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“Vi ho promesso di non dimenticare.”
“Sulla prima pagina è scritto: Nell’affresco sono una delle figure di sfondo.
La grafia meticolosa, senza sbavature, minuta. Nomi, luoghi, date, riflessioni. Il taccuino degli ultimi giorni convulsi.
Le lettere ingiallite e decrepite, polvere di decenni trascorsi.
La moneta del regno dei folli dondola sul petto a ricordarmi l’eterna oscillazione delle fortune umane.
Il libro, forse l’unica copia scampata, non è più stato aperto.
I nomi sono nomi di morti. I miei, e quelli di coloro che hanno percorso i tortuosi sentieri.
Gli anni che abbiamo vissuto hanno seppellito per sempre l’innocenza del mondo.
Vi ho promesso di non dimenticare.
Vi ho portati in salvo nella memoria.
Voglio tenere tutto stretto, fin dal principio, i dettagli, il caso. il fluire degli eventi. Prima che la distanza offuschi lo sguardo che si volge indietro, attutendo il frastuono delle voci, delle armi, degli eserciti, il riso, le grida. Eppure solo la distanza consente di risalire a un probabile inizio.
Un punto d’origine. Memorie che ricompongono i frammenti di un’epoca. La mia.
E quella del mio nemico.”
__Q__ Luther Blisset
Foto di Valentina Perniciaro Corteo del 25 Aprile 2008. Pugni chiusi e resistenza
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W la France! Oggi si!
BELLE NOTIZIE DALLA FRANCIA.
BELLE COME UN CARCERE CHE BRUCIA.
Un incendio doloso ha quasi completamente distrutto ieri il centro di detenzione di Vincennes, uno dei più grandi di Francia, dove erano detenuti 273 stranieri senza permesso di soggiorno in attesa di espulsione.
L’incendio è stato appiccato alle 15.45 del pomeriggio, in due distinte sezioni della struttura, e nonostante l’intervento rapido dei pompieri i danni sono stati ingenti. Nessun ferito grave, ma venti persone sono state ricoverate per intossicazione dovuta al fumo.
Una cinquantina di detenuti hanno approfittato del caos per fuggire.
Secondo uno degli stranieri detenuti, l’incendio è legato alla rivolta scoppiata nel centro dopo la morte, sabato, di un tunisino per arresto cardiaco. Alcuni detenuti avrebbero dato fuoco ai materassi mentre all’esterno si svolgeva una manifestazione di solidarietà. L’incendio è cominciato venti minuti dopo l’inizio della manifestazione.

Corteo per i diritti, per la casa, per la libertà. Roma, 14 giugno 2008. Foto di Valentina Perniciaro
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“si chiudono i tuoi occhi col mio sonno”
Non t’amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t’amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l’ombra e l’anima.
T’amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.
T’amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t’amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti
che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
~ Pablo Neruda ~
Foto di Valentina Perniciaro Via Cavour, Roma : amore militante
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I cani del Sinai
Fare il cane del Sinai pare sia stata una locuzione dialettale dei nomadi che un tempo percorsero il deserto altopiano di El Tih, a nord del monte Sinai. Variamente interpretata dagli studiosi, il suo significato oscilla tra correre in aiuto del vincitore,stare dalla parte dei padroni, esibire nobili sentimenti.
Sul Sinai non ci sono cani.
Dalla fine della guerra portavo, di mio padre ebreo e del mio segno di circonciso, una interpretazione che oggi comincio a intendere peggio che parziale, pigra come lo schema fascismo-antifascismo in cui si era disposta. I casi personali erano stati bruciati dall’enormità della vicenda d’allora.
In pratica -nella pratica della pigrizia- avevo accettato l’assurda idea che ebraismo, antifascismo, resistenza, socialismo fossero realtà contigue. Come ci si può ingannare!
Era accaduto che l’ebraismo fosse inseparabile da una persecuzione immensa e non ancora del tutto esplorata: testa di Medusa per chiunque. Era parsa riassumere qualsiasi altra persecuzione, qualsiasi altro strazio e quindi di perdere la sua specificità.
I difensori del pensiero democratico-razionalista avevano visto negli ebrei un universale, incarnazione di quanto l’uomo potesse avere di più caro, la tolleranza, la non violenza, l’amore della tradizione, la razionalità. Questo errore non era innocente.
[…]
Quanto più la piccola borghesia tradizionale s’è venuta identificando con gli addetti al Terziario e ha incluso larga parte della classe operaia, l’Uomo Ad Una Dimensione ha dovuto crearsi di necessità passioni, nazioni, devozioni, lealtà fittizie. L’antisemitismo sparisce moltiplicandosi. La frase “si è sempre l’ebreo di qualcuno” diventa vera alla lettera. Più che naturale che gli Israeliani – o meglio: coloro che ne controllano l’opinione- abbiano fatto ricorso all’onore della persecuzione storica come elemento potente di passioni ed orgogli patriottici: non solo nel nostro inno nazionale si dice popoli, per secoli, calpesti e derisi.
Altrettanto naturale ma molto più grave che – a quanto capita di udire e leggere- l’unione sacra tra i partiti si compia di necessità oscurando la rilevanza dei legami internazionali di Israele, insomma il compito politico che Stati Uniti ed Inghilterra sembrano aver assegnato a quel paese.
Quella oscurità , quella mancanza di chiarezza, peggio, quella chiarezza respinta e rimossa da un sacro egoismo (quante volte torna il sacro nella lingua morta del nazionalismo) in una non necessaria penombra, radicherà forse nella cultura israeliana un male peggiore (perchè difensivo, giustificatorio) di quello delle euforie militaresche e guerriere.
Molti ebrei-europei e molti italiani-europei amici degli ebrei si sono lasciati sorprendere nel sonno del loro vecchio antifascismo. Dovranno ripensare alla propria giovinezza e giudicarla. Il limite e lo scandalo sono sorti dall’incontro con le masse immense che non possono nè vogliono assimilarsi nè arruolarsi fra i tirailleurs sénégalais, i gurka, i rangers dei petrolieri o della Cia.
___FRANCO FORTINI: I Cani del Sinai___
Questi alcuni tratti di un capolavoro contro quanti amano correre in soccorso dei vincitori.
Il più grande intellettuale italiano contemporaneo, ebreo, analizza lo Stato ebraico di Israele pochi giorni dopo la fine della Guerra dei 6 Giorni,
iniziata il 6 giugno 1967
Foto di Valentina Perniciaro: Campo Profughi di Dheishe, Betlemme, West Bank, Palestina. Marzo 2002. Un piccolo spaccato di guerra permanente, di guerra d'occupazione, di apartheid. Foto 1: Prima notte di coprifuoco Foto 2: Il risveglio e la devastazione
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Mon Cher Belzébuth
Le soleil s’est couvert d’un crêpe. Comme lui,
Ô Lune de ma vie ! emmitoufle-toi d’ombre ;
Dors ou fume à ton gré ; sois muette, sois sombre,
Et plonge tout entière au gouffre de l’Ennui ;
Je t’aime ainsi ! Pourtant, si tu veux aujourd’hui,
Comme un astre éclipsé qui sort de la pénombre,
Te pavaner aux lieux que la Folie encombre,
C’est bien ! Charmant poignard, jaillis de ton étui !
Allume ta prunelle à la flamme des lustres !
Allume le désir dans les regards des rustres !
Tout de toi m’est plaisir, morbide ou pétulant ;
Sois ce que tu voudras, nuit noire, rouge aurore ;
Il n’est pas une fibre en tout mon corps tremblant
Qui ne crie : Ô mon cher Belzébuth, je t’adore !
Charles Baudelaire
Foto di Valentina Perniciaro: Roma, primavera 2006
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stanno umiliando il mare
Siamo noi, siamo in tanti ci nascondiamo di notte per paura degli automobilisti degli attipisti, siamo i gatti neri, siamo pessimisti, siamo i cattivi pensieri. E non abbiamo da mangiare com'è profondo il mare! com'è profondo il mare! Babbo che eri un gran cacciatore di quaglie e di faggiani caccia via queste mosche che non mi fanno dormire e mi fanno arrabbiare Com'è profondo il mare! Com'è profondo il mare! E' inutile non c'è più lavoro, non c'è più decoro Dio, chi per lui sta cercando di dividerci, di farci del male, di farci annegare Com'è profondo il mare! Con la forza di un ricatto un uomo diventò qualcuno, resuscitò anche i morti spalancò prigioni, passò treni, correnti di vagoni Rialzò per un attimo il ruolo difficile da mantenere poi lo lasciò cadere e piangere ed urlare, sommerso in mare Com'è profondo il mare! Da solo un urlo diventò un tamburo, il povero come un lampo nel cielo sicuro cominciò una guerra per conquistare uno spazio di terra, nel suo cuore voleva coltivare. Com'è profondo il mare! Ma la terra gli fu portata via compresa quella che aveva addosso, lo scaraventarono in un palazzo in un fosso, non ricordo bene poi una storia di catene bastonate e chirurgia sperimentale. Com'è profondo il mare! Com'è profondo il mare! Intanto un mistico forse un'aviatore, inventò la commozione che mise d'accordo tutti, i belli con i brutti, qualche danni per i brutti che si videro consegnare un pezzo di specchio così da potersi guardare. Com'è profondo il mare! Com'è profondo il mare! Frattanto i pesci che poi li scegliamo tutti, assistettero curiosi al dramma collettivo di questo mondo che a loro indubbiamente può sembrare cattivo e cominciavano a pensare... Com'è profondo il mare! Com'è profondo il mare! E' chiaro che il pensiero da fastidio anche se chi pensa è muto come un pesce anzi invece un pesce, come i pesci difficili da bloccare Come protegge il mare! Com'è profondo il mare! Il commando non è disposto a fare distinzioni poetiche il pensiero come l'oceano non lo puoi bloccare, devi accettare... si sta accorciando il mare! Si stanno uccidendo! Così stanno umiliando il mare! Così stanno piegando il mare! LUCIO DALLA -Com'è Profondo il Mare-
Catturavi l’attenzione, inevitabilmente.
Con quella città semi-ferma nel tempo, che osservavi distante, distaccata, infinitamente parte di essa.
Catturava l’attenzione quel rosso brillante, quegli occhi profondi,
davanti a quei kilometri infiniti di terra profumata, di terra calda.
Terra di gelsomino, terra che urla la bellezza di un’inesistente libertà,
terra di basalto, di spezie, di sguardi sequestratori, di bimbi furbetti e resistenti,
terra che insegna ad innamorarsi.
Terra che insegna a guardare il tempo in altro modo.
Terra che avvolge, che si infila sotto pelle come il più meraviglioso degli amori.
Terra che, da quando amo in questo modo, sento più vicina.
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se non quelli che moriranno con me
“Faccio la prova del dolore. Come se il medico punge un arto per verificare se è insensibile, così io pungo la memoria. Prima che moriamo, può darsi che muoia il dolore. Se così fosse, questo sarebbe da raccontare, ma a chi? QUI NESSUNO, SE NON QUELLI CHE MORIRANNO CON ME, PARLA LA MIA LINGUA”
-Christa Wolf-
Sono appena nata.
Non parlo, non cammino, non mi sposto nel tempo,
non so neanche cosa sia domani.
Mi muovo nel buio della coscienza.
Sono puro sentire.
So l’essenziale per vivere e il resto non mi riguarda,
lasciato nel beneficio buio dell’imperscrutabile e dell’immotivato.
Non mi interessa capire, prevedere, programmare.
Solo vivere.
Vivere si.
Adesso.
Confusa nel tutto.
-Tratto da “Compagna Luna” , Barbara Balzerani, Feltrinelli 1998
Foto di Baruda: Genova, 17 Novembre 2007 Quella gran bella cosa che sono i CORDONI, quasi perduta nell'oblio.
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INDECOROSI
Indecorosi. Orsi in movimento per il godimento
Da quello che ho sentito è uno dei migliori striscioni, tra i tanti divertentissimi del Gay Pride di oggi,
che posso seguire solo “radiofonicamente” da una redazione tutta al femminile e pesantemente techno ;-(
PER LA LIBERTA’ SESSUALE,
PER L’AUTODETERMINAZIONE
PER LA LAICITA’

FUORI I PRETI DALLE NOSTRE MUTANDE
Foto di Valentina Perniciaro - GAY PRIDE 2007- Nude man/woman walking
Per ascoltare le corrispondenze http://www.ondarossa.info
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Do you remember Bolzaneto?
-In previsione dell’arrivo a Roma, la settimana prossima, del presidente degli usa George Bush, oltre duecento detenuti di Regina Coeli sono stati trasferiti negli istituti di tutta Italia “per consentire al carcere romano di far fronte agli eventuali fermi legati a possibili disordini e contestazioni”.
A dare la notizia e’ stato il Garante regionale dei diritti dei detenuti Angiolo Marroni che, ironicamente, ha commentato: “e’ da tempo che andiamo dicendo che Regina Coeli e’ un carcere sovraffollato.
Visto quanto sta accadendo basterebbe che un capo di stato venisse a Roma una volta al mese ed ogni problema sarebbe risolto”
A quanto risulta al Garante la scorsa settimana sono gia’ stati trasferiti, in altre carceri del Lazio, un centinaio di detenuti: accanto alle normali 40 unita’ se ne sono aggiunte, infatti, una sessantina trasferite in via straordinaria.
Secondo Marroni “Questa settimana altri sessanta detenuti sono in attesa di autorizzazione dal Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, per il trasferimento negli Istituti laziali, mentre altri 63 attendono il via libera dal Dipartimento Nazionale per essere trasferiti nelle carceri di tutta Italia. In totale, saranno dunque 220 i detenuti trasferiti per consentire di liberare due piani della settima sezione di Regina Coeli, quelli dove dovrebbero essere ospitati i responsabili degli eventuali incidenti legati alla visita di Bush a Roma”.
Nella maggior parte dei casi, afferma ancora Marroni, ad essere trasferiti sono stati detenuti appellanti o giudicabili, che, dunque, dovranno tornare a Roma per i processi che li riguardano, con inevitabili costose spese di trasferimento a carico dello Stato. Quelli trasferiti fuori regione sono, al 90%, stranieri. –

Eccoci di nuovo.
La notizia sembra essere la stessa di 7 anni fa…il governo in effetti è lo stesso, anzi no. E’ decisamente peggio, completamente monocromatico.
Daranno l’onore anche a noi donzelle di fare i 3 scalini? Gli basteranno 200 brande per conterci tutti?
Riapriranno anche Villa Paradiso per l’occasione [sono le celle punitive d’isolamento di Regina Coeli, dismesse nei primi anni ’80, soprannominate così dai detenuti] ?
Consiglio di lasciare i piercing a casa, pare non abbiano perso il vizio di volerci torturare tutt@
Nel frattempo Piazza San Giovani sarà vietata al Pride sabato prossimo. Al suo posto sarà data la piccola Piazza Santa Croce in Gerusalemme, che sicuramente non conterrà tutti i partecipanti alla manifestazione.
Saranno le prove generali per Bush?
Foto di Valentina Perniciaro -Roma, Giugno 2007- Corteo contro la visita di Bush PUSHBUSHOUT
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_In coda_
“Ho chiesto un po’ di sole
e il poliziotto ha risposto:
Signore, mettiti in coda!
Ho chiesto inchiostro per scrivere il mio nome
E mi è stato detto : L’inchiostro scarseggia
devi attendere in coda il tuo turno.
Ho chiesto un libro da leggere
e una divisa kaki ha strepitato:
Chi vuole il sapere
deve leggere le pubblicazioni del partito
e gli articoli della costituzione.
Ho chiesto il permesso di incontrare la mia donna
e mi è stato risposto: E’ cosa ardua incontrare le donna
e l’innamorato deve
sopportare una lunga coda.
Ho chiesto l’autorizzazione
a mettere al mondo un figlio,
ma un ispettore, scoppiando a ridere, mi ha detto:
La prole è molto importante
ma aspetta in coda ancora un anno.
Ho chiesto di vedere il volto di Dio
ma un rappresentante di Dio ha urlato:
Perché?
Ho risposto: Perchè sono un uomo sconfitto.
Allora mi ha segnato a dito
ed ho compreso che anche gli sconfitti
stanno in coda.
Mio Signore:
desidero incontrarti, ma non lasciarmi
in coda come un cane randagio..
Da quando sono nato
sono in coda, immobile.
Mi si sono ghiacciati i piedi
simile alla carta straccia è la mia anima.
Spiagge calde e … uccelli.
Non so come recitare i miei versi
perché ovunque mi incalza la mannaia.
I fogli sono presi al laccio
le penne al laccio
al laccio i seni.
Il letto d’amore
vuole un permesso di transito.
Mio Signore:
l’orizzonte è sempre più sottile
e questo paese è rannicchiato tra le acque
triste come una spada spezzata.
Se rifiutiamo la canfora
ancora più canfora ci porterebbero.
Mio Signore:
l’orizzonte è grigi
ed io mi struggo per un raggio di luce.
Se solo volessi aiutarmi
mio Signore … mi muteresti in un passerotto.
____Nizar Qabbani___
Tra le macerie di Beirut, nel quartiere di Haret Hreik, il desiderio di mutarsi in un passerotto è lo stesso che nella cella di una prigione. L’aria puzzolente e irrespirabile, polverosa e pesante.
Foto di Valentina Perniciaro -Beirut: settembre 2006- Quartiere sciita di Haret Hreik, dopo i bombardamenti israeliani
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“Non c’era rimasto nessuno a protestare”
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me
e non c’era rimasto nessuno a protestare
Bertold Brecht
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Eccolo ancora: ADOLFO I!
Benedetto XVI: “Provo gioia per il nuovo clima politico”
ROMA – “Avvertiamo con particolare gioia i segnali di un clima nuovo, più fiducioso e più costruttivo. Esso è legato al profilarsi di rapporti più sereni tra le forze politiche e le istituzioni, in virtù di una percezione più viva delle responsabilità comuni per il futuro della Nazione”
La Repubblica 29 Maggio 2008
Foto di Valentina Perniciaro NO VAT
4 DONNE SU 5 ODIANO IL PAPA
Capito si? Lui prova gioia!
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Siamo chiamati a sorprendere la realtà
“Noi giochiamo con cose in continua sparizione e, una volta sparite, è impossibile farle rivivere, non si può ritoccare il soggetto […] Siamo chiamati a sorprendere la realtà con quel quaderno di schizzi che è il nostro apparecchio fotografico, a tirarla fuori e fissarla, ma non a manipolarla né durante le riprese, né tantomeno nel nostro oscuro laboratorio con qualche ricetta fatta in casa. Sono trucchi che saltano all’occhio di chi sa vedere”
Henri Cartier-Bresson, L’immaginario dal vero
Foto di Valentina Perniciaro, Pitigliano, Marzo 2006
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“Eravamo quelli che potevano davvero far saltare tutto”
“…Ma voi oggi, qui, siete migliaia. E non potranno più frustarvi, perchè ora voi avete in mano la frusta, non potranno più imprigionarvi, perchè voi avete preso le prigioni e ne avete divelto le porte, non potranno più uccidervi, perchè il popolo è in piedi! Non ci saranno più padroni. […] Dietro di voi si sta formando l’esercito degli umili che vogliono spezzare le catene della schiavitù. Essi hanno bisogno di un segnale. Voi dovete essere i primi. Fare ciò che tanti, altrove, per paura stentano ancora a fare. Ma siate certi che il vostro esempio sarà seguito. Voi dovete aprire la strada.”
[…] “Si tratta nè più nè meno che di fare l’Apocalisse!”

Del resto intorno a noi il mondo sembrava davvero sul punto di esplodere, le nostre parole non mancavano mai l’effetto voluto. Non eravamo che una banda di spostati, attori, folli, gente che aveva lasciato lavoro, casa famiglia per darsi alla predicazione . Scelte compiute per i motivi più diversi, dal senso di giustizia all’insofferenza per la vita a cui si era condannati, ma che portavano alla stessa conclusione, a un atto di volontà che coinvolgesse quanta più gente possibile, che dimostrasse agli uomini che il mondo non sarebbe potuto durare così all’infinito e molto presto sarebbe stato messo a rovescio. Eravamo quelli che potevano davvero far saltare tutto.”
Tratto da Q Luther Blisset
Je ne comprends qu’une chose à la politique: la rèvolte. -Flaubert-
Foto di Valentina Perniciaro -CORDONI- Genova, 17 Novembre 2007
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“osare riconoscerli”
Forse il tempo del sangue ritornerà. Uomini ci sono che debbono essere uccisi. Padre che debbono essere derisi. Luoghi da profanare, bestemmie da proferire incendi da fissare, delitti da benedire. Ma più c’è da tornare ad un’altra pazienza, alla feroce scienza degli oggetti, alla coerenza nei dilemmi che abbiamo creduto oltrepassare. Al partito che bisogna prendere e fare. Cercare i nostri eguali osare riconoscerli lasciare che ci giudichino guidarli esser guidati con loro volere il bene fare con loro il male e il bene la realtà servire negare mutare. ________FRANCO FORTINI______
Piove ininterrottamente da giorni, pioverà per giorni…sento anche le ossa bagnate.
Finalmente un po’ di pace, finalmente un rifugio dove poter star sola,
dopo questa notte in bianco, dopo questa notte con lo stomaco scombussolato.
Mi sento “tra color che son sospesi”, in attesa. Decisamente vuota malgrado la pienezza
ricevuta in dono. Meno male che esistono ancora librerie dove compri poesie di Fortini per 2,90 €, dove la mia patata ha trovato il suo Majakovskij quotidiano alla stessa cifra.
Tutto ciò ha reso il diluvio più sopportabile.
Non per questo il tempo sarà meno lento, non per questo l’attesa più leggera.
Foto di Valentina Perniciaro -Campo profughi di Deheishe, Palestina. Marzo 2002 -
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cambierà nome pure l’universo!
“Quando saremo due saremo veglia e sonno,
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo,
saremo due come sono le acque, le dolci e le salate,
come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni,
come i tempi del battito,
i colpi del respiro.
Quando saremo due non avremo metà
saremo un due che non si può dividere con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno,
uno sarà l’uguale di nessuno
e l’unità consisterà nel due.
Quando saremo due
cambierà nome pure l’universo
diventerà diverso”
____ERRI DE LUCA____

Foto di valentina perniciaro
Una scala in salita, decisamente.
Ma tutta questa paura non sembra mettere. Ci hanno insegnato ad andare avanti, a salire, ad arrampicarsi, a seppellire la mostruosità con i nostri sorrisi, con il rosso vivo delle nostre bandiere.
Alla libertà, musa eterna.
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Tutt@ liber@
“L’esilio che mi è dato, onor mi tengo
Cader co’ buoni è pur di lode degno.” __DANTE__
Casa. Rientrata ora. Stordita. Se il mondo avesse il tuo sguardo vivremmo una terra diversa.
Se il mondo conoscesse la bellezza del vento e della libertà … io sarei in grado di conoscere la strada.
Foto di Valentina Perniciaro: TUTT@ LIBER@
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tempo di…
“Nella vita dell’uomo
per ogni cosa c’è il suo momento,
per tutto c’è un’occasione opportuna.
Tempo di nascere, tempo di morire,
tempo di piantare, tempo di sradicare,
tempo di uccidere, tempo di curare,
tempo di demolire, tempo di costruire,
tempo di piangere, tempo di ridere,
tempo di lutto, tempo di baldoria,
tempo di gettar via le pietre,
tempo di abbracciare, tempo di staccarsi,
tempo di cercare, tempo di perdere,
tempo di conservare, tempo di buttar via,
tempo di strappare, tempo di cucire,
tempo di tacere, tempo di parlare,
tempo di amare, tempo di odiare,
tempo di guerra, tempo di pace. ECCLESIASTE III, 1-8
Il panettiere addormentato di Damasco. Alle 4 di mattina, mentre si tornava a casa con la testa piena di ‘araq. Il mio panettiere, quello a due passi dal vicolo di casa mia, a pochi passi dal mio cortile e da quell’albero di arance che mi permetteva di godere il fresco anche con il sole alto.
E l’odore di quel pane sempre caldo, sempre soffice, sempre capace di insegnarti un modo nuovo di mangiare. Il pane di Damasco…il sapore di quelle cenette tra chiacchiere e sapori, tra lingue e lineamenti contrastanti.
Mi mancano le notti damascene, mi manca il canto dei minareti a spezzare la pace notturna,
mi mancano gli sguardi in cui si annega, mi manca il caos immanente delle sue strade.
Tempo di fermarsi, tempo di ricominciare.
Foto di Valentina Perniciaro : Il panettiere addormentato. Damasco, settembre 2006
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Beirut in fiamme.
Beirut sotto assedio.
Non ci posso pensare e quasi non ho voglia di leggere gli aggiornamenti , di capire in quali strade e quartieri si combatte e in quali è tutto tranquillo come sempre. Beirut è questo, Beirut è la contraddizione costante, è la guerra permanente, è la bellezza mutilata.
Ed ora, come sempre, sento il richiamo, il desiderio di correre a vedere che accade, di avvicinarmi al delirio di quel paese dilaniato, meraviglioso, struggente. Con il cuore fermo tra le strade dei campi, sul lungomare colorato, vicino al porto ora chiuso a causa dei combattimenti.
Ancora piombo nella dolce Beirut, ancora sangue sotto il vento libanese.

Foto: Valentina Perniciaro_Campo profughi di Rashidiyye, Libano del sud. Agosto 2003.
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La stella della Rotonda
Scalo San Lorenzo.
Caldo Torrido, capannoni praticamente deserti. 
La manutenzione locomotori era assegnata a a duecento persone. Ora sono 7 i lavoratori che si aggirano per tutto il reparto. Impressionante trovare il silenzio al posto del rumore di ferro e sudore, impressionante quel vuoto in un luogo immaginato come un formicaio di fatica, sfruttamento e produzione.
Uno strano vuoto, estremamente bello nel suo decadentismo.
Nel suo rappresentare un secolo che non c’è più, volato via portandosi via buona parte del nostro patrimonio culturale, politico…sognatore.
Siamo quei pochi rimasti, a sudare in padiglioni ormai inutili.
Quasi come perenne esposizione di ciò che non esiste più, che non deve più esistere.
Foto: Valentina Perniciaro. Scalo San Lorenzo. Luglio 2007
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