Il 17 gennaio 2009 l’agenzia di stampa Ma’an ha realizzato la seguente intervista con un portavoce del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP). Nell’intervista l’FPLP discute sulla centralità della resistenza palestinese e sulla persistente aggressione contro il popolo palestinese, in particolare sull’aggressione contro Gaza cui Israele ha dato inizio il 27 dicembre 2008. Ma’an: L’FPLP ed il suo braccio armato, le Brigate Abu Ali Mustafa (BAAM), al momento sono impegnate in scontri contro le truppe di terra israeliane nella Striscia di Gaza, mentre continuano a lanciare missili attraverso la Green Line verso Israele.Ma’an ha parlato con un portavoce ufficiale del movimento laico e di sinistra per gettare un po’ di luce sull’attuale lotta contro Israele e sullo stato della politica palestinese, sui rapporti con Hamas e con l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP)
La seguente intervista è stata realizzata via email:

Fotografia di Bar Am _Gaza: 1993_
Ma’an: Qual è la posizione dell’FPLP sulle motivazioni che hanno spinto Israele a lanciare la sua massiccia aggressione contro Gaza?
FPLP: L’inizio dei massacri e dei crimini di guerra israeliani contro il nostro popolo è in linea con un obiettivo storico – il tentativo di eliminare la resistenza palestinese, in particolare a Gaza. Come già ha provato a fare nel 2006 in Libano, Israele ha tentato di separare la resistenza dal popolo perseguendo l’eliminazione della prima e l’indebolimento della causa palestinese e dei diritti della nostra gente.I piani israeliani contro il nostro popolo ed i nostri diritti possono essere realizzati – malgrado la complicità degli Sati Uniti, dei regimi arabi e di parte della “leadership” palestinese – solo con l’eliminazione della resistenza palestinese.Ora Israele sta imparando che, parimenti a quanto accaduto in Libano nel 2006, malgrado la sua brutalità e l’assoluta criminalità, la nostra gente è il cuore, la culla e la forza della nostra resistenza, e che i loro attacchi non sconfiggeranno mai il nostro popolo né la nostra determinazione nella difesa dei nostri diritti al ritorno, all’autodeterminazione e alla sovranità.
Ma’an: Le incursioni aeree, marine e di terra di Israele sono realmente dirette contro Hamas ed i razzi?
FPLP: I razzi sono una rappresentazione allo stesso tempo pratica e simbolica della nostra resistenza all’occupante. Sono un promemoria costante che ricorda che l’occupante è tale, e che, per quanto possa impegnarsi in assedi, massacri, nel chiuderci in prigioni a cielo aperto, nel negarci il soddisfacimento dei bisogni umani primari, noi continueremo a resistere e ci aggrapperemo fermamente ai nostri diritti fondamentali, non permettendo che siano distrutti. Finché un razzo sarà lanciato contro l’occupante, il nostro popolo, la nostra resistenza e la nostra causa saranno vivi.Questo è il motivo per cui individuano come obiettivo i razzi: rendono l’occupante insicuro, poiché ognuno di essi è un simbolo ed un atto fisico del nostro rifiuto della loro occupazione, dei loro massacri, dei loro crimini e dei loro continui attacchi contro il nostro popolo. Ogni razzo dice che non acconsentiremo alle loro cosiddette “soluzioni”, basate sulla cancellazione e sulla negazione dei nostri diritti.

Beit Lahiya _luglio 2007_
Ma’an: Cosa dite a proposito delle prossime elezioni parlamentari israeliane? Hanno giocato un qualche ruolo nella decisione di attaccare Gaza?
FPLP: Certamente l’attacco è legato alle elezioni israeliane – serve a sostenere l’immagine del partito Kadima ed in particolare di Livni e Barak, sulle spalle e col sangue di più di 1000 morti palestinesi. Che questo sia un fattore dirimente e positivo in queste elezioni la dice lunga sulla natura di Israele e del Sionismo
Ma’an: Quanti combattenti dell’FPLP e delle BAAM sono stati uccisi durante l’invasione israeliana e/o I bombardamenti aerei?
FPLP: Al momento non rilasciamo statistiche o informazioni di questo genere poiché sarebbero solo un aiuto all’aggressione militare del nemico contro il nostro popolo. Comunque, possiamo dire che membri delle BAAM sono stati fortemente attivi in tutte le forme di resistenza contro gli invasori e gli occupanti.
Ma’an: Le BAAM sono state attive nella resistenza contro l’esercito invasore?
FPLP: Le BAAM hanno lanciato più razzi al giorno, si sono distinte particolarmente per l’utilizzo di bombe sulle strade, di autobombe e di altri congegni esplosivi che hanno procurato seri danni e distrutto carri armati ed altri veicoli militari dell’occupazione. I combattenti delle BAAM hanno partecipato a tutte le battaglie a tutti i livelli. Stanno inoltre lavorando strettamente e in coordinamento con tutte le altre forze della resistenza in una lotta unitaria per opporsi al nemico ed unificare la nostra resistenza di fronte ai crimini e ai massacri di Israele.
Ma’an: In quale situazione l’FPLP potrebbe firmare un ‘cessate il fuoco’ con Israele?
FPLP: Ci siamo opposti alla cosiddetta “tregua” o “cessate il fuoco” (in vigore tra il 19 giugno ed il 19 dicembre 2008) perché la consideravamo pericolosa per il nostro popolo e crediamo sia oggi dimostrato che la nostra analisi fosse corretta.Israele ha costretto ad una fine della “tregua” con i suoi attacchi ed omicidi – e poi l’ha usata come una scusa per attaccare i palestinesi (per esempio, il 4 novembre, bombardamenti aerei hanno ucciso cinque militanti ed un civile); un obiettivo che ha avuto da sempre, e ha usato un piano d’aggressione preparato precedentemente, durante la cosiddetta “tregua”.La resistenza, in maniera unificata, può sempre decidere che tattiche usare in ogni tempo. Noi chiediamo la fine dei massacri, il ritiro delle truppe d’occupazione dalla nostra terra, la piena, immediata ed incondizionata apertura di tutti i confini – in particolare del valico di Rafah – e la fine dell’assedio contro il nostro popolo. Ma non abbandoneremo mai i nostri diritti fondamentali – a resistere, a difendere il nostro popolo, al ritorno, all’autodeterminazione ed alla sovranità – in nome di una cosiddetta “tregua”, che è esattamente ciò che Israele desidera.
Ma’an: Quali sono oggi le relazioni tra Hamas e l’FPLP? FPLP:
Al momento le relazioni tra Hamas e l’FPLP sono determinate dalla resistenza.
Ma’an: Ma l’FPLP è un movimento laico.
Ciò non crea difficoltà nel lavoro con Hamas, che invece crede in una società ed in un governo islamico?
FPLP: Sia Hamas che l’FPLP militano nel campo della resistenza, della difesa del nostro popolo, della nostra causa e dei nostri diritti fondamentali. Entrambi rifiutano i cosiddetti “negoziati”, la cooperazione con l’occupante e qualsiasi cosiddetta soluzione politica basata sulla negazione e sull’abrogazione dei diritti della nostra gente; entrambi combattono uniti nella resistenza contro i massacri ed il genocidio perpetrati contro i palestinesi. Questa è l’unità ed è la relazione che ci interessa al momento: unità nella lotta, per il nostro popolo, la nostra causa ed i nostri diritti.
Ma’an: Tornando alla politica, qual è la posizione dell’FPLP sulla legittimità di Mahmoud Abbas (Abu Mazen), il cui mandato è terminato ufficialmente il 9 gennaio?
FPLP: La sola legittimità palestinese che ci interessa al momento è la legittimità della resistenza. Questa è la definizione della nostra unità nazionale: lotta all’occupante e ai suoi crimini, difesa del nostro popolo e dei nostri diritti. La legittimità ora non è quella dell’ANP; essa deriva dallo stare con la resistenza, con la fermezza del nostro popolo, contro i crimini dell’occupante.
Ma’an: L’FPLP crede che, date le circostanze, i palestinesi dovrebbero concentrarsi sulla Striscia di Gaza e meno sulla politica interna? O il ruolo della politica palestinese è più importante che mai?
FPLP: Questo è un momento fondamentale per il movimento nazionale palestinese e per la sua causa, di fronte ad un nemico dedito alla distruzione. La domanda per tutti è: stare con la resistenza o in disparte e permettere così che l’aggressione continui? Ogni briciolo di legittimità politica al momento dipende dalla risposta a questa domanda.
Ma’an: Qual è la situazione dell’FPLP e delle altre organizzazioni della resistenza nella West Bank?
FPLP: Anche la West Bank è sotto assedio, solo di tipo diverso: l’assedio dell’occupazione, degli 11.000 prigionieri politici, della costante confisca della terra, della costruzione delle colonie, dell’innalzamento del muro d’annessione e degli altri crimini continui contro il nostro popolo. Infatti Israele sta approfittando che gli occhi del mondo si siano spostati dalla West Bank a causa dei massacri a Gaza, per procedere ad un numero ancor più grande di confische di terre e di attacchi in Cisgiordania.Noi non permetteremo che il nostro popolo sia diviso, risieda esso nella West Bank o a Gaza, nei territori palestinesi occupati nel 1948 (i palestinesi all’interno di Israele) o in esilio.
Ma’an: L’FPLP si aspetta che i palestinesi fuori dalla Striscia si solleveranno contro l’occupazione, specialmente alla luce delle recenti atrocità israeliane a Gaza?
FPLP: Noi siamo un’unica nazione, un unico popolo ed un’unica causa, e tutti i piani del nemico per spezzare quest’unità sono destinati a fallire. La nostra determinazione a resistere e a difendere i nostri diritti nazionali al ritorno, all’autodeterminazione, alla libertà e alla liberazione, alla sovranità, ci assicurerà la vittoria e l’unità del nostro popolo, della nostra terra e della nostra causa.
Traduzione a cura del Collettivo Autorganizzato Universitario – Napo





















«Abbiamo inviato aiuti umanitari nella Striscia di Gaza via aeroporto di Tel Aviv e parte di questi sono effettivamente entrati nella Striscia, ma Israele ha posto alcuni ostacoli all’introduzione del resto degli aiuti, tra cui materiale medico, coperte, strumenti per la desalinizzazione dell’acqua e aiuti alimentari», spiegano le fonti, aggiungendo che le autorità israeliane giustificano questo divieto con il fatto che mancano documenti di accompagnamento al materiale. Le fonti sottolineano che l’introduzione di questi aiuti sembra richiedere tempo, ma che la gravità della situazione umanitaria a Gaza implica un bisogno di accelerare l’operazione, ricordando che i ministri degli Esteri dei paesi dell’Ue hanno chiesto ieri alla loro omologa israeliana Tzipi Livni, che si trovava a Bruxelles, di facilitare l’introduzione degli aiuti. «La Livni ha promesso che avrebbe fatto il possibile per facilitare l’arrivo degli aiuti», affermano le fonti, mettendo in evidenza che secondo la Francia questa è al momento «un’assoluta priorità». Allo stesso tempo, le fonti fanno sapere che Israele ha permesso ad alcuni diplomatici occidentali di arrivare a Gaza, ma continua a impedire l’ingresso nella Striscia ai diplomatici francesi.
chirurgia, ortopedia. I casi più gravi vengono trasferiti in ospedali in Israele. Nel frattempo in Israele si rilevano alcune, per ora isolate, iniziative private di raccolta di aiuti umanitari per la popolazione di Gaza. Una di queste è stata lanciata da una studentessa di Sderot – cittadina che negli scorsi otto anni è stata uno degli obiettivi dei razzi sparati da Gaza – Hadas Balad, di 25 anni. La giovane ha lanciato su internet una campagna di raccolta di generi di prima necessità che ha apparentemente avuto risultati che hanno superato le sue più ottimistiche previsioni, anche grazie alla collaborazione di alcune organizzazioni umanitarie, religiose e di semplici cittadini. «Mi aspettavo di riempire due autocarri – ha detto Badas al quotidiano Haaretz – ma già adesso abbiamo bisogno di almeno una decina»; un deposito a Gerusalemme è stracolmo e un altro a Tel Aviv è sul punto di esserlo. La sua iniziativa, ha detto la giovane, è partita dopo aver udito gli scoppi delle bombe a Gaza e l’urlo delle sirene a Sderot. «Mi sono allora resa conto – ha spiegato – che c’era gente che veniva uccisa, che non aveva niente da mangiare e da bere e ciò mi ha molto addolorato»
Con i miei denti

Il compagno Taher ha poi affermato che l’assassinio di Said Siyam non permetterà all’occupante di raggiungere il suo obiettivo criminale, e che il suo sangue è insieme a quello di Yasser Arafat, Abu Ali Mustafa, Ahmad Yassin, Ghassan Kanafani, Fathi Shikaki, Khalil al-Wazir e a quello di molti altri martiri del nostro popolo e di tutti i nostri coraggiosi martiri – bambini, uomini, donne, vecchi – che hanno reso l’estremo sacrificio per la libertà della nostra gente. Ha ribadito che la nostra risposta ai massacri e agli assassini sono la resistenza e la fermezza e che il sangue dei martiri non sarà versato per nulla. Ha avvertito che quello israeliano è uno sforzo per costringere il popolo a concessioni politiche, e alla rinuncia ai nostri diritti nazionali all’indipendenza, al ritorno, alla sovranità, all’autodeterminazione, ad uno stato palestinese con Gerusalemme capitale; ma accadrà l’esatto opposto: l’unità di tutte le organizzazioni sulla base di salde convinzioni politiche e l’appoggio ai diritti nazionali del nostro popolo.


l’esistenza dal 2004 ma che teoricamente non dovrebbero essere in commercio se ci si attiene alle dichiarazioni ufficiali; in realtà il loro impiego nel 2006 da parte degli israeliani in Libano è stato accertato”. La rappresentante del ‘New weapons committee’ spiega che i ‘Dime’ sono ordigni studiati per la guerra urbana e considerati dai loro ideatori ‘strumenti adeguati’ per ridurre i danni collaterali perché hanno una potenza controllabile e una forza distruttiva che in genere varia tra i cinque e i 10 metri. “I ‘Dime’ – continua la Manduca – contengono nanoparticelle di materiale pesante che a seconda della foggia del contenitore vengono diffuse in maniera omogenea o secondo alcune particolari forme; i tanti casi di amputazione sono probabilmente dovuti a ‘Dime’ che rilasciano le particelle plasmandole come una lama che trancia di netto qualunque cosa trovi all’interno del suo raggio di azione; ecco perché tante persone, bambini e donne, vengono ritrovati con braccia e gambe amputate, ma senza nessun frammento nel resto del corpo; anche l’innesco può essere modificato in base alle necessità. Volendo paragonare i ‘Dime’ a qualcosa che ci è più familiare, provate a immaginare delle accette giganti lanciatevi contro a folle velocità“. Sembra fantascienza, continua la docente genovese, ma sono armi reali che uccidono o lasciano con gravi disabilità chi viene colpito. Alcune immagini visionate dai ricercatori del ‘New weapons committee’ confermerebbero anche l’uso da parte di Israele di ordigni contenenti fosforo bianco: “Su questo non abbiamo ancora sufficienti testimonianze – aggiunge la Manduca – ma alcune immagini televisive ne dimostrerebbero l’impiego; contrariamente ai ‘Dime’, armi sperimentali per le quali non c’è ancora una posizione ufficiale della comunità internazionale anche se se ne auspica l’intervento quanto prima, l’uso del fosforo bianco in aree civili come Gaza è esplicitamente vietato da una convenzione di Ginevra perché causa la morte bruciando qualunque cosa contenga ossigeno come un corpo umano”. Per la Manduca, infine, i gas asfissianti che fonti giornalistiche riferiscono essere stati usati in alcune zone della Striscia sono probabilmente ‘gas Cs’, sorta di lacrimogeni più intensi che rendono l’aria completamente irrespirabile.
Libano e l’imposizione di punizioni collettive su Gaza attraverso un blocco brutale. Nonostante questa escalation, Israele non ha dovuto far fronte a misure punitive, ma anzi, al contrario: armi e 3 miliardi di dollari annui in aiuti che gli Stati Uniti inviano a Israele, tanto per cominciare. Durante questo periodo chiave, Israele ha goduto di un notevole miglioramento nelle sue relazioni diplomatiche, culturali e commerciali con moteplici altri alleati. Ad esempio, nel 2007, Israele è diventato il primo paese non latino-americano a firmare un accordo di libero scambio con il Mercosur. Nei primi nove mesi del 2008, le esportazioni israeliane verso il Canada sono aumentate del 45%. Un nuovo accordo di scambi commerciali con l’Unione europea è destinato a raddoppiare le esportazioni di Israele di preparati alimentari. E l’8 dicembre i ministri europei hanno “rafforzato” l’Accordo di Associazione UE-Israele, una ricompensa a lungo cercata da Gerusalemme.È in questo contesto che i leader israeliani hanno iniziato la loro ultima guerra: fiduciosi di non dover affrontare costi significativi. È da rimarcare il fatto che in sette giorni di commercio durante la guerra, l’indice della Borsa di Tel Aviv è salito effettivamente del 10,7 per cento. Quando le carote non funzionano, i bastoni sono necessari.
Il boicottaggio non è un dogma, è una tattica. La ragione per cui la strategia BDS dovrebbe essere tentata contro Israele è pratica: in un paese così piccolo e così dipendente dal commercio potrebbe effettivamente funzionare.
high-tech provengono da parchi di ricerca israeliani, leader mondiali nell’Infotech? Abbastanza vero, ma mica tutti. Alcuni giorni dopo l’assalto di Israele a Gaza, Richard Ramsey, direttore di una società britannica di telecomunicazioni, ha inviato una e-mail alla ditta israeliana di tecnologia MobileMax. «A causa dell’azione del governo israeliano degli ultimi giorni non saremo più in grado di prendere in considerazione fare affari con voi né con qualsiasi altra società israeliana.»
LA RETE E’ STRACOLMA DI QUESTE IMMAGINI. SU YOUTUBE SI POSSONO FACILMENTE TROVARE VIDEO DOVE PADRI E MADRI SOLLEVANO E SCOPRONO I CORPICINI DEI LORO FIGLI. SONO CORPI GIUSTIZIATI, COLPITI UNO AD UNO DA UN PAIO DI COLPI AL PETTO. I NEONATI INVECE DA UN COLPO IN TESTA: QUESTO NON LO POSSONO NASCONDERE, LE IMMAGINI PARLANO CHIARAMENTE.


Con grandi binocoli e macchine fotografiche vengono a vedere i bombardamenti dal vivo.” Mentre sto trascrivendo in fretta e furia questa mia corrispondenza una bomba cade nel palazzo a fianco a quello in cui mi trovo. I vetri tremano, le orecchie dolgono, mi affaccio dalla finestre e vedo che hanno colpito l’edificio dove sono raccolti i principali media arabi. E’ uno dei palazzi più alti di tutta Gaza city, l’Al Jaawhara building. Sul tetto tengono fissi una troupe con una telecamera, li vedo ora contorcersi tutti a terra, agitare le braccia invocando aiuto, avvolti da una cappa nera di fumo. Paramedici e giornalisti, le professioni più eroiche in questo spicchio di mondo. All’ospedale Al Shifa ieri sono andato a trovare Tamim, reporter sopravvissuto ad un bombardamento aereo. Mi ha spiegato come secondo lui Israele sta adottando le stesse identiche tecniche terroristiche di Al Al-Qaeda, bombarda un edificio, attende l’arrivo dei giornalisti e dei soccorsi, quindi fa cadere un’altra bomba che fa strage di quest’ultimi. Per questo motivo a suo avviso si sono registrate molte vittime fra i paramedici e i reporters, gli infermieri attorno al suo letto facevano cenni di consenso. Tamim mi ha mostrando sorridendo, i suoi moncherini. Ha perso le gambe, ma è felice d’ essersela cavata, il suo collega Mohammed è morto con in mano la macchina fotografica, la secondo esplosione lo ha ucciso. Nel frattempo mi sono informato sulla bomba appena caduta nel palazzo qui vicino, sono rimasti feriti due giornalisti, entrambi palestinesi, uno di Libyan tv l’altro di Dubai tv. Giusto un altro sonoro avvertimento da chi esige che questo massacro di vittime civili non venga in alcun modo raccontato. Non mi resta che augurarmi che nel quartier generale dei vertici militari israeliani non si legga Il Manifesto, ne vi siano affezionati visitatori del mio blog. Restiamo umani. Vik
Le Nazioni Unite hanno fallito nel proteggere la popolazione civile palestinese dalle massicce violazioni di Israele agli obblighi umanitari internazionali. Israele ha isolato Gaza dalla comunità internazionale ed esige che tutti gli stranieri la abbandonino. Ma Huwaida Arraf, co-organizzatore col Free Gaza Movement, dichiara che “Non possiamo solo sederci ed aspettare che Israele decida di interrompere le uccisioni e di aprire i confini affinchè gli operatori umanitari possano intervenire. Noi stiamo arrivando. C’è un urgente bisogno per questa missione poichè i civili palestinesi a Gaza vivono sotto il terrore e i massacri di Israele e non hanno accesso agli aiuti umanitari che sono negati loro. Visto che gli Stati e gli organismi internazionali responsabili nell’arrestare tali atrocità hanno scelto di essere impotenti, allora noi – i cittadini del mondo – dobbiamo agire. La nostra comune umanità comune non richiede niente di meno.”
Contiamo di arrivare al porto di Gaza martedì 13 gennaio 2009. Trasporteremo rifornimenti medici urgenti necessari in imballi sigillati confezionati all’aeroporto internazionale di Larnaca ed al porto di Larnaca. Ci saranno a bordo complessivamente 30 persone fra passeggeri ed equipaggio, fra loro membri di vari Parlamenti Europei e vari medici. La nostri imbarcazione e il nostro carico riceverannoinoltre dalle autorità portuali di Cipro i certificati di sicurezza prima della partenza.


non darai le tue figlie ai loro figli e non prenderai le loro figlie per i tuoi figli, perché allontanerebbero i tuoi figli dal seguire me, per farli servire a dei stranieri, e l`ira del Signore si accenderebbe contro di voi e ben presto vi distruggerebbe. Ma voi vi comporterete con loro così: demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco i loro idoli. Tu infatti sei un popolo consacrato al Signore tuo Dio; il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere il suo popolo privilegiato fra tutti i popoli che sono sulla terra. [Deuteronomio 7, 1-6]
OGGI ANCHE IL SUD DEL LIBANO E’ STATO ATTACCATO. LANCI DI RAZZI CI SONO STATI DAL CONFINE LIBANESE VERSO ISRAELE: GLI HEZBOLLAH HANNO DICHIARATO DI ESSERNE ESTRANEI. IL LANCIO SAREBBE STATO EFFETTUATO DA UN GRUPPO PALESTINESE.



9.45 Tre palestinesi sono rimasti uccisi stamani nel corso di un raid aereo dell’aviazione militare israeliana che nella Striscia di Gaza ha centrato con un razzo una scuola dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. Lo hanno riferito fonti dell’Onu a Gaza City, secondo le quali le scuole sono piene di gente che vi cerca rifugio dai bombardamenti e dai violenti scontri armati in corso tra miliziani di Hamas e militari israeliani.








“Non è influenza né raffreddore è paura – aggiunge, mentre la cornetta si trasforma in nitida testimone di nuove esplosioni – i medici dicono che non è l’unico caso e che a causare la febbre sono i boati delle esplosioni, i vetri che vanno in frantumi, i rumori di questa guerra; mi resta avvinghiata tutto il giorno, non posso allontanarmi, la devo abbracciare in continuazione, farle sentire che le sono vicino”. A Gaza non ci sono solo i morti, ci sono anche gli effetti indiretti di ore ininterrotte di incursioni aeree e bombardamenti: “Stanno usando di tutto – continua ancora al-Bahari – ci bombardano dal mare con le navi, ci bombardano dal cielo con elicotteri, aerei e droni, ci lanciano contro i loro carri armati; ci resta solo la speranza che tutto finisca presto”. Come la maggior parte dei palestinesi di Gaza, anche al-Bahari deve fare i conti con l’acqua e l’elettricità che mancano, e con le scorte alimentari che non bastano. “Possiamo restare chiusi in casa per altri due giorni – aggiunge – poi non avremo null’altro da mangiare; stiamo razionando tutto e cerco di tenere carica la batteria del mio telefono cellulare. Per ogni esplosione che sento provenire da nord chiamo il resto della mia famiglia che vive lì per sincerarmi che stiano bene. L’esercito israeliano ci sta inviando anche messaggi di vario tipo; sul mio telefono ne è arrivato uno in cui offrono 20 milioni di dollari per informazioni su Gilad Shalit, il soldato israeliano tenuto in ostaggio a Gaza”. Altre esplosioni; nel corridoio della sua casa la piccola ‘Ala si stringe al padre: “Ma lo sa il mondo cosa sta succedendo qui – si chiede Tamer – lo sanno che dall’alba di oggi non si sono mai fermati? Che non ci sono solo centinaia di morti, ma anche tante piccole ‘Ada, l’angoscia di tanti genitori? Lo sa il mondo che stiamo morendo?”.


Così Riccardo Pacifici presidente della Comunità romana commenta i fatti in Medio Oriente. «Va detto che questa è una guerra non iniziata oggi ma otto anni fa con il lancio dei missili in territorio israeliano prima del ritiro e dopo il ritiro da Gaza. Va detto anche – ha spiegato Pacifici – che non esiste alcun contenzioso territoriale tra Israele e quel territorio». «Ci sentiamo ben rappresentati – ha aggiunto – da ciò che hanno espresso oggi autorevoli membri del governo nonchè quelli dell’opposizione all’interno del Parlamento».
Ho visto molti cadaveri in divisa nei vari ospedali che ho visitato, molti di quei ragazzi li conoscevo. Li salutavo tutti i giorni quando li incontravo sulla strada recandomi al porto, o la sera per camminando verso i caffè del centro.

































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