti di Eksarxia lo sanno.Infine,come la stessa avvocato denuncia,per molte ore,in sua assenza ,entravano ed uscivano dal suo appartamento molti estranei.
Appunto per il gran numero di gente e per la confusione che facevano questi ultimi,i vicini di casa-come hanno dichiarato-pensavano ci fosse…una festa! Tornata a casa ha trovato la porta aperta e tutta la casa sotto sopra.Spaventata e convinta di essere stata derubata si è recata al vicino commissariato di Eksarxia per denunciare il fatto.Un poliziotto l’ha informata dell’accaduto invitandola ad andarsene dal commissariato…
PROVERO’ AD AGGIORNARE A BREVE SULLA SITUAZIONE GRECA.
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