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Lettera da Lampedusa, da un bimbo recluso alla sua mamma
L’amore di un bambino per la sua mamma. Scrivo questa lettera per dirti che ti amo. Da quando ci siamo separati ti penso giorno e notte, la notte è molto lunga per me lontano da te . Tu sei la più bella donna del mondo, tutti i bambini sognano di averti sulla terra, tu sei la miglior madre che io abbia mai potuto pensare. Un giorno mi sono separato da te mamma. Sai, se fossi un fiore io ti pianterei nel mio cuore, ti innaffierei con le mie mani. Quando ti penso le lacrime cominciano a scendere. Se oggi sono qui senza di te io mi sento solo al mondo e non c’è niente da fare tu sei la persona che conta di più per me, la più cara del mondo. Io sogno per me un giorno di ritrovarti sana e salva, le tue piccole filastrocche canzoni, mi fanno salire il morale, e mi danno la speranza di essere un bambino amato da sua madre. Io vorrei essere il più felice al mondo come gli altri bambini della terra, vorrei gioire della tua presenza, ti prometto che combatterò come posso con tutte le mie forze per ritrovarti. Io so che sei viva e mi pensi, io sarò sempre concentrato in tutto quello che faccio a pregare Dio misericordioso il più misericordioso, io so che Tu mi ascolti, senza sonno né sonnolenza, Tu sei presente nel tuo trono. Tra tutti i bambini aiuta me a ritrovare la mia famiglia, vorrei essere il più felice del mondo e sarebbe un giorno indimenticabile della mia vita.
Mi aiuti a farmi uscire da questa griglia?
Si lotta anche in cielo! Costretto a tornare indietro un aereo “con deportato” a bordo!
Ringrazio la pagina di Scarceranda per questa notizia! E la posto immediatamente, perchè non si può non farlo!
🙂
Dopo una protesta spontanea scoppiata a bordo contro una deportazione in corso, ieri Air France ha ordinato il ritorno indietro del volo decollato da Parigi con destinazione Bamako, in Mali. Otto attivisti e attiviste della “carovana per la libertà di movimento e lo sviluppo sostenibile” così come altri passeggeri e passeggere che avevano partecipato alla protesta, sono stati/e arrestati/e e ora stanno aspettando il prossimo volo.
Parigi/Berlino, 20 gennaio 2011.
Il primo gruppo di attivisti e attiviste della “carovana per la libertà di movimento e lo sviluppo sostenibile” sono saliti/e a bordo dell’aereo per Bamako questo giovedì a Parigi. Sullo stesso aereo c’era un uomo in catene, accompagnato dalla polizia, che stava per essere deportato in Mali. Subito dopo la partenza, 17 tra passeggeri e passeggere si sono alzati/e dai loro sedili e si sono rifiutati/e di sedersi in solidarietà con l’uomo, che stava resistendo alla deportazione!
Come conseguenza della loro azione congiunta, il pilota è tornato all’aeroporto Charles-de-Gaulle, e otto tra attivisti/e e passeggeri/e sono stati/e arrestati/e. Gli ufficiali della sicurezza hanno attaccato l’uomo, un padre di famiglia che ha documentato lo svolgimento dei fatti con la telecamera del suo telefono cellulare. Secondo gli attivisti e le attiviste maliani/e, anche un secondo tentativo di deportare con la forza lo stesso uomo è fallito successivamente nel corso della stessa giornata.
Invece di trasportare i passeggeri e le passeggere, Air France ovviamente preferisce diventare uno “scagnozzo” della polizia di frontiera francese, deportando inesorabilmente le persone contro la loro volontà. Nel corso di questa settimana altre due partenze da Parigi erano già state rimandate a causa delle proteste contro le deportazioni: venerdì scorso, i passeggeri e le passeggere avevano protestato contro un volo diretto a Douala, in Camerun, e quattro di loro erano stati/e rimossi/e dall’aereo e identitificati/e dalla polizia. Mercoledì alcuni passeggeri/e si erano rifiutati/e di sedersi su un volo Royal Air Maroc, fino a che l’aereo è decollato con un’ora e mezzo di ritardo senza i due prigionieri che avrebbero dovuto essere deportati.
Gli impiegati e le impiegate della Air France hanno preso posizione con risolutezza contro i voli delle deportazioni della compagnia aerea fin dal 2007, ma finora senza successo. Gli attivisti e le attiviste sono stati/e rilasciati/e in piena notte, molto tempo dopo il decollo del loro aereo. Mentre gli attivisti e le attiviste dovranno aspettarsi di subire le conseguenze giudiziarie della loro coraggiosa azione contro la brutalità dei voli delle deportazioni, è certo che riceveranno un entusiastico benvenuto dagli attivisti e le attiviste maliani/e a Bamako.
Dopo il rilascio a tarda notte, tutte e tutti alla fine hanno ottenuto di partire con dei nuovi voli Air France per Bamako, nel tardo pomeriggio di oggi. Dobbiamo ringraziare tutti gli attivisti e le attiviste che hanno sostenuto quest’azione! Abbiamo fatto delle esperienze utili: abbiamo imparato quanto forte può essere la resistenza quotidiana contro le deportazioni in Francia e abbiamo imparato quanto questa mailinglist funzioni velocemente: ci sono voluti meno di cinque minuti per ottenere un sostegno!
Fonte: http://www.afrique-europe-interact.net/
ECCO IL VIDEO
Jimmy Mubenga, morto soffocato in volo durante un rimpatrio
“Non respiro, non respiro”, ma le guardie private non gli credono. Jimmy Mubenga, 58 anni, è morto ammanettato al sedile dell’aeroplano che lo stava riportato in Angola.
Immigrato irregolare, l’uomo era scortato da tre guardie private. “Due erano sedute ai lati, mentre una terza aveva il posto davanti al suo”, racconta Kevin Wallis, ingegnere che si trovava seduto vicino a Mubenga. “Continuava a dire che non riusciva a respirare, ma le guardie, dopo le mie proteste, mi hanno detto che sarebbe stato bene una volta in volo”.
Invece l’aereo della British Airways, in partenza da Heathrow martedì sera, non è mai decollato. Mubenga è stato trasportato in ambulanza verso l’ospedale, ma i medici non hanno potuto fare altro che constatarne la morte. Ora la polizia ha aperto un’indagine per capire cosa sia andato storto e se le guardie abbiano avuto un ruolo nella morte. “Lo tenevano giù con forza, troppa forza, anche se lui si lamentava”, denuncia Wallis. Nel 2006 Mubenga era stato condannato a due anni di reclusione per lesioni personali dopo una rissa in un nightclub.
da Peacereporter e The Guardian
Cortese Signor Ministro, lei è uno schiavista di merda
DAL SITO MACERIE
Nel pomeriggio un gruppone di giovani si materializza in mezzo al popoloso quartiere torinese di San Salvario, proprio di fronte alla solita sede della Lega Nord di largo Saluzzo. Qualcuno entra, con in mano una tenda da campeggio ed una missiva da inviare al ministero degli Interni: la tenda è presto montata, nella stanza un po’ angusta e gremita di vecchi. Inviare lo scritto, invece, è più complicato: alla scrivania dove è appoggiato il fax c’è il responsabile che sbraita e protesta e telefona nervosamente alla polizia, mentre toglie i fogli dalla macchinetta.
Dopo pochi secondi, con un gran «Porco Dio!», il leghista tira un furioso cazzotto sul tavolo facendo perdere qualche pezzo al fax rendendolo inutilizzabile. Niente da fare, allora: la missiva al Ministro sarà consegnata a mano, magari dagli agenti della Digos che arriveranno anche questa volta troppo tardi. Sopra c’è scritto che Maroni è uno «schiavista di merda» e si ricordano i fatti di Rosarno, gli stranieri rastrellati con l’inganno e trattenuti dentro a tende da profughi nel Cie di Bari in attesa dell’espulsione. Ancora qualche minuto a riempire di insulti i leghisti, e i nostri sono di nuovo fuori dalla sede insieme agli altri che intanto hanno tirato fuori striscione megafono. Si parte in corteo per il quartiere, riempiendo l’aria di slogan e i muri di manifesti.
Si parla di Rosarno, certo, ma anche della morte di Mohammed a San Vittore e del processo per il rogo di Vincennes in corso a Parigi. Arriva anche una pattuglia con i lampeggianti, che i manifestanti dribblano senza difficoltà. Come sempre a San Salvario, i passanti si fermano, commentano, approvano, si mettono a parlare: fino a quando, in piazza Madama Cristina, il piccolo corteo scompare nel nulla.
IL TESTO DEL FAX PER MARONI:
Alla C.A. del Sig. Ministro
Roberto Maroni
c/o Ministero dell’Interno
Piazza del Viminale n. 1 – 00184 Roma
Fax + 39 06.46549832
e p. c.
Lega Nord – Segreteria Federale
via Carlo Bellerio, 41 – 20161 Milano
tel. 02 66234.1 fax 02 6454475
Cortese Signor Ministro,
Lei è uno schiavista, uno schiavista di merda. Lo diciamo così, senza alcun rispetto per la Sua persona e per il Suo ruolo Istituzionale, senza tanti giri di parole.
Lei è uno schiavista perché nei giorni di Rosarno ha provato paura: dopo anni di sfruttamento bestiale e di apartheid, gli schiavi hanno rialzato la testa, riversandosi nelle strade e scontrandosi con la Sua polizia.
Lei è uno schiavista perché nei giorni di Rosarno ha riso sotto ai baffi: finalmente la guerra razziale alla quale Lei e quelli del Suo partito avete lavorato per vent’anni ha fatto capolino ed ha cominciato a mostrare tutti i suoi vantaggi, cacciando a sprangate le braccia ribelli ed in esubero.
Lei è uno schiavista perché nei giorni di Rosarno si è assunto in prima persona gli oneri della pulizia etnica. Prima facendo trasportare nei Centri per richiedenti asilo i fuggiaschi e poi schedandoli a tradimento e internando i senza-documenti nei Cie, per prepararne l’espulsione.
Proprio come profughi di guerra molti di loro sono costretti a dormire sotto tende militari, dietro al filo spinato dei Centri.
Lei è uno schiavista, uno schiavista di merda, perché nei giorni di Rosarno si è preso la soddisfazione di lanciare a tutti un doppio monito.
«Ecco cosa succede a rivoltarsi». Ma anche e soprattutto «ecco cosa succede ad esistere, quando si è di troppo».
Lei è il Ministro, il ministro della Polizia, e in effetti non potevamo aspettarci nient’altro da Lei.
Noi invece siamo gente di strada e da sempre stiamo dalla parte dei ribelli: sappia allora cosa aspettarsi da noi.
Cogliamo questa occasione, senza dubbio un poco insolita, per porgerle i nostri più sentiti saluti.
Alcuni antischiavisti torinesi
Perversioni legislative: arrestato senegalese mentre rientrava nel suo paese, perchè … “non aveva lasciato l’Italia”
COMUNICATO STAMPA
CLANDESTINO SENEGALESE ACQUISTA BIGLIETTO AEREO PER LASCIARE L’ITALIA MA, IN AEROPORTO, VIENE ARRESTATO PER… NON AVER LASCIATO L’ITALIA. IL GARANTE DEI DETENUTI DEL LAZIO ANGIOLO MARRONI «EFFETTI PERVERSI DI UNA LEGISLAZIONE CHE SEMBRA FATTA APPOSTA PER CASUARE SPRECHI DI DENARO PUBBLICO E ULTERIORI SOFFERENZE».
Dopo otto anni da clandestino in Italia, aveva deciso di tornare a casa sua, in Senegal, acquistando di tasca propria un biglietto aereo. Ma, secondo le leggi dello Stato, potrà tornare in Patria solo da espulso, fra sette mesi, e per di più a spese della collettività! Protagonista della singolare vicenda – segnalata dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni – Khadim, un cittadino senegalese di 41 anni.
Khadim era arrivato in Italia otto anni dal Senegal. Per tutto questo tempo ha vissuto e lavorato a Napoli senza possibilità di essere messo in regola perché il permesso di soggiorno non lo ha mai avuto. Per questo – nonostante non abbia mai commesso reati ed abbia, invece, tentato dicostruirsi una parvenza vita sociale – Khadim viene raggiunto da diversi decreti di espulsione che portano ad una condanna penale a sette mesi di reclusione senza che lui ne abbia mai conoscenza.
Quando Khadim decide di tornare in Senegal, viene aiutato dagli amici italiani a comprare il biglietto dell’aereo ma all’aeroporto viene arrestato e trasferito al carcere di Civitavecchia per scontare la condanna a sette mesi per non aver ottemperato ad una espulsione che, per altro, stava volontariamente eseguendo. In carcere Khadim chiede l’espulsione come misura alternativa (misura prevista per diversi reati con condanna sotto i due anni) sperando di porre fine a questa sfortunata avventura. Ma la sua istanza viene respinta dai magistrati sul presupposto che, per la “Bossi-Fini”, questo tipo di misura alternativa non può essere concessa a chi non ha ottemperato all’espulsione.
«In sostanza – ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni – Khadim che stava lasciando l’Italia è ora recluso in un carcere per non aver lasciato il nostro paese. Dal carcere ha fatto richiesta per lasciare l’Italia ma non gli è consentito perché deve scontare una pena per non aver lasciato l’Italia. Quella che denunciamo sembra una storia senza senso ma è la realtà di una legislazione che, in tema di immigrazione, fra carcere e C.I.E., sembra accanirsi contro i cittadini stranieri fino a prevedere inutili pene afflittive ed ulteriore sofferenza.
Forse sarebbe necessario studiare maggiormente gli effetti pratici di alcune leggi, per evitare, ancora una volta, di risolvere un fenomeno di rilevanza sociale ed economica come l’immigrazione facendo ricorso al carcere».
Marco Leone , responsabile dell’ufficio stampa del garante del Lazio
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