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Posts Tagged ‘Bashar al-Assad’

Siria: il “grande venerdì”, il più sanguinoso

22 aprile 2011 Lascia un commento

Doveva essere il “grande venerdì”, quello dove tutta la popolazione, di tutte le confessioni religiose e le etnie avrebbe dimostrato contro il regime di Assad e del partito Baath. Una mattanza… il fitto lancio di lacrimogeni che ha investito tutte le piazze siriane, da Damasco all’estremo nord est kurdo di Qamishli, è stato quasi immediatamente sostituito dagli spari delle forze di sicurezza sui manifestanti.
Spari per uccidere, spari per lasciare a terra quanti più morti possibile: 74 sembra essere il numero ufficiale definitivo.
Mai fino a questo momento c’era stato un simile bilancio nelle piazze siriane, mai nemmeno una folla simile aveva invaso così tante città contemporaneamente.
Le zone più calde, e quindi col più alto numero di assassinati, sono sempre le solite: la regione di Homs, quella dell’Hauran da dove tutto è iniziato, e il kurdistan… ma oggi i cortei erano ovunque, dalle città contadine a Deir ez-zour, persa nella mesopotamia desertica, sulle sponde dell’Eufrate.

Per quanto riguarda l’Hauran, dove da Daraa tutto è iniziato qualche settimana fa, è la cittadina di Izraa oggi quella il cui nome salta da un’agenzia all’altra: 20 morti sono arrivati in spalla ad altri all’interno della moschea principale, dove in tanti donavano il sangue. I video che circolano a centinaia in rete raccontano una Siria sconosciuta fino a questo momento ai nostri occhi.
La televisione di stato ha ignorato per l’intera giornata la fila di corpi che si ammassavano nei vari cortei; comunicavano invece che il buon governo Assad sta lavorando sodo per togliere definitivamente ogni traccia delle leggi speciali dando la possibilità di manifestare previo richiesta di autorizzazione al ministero degli interni. Insomma, 70 morti e passa…per una mancata richiesta d’autorizzazione.
Per la prima volta era una piazza chiamata non solo dal tam tam telematico e non ma un comunicato a firma dei “comitati locali per il coordinamento” chiedeva di scendere in piazza e sfidare i divieti per chiedere la liberazione di tutti i prigionieri politici e lo smantellamento dell’attuale apparato di sicurezza. Per la prima volta una sigla trasversale, un tentativo di organizzazione, che porta la firma di numerose teste straniere o comunque residenti fuori dal paese.
Mentre si dibatte su chi manovra questa massa siriana anti-regime, decine di persone vengono uccise dal regime in un crescendo sempre più preoccupante.

[Manifestanti di Deir ez-zour abbattono una statua di Assad]

Siria: donne a bloccar autostrade

13 aprile 2011 2 commenti

Una  giornata di lotta interamente al femminile quella di oggi in Siria.

Foto di Valentina Perniciaro _Aleppo e le sue donne rosse_

La prima località è stata Baida, piccolo villaggio a qualche decina di kilometri da Banias, cittadina costiera. Dalla mattinata quasi cinquecento donne sono scese in strada chiedendo la scarcerazione dei loro compagni, figli e mariti, arrestati dalle forze governative durante le precedenti manifestazioni, che in quella zona sono state forti e hanno visto cadere a terra decine di persone.
Dopo un paio d’ore dall’inizio della mobilitazione si sono spostate sull’autostrada che porta a Latakia e poi al confine turco, bloccandola. ” Le donne di Baida stanno bloccando l’autostrada, vogliono indietro i loro uomini” è stato il lancio dell’Osservatorio siriano per i diritti umani. In queste settimane, nel solo villaggio che oggi manifestava, sono stati arrestati 200 residenti e due persone sono rimaste uccise durante gli scontri.
Dall’inizio delle proteste contro il presidente Bashar al-Assad e tutto il potere che detiene nelle mani, i morti ufficiali sono duecento: il governo continua a bombardare la popolazione dicendo che il tutto è opera di “infiltrati” provenienti dall’estero che vogliono destabilizzare il potere.

Centinaia di altri ” infiltrati”, in gran parte studenti, hanno invece manifestato nella città settentrionale di Aleppo, seconda per importanza e numero di abitanti nel paese. Nel campus che circonda la facoltà di lettere studenti e forze di sicurezza si sono scontrati per molto tempo, prima che i gas disperdessero tutto: si parla di soli quattro arresti, almeno sulla stampa ma molte testimonianze parlano di pestaggi selvaggi portati avanti da agenti in borghese. A cui dopo poco si son aggiunti dei “civili”, sostenitori del regime. Le manifestanti fermate sono state rilasciate poco dopo.

Anche l’università di Damasco ha vissuto diversi momenti di mobilitazione in giornata.

Siria: il bagno di sangue

8 aprile 2011 Lascia un commento

Più di venti morti, sempre a Daraa, nel meridione siriano, la prima città entrata in scontro con il governo e le forze di sicurezza.
Sono già 22 i cadaveri arrivati alla morgue di Daraa ma la televisione di Stato non ne nomina nemmeno uno…parla invece, probabilmente gonfiando la notizia, di 19 poliziotti rimasti uccisi dopo scontri con “uomini armati”, sempre nella cara Daraa, e un paramedico. Dei due medici però, giustiziati mentre prestavano soccorso ai manifestanti feriti, tutto tace.

Foto di Valentina Perniciaro _Kalashnikov e Golan_

Ennesimo venerdì che lascia a terra una scia di sangue incredibile in Siria, mentre la popolazione manifesta contro il potere di Bashar al-Assad: anche oggi, all’uscita dalle moschee dopo la preghiera di mezzogiorno, le manifestazioni hanno riempito le strade di decine di città del paese.

Cortei e purtroppo anche qualche corpo a terra sono stati registrati a Homs ed Hama (a meno di 40 km di distanza l’una dall’altra): forte l’uso di lacrimogeni e gas asfissianti da parte dei reparti di sicurezza, ma anche il piombo non è mancato visto che gli attivisti ci parlano di cinque morti anche lì. Alcuni palazzi governativi sono stati assaltati e una stazione di polizia è stata data alle fiamme.
Hama non scende in piazza facilmente, ma oggi più di duemila persone hanno urlato per le strade ricostruite di quella città rasa al suolo nel 1982 dal governo, per reprimere una rivolta guidata dai Fratelli Musulmani. Fecero circa ventimila morti, bombardando con l’aviazione tutto il centro città e i presunti punti di ritrovo dei Fratelli Musulmani, che da qualche anno guidavano una rivolta nella zona.

Damasco è esplosa nelle sue periferie e nei suoi dintorni, mentre il centro rimane stretto attorno al potere: le zone di Kfar Suse, Daraya, Harasta e Duma hanno combattuto non poco durante l’arco della giornata con un numero di feriti e vittime ancora non chiaro.
Oltre alle città dell’entroterra siriano è sceso in piazza anche la popolazione kurda presente nel paese sia ad Hasake che a Qamishli e Amuda.
Interessanti queste manifestazioni kurde, arrivate proprio mentre il presidente (nel tentare di placare gli animi con una carrellata di riforme) annunciava proprio la loro naturalizzazione: gli slogan che risuonavano oggi per le strade del kurdistan siriano parlavano di libertà e non di rivendicazioni etniche, si urlava che non esistono kurdi e drusi, arabi e armeni, ma che il popolo siriano è uno e vuole essere libero.
Forse una reazione simile Bashar non se l’aspettava proprio… in piazza anche Tartus, Jabla, Lattakia, Aleppo e così via….ad urlare alle forze di sicurezza “Andate in Golan!”, quello che sarebbe il fronte di guerra più silenzioso del medioriente, da decenni.

Nel video, un bimbo di Daraa

 

Siria: leggi antiterrorismo in costruzione e rivolte carcerarie…

5 aprile 2011 Lascia un commento

Giornate di fuoco, che non mi lasciano tempo nemmeno di capire cosa accade nella mia amata Siria, così scombussolata dagli eventi da quando alcune città sono scoppiate in movimenti di insorgenza popolare repressi immediatamente nel sangue dalle forze di sicurezza siriane.

Foto di Valentina Perniciaro _La Siria e i suoi cacciatori di monete antiche_

Il presidente sembrava aver giocato di fino, con le dimissioni del governo e la proposta di cancellare le leggi speciali che da 43 anni dominano la scena politica e sociale di quel paese; ha puntato sulla retorica della resistenza al nemico sionista, ha puntato sul carisma di presidente giovane e capace di tenere le redini anche in anni bui e sotto attacco internazionale. Sembrava aver giocato di fino, forte anche di grandi manifestazioni di consenso popolare…
poi di nuovo il piombo, venerdì scorso.  Il venerdì dei martiri, dove la rabbia per i propri morti aveva riempito le strade in modo prettamente pacifico, i cortei sono stati attaccati inaspettatamente, in diverse città, da colpi d’arma da fuoco che hanno lasciato più di venti persone a terra. Altre venti, a cancellare la retorica del giorno prima di Assad… il governo poi comunica a chiare lettere che entro venerdì (altra giornata in cui sono chiamate alla mobilitazione migliaia di persone) sarà pronta una nuova legge terrorismo ispirata ai modelli legislativi di USA, Francia e Gran Bretagna “per assicurare dignità e sicurezza ai cittadini”.

Una delle celle del carcere di Lattakia

Insomma, si tolgono le leggi speciali peggiorandele con una legge antiterrorismo tutta occidentale (nel frattempo è stato anche sospeso il campionato di calcio, per evitare qualunque rassembramento).

A Lattakia, città costiera che dopo la meridionale Daraa ha visto gli scontri più duri con le forze di sicurezza, ieri è scoppiata una rivolta all’interno del carcere. L’agenzia siriana Sana parla di venticinque prigionieri ricoverati, di cui otto morti a seguito delle gravi ustioni riportate a causa dell’incendio appiccato ad alcuni materassi. Da un carcere di cui probabilmente non sapremo mai molto, è stata rilasciata l’attivista Suhair Atassi, che si trovava in regime di detenzione dal 16 marzo, mentre manifestava sotto la sede del ministero degli Interni per il rilascio di altri prigionieri.

 

Siria: si dimette l’inutile governo

29 marzo 2011 2 commenti

Questa mattina il presidente Assad aveva fatto sapere di probabili dimissioni in giornata del governo e alla fine così è stato. Naji al-Utri, inutile premier siriano dal 2003, ha annunciato oggi le sue dimissioni, immediatamente accettate dal presidente.

Foto di Valentina Perniciaro _La foto del presidente Bashar al-Assad sul vetro dei taxi...qui, durante l'attacco israeliano al Libano del 2006, s'era aggiunta la bandiera Hezbollah_

Questo cambio di governo è una delle tappe tra le riforme velocemente annunciate da Bashar al-Assad allo scoppio delle rivolte anche nel suo paese, con solamente qualche settimana di ritardo rispetto ai paesi arabi del Nord-Africa. Un presidente cha ha guardato terrorizzato la fine di Ben Ali e Mubarak e che ha cercato in tutti i modi di tenere bassa la tensione…fino a Daraa, cara città drusa dell’Hauran.
Dopo Dara’a l’atteggiamento del figlio di Hafez al-Assad, il “leone siriano”, è stato ovviamente duplice: da una parte la repressione immediata e feroce, dall’altra un tentativo di calmare le acque con una carrellata di riforme annunciate, tra cui lo scioglimento dell’attuale governo in carica.
Un governo che definire fantoccio è quasi un eufemismo: il potere siriano è tutto nelle mani del presidente, della sua famiglia (insieme ad un altro paio di altre famiglie alawite), del partito Baath e dei tanti corpi di sicurezza (difficile capirci qualcosa tra le mille divise che si aggirano in quel paese). PUNTO. Questo è il governo siriano, da quarantanni.
Fa un po’ ridere quindi questo pomposo annuncio, perché tutta la popolazione siriana è consapevole di quanto sia inutile Naji al-Otari e tutto il suo staff, o quello che potrà succedere a loro.

Foto di Valentina Perniciaro _failed in love for Dimashq_

Nel frattempo la Siria si spacca nelle sue strade con numeri molto più impressionanti rispetto agli altri paesi, che son riusciti a far fuggire i loro aguzzini. Oggi la manifestazione di sostegno alla nazione e al presidente sta letteralmente facendo esplodere le strade di Damasco, rimaste sempre abbastanza silenziose sul fronte della protesta. Sa’a Sabeh Bahrat, enorme piazza della capitale è irraggiungibile da tutte le enormi strade d’accesso perchè piene di manifestanti che sventolano orgogliosi manifesti con il volto del presidente, che sempre e ovunque hanno invaso quel meraviglioso paese. Le città dove sono scoppiati gli scontri più forti sono calme in queste ultime ore, anche se a Dara’a gli ultimi spari delle forze di sicurezza sono solo di ieri a pranzo… Lattakia vive in uno strano silenzio, mentre l’esercito ancora è dispiegato…
e domani Bashar parlerà di nuovo alla nazione sulla tv di stato…

 

con il cuore lì…

 

Siria: ora è Lattakia, ma sta entrando l’esercito

26 marzo 2011 Lascia un commento

Dall’Hauran da dove è iniziato tutto, estremo meridione del paese, le notizie più allarmante di oggi vengono da Lattakia, città marina e vicina al confine turco, ridente cittadina vacanziera e a maggioranza alawita, da cui proviene la famiglia Assad e quelle a lei alleata. 
L’ultimo testimone intervistato da al-Jazeera, Wael, racconta che suo fratello è stato ucciso con un colpo alla testa, e che dopo l’arrivo in ospedale non hanno più avuto modo nemmeno di riavere il corpo. Racconta, come molti altri testimoni, che forze di sicurezza e agenti in borghese hanno sparato indiscriminatamente sulle persone e che molti colpi letali sembrano esser giunti da un vero e proprio cecchinaggio.
Un ragazzo che stava partecipando ad un’assalto ad una sede del Baath è stato colpito alla testa ed è morto sul colpo (c’è il video su al-jazeera english), ma la polizia ha dichiarato di non esserne responsabile e che sarebbero stati “cecchini non identificati”, come nel caso di altri due ragazzi.
I giornalisti iniziano ad avere il fiato del governo sul collo: è già scattata l’espulsione per Khaled Oweis, capo ufficio della Reuters a Damasco.

ORE 22.00: drastico cambio della situazione. Il giornalista di al-jazeera Ali Wajih conferma che l’esercito è entrato a Latakia “in modo massiccio” per riportare l’ordine, cosa che ancora non era mai successa.
Fino a questo momento i militari erano rimasti ai margini delle proteste e controllavano prettamente la gestione dei posti di blocco vicino a Daraa e nelle altre città in fermento. Da pochi minuti sono entrati a Lattakia.

Qui una buona scheda su Lattakia, a firma di Lorenzo Trombetta dell’Ansa
Latakia, l’antica Laodicea, teatro oggi dell’uccisione di un numero imprecisato di civili da parte di ignoti cecchini appostati sui tetti della città, è il capoluogo della regione a maggioranza alawita, da cui provengono la famiglia presidenziale degli Al-Assad e i clan a lei alleati, al potere da quarant’anni. In Siria il cuore del regime non è controllato dagli alawiti in quanto comunità, ma dagli Assad e altre influenti famiglie alawite. Sono loro, minoranza nella minoranza, che tengono di fatto in pugno il Paese dietro la copertura ormai formale del Baath, partito al potere dal 1963.

Foto di Valentina Perniciaro _Esercito siriano_

Gli alawiti, una delle numerose branche della galassia sciita, assieme ai cristiani costituiscono la più consistente minoranza confessionale della Siria (il 12% della popolazione). Originari delle montagne intorno a Latakia, vivono ormai da decenni nelle principali città del Paese, mentre circa 50.000 si trovano nel vicino Libano. Da molti esponenti dell’ortodossia islamica ritenuti eretici, gli alawiti basano la loro fede su una complessa dottrina ricca di influssi cristiani, zoroastriani e anche pagani. Storicamente sedentari, si riferiscono più di tutto al loro villaggio d’origine, entità non solo geografica ma anche sociale. Ogni famiglia fa parte di un clan che, assieme ad altri, forma una tribù. Gran parte delle tribù sono organizzate in quattro grandi confederazioni, tra cui spiccano i Jurud, cui appartiene la tribù dei Kalbiyya e la famiglia Assad. Quando alla fine del 1920 i francesi smantellarono la provincia ottomana di Siria, crearono quattro staterelli confessionali, di cui uno fu ritagliato nell’area di Latakia, che divenne capitale dell’entità provvisoria. Gli alawiti in massa furono arruolati da Parigi nelle Troupes du Levant, un contingente coloniale cui partecipavano anche armeni e circassi e usato per reprimere le rivolte dei nazionalisti arabi. Da allora sugli alawiti della montagna – tradizionalmente malconsiderati dai siriani delle città, musulmani sunniti – è pesata per decenni l’etichetta di collaborazionisti del nemico. Con l’avvento al potere del Baath ma soprattutto con l’ascesa nel 1970-71 del generale Hafez al-Assad, gli alawiti hanno trovato riscatto. Arruolati per lo più nell’esercito e nelle sezioni locali del Baath, non tutti sono stati però ammessi ai circoli più alti del regime. Prima di assumere il potere con un golpe militare, il defunto presidente aveva sposato una giovane appartenente al clan rivale dei Makhluf, formando una delle più salde alleanze inter-alawite della storia locale. Ancora oggi, uno degli uomini più potenti e ricchi di Siria è Rami Makhluf, imprenditore miliardario, cugino dell’attuale rais Bashar al Assad. Questi è ai vertici di un regime protetto da quattro agenzie di controllo e repressione e da tre corpi speciali tutti comandati da suoi parenti o comunque da membri di clan alleati. Dalla metà degli anni ’60, Latakia si è trasformata da dimenticato porto del Mediterraneo con un entroterra agricolo e depresso, in uno dei centri urbani e militari più importanti della Siria. Durante la recente visita nel Paese di due navi iraniane, alcune fonti hanno riferito di un accordo tra Damasco e Teheran, alleati da 30 anni, per costruire un porto navale militare proprio nell’antica Laodicea

Siria: il venerdì della rabbia e del massacro

25 marzo 2011 2 commenti

"Dottore...è giunto il tuo momento!" ...sui muri siriani...

Mi sono stufata di fare il corto dei morti, quotidianamente.
Tanto che gli oltre cento di ieri non sono riuscita nemmeno a scriverli sulle pagine di questo blog.

Sparati a morte..per le strade di Daraa

La città ancora “protagonista” di questi primi giorni di rivolta siriana permane Daraa, nel distretto nabateo di Suweida, ma oggi oltre ad un imponente esodo di popolazione che tentava di raggiungere quella città, sono state molte altre quelle a vedere le proprie strade riempirsi di folla, e poi di scontri e morte. Una trentina di morti, questi sono i numeri del più imponente venerdi di proteste di quel paee della mezzaluna fertile; Damasco, Homs, Lattaqiyya, Aleppo, Samnin, Qamishli, Qraya…sarebbe da parlare un bel po’ di ognuna di queste città, per capire le principali prerogative di tutte le zone.
Homs ad esempio è nella zona di Hama, città repressa durantemente all’inizio degli anni ’80: migliaia di morti in una città rasa al suolo dall’esercito, un attacco degli Assad e del potere alawita contro la città della fratellanza musulmana. Un argomento ancora taboo per quel paese: un massacro rimosso e avvolto nell’oblio generale. Qamishli sfiora con lo sguardo la Turchia, ma è città totalmente kurda per lingua, popolazione, tradizioni, territorio: siamo al centro del Kurdistan mai riconosciuto, in una città che la repressione l’ha sempre scontata sulla sua pelle, giorno dopo giorno.

Ma torniamo alle notizie del giorno: la chiamata alla piazza è stata ascoltata da migliaia di persone, la rabbia è scoppiata velocemente ma il piombo di stato ha continuato a falciare vite, vergognosamente. Per quanto riguarda le persone arrestate abbiamo un po’ di numeri solo dalla capitale ma sembrano un po’ ridicoli, visto che parlano solo di una decina di persone portate via.
La sfera politica, il regime di Bashar al-Assad, sta tentando di giocare qualche carta (un po’ come durante i primi giorni di rivolta in Yemen) promettendo alla popolazione numerose e drastiche riforme sia per quanto riguarda le leggi d’emergenza in vigore dal 1963 (!), sia per mutazioni sociali ed economiche che migliorerebbero le condizioni di vita della cittadinanza.

Ieri l’annuncio, ma le piazze oggi non sembravano aver creduto alle sue parole…
nel frattempo Amman e Beirut, le capitali più vicine vivono situazioni un po’ diverse: Beirut, senza governo da gennaio (ma ce so’ abituati), sembra stare a guardare in silenzio, mentre Amman oggi è scesa in piazza ed ha registrato il suo morto, ucciso dalle forze di sicurezza, anche lì.
Comunque, comparando le vare agenzie rintracciabili in rete, i morti sembrano essere molti di più visto che solo tra Sanamin e Daraa se ne registrano almeno una dozzina, tre in un quartiere della periferia di Damasco e una decina ad Homs.
A Damasco si è anche assistiti alla solita manifestazione pro regime, creata e organizzata direttamente dalle forze di sicurezza e dai fedelissimi del regime baathista.

Aggiornerò il più spesso possibile, ya halwe surya!


Qui invece ad Homs…vedere lui che distrugge e calcia il rais “padre”…che brividi!

In Siria prosegue il massacro…oggi 15 morti

23 marzo 2011 4 commenti

Insomma…il bilancio di oggi è drammatico. Sono almeno 15 le persone rimaste uccise oggi a Daraa, città siriana della provincia meridionale dell’Hauran, tra cui una bambina. Le forze di sicurezza siriane da dopo la mezzanotte di ieri hanno iniziato l’assalto alla moschea di Omari, punto di incontro da giorni dei manifestanti, nonchè dei feriti e dei corpi degli uccisi. Manifestazioni che stanno infiammando la provincia da un po’ di giorni, dopo settimane in cui le proteste erano rimaste calme e poco partecipate. Al Jazeera racconta che violenti scontri si sono verificati anche alle porte della città e nei dintorni perchè molte persone tentavano di unirsi ai rivoltosi ma venivano fermate ai numerosi posti di blocco.

Per dopodomani, solito venerdì, la chiamata è generale e circola su tutti i canali di comunicazione possibile: tutto il paese deve scendere in piazza il venerdì della gloria, questo chiedono i numerosi appelli, per la rivoluzione e la libertà, contro un regime corrotto e bugiardo.
Il governo siriano oltre che sull’offensiva militare contro le ribellioni scoppiate, si muove con mano pesante anche sul piano mediatico: la tv di Stato e la principale agenzia di notizie bombardano da questa mattina la popolazione e il mondo parlando di “bande armate, forestieri e stranieri impegnati a diffondere menzogne e fomentare il popolo contro lo Stato”. Hanno parlato di bambini usati come scudi umani per difendere la moschea dove i manifestanti si sono asserragliati: insomma, la solita vergogna di stato in un paese che in questi due mesi ha tentato in tutti i modi di scongiurare lo spettro di una rivoluzione anche all’interno dei propri confini.

Syrian policemen stand in front the burned court building that was set on fire by Syrian anti-government protesters, in the southern city of Daraa, Syria, Monday March 21, 2011. Mourners chanting "No more fear!" have marched through a Syrian city where anti-government protesters had deadly confrontations with security forces in recent days. The violence in Daraa, a city of about 300,000 near the border with Jordan, was fast becoming a major challenge for President Bashar Assad, who tried to contain the situation by freeing detainees and promising to fire officials responsible for the violence. (AP Photo/Hussein Malla)

Questo pomeriggio, mentre i manifestanti continuavano a venir uccisi, il presidente Bashar al-Assad ha silurato Faysal Kulthum, governatore della città.Tra le rivendicazioni dei cittadini di Daraa, oltre che condizioni di vita migliori e aiuti economici ai contadini duramente colpiti da sei lunghi anni di siccità, oltre alla cancellazione delle leggi speciali (in vigore SOLO dal 1963) c’è una lunga battaglia contro la Syriatel, compagnia di telefonia mobile contro l’istallazione di alcuni ripetitori, troppo vicini alle abitazioni e alle cisterne d’acqua potabile. La lotta contro l’elettromagnetismo è arrivata anche nel mio dolce Hauran, questa sì che è una bella scoperta.

 

Siria: le forze di sicurezza assaltano Dara’a nella notte

23 marzo 2011 2 commenti


Sono entrati questa notte.

Il luogo di ritrovo e di partenza delle manifestazioni di questi ultimi giorni in Siria era la moschea Omari di Dara’a, dove sono stati portati i corpi dei primi ragazzi uccisi dalle forze di sicurezza. Raccontavamo in questi giorni che la città capoluogo della provincia drusa dell’Hauran viveva un vero e proprio stato d’assedio, circondata da truppe armate in costante aumento e completamente tagliata fuori dal mondo.
Stanotte sono entrati, è partito l’assalto alla moschea “ribelle”.
Dopo la mezzanotte le forze di sicurezza hanno tagliato prima l’energia elettrica per poi iniziare a sparare centinaia di colpi, mentre in tutta la città si alzavano grida di rabbia e rivolta. Ieri più di mille persone avevano fatto una catena umana per difendere la moschea da eventuali assalti, ma la nottata non è andata come si sperava. HURRIYYA, HURRIYYA…tutti sembrano gridare “libertà” in un paese sotto la famiglia Assad da decenni, in un regime che ha sempre saputo tenere bassissimo il livello di tensione sociale all’interno dei propri confini…tanto che in questi mesi di rivolte arabe la Siria stentava, arrancava goffa nel rincorrere appuntamenti che poi la popolazione non sembrava raccogliere come altrove.
Ma si è passati subito al bagno di sangue: pare che il primo risultato della nottata siano altre 6 persone ammazzate dal piombo di stato.
Tra loro c’è anche Ali Ghassab al-Mahamid, noto medico della zona, discendente di una nota famiglia, recatosi in moschea per curare i feriti che si ammassavano. Anche un paramedico, un poliziotto ed un autista di ambulanza sono rimasti uccisi, come ci racconta l’agenzia stampa di stato SANA

Foto di Valentina Perniciaro -la terra dell'Hauran e il suo popolo festeggiante_

Siria: la sesta vittima ha 11 anni

22 marzo 2011 2 commenti

Siamo al quinto giorno di scontri continui nella provincia dell’Hauran, la più meridionale della Siria, terra drusa confinante con la Giordania.
(Siria: proprio nel mio Hauran scontri e morti)
I funerali dei primi manifestanti uccisi, nel capoluogo della regione Dara’a, sono stati partecipati da centinaia di persone, che poi hanno continuato a difendersi dagli attacchi delle forze di sicurezza che a centinaia si sono riversate in città, praticamente chiudendola in uno stato d’assedio e privandola delle reti telefoniche urbane e mobili. Le notizie che circolano parlano di circa 800 attivisti prelevati dalla polizia in diverse località del paese, anche dagli ospedali e portati in centri di detenzione sconosciuti.
Lo sciopero della fame iniziato dalle donne arrestate la scorsa settimana ha visto centinaia di prigionieri politici aggregarsi.
Ma la notizia più brutta è di una manciata di minuti fa e viene sempre da Dara’a (mi si stringe il cuore solo a scrivere i nomi delle città di quella regione) e ci racconta di un’altra vittima di questa rivolta ancora alla sua alba.
Mundhir al Musalima, di UNDICI ANNI, ha perso la vita soffocato dal fitto lancio di lacrimogeni compiuto dalle forze di sicurezza: sarebbe morto ieri, secondo i testimoni che ne hanno dato notizia attraverso la tv panaraba al-Arabiya.

Ultimi aggiornamenti, da Aleppo (nel nord del paese, vicino al confine con la Turchia):
Musab al-Shaykh al-Amin ha partecipato alla manifestazione convocata in città, a soli 14 anni.
La madre racconta che le forze di sicurezza hanno fatto irruzione in casa, con lui ricoperto di ferite su mani e piedi e con i vestiti pieni di sangue.
Hanno perquisito casa, per poi uscire…con Musab, senza più dare notizie

Siria: proprio nel mio Hauran scontri e morti

20 marzo 2011 3 commenti

Foto di Valentina Perniciaro _Brache calate(!), simbolo druso, nella regione dell'Hauran_

Ieri si sono svolti i funerali dei manifestanti siriani uccisi dalla polizia, (Wissam Ayyash, Mahmud Jawabra, Ayham al Hariri e Adnan Akrad) a Dara’a, la città più importante della provincia meridionale dell’Hauran: il pezzo di Siria che più conosco, che più amo, che più m’ha accolto.
L’Hauran, terra di drusi e beduini, di basalto e polvere rossa: la mia oasi di pace, regno di Bosra ash-sham, la meraviglia nera. Granaio del paese per molto tempo, poi colpita e falcidiata da una forte siccità
Ieri migliaia di siriani si sono riversati in quella polverosa città di frontiera per dar l’ultimo saluto ai “martiri caduti sotto il piombo delle forze di sicurezza”. Numero di morti che è poi salito la notte precedente ai funerali , a cinque persone; tutto il paese inizia a scendere per le strade, pochi a Damasco, ma tanti ad Homs, nel sud, a Banyas (città sulla costa, a prevalenza alawita).
I funerali a Dara’a dei tre rivoltosi ammazzati sono stati immediatamente attaccati con molti lacrimogeni (grazie alla Reuters che ce li racconta…che Al-jazeera è un po’ sorda ultimamente sulla Siria) appena i manifestanti hanno provato ad incamminarsi verso il centro città: molti testimoni raccontano che sulla strada -cavolo, migliaia di volte l’ho fatta- che divide Damasco dall’Hauran (sono poco più di 150 km) c’è una lunga colonna di tank che si avviano verso il sud.
Dara’a vive uno stato d’assedio da due giorni, circondata e privata di tutte le comunicazioni, sia con cellulari che con telefoni fissi. Ce lo racconta Mazen Darwish sulle pagine di Al-Jazeera: lui, noto attivista per i diritti umani parla di una città da dove non si può né entrare né uscire.
Contemporaneamente, l’Osservatorio nazionale per la difesa dei diritti umani siriano (ondus) ci riferisce che dieci attiviste arrestate durante una manifestazione a Damasco lo scorso mercoledì, hanno iniziato lo sciopero della fame ( aggregandosi a quello iniziato da altri dodici prigionieri politici) in carcere contro le accuse di “attentato all’immagine dello stato, incitazione alla sedizione e minaccia della sicurezza nazionale. Non voglio pensare cosa e quanto rischiano: in un paese dove le carceri sono fantasmi nel deserto e i detenuti spesso carne da macello da far sparire come si vuole.
In quella terra vive buona parte del mio cuore, nell’Hauran ho imparato cos’è il mondo arabo, quant’è bello svegliarsi tra i beduini e le loro colazioni di prelibatezze faticate una ad una dalle mani grasse di donne dalle lunghe vesti.
Quella terra in rivolta non riesco ad immaginarla, perché la conosco sorniona e calma, lenta e apparentemente priva di conflitti: felice di pensare che anche da quelle parti c’è voglia di alzare la testa!
Con voi, passo dopo passo…

Foto di Valentina Perniciaro _L'Hauran e la più bella delle sue città gioiello_

Bandito il fumo in siria! Incredibile!!

12 ottobre 2009 1 commento

Foto di Valentina Perniciaro <Tipico ristorante siriano...sapori, fontane, narghilè e profumi>

Non riesco neppure ad immaginarlo.
La Siria ha bandito il fumo nei luoghi pubblici: divieto che comprende anche la shisha, conosciuta meglio come il narghilè.
La Siria ha bandito il fumo: ma com’è possibile? Sono una fumatrice molto felice che in Italia non si possa più fumare nei luoghi pubblici…ma la mia Siria e soprattutto Damasco ed Aleppo non posso proprio immaginarle senza l’alone di fumo in ogni locale, locanda, bottega o negozio.
A Damasco se compri un telo, un legno intarsiato,un’essenza o un vassoio d’argento e rame, se compri una qualunque cosa per cui valga la pena perdere un po’ di tempo a contrattare, c’è tutto un rito che inevitabilmente si svolge sotto i tuoi occhi.

Foto di Valentina Perniciaro <cambiando carboncini al narghilè>

Foto di Valentina Perniciaro _Cambiando carbone sul narghilè_

Un rito che coinvolge il palato e le mani, un rito che sa di thè alla menta, di bicchierini incandescenti per le mani e di una sigara offerta, che raramente si può rifiutare.
Ma questo è solo uno dei lati che coinvolgono il fumo e la socialità di quelle città…anche i pasti, i lunghi pasti composti da decine di antipastini, di tavoli pieni di pietanze che arrivano tutte insieme come una valanga ad incastrarsi tra i piatti e il pane caldo ancora gonfio, sembrano fatti per mangiare, stuzzicare, fumare e poi ricominciare a cercare con le mani avvolte dal pane altri sapori.
E si può andare avanti per ore, spesso passando dal thè finale alla partita a scacchi, senza mai cambiare la propria postazione….se non per svuotare i portaceneri, o per chiamare chi ha il compito di rialzare il calore della brace poggiata sulla stagnola del narghilé.
Quel modo di mangiare induce inevitabilmente al consumo massiccio di tabacco: non è che ti puoi alzare e uscire tra primo e secondo, lì l’orgia di cibo non ha tempi spezzati, non ha gerarchie.
E poi penso a tutti quei locali dove non si consuma altro che thè e backgammon, scacchiere e, appunto, portaceneri.
Sono i locali più belli da osservare, quelli dove le donne son veramente poche e i vecchi signori passano le ore con il tubo del narghilè attorcigliato alle lunghe vesti e la barba lunga che prende l’odore delle essenze che inumidiscono il tabacco.
Sanzioni pesanti per fumatori e proprietari dei locali: stavolta il presidente Bashar al-Assad l’ha fatta proprio grossa !

Solana in visita a Damasco…

28 febbraio 2009 Lascia un commento

La Palestina al centro dei colloqui tra Siria e Unione Europea

di Valentina Perniciaro, pubblicato su Internationalia
28 febbraio 2009

Il presidente siriano Bashar al-Assad ha incontrato mercoledì Javier Solana, Alto rappresentante degli Affari esteri e della sicurezza dell’Unione Europea, per discutere un incremento delle relazioni ed un consolidamento bilaterale di progetti per contribuire alla pace e alla stabilità nella regione.
Sono stati discussi gli ultimi sviluppi internazionali e dell’area, con particolare attenzione alla recente aggressione di Israele ai danni della Striscia di Gaza che ha causato più di 1300 morti.

Foto di Valentina Perniciaro _bimbe damasceni_

Foto di Valentina Perniciaro _bimbe damasceni_

Il ministro degli Esteri siriano, Walid Al-Muallim, durante la conferenza stampa successiva all’incontro, ha chiesto che Israele sia posta sotto le leggi internazionali e sia incriminata e punita dai tribunali internazionali “per crimini di guerra contro l’umanità e per le sue operazioni di genocidio contro la popolazione”. La questione della Palestina e del suo popolo sono stati l’argomento centrale dei colloqui. I partecipanti hanno espresso l’auspicio, con l’arrivo della nuova amministrazione Obama alla guida degli Stati Uniti, di una svolta nel processo di pace in Medio Oriente e nella costruzione di uno stato palestinese unitario, che ristabilizzi la situazione interna e sia in grado di capire che Hamas è ormai interlocutore inscindibile dalla politica palestinese sia nella Striscia di Gaza che nei Territori Occupati. Un percorso di pacificazione che veda l’apertura dei valichi al movimento di merci, persone ed aiuti umanitari, che faccia finire l’assedio e permetta il ripristino di una vita normale e l’abbassamento dei tassi di disoccupazione, povertà e malnutrizione.

I colloqui hanno sottolineato l’importanza della ricostruzione con il contributo dei paesi arabi ma anche dell’Unione Europea.
Solana ha descritto il ruolo della Siria come centrale nella ricerca di una soluzione ai problemi della regione e con il ministro degli Esteri ha sottolineato l’ottima atmosfera creatasi con il presidente Assad. “Sono uscito dall’incontro estremamente fiducioso sulle possibilità di cooperazione che potranno nascere con Damasco, dove spero di tornare presto per iniziare a vederne i frutti”, ha dichiarato Solana.“Stiamo andando nella direzione corretta e faremo di tutto affinché il 2009 sia ricco di passaggi che portino alla stabilità della regione,alla ricostruzione e alla pacificazione. Non possiamo darci una scadenza per un vero e proprio accordo tra Siria e EU, ma siamo sulla buona strada”.