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Posts Tagged ‘scontri’

Asturie: la rabbia dei minatori sbarca a Madrid

1 giugno 2012 2 commenti

La rivolta dei minatori asturiani, che da giorni sta bloccando la regione mineraria autonoma nel nord del territorio spagnolo, è sbarcata ieri per le strade di Madrid, andando incontro ad una feroce repressione della Polizia Nazionale, che tra arresti ed uso spietato di pallottole di gomma, non s’è proprio risparmiata.
Ormai al quinto giorno di sciopero, la rabbia dei minatori che lottano contro i tagli previsti dal governo sulle attività d’estrazione di carbone  e per il cambiamento industriale delle regioni che vivono d’estrazione, ha assunto quante più forme e pratiche possibili, da quelle dimostrative alle più radicali,  come s’è visto negli incredibili blocchi autostradali e nella costruzione di quelle barricate, difese da centinaia di braccia, contro le pallottole di gomma della polizia madrilena.
Otto di loro invece si sono barricate lì sotto, a tremila metri sotto il suolo, minacciando che se non si arriverà all’annullamento del progetto di smantellamento dell’attività mineraria, usciranno da quel buco nella terra solo da morti, con i piedi davanti. E son lì già da dieci giorni.
Guerra senza sconti, perché di alternative non ne hanno,  perché stanno difendendo il loro salario, la possibilità di sopravvivere.

E la radicalità del conflitto sale vertiginosamente, al contrario di quel che accade dalle nostre parti.
Pensate che la Camusso ha dato anche la benedizione alla parata militare, allo scempio che domani mattina vedremo marci(a)re per le strade di Roma.
Noi, il paese della concertazione, il paese dove la classe operaia si lascia calpestare felice,
il paese dove, davanti a decine di capannoni sbriciolati sulla testa degli operai durante il terremoto, non ha visto una sigla sindacale chiamare allo sciopero, alle braccia incrociate fino alla completa messa in sicurezza dei posti di lavoro, tutti, ora.

Gli scontri ieri a Madrid sono andati avanti per ore,
il corteo era grande: 8000 tra minatori delle diverse zone della spagna e compagni hanno marciato fino al Ministero dell’Industria, circondato da plotoni di polizia antisommossa.
La lotta prosegue e si intensificherà nei prossimi giorni se il governo non farà un passo indietro.
Loro no, non sembrano volerne fare nemmeno mezzo.

NON UN PASSO INDIETRO.
SOLIDARIETA’ AI MINATORI COMBATTENTI DELLE ASTURIE
«No al cierre de la mineria del carbon. Por el cambio economico e industrial de las comarcas mineras»

A SARA’ DURA!

Albano: il comunicato sul corteo, gli scontri e l’arresto

16 aprile 2012 1 commento

COMUNICATO STAMPA POST CORTEO 14 APRILE
Sabato 14 Aprile è stata una grande giornata di partecipazione, di mobilitazione e di lotta. Le strade di Albano si sono riempite di cittadini, comitati di quartiere, rappresentanti dei Comuni dei castelli romani, collettivi studenteschi e reti sociali che si battono su tutto il territorio laziale contro un piano regionale dei rifiuti basato su discariche e inceneritori. È stata la risposta migliore a chi da giorni dava definitivamente persa una battaglia che nonostante la sentenza del Consiglio di Stato ha dimostrato tutta la sua vitalità e determinazione a continuare il percorso fin qui intrapreso. Per tutto il corteo molti sono stati gli interventi e le testimonianze di chi vive intorno a Roncigliano: lo scempio del settimo invaso, l’allargamento della discarica, l’inquinamento delle falde acquifere. La volontà popolare lo ha ribadito ancora una volta: basta con discariche e inceneritori, né qui né altrove, differenziata subito e netta contrarietà al piano regionale dei rifiuti proprio in questi giorni al centro del dibattito con l’intervento dello stesso ministro Clini. Lo stesso che aveva anticipato la sentenza del Consiglio di Stato che sbloccava l’inceneritore di Albano.
Purtroppo prima che l’assemblea conclusiva del corteo iniziasse, le migliaia di persone che man mano arrivavano a Piazza Mazzini, hanno trovato un ingiustificabile schieramento di forze dell’ordine, come sin dalla prima mattinata per tutte le strade di Albano. In prossimità di Villa Doria, quando il corteo continuava il suo percorso, è partita una carica delle forze dell’ordine, tra l’altro creando panico e paura. Una signora, a cui va tutta la nostra totale solidarietà, ha avuto una frattura alla caviglia. Oltre a numerosi contusi.
Come se non bastasse, l’ingiustificato nervosismo delle forze dell’ordine si è manifestato anche a conclusione del corteo. Mentre quattro studenti, di cui due minorenni, stavano tornando a casa, sono stati fermati e aggrediti dalla Digos di Roma, con la giustificazione di un normale controllo. In realtà la reale intenzione era mettere in stato d’arresto uno dei due studenti minorenni, a loro dire responsabile di aver lanciato pietre contro le forze dell’ordine e responsabile del ferimento di un agente.
Il tutto si è consumato sotto gli occhi increduli di tanti cittadini di Albano. Un presidio spontaneo sotto il commissariato di Albano per richiedere l’immediato rilascio dello studente, dopo pochi minuti si è trasformato in una nuova caccia ai manifestanti. Quasi trenta membri del nostro coordinamento sono stati accerchiati da blindati di Polizia e Carabinieri per poi essere identificati. Anche alcuni giornalisti presenti, hanno ricevuto lo stesso trattamento e alla fine la Polizia ha confermato l’arresto per uno dei due ragazzi minorenni fermati, in attesa del processo che dovrebbe tenersi mercoledì.
Inoltre è da sottolineare come la stampa, nella giornata di Domenica, abbia diffuso in modo uniforme le stesse notizie, prese direttamente dalle veline della Questura, riportando anche gli stessi errori.
Nessuno di noi ha mai pensato di fare una marcia di almeno 5 kilometri verso “la Nettunense”.
Solo chi non consoce il nostro territorio può scrivere queste cose! La risposta è chiara. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato il segnale è quello di creare intimidazione e paura. Si cerca così di criminalizzare chi si batte a difesa del proprio territorio, dipingendolo come chissà quale pericoloso sovversivo. Oggi l’unica colpa che abbiamo avuto è stata quella di aver
manifestato ancora una volta con determinazione contro la devastazione ambientale, a difesa della salute e dell’ambiente di tutti noi.
Continueremo a lavorare e ad informare la cittadinanza come sempre, attraverso ricorsi legali, assemblee, sit-in, per bloccare la folle costruzione dell’inceneritore di Albano.
LIBERI TUTTI!!

Coordinamento contro l’inceneritore di Albano

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Foto di Valentina Perniciaro

La rivoluzione in Tunisia vuole ricominciare: “Via la nuova dittatura, ci vuole una nuova rivoluzione”

9 aprile 2012 1 commento

A tutti coloro che evitano di parlare delle “primavere arabe”,
a tutti coloro che lo fanno strumentalmente parlando solo di Libia e Siria per cercare di convincerci che ci sia per forza la mano occulta imperialista dietro a chi alza la testa,
a tutti coloro che si sentono proprietari della rivoluzione, intrisi di occidente becero, pronti a dare dei salafiti, come dei sionisti, a chiunque ci metta la faccia e il cuore per cercare di capire i cambiamenti del Nord Africa e del Medioriente,
a tutti coloro che si schierano con gli Hezbollah per difendere Assad, parlando di “asse del bene”  usando gli stessi linguaggi e criteri geopolitici del dipartimento di stato americano,
a tutti coloro che attaccano chi scende in piazza dandogli dei pericolosissimi Fratelli Musulmani sunniti,
prendendo le loro parole dalle componenti sciite ( mamma mia si arriva anche a questo in Italia) senza nemmeno conoscere le varie componenti che da mesi e mesi riempiono le piazze arabe, da Tunisi a Manama…

leggete quel che accade nelle strade di Tunisi,
leggete come siamo solo all’inizio.
Leggete e capite quanto c’è da imparare ed amare nei giovani maghrebini e mashreqini che scendono in piazza
sfidando qualunque tipo di repressione.
LUNGA VITA ALLE RIVOLUZIONI CHE SI AFFACCIANO PER LE STRADE DEL MONDO,
E CHE COMBATTONO CONTRO TUTTO E TUTTI, PER LA LIBERTA’…quella vera.
Ringrazio Infoaut per l’articolo e per gli aggiornamenti che seguiranno:

Duri scontri nel centro di Tunisi tra manifestanti e polizia che sta facendo ampio uso di lacrimogeni caricando un partecipatissimo corteo. Sembra che alcuni militanti del sindacato UGTT ed esponenti della società civile e dei partiti della sinistra radicale (come Hamma Hammami del Partito dei lavoratori tunisini) siano stati selvaggiamente pestati e poi arrestati. Alle 10am l’appuntamento era sull’Avenue Mohamed V con l’obiettivo di dirigersi verso l’Avenue Bourguiba interdetta alle manifestazioni da un provvedimento imposto dal Ministero degli Interni. Quest’ultimo approfittando dello show architettato lo scorso 28 marzo dalle fazioni salafite nel centro della città aveva promulgato il divieto a manifestare sull’Avenue Bourguiba, decisione contestata dai movimenti di lotta che fin da subito hanno tentato di respingere la provocazione congiunta di salafiti e polizia

Sabato 7 aprile un grande presidio organizzato dal Coordinamento dei Diplomati Disoccupati era stato attaccato dalle forze dell’ordine che a suon di manganellate e lacrimogeni erano riusciti a scacciare dal centro (dopo una lunga resistenza) i disoccupati in lotta. E da settimane andava avanti la repressione contro l’associazione dei martiri e dei feriti della rivoluzione che più volte hanno tentato di avvicinarsi al Ministero dei Diritti dell’Uomo per far sentire le proprie ragioni contro un ministro che da quando si è insediato, al di là di qualche futile sortita mediatica, ha risposto ordinando pestaggi e provocazioni poliziesche contro l’associazione.

Insomma la misura era colma per la piazza di Tunisi che in queste ore è tornata a battersi gridando “ il popolo vuole la caduta del regime!”, “viva la Tunisia, viva i Martiri”, “no alla nuova dittatura, ci vuole una nuova rivoluzione”. Ma lo slogan che oggi assume un valoretunis_2 davvero importante per la Tunisia post Ben Ali è quello che recita: “il popolo tunisino è un popolo indipendente, noi non vogliamo né il Qatar né gli USA!”, il 9 aprile è infatti la data che ricorda i martiri tunisini della lotta anti-coloniale contro i francesi, una data dai fortissimi lineamenti politici che oggi viene intelligentemente curvata dal movimento tunisino contro quei paesi che tramite politiche di debito e investimento (orientato verso le lobby affaristiche delle fazioni islamiste più o meno moderate) stanno tentando di scippare la rivoluzione alla Tunisia alle prese con un fragile termidoro islamista.

In questi minuti apprendiamo che gli scontri si stanno allargando anche ai quartieri limitrofi del centro di Tunisi con il proletariato giovanile della zona impegnato a dare manforte come sempre al movimento rivoluzionario. E’ la stessa piazza che solo un anno fa ha imposto il “game over” al rais Ben Ali e che ora torna a muoversi per staccare direttamente la spina a quella macchina perversa di un regime che tramite elezioni farsa e vesti moderate islamiste credeva di poter ricominciare a rapinare impunemente il popolo tunisino. Il 9 aprile in Tunisia non è più da oggi una ricorrenza retorica ma sta divenendo barricata su barricata, pietra su pietra, slogan dopo slogan una giornata della rivoluzione, della nostra rivoluzione globale contro l’1% del vecchio regime…

Seguiranno aggiornamenti… intanto ci uniamo allo slogan “Tahya Tunes”, “Forza Tunisia” con l’augurio che sia l’inizio della fine di questo breve termidoro!

 

Anonymous: strani piacevoli regali di compleanno! :-)

4 aprile 2012 1 commento

Non male come regalo di compleanno!
GRAZIE!
Allora tocca festeggiare ogni giorno il proprio non-compleanno!
Sempre più rispetto e stima per Anonymous!
Questo il comunicato della loro ultima azione…

Salve, Ministero dell’Interno, Difesa e Carabinieri.
Anonymous vi dedica la sua attenzione per motivi che sicuramente non vi sono nuovi.
Vi dichiarate i difensori della legalità, i detentori della sicurezza e i mediatori della giustizia, ma il Popolo assiste continuamente alle vessazioni che fingete di non vedere e delle quali molto spesso siete complici.

Signori Carabinieri, alcuni giorni fa avete tentato di sopprimere la rabbia degli Operai Alcoa con i vostri feroci manganelli. Insieme a quei padri di famiglia, insieme a quei giovani, insieme a quei dignitosi cittadini in rivolta vittime della violenza di Stato, c’eravamo anche noi: la vostra ferocia si scaglia contro il corpo, ma le idee sono immuni a qualsiasi barbaria e varcano ogni tentativo di oppressione.

Il 13 Aprile, nelle sale cinematografiche, uscirà il film “Diaz“: una preziosa ricostruzione su quelli che furono i tragici fatti del G8 2001, anch’essi vittima del bavaglio di Stato. Il Ministero dell’Interno, tramite una circolare, ha vietato alle Forze di Polizia di parlarne e di esprimersi in merito. Ciò si configura  come un becero e antidemocratico tentativo di imbavagliare chi volesse offrire la propria testimonianza in merito agli orrori che quel torrido Luglio ospitò.

Siamo consapevoli anche degli infiltrati che quotidianamente ci fanno visita nei nostri chan; sarebbero i benvenuti, se solo manifestassero un chiaro e cristallino comportamento. In realtà trascorriamo con loro interminabili momenti di ilarità di cui loro, molto probabilmente, non sanno di essere protagonisti.
Vogliamo inoltre invitarvi ad abbandonare i nostri server quali agenti infiltrati, fatevi pure avanti, non abbiamo nulla da nascondere.
Fin tanto che questo comportamento si perpetuerà, i nostri attacchi diverranno ciclici.

We are Anonymous.
We do not Forgive.
We do not Forget.
Expect Us.

We’re still alive, and we will not die soon as you can expect.

11 aprile: APPELLO NOTAV

30 marzo 2012 4 commenti

Appello dal movimento No Tav

Questo appello è rivolto a tutti gli uomini e donne che, in questi lunghi mesi di occupazione militare, in questi mesi di lotta e resistenza NoTav, si sono schierati al nostro fianco in ogni dove d’Italia.
Grazie a voi è stato chiaro a chi ha cuore e intelligenza che la lotta dei No Tav di quest’angolo di Piemonte è la lotta di tutti coloro che si battono contro lo sperpero di denaro pubblico a fini privatissimi, contro la devastazione del territorio, contro la definitiva trasformazione in merce delle nostre vite e delle nostre relazioni sociali.
Difendere la propria terra e la propria vita è difendere il futuro nostro e di tutti. Il futuro dei giovani condannati alla precarietà a vita, degli anziani cui è negata una vecchiaia dignitosa, di tutti quelli che pensano che il bene comune non è il profitto di pochi ma una migliore qualità della vita per ciascun uomo, donna, bambino e bambina. Qui e ovunque. In ogni ospedale che chiude, in ogni scuola che va a pezzi, in ogni piccola stazione abbandonata, in ogni famiglia che perde la casa, in ogni fabbrica dove Monti regala ai padroni la libertà di licenziare chi lotta, ci sono le nostre ragioni.

Dopo la terribile giornata del 27 febbraio, quando uno di noi ha rischiato di morire per aver tentato di intralciare l’allargamento del fortino della Maddalena, il moltiplicarsi dei cortei, dei blocchi di strade, autostrade, porti e ferrovie, in decine e decine di grandi e piccole città italiane ci ha dato forza nella nostra resistenza sull’autostrada.
In quell’occasione abbiamo capito che, nonostante le migliaia di uomini in armi, il governo e tutti i partiti Si Tav erano in difficoltà. Si sono aperte delle falle nella propaganda di criminalizzazione, si sono aperte possibilità di lotta accessibili a tutti ovunque.

Il 27 febbraio non si sono limitati a mettere a repentaglio la vita di uno dei noi, hanno occupato un altro pezzo di terra, l’hanno cintata con reti, jersey, filo spinato.

Il prossimo mercoledì 11 aprile vogliono che l’occupazione diventi legale.
Quel giorno hanno convocato i proprietari per la procedura di occupazione “temporanea” dei terreni. Potranno entrare nel fortino fortificato come guerra solo uno alla volta: se qualcuno non si presenta procederanno comunque. L’importante è dare una patina di legalità all’imposizione violenta di una grande opera inutile. Da quel giorno le ditte potranno cominciare davvero i lavori.

I No Tav anche questa volta ci saranno. Saremo lì e saremo ovunque sia possibile inceppare la macchina dell’occupazione militare.

Facciamo appello perché quel giorno e per tutta la settimana, che promoviamo come settimana di lotta popolare No Tav, ci diate appoggio.
Abbiamo bisogno che la rete di solidarietà spontanea che ci ha sostenuto in febbraio, diventi ancora più fitta e più forte.
Non vi chiediamo di venire qui, anche se tutti sono come sempre benvenuti,
vi chiediamo di lottare nelle vostre città e paesi.
Vi chiediamo di diffondere la resistenza.

Movimento No Tav

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Arrestato Marco Clementi a SanPietroburgo, nelle mobilitazioni contro la rielezione di Putin

5 marzo 2012 8 commenti

Mi arriva ora via sms la notizia dell’arresto dell’amico e compagno Marco Clementi, storico molte volte citato in questo blog,
in quel di SanPietroburgo, città dove ha studiato per anni ed è vissuto, ad una manifestazione contro la rielezione di Vladimir Putin, dove stava scattando alcune foto.
Era appena rientrato a SanPietroburgo Dopo mesi di ricerca ad Atene, dove ha più volte raccontato sul suo blog e altrove le rivolte contro la crisi.

Nulla più purtroppo, perché le agenzie stampa italiane lanciano notizie solo di prossime manifestazioni a Mosca, ma non citano disordini nel resto del paese: aggiornerò il blog non appena avrò notizie. [la sua pagina twitter]
Un abbraccio fortissimo amico mio!

17.45: FINALMENTE ARRIVA NOTIZIA DEL SUO RILASCIO. Aspettiamo che sia lui a raccontarci com’è andata!

Una foto di Marco fatta a Syntagma, di Mikis Theodorakis appena colpito dalle cariche della polizia

3 Marzo 2012: ROMA E’ NOTAV! …ed anche Anonymous!!

3 marzo 2012 11 commenti

E’ raro tornare a casa da una piazza, da una mobilitazione, con uno strano piacevole senso di “vittoria” nel sangue…
negli ultimi anni, non pochi, devo dire che questa emozione s’è vissuta sempre attorno alla tav e a quello che ha saputo tirar fuori il popolo della Valle di Susa in più di vent’anni di lotte.
Il movimento NoTav ne ha viste tante e una cosa è certa: è stato il solo, in un ventennio, a garantire la compattezza,
l’autodeterminazione, la rivendicazione di mille pratiche diverse, mirate verso un solo obiettivo: spazzarli via, tutti.
Spazzare via speculatori, spazzare via truppe d’occupazione, spazzare via reti, trincee, cantieri inesistenti, carcere, repressione,
tentativi di spaccare, di dividere tra buoni e cattivi.
Il popolo della Val di Susa non è mai arretrato davanti a tutto ciò e ha sempre rivendicato ogni suo passo,
ogni sua sconfitta, ogni sua cazzata: ed è questo il motivo per cui non lo fermerete tanto facilmente.
Perché siamo in ogni dove e ve lo stiamo dimostrando proprio nel momento in cui, governo tecnico al potere, tentate l’ultimo colpo di mano:
tentate, con deliri mediatici e repressione, di calpestare una terra tradizionalmente ribelle,
un popolo che sta insegnando a tutti noi, di nuovo, come stare in piazza e anche come stare in cella.
Un popolo, un movimento, che dal momento in cui avete alzato il tiro, tra procure e prime pagine dei giornali,
ha saputo invadere le strade del paese, da Giaglione a Palermo,
senza nessuna paura, senza nessun volto coperto, ma con il solo desiderio
una volta tanto
di vincere.
Di stravincere, di spazzarvi via, di cacciarvi da quella terra, di vedervi correre via coda tra le gambe.

E Roma oggi l’ha dimostrato con un corteo di diverse migliaia di persone, che senza pensare a richieste e diviete s’è appropriato della propria città, bloccando per ore le principali arterie nonchè l’ingresso in città dell’autostrada A24 Roma – L’Aquila.
una giornata importante, di autodeterminazione e riappropriazione, di solidarietà attiva verso un popolo in lotta, verso i lavoratori dei treni notte soppressi che da mesi occupano una sede trenitalia di Via Prenestina, verso chiunque difende la propria terra,
a testa altra, con ogni mezzo a suo disposizione.

A SARA’ DURA! CI POTETE GIURARE.
A.C.A.B.
All Cops Are Béééééé

Un mio scatto...tangenziale di oggi, FIUME NOTAV!

4 MARZO: Anonymous torna a colpire i siti istituzionali italiani in solidarietà al movimento NoTAV.
Da circa un’ora sono down il sito interno.it e governo.it
La solidarietà è un’arma potentissima!

Sabato 3 marzo tutt@ in piazza: SIAMO TUTT@ NOTAV! A Roma ore 15 a piazzale Tiburtino

29 febbraio 2012 2 commenti

LA VAL SUSA NON E’ SOLA, SIAMO TUTTI/E NO TAV!

Qualche settimana fa si è svolta un’operazione repressiva con decine di arresti e denunce nei confronti di attivisti/e NO TAV in tutta Italia. Da quel momento la solidarietà continua a esprimersi in molteplici forme, dal Nord al Sud del Paese: nessuna/o è sola/o, non ci sono buone/i e cattive/i. Un corteo di 80 mila persone si è riversato nella valle, da Bussoleno a Susa, per dire che il movimento NO TAV non si arresta e non ha paura. Il giorno dopo parte l’allargamento dei cantieri, attraverso l’esproprio militare delle terre valsusine.
La resistenza dei NO TAV è immediata.
Un compagno, Luca, per impedire l’avanzamento delle ruspe, si arrampica su un traliccio. Inseguito da un carabiniere rocciatore, cade, rischiando la vita: è tuttora ricoverato in ospedale in gravi condizioni. I giornali e i media screditano e minimizzano l’accaduto, insultando il coraggio e la determinazione di Luca. La risposta della Val di Susa è determinata, con blocchi e barricate che vengono immediatamente ricostruite non appena vengono sgomberate. Ancora una volta in tutta Italia la solidarietà si fa sentire con manifestazioni spontanee, presidi, blocchi stradali e ferroviari.
Queste sono solo le ultime pagine di una lotta che va avanti da 23 anni.
Di fronte all’attacco dello Stato nei confronti del movimento No Tav, di fronte alla repressione di ogni forma di conflitto, al di fuori del “consentito”, tanto il 3 luglio in Val di Susa quanto il 15 Ottobre a Roma, è necessario reagire.
La lotta contro il Tav fa paura ai poteri politici, economici e giuridici, perché ne mette in discussione la loro stessa essenza. Si vuole reprimere l’autorganizzazione, il rifiuto della delega, la molteplicità e la radicalità di azioni e pratiche. Si vuole colpire tanto il dissenso e il contrattacco nei confronti dei poteri costituiti, quanto la condivisione di esperienze di vita che generano forme di cospirazione e di complicità sociale.
Anche attraverso Il TAV e la politica delle grandi opere il capitalismo vuole imporre ancora una volta l’idea di un mondo sottomesso alle leggi del profitto e dello sfruttamento affaristico dei beni comuni. La Val di Susa fa paura perché la lotta contro il Tav esprime la possibilità concreta di un cambiamento reale allo stato di cose presenti: determinarne il seguito spetta a tutti e tutte noi!

IL TAV E’ OVUNQUE, LOTTIAMO OVUNQUE CONTRO IL TAV
TUTTI/E LIBERI/E!

Sabato 3 marzo, ore 15:00, corteo NO TAV, partenza da Piazzale Tiburtino

Daje Luca, Sempre no Tav, a sarà düra!

Assemblea No Tav di Roma

L’appello di Occupied London, a tutt@ noi

29 febbraio 2012 Lascia un commento

Queste righe arrivano dalle pagine di un blog molto citato da me in questi anni. Occupied London ha permesso a tutt@ noi di poter seguire passo passo quel che avveniva per le strade greche a partire dal 2008, pochi momenti dopo l’inizio della rivolta esplosa sopo l’uccisione di Alexandros Grigoropolous. Un blog fondamentale,anche per chi non è parte del panorama anarchico, che con il suo costante lavoro di traduzione e condivisione c’ha permesso di entrare anche nelle più piccole azioni sparse nel territorio greco. Insomma pane per i denti di chi, lontano dall’informazione mainstream, è convinto che la storia dei paesi e dei popoli passi per le strade, sull’asfalto, sulle pietre…e che è giunto il momento di rendere veramente piccolo questo mondo, unificando le lotte e abbattendo distanze e frontiere.
Occupied London ora fa un appello, che non posso non girarvi.

Live dalle strade d’Europa: un appello di Occupied London

Foto di Pascal Rossignol

Il mondo intorno a noi sta cambiando più di quanto non ci accorgiamo . negli ultimi anni, mesi, settimane e giorni, le cose alle quali ci eravamo abituati –dalla qualità della vita che potevamo aspettarci, le nostre interazioni con gli altri, la nostra politica, tutto, in definitiva- sembrano svanire nell’aria eterea. Questa crisi è stata sistemica, per essere chiari, ma il collasso delle certezze del capitalismo ha lasciato scoperte molte delle nostre certezze. In un momento in cui l’azione è più urgente che mai, in un crocevia storico, il cambiamento è stato così radicale che ha paralizzato molti. Prima, stavamo cercando di imparare come incrinare e aprire varchi nelle solide certezze del parossismo neoliberista. Ora, che le crepe si sono fatte profonde, vogliamo sviscerarle e districare no stessi attraverso uno sciopero sociale generalizzato ed indefinito (1).

Siamo i membri di Occupied London, un progetto anarchico che è cominciato a Londra, nel 2007, stampando giornali e testi sulle realtà urbane da una prospettiva anarchica. Quando è esplosa la rivolta del 2008 in Grecia, alcuni di noi hanno sentito il bisogno di tornare là e riportare e tradurre in inglese cosa stava succedendo alla base delle città del paese.
Quasi 1,000 post nel blog e un libro dopo siamo assolutamente determinati a continuare a scrivere su ciò che sta succedendo nelle strade e nella vita quotidiana della gente, come il capitale mette in canna il suo ultimo colpo preparandosi pel la sua dipartita, lasciando dietro solo la violenza dello stato a difendere i suoi condotti di ricchezze.

Foto di Valentina Perniciaro _nottate ateniesi, 2008_

Vediamo ora un bisogno di crescere, di diventare ancora più rilevanti, di superare le divisioni politiche tradizionali e , oltre a reagire alla violenza del capitale e dello stato, cogliere fino in fondo questo momento di rottura. Il nostro contributo in questo senso è questo appello a condividere davvero le analisi e l’azione coordinata in tutta Europa.

L’informazione dai media mainstream mira a dividerci: è intenzionata a dare la colpa della crisi dapprima alla pigrizia di una Gente, poi alla rabbia di un’altra. Nei media mainstream le persone vengono viste come vittime isolate o come una massa di manifestanti, ma mai come persone pensanti, desideranti, e agenti che possono controllare il loro futuro in comune. Questo è un nuovo campo di battaglia, dove le nostre condizioni di vita, produzione e riproduzione saranno definiti per le generazioni a venire.

Con questo appello ci rivolgiamo a nuovi compagni ed amici. Che tu sia un individuo od un gruppo, mettiti in contatto. È un progetto, questo, che mira ad essere il più vasto possibile; c’è spazio per chiunque si senta vicino al nostro movimento allargato di antagonismo sociale, ma non c’è spazio per settarismi di qualunque sorta. Il modo in cui ci immaginiamo questo network, è che ci siano punti di informazione locali operanti autonomamente, mentre un nodo principale di informazione raccoglierà tutto il materiale locale in un solo luogo, taggato in modo che i contenuti siano più concretamente utili possibile. La disseminazione delle informazioni e delle analisi in Europa e oltre, e il coordinamento dell’azione sono i nostri scopi principali.

Questo è davvero molto un work in progress. Quindi contattateci a editorial@occupiedlondon.org e noi saremo più che felici di discutere ogni dettaglio. I membri del nostro collettivo viaggeranno verso vari luoghi in Europa nei prossimi mesi per discutere il progetto il più lontano e vasto possibile. Se vuoi ospitare un evento e cominciare a discutere il progetto di persona, mettiti in contatto.

(1)Per sciopero sociale generalizzato intendiamo la sistematica –ma ma selvaggia- sospensione delle nostre normali attività (lavorare, consumare, usare i networks, etc.) e sottrarla alla sfera del capitale, insieme a cortei e all’occupazione di spazi pubblici, prendendo spazio in più paesi possibili contemporaneamente. Quindi noi sovvertiamo il normale ed egemone flusso di capitale, produzioni e informazione.

Con amore,
il collettivo di Occupied London

Luca Abbà: condizioni stabili. Solidarietà in tutta italia, traffico ferroviario in tilt

27 febbraio 2012 3 commenti

L’ultimo bollettino medico di Luca Abbà, caduto dal traliccio difronte alla Baita Clarea questa mattina, durante lo sgombero della Baita Clarea e l’esproprio illegale dei terreni adiacenti al cantiere, ci fa tirare un sospiro di sollievo.
Le emorragie interne potrebbero riassorbirsi senza danni: c’è un 60% di possibilità che la sua vita torni com’era, tra qualche settimana.. e non c’è cosa che mi riempie più il cuore di gioia.
Tutto il movimento notav, tutta la sua bella terra, vuole riabbracciarlo.

La solidarietà s’è espressa in mille forme in tutto il territorio italiano:
ancora in questo momento sono decine le città in piazza, quasi tutte mobilitate dentro o fuori le stazioni. (in questo momento stanno caricando davanti alla stazione di Bologna)

A Roma il blocco della stazione Termini e dei primi dieci binari, dedicati al Freccia Rossa e all’Alta Velocità è avvenuto nell’incredulità della polizia di Stato, che aveva bloccato Via Marsala, ma non s’era accorta di un cancello aperto, che faceva entrare dritti dritti al primo binario della stazione centrale romana.
Poi ci si è liberamente mossi, a partire da quei binari, verso Porta Maggiore e Scalo San Lorenzo, creando un blocco del traffico che ha mandato in tilt la circolazione di tutta la città.
Gli schermi della Stazione raccontavano un blocco ancora più enorme e inaspettato vista la spontaneità della mobilitazione: per un po’ tutto il traffico ferroviario del paese s’è paralizzato.
Volevano l’Alta Velocità e invece il movimento sta bloccando il paese: tutto fermo, è questo il minimo che possiamo donargli.

In Val di Susa la mobilitazione è stata immediata ed enorme oltre che itinerante.
Da qualche ora le due statali e l’autostrada sono invase da attivisti, tanto che ora è in corso un’assemblea popolare proprio sullo svincolo autostradale.
Le strade rimarranno bloccate, nessuno ha voglia di tornare a casa, nessuno ha più niente da perdere se non le catene imposte dalla militarizzazione del proprio territorio.
La volontà è riappropriarsi il prima possibile dei terreni espropriati illegalmente, la volontà è quella di spazzarli via. PUNTO!
A SARA’ DURA!
FORZA LUCA: LA VAL SUSA PAURA NON NE HA!
TUTTI LIBERI!

ANONYMOUS INVECE HA PARTECIPATO ALLA MOBILITAZIONE BLOCCANDO IL SITO DELLA POLIZIA DI STATO: visitarlo è un piacere http://www.poliziadistato.it
Ooooooooh! Anche i Carabinieri!!

Baita Clarea: lo sgombero parte con la chiara ricerca del morto.

27 febbraio 2012 4 commenti

Non sono passate nemmeno 48ore da quando in decine di migliaia abbiamo invaso la Val di Susa, per l’ennesima volta,
in una guerra ormai quasi ventennale che il popolo valsusino e non solo sta combattento contro i poteri forti e gli appalti mafiosi dello Stato italiano.

Foto di Valentina Perniciaro _guai a chi tocca le nostre montagne_

Contro la devastazione di un territorio meraviglioso, che ha già subito troppo la violenza dell’uomo tra i profili di quei monti, accanto al letto di quei fiumi di montagna, che sparirebbero come nel Mugello. Bucare montagne di amianto ed uranio, per una tratta ferroviaria ad Alta Velocità inutile, indesiderata, assassina.
Eravamo più di 70.000 persone, appena due giorni fa, a sventolare le bandiere che urlano a quel treno di rimanere un disegno, di restare al posto suo, di non invadere mai, con le sue componenti tossiche e la sua devastazione territoriale, quella valle orgogliosa e forte, bella e resistente.

La risposta a quella massa colorata e determinata di persone è uno sgombero violento, iniziato questa mattina,
della baita Clarea, presidio adiacente all’illegale cantiere in espansione, che tante volte abbiamo ristrappato alle loro mani, riconsegnato a quella che deve essere la vita di una baita tra i monti, e non di una caserma sul fronte.
Stamattina il bosco tra Giaglione e Ramats, era la solita trincea inimmaginabile: ogni sentiero è chiuso da cordoni di celere, i reparti speciali dei carabinieri, si aggirano con le loro mimeniche, i compagni e gli attivisti che presidiavano la baita si son trovati in stato di assedio totale.
Luca Addà, braccato dai carabinieri, per sfuggire è salito su un traliccio:
per caderne a peso morto poco dopo, vittima di una scossa elettrica che l’ha folgorato. Pochi minuti prima aveva finito di parlare in diretta dai microfoni di Radio Blackout, preoccupato del fatto che un Carabiniere stava salendo dietro a lui sul traliccio.”Adesso stacco che sta salendo un rocciatore, devo attrezzarmi per difendermi

Il suo corpo, preso dai Carabinieri, è stato immediatamente trasportato nel loro maledetto fortino, da dove l’ambulanza non è uscita.
Non è uscita nemmeno dopo l’arrivo dell’eliambulanza, chiamata per trasportare Luca, in gravissime condizioni.
Più di venticinque minuti, un’attesa assassina, prima di vedere a lavoro gli infermieri e i medici, per caricare Luca sull’elicottero.

Cercano il morto, stanno facendo di tutto per ottenerlo.
L’altro ieri, mentre mezza Italia era già salita sui bus per rientrare nelle proprie città, le cariche a freddo ordinate dal più che noto Spartaco Mortola all’interno della stazione e dei vagoni dei treni parlano chiaro.
Per leggere com’è andata la serata potete vedere i video e leggere i racconti su QUESTA PAGINA di Infoaut

intanto cercherò di aggiornare su quel che sta avvenendo ora in Clarea:
ASCOLTATE LA DIRETTA SU: http://radioblackout.org/

FORZA LUCA!

09.55: Lo sgombero della baita Clarea non è ancora avvenuto: una quindicina di NoTav sono ancora lì a cercare di difenderla.
Uno di loro è chiuso dentro la baita.
L’eliambulanza è finalmente partita.Forza Luca, resisti!
10.40: Luca è entrato ora in camera operatoria…”sospetta lesione interna con versamento, vasta emorragia interna, probabili fratture sterno e costole, ustioni di secondo grado”
NEMMENO DIECI MINUTI DOPO L’INGRESSO DI LUCA IN SALA OPERATORIA LE RUSPE HANNO INIZIATO A LAVORARE PER DEMOLIRE LA BAITA CLAREA: MALEDETTI!

12.40: Luca è stato messo in coma farmacologico dopo l’intervento chirurgico. Il prossimo bollettino medico è per le 18.
Ha diverse ustioni e fratture, un polmone perforato…

QUANDO CI SON FERITI, SOPRATTUTTO NELLE CONDIZIONI IN CUI ERA LUCA, E A MAGGIOR RAGIONE PERCHE’ NON ERA UNO DEI LAVORATORI DELLA DITTA, I CANTIERI SI FERMANO.
SI INCROCIANO LE BRACCIA, SI SIGILLA LA ZONA, TUTTO SI FERMA.
INVECE PROPRIO UNA VOLTA CHE LUCA E’ CADUTO A TERRA SENZA SENSI LE RUSPE HANNO INIZIATO IL LORO LAVORO.
e’ una vergogna indescrivibile!
Stanno aprendo cantieri sui nostri corpi, stanno compiendo espropri illegalmente, senza nessuna autorizzazione, e sul corpo di un ragazzo in coma posizionano filo spinato e cingolati.
LA PAGHERETE CARA!

Il comunicato di Radio Onda Rossa sulle condanne per il 15 ottobre

24 febbraio 2012 Lascia un commento

Alla vigilia della manifestazione del 25 febbraio in Val di Susa a sostegno del movimento NO TAV, la magistratura ha inflitto condanne pesantissime a due imputati per i fatti accaduti durante la manifestazione del 15 ottobre 2011 a Roma:
5 anni di reclusione a Giuseppe Ciurleo e 4 anni a Lorenzo Giuliani che si vanno ad aggiungere a quelle di 3 anni e 4 mesi a Giovanni Caputi e 2 anni a Robert Scarlett, anch’essi inquisiti per i medesimi fatti.
A questo punto ogni componente del movimento non può evitare la domanda: perché la repressione opera oggi con tale ferocia?
Al di là della evidente sproporzione tra reati contestati e condanne, avvertiamo il peso tutto politico di questa sentenza. Emerge netta un’offensiva dello Stato che, nel quadro generale di costrizioni e minacce che stiamo vivendo, di attacco al salario, ai diritti e alle condizioni di vita, cerca di imporre al conflitto di classe rigide regole di comportamento.
Gli arresti del 14 dicembre 2010, del 15 ottobre 2011, del movimento NoTav sono tutte dentro questo tentativo di imposizione di regole e modelli che vogliono segnare uno spartiacque tra un “dentro” e un “fuori” delle compatibilità del quadro capitalistico di gestione della crisi.
Regole che, all’interno del movimento, hanno lo scopo di recidere ogni legame solidaristico tra i movimenti e di avallare la nauseante differenza tra “buoni” e “cattivi”. Di questo passo, per usare le affermazione del procuratore di Torino Giancarlo Caselli, gli articoli del Codice penale finiranno per essere gli unici strumenti regolatori del conflitto di classe.
Non cadiamo nel tranello, come sta avvenendo per le condanne di Genova 2001. Vediamo con preoccupazione il riproporsi di una sostanziale incomprensione di alcune componenti del movimento, pensiamo al contrario che queste sentenze, dal duro monito repressivo, non debbano passare sotto silenzio.
Radio Onda Rossa continua ad essere al fianco dei compagni e compagne arrestate per il 15 ottobre e di tutte e tutti coloro che pagano con le denunce e la galera la loro voglia di ribellione.

La redazione di ROR

Su quelle giornate e la repressione che ne è seguita:

Il comunicato su Giovanni Caputi
Ecco la prima condanna
Cobas contro Cobas
Un commento di Oreste Scalzone
Presidio a Regina Coeli
Infoaut risponde al comunicato dei Cobas
La solidarietà di Radio Onda Rossa agli arrestati
I “terroristi urbani”
Delazione e rimozione della propria storia
Gli scontri, i Cobas e la violenza dei non-violenti

Il comunicato di Anonymous, solidale con il popolo greco!

13 febbraio 2012 3 commenti

Cittadini della Grecia,

Siamo Anonymous.

Abbiamo seguito gli eventi ora in atto ad Atene, con reazioni contrastate. Siamo rattristati dalla distruzione e dalla rovina costate ad Atene ed alla gente che in essa vive da questa campagna.Eppure possiamo simpatizzare con loro. Il governo ha evitato le richieste del popolo infinite volte. Ha rifiutato di ascoltare la sua gente, e per questo motivo siamo al fianco del popolo greco. Abbiamo provato il loro dolore e le loro sofferenze. Non possiamo starcene inerti a guardare mentre il popolo è oppresso a causa di misure di Austerità che non gli gioveranno nel lungo termine.

Questo è il motivo per cui noi prendiamo posizione contro il governo greco. Li abbiamo avvertiti più volte di fermare le proprie azioni contro la loro gente. Li abbiamo avvertiti di smettere di sostenere questi tagli che danneggeranno indefinitamente la classe media e bassa. Non l’hanno fatto. Le azioni ora in atto sono il risultato del loro non ottemperare alle nostre richieste. Non abbiamo organizzato queste sommosse in alcun modo. Tutto ciò che abbiamo fatto è stato diffondere la notizia del fallimento del vostro governo nell’accogliere le condizioni del popolo.

Anonymous sta continuando i propri attacchi contro il governo greco, e non si fermerà finché il popolo non otterrà ciò che vuole. Se questo non accadesse, il governo greco cadrà. Questo è anche un avvertimento a tutte le altre controparti dell’Unione Europea. Italia, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna, Polonia, e tutte le altre subiranno lo stesso destino della Grecia.

Siete stati tutti avvisati.

Siamo Anonymous.
Siamo Legione.
Non perdoniamo.
Non dimentichiamo.

Saremo al fianco del popolo greco.
Al governo greco: avreste dovuto aspettarci.

 QUI L’ARTICOLO DI @Infofreeflow per INFOAUT : LEGGI!

La Grecia …. e l’ “inimmaginabile”

13 febbraio 2012 2 commenti

Prendo, parola per parola, dal blog di Franco Senia, compagno e amico.
Grazie Fra’ , questo “inimmaginabile” m’è proprio piaciuto!

Una foto regalo da "Il Marconista" che ringrazio. La cercavo da un po'...era lo slogan che più mi era rimasto nelle orecchie! STO DROMO!! TUTTI IN STRADA!

«La scelta non è tra i sacrifici e non fare sacrifici, ma tra i sacrifici e qualcosa di inimmaginabile», così ieri ha chiosato Venizelos, ministro greco delle finanze. Ed è vero. E’ proprio questa la scelta, da fare. La scelta che ieri, in Grecia, forse, si è cominciato a fare. Scegliere qualcosa di inimmaginabile. Immaginare l’inimmaginabile. Commissariati di polizia ed armerie assaltate. Una fune tesa attraverso la strada che consegna ai manifestanti un reparto di motociclisti della non più temuta polizia Delta. Qualcosa di inimmaginabile, in faccia a chi riesce ad immaginare solo fame e miseria, tagli allo stato sociale e indigenza, sfruttamento e schiavitù. Ad Atene, il sindacato che poche settimane fa si era schierato contro i manifestanti a difesa del parlamento, non è riuscito nemmeno a raggiungere la piazza. Sì, è proprio qualcosa di inimmaginabile. Era inimmaginabile, qualche millennio fa, quel che poi in Grecia è cominciato. Non so se tutto questo sia qualcosa che sta finendo o sia qualcosa che sta cominciando. So che è qualcosa. Ed è inimmaginabile.

Leggi il racconto della giornata di ieri: QUI

Atene: la rabbia vi DEVE spazzare via

12 febbraio 2012 13 commenti

Il Parlamento greco è letteralmente circondato, impacchettato dalla rabbia senza speranza di più di 200.000 persone.
In tutta la Grecia la popolazione è in piazza, se si pensa che solo a Patrasso i numeri del corteo sfiorano le trentamila persone: tutti sono in piazza, per difendere quel poco che è rimasto da difendere, nella devastazione totale dello stato.
In tutto il paese stanno occupando prefetture e municipi, ovunque le banche vengono attaccate, così come i simboli del capitalismo.
Gli scontri a Syntagma, piazza adiacente al parlamento greco, vanno avanti da 4 ore…
pare ci sia solo un ferito in cattive condizioni, mentre tutta la città è prigioniera delle tonnellate di lacrimogeni e gas urticanti che la polizia spara senza tregua su tutti i vari spezzoni del corteo.
Per quanto si sia spezzato, per quanto abbiano chiuso tutte le fermate centrali della metropolitana per evitare che ci si potesse trovare rifugio, per quanti milioni di euro in sostanze chimiche stanno spendendo per mandare tutti a casa,
la situazione non sembra mutare.
Gli scontri e i fronteggiamenti con la celere si stanno spostando nelle strade intorno alla centrale e omai satura di lacrimogeni piazza Syntagma: la facoltà di legge è stata attaccata dalla polizia che poi è arretrata velocemente.
Tutti sono ancora in piazza in questo momento, in una situazione di rabbia collettiva non certo stoppabile da blindati o gas.

Nessuno può tornare a casa ora come ora,
anche perché nessuno può nemmeno più permettersela una casa.
L’avete voluta voi la guerra totale: qualche migliaio di persone sta semplicemente rispondendo alle vostre richieste.
Fuoco su fuoco, cari miei, perché tanto da perdere non c’è rimasto più niente.
E la dignità ce la teniamo stretta!

LA DEMOCRAZIA E’ NATA QUI E QUI LA SEPPELLIREMO!
Un solo appunto sulla stampa: basta aprire la stampa francese, quella spagnola, quella inglese…e poi quella italiana per capire dove siamo.
Guardate i titoli, che gli articoli li eviterei…bastano i titoli per capire che paese inutile siamo e come questi fantomatici giornalisti a stipendio pieno (altro che i 4 euro a pezzo) abbiano veramente superato il limite, da tempo ormai.
“Follia Black bloc”; “I black bloc assaltano il parlamento”; “manifestazione dispersa dalla rabbia black bloc”.
Dovete morire. Punto.
Così scoprirete che anche il becchino che vi sotterra è vestito di nero….brrrrr, che paura, e se fosse un black bloc?? Ha pure la pala!!

AGGIORNAMENTO ORE 19.45 ora italiana:
cala il freddo e la temperatura. Ma la piazza, le piazze, continuano ad essere incandescenti e stracolme.
Si prevede una lunga notte per Atene, perché la voglia di tornare a casa non c’è…
c’è quella di riprendersi tutto

ORE 22:
Decine di banchi ed alcuni palazzi sono completamente in fiamme…e le strade ancora piene.
Sono 54 le persone refertate in ospedale fino a questo momento.
Ad Atene sembra giorno, il fuoco fa una luce e un calore che si sentono fino a qui!

ORE 23:
*La sede del comune di Atene è occupata, ma arrivano notizie di alcuni arresti.
*La facoltà di legge è sotto attacco dei reparti speciali M.A.T. e ci sono alcune centinaia di persone intrappolate all’interno.
Le strade continuano ad essere disordinatamente piene, con gruppi di persone ovunque e continui focolai di scontri con la polizia,
tra i palazzi in fiamme.
*I commissariati dei quartieri di Exarchia e dell’acropoli sono assediati dai manifestanti (devo scrivere Black bloc almeno vi sentite più a vostro agio?)
*Arriva notizia anche dell’esproprio di un’armeria, ad Omonia.

* Se poi provate ad andare sul sito della Polizia greca…NON CI RIUSCITE! 😉
ops..ore 23.35, anche quello del Primo ministro
ore 00.45 oooops, anche quello del Parlamento!
E nemmeno un minuto dopo…la Banca Nazionale: è un gioco divertentissimo!

*Dalla città di Volos arrivano altre notizie “calde”… visto che la sede del municipio è in fiamme.
La sede locale dell’ufficio delle imposte è stata razziata, e svuotata dei suoi faldoni, poi distrutti.

MEZZANOTTE: L’assembla all’interno della facoltà di legge, assediata da ore dalla polizia ha deciso di resistere e di proseguire l’occupazione, chiamando la popolazione a prendere le strade e continuare a lottare. “Nulla è finito, è tutto solamente iniziato ora! La facoltà di legge è uno dei centri della lotta e continuerà ad esserlo”

In tutta Atene è impossibile prelevare. Tutti i bancomat sono stati chiusi: quei pochi soldi se li tengono stretti.
IL NUOVO MEMORANDUM E’ PASSATO AD AMPIA MAGGIORANZA!

CON 400 EURO AL MESE NON SI VIVE, CI SI RIBELLA

Egitto: sciopero generale !

12 febbraio 2012 1 commento

Così come lo scorso anno la caduta del regime non è stata frutto solamente dello spontaneismo e dell’imponenza di Tahrir,
ma dell’enorme lavoro portato avanti in anni di lotte sui posti di lavoro, nei campi, negli scioperi generali, nel canale di Suez e nelle fabbriche…
Così ora è nelle loro mani l’avanzata di un processo rivoluzionario.
Nessuna altra strada esiste se non il portare il conflitto e la lotta nella quotidianeità dei posti di lavoro, tutti; con la nascita costante di organizzazioni capaci di canalizzare le energie e creare una coscienza di classe e operaia in grado di spazzar via gli anfibi del regime, così come quelli dell’esercito che dovrebbe garantire la transizione,
e che ovviamente sta garantendo solo la repressione, il terrore, l’annullamento del processo rivoluzionario.
LUNGA VITA ALLA RIVOLUZIONE EGIZIANA… TAHRIR IN OGNI POSTO DI LAVORO!

Vi allego, come sempre 😉 un articolo di Infoaut

Secondo gli organizzatori è stato “un vero successo!” lo sciopero generale del movimento rivoluzionario egiziano. E a parlare sono anche le cifre, come sempre ridotte all’impossibile, che sono state costrette a rendere note le fonti ufficiali: “almeno il 60% dei lavoratori”. La grande iniziativa di lotta era stata lanciata in un percorso politico e sociale tutto in salita perché se è vero che sabato scorso era il primo anniversario delle dimissioni di Mubarak non era affatto scontato che l’occasione da farsa celebrativa (per il potere) si tramutasse in giornata di lotta in continuità con il processo rivoluzionario.
Gli Imam e gli esponenti politici di spicco del movimento islamista moderato dei Fratelli Musulmani si erano sgolati tutta la settimana per sabotare lo sciopero
condannandolo duramente e invitando gli egiziani a non prendere parte all’iniziativa che avrebbe potuto trascinare nel caos l’economia egiziana. In perfetta sintonia con la fazione islamista anche i rappresentanti politici e clericali della comunità cristiana che si sono uniti al coro del ritorno all’ordine e alla pace sociale.
Eppure lo sciopero c’è stato e ha fatto male alla controparte individuata dal movimento nella giunta militare, lo Scaf, che venerdì in una nota si era detto molto preoccupato per i complotti in corso contro lo stato e per uno sciopero che a dir loro avrebbe messo a repentaglio gli esiti della rivoluzione.

Foto di 3arabawy

All’indomani della strage dello Stadio di Port Said il movimento ultras di Piazza Tahrir aveva fatto appello alla vendetta contro la giunta militare ritenendola responsabile della punizione contro una delle tifoserie più attive della piazza rivoluzionaria. Ne erano seguiti giorni di scontri violentissimi nei pressi del Ministero degli Interni in cui erano stati uccisi dalla polizia anche numerosi manifestanti. Lo sciopero generale di sabato era stato indetto proprio in questo contesto altamente conflittuale anche con l’obiettivo di dare uno sbocco alla forza politica che il movimento stava esprimendo sulle barricate. Solo venerdì decine di migliaia di manifestanti erano riusciti a raggiungere il Ministero della Difesa scandendo lo slogan delle ultime settimane “il popolo vuole giustiziare il federmaresciallo” esortando a continuare la lotta e a costruire per il giorno dopo (il sabato dello sciopero) una importante iniziativa.

Allo sciopero generale, oltre a settori del pubblico e del privato, hanno preso parte anche diverse università e moltissimi studenti medi che fin dalle prime ore del mattino hanno presidiato gli edifici dei propri istituti per poi muoversi in corteo scandendo slogan contro lo Scaf. In questo modo il processo rivoluzionario si è mostrato per quello che è: radicatissimo nel cuore dei rapporti sociali del paese, tra fabbriche, università e quartieri.

Lo sciopero generale di sabato è riuscito a raggiungere i suoi obiettivi: ha mostrato la completa autonomia del movimento, è riuscito a dare sbocco politico e sociale all’alta conflittualità raggiunta negli scontri di piazza degli ultimi giorni, e, elemento decisivo, sta continuando a provocare le controparti (Scaf, potere esecutivo, e Fratelli Musulmani, potere legislativo) facendole emergere per quello che sono: il blocco reazionario in marcia. Viste le cifre di adesione allo sciopero c’è da chiedersi quanti elettori del movimento islamista vi hanno preso parte non curanti degli appelli ad andare al lavoro ripetuti dalla fratellanza, e come avranno digerito le dichiarazioni dei propri eletti all’assemblea parlamentare che per alcuni giorni hanno parlato in sintonia con le dichiarazioni della giunta militare evocando complotti contro lo stato di chissà quale potenza oscura.

Un nuovo goal per il movimento rivoluzionario egiziano, che c’è da crederlo fino a quando non raggiungerà l’obiettivo minimo di scacciare i militare dal potere non lascerà la piazza, ma anzi sembra proprio ben attrezzato per raggiungere anche ben altri e importanti grandi scopi.

LEGGI IL RESTO SULL’ EGITTO: QUI

Evviva i pompieri! Chapeau!

12 febbraio 2012 7 commenti

Che fate?
Ci innalzate l’età della pensione dai 58 ai 67 anni?
E dici che sulle scale antincendio con la pompa in mano ce la facciamo a 67 anni?
BHO!
Intanto ce la facciamo a sommergervi con l’acqua !
Ora ce la facciamo eccome!
RISPETTO INFINITO PER I POMPIERI DEL BELGIO CHE IERI HANNO ATTACCATO LA POLIZIA PER DIFENDERE I LORO DIRITTI, LE LORO PENSIONI, IL LORO FUTURO!
La crisi se la pagassero da soli: non un passo indietro, stretti stretti, passo passo verso la distruzione del capitalismo!

La polizia belga spazzata via dagli idranti!

Potrei guardarle ore queste immagini! 😉

La temperatura media ieri era di -9° ! Daje!

In Egitto gli scontri proseguono; in Syria un deserto di morte.

6 febbraio 2012 8 commenti

Dal massacro avvenuto nello stadio di Port Said non c’è ovviamente più stata tregua…
a quei 73 corpi, massacrati, se ne sono aggiunti altri, che purtroppo aumentano di giorno in giorno.
Da giovedì solo al Cairo sono otto i manifestanti rimasti uccisi, mentre il numero dei feriti balla da fonte a fonte,
ma è comunque altissimo. Appena poche ore di tregua durante questa notte,
poi appena il sole ha iniziato a riflettersi nelle acque del Nilo,
gli scontri davanti al Ministero dell’Interno sono ricominciati.
Il popolo ribelle non vede diminuire le sue fila: composte da shebab di tutti i credo e i gruppi.
La rabbia esplosa dopo quel massacro, foraggiato dall’indifferenza assassina della polizia e poi dal suo infierire,
si è portata via il paese intero, con Il Cairo in prima fila.
A Suez, la città dove il livello di scontro è sempre più alto che altrove,
chi si è riversato nelle strade l’ha fatto andando a colpire subito i centri nevralgici della repressione:
le questure, i commissariati, i tribunali.
Questa è la lotta che si combatte ora in Egitto, prima ancora di quelle nei posti di lavoro:
la lotta per liberarsi dall’oppressione,
la lotta per liberarsi dalla morsa costante ed immutata delle forze di sicurezza,
dei tribunali militari, delle celle delle prigioni dove si continua a torturare: la guerra è a Hussein Tantavi
e a tutto il Consiglio Supremo delle Forze Armate.
Gli slogan cambiano tono: non c’è più la ricerca di cambiamento, ora sembra esserci il desiderio di veder rotolare le teste.

Anche da quelle parti le ultime dichiarazioni dello Scaf farebbero sbellicare se non ci fossero tonnellate di vite di mezzo:
tutto quel che è accaduto a Port Said e quindi poi in tutto il paese, è causato da “forze straniere” che tentano di destabilizzare la transizione che invece loro son bravissimi a gestire.
Certo.
Va bene, c’è sempre la mano straniera, è tutto molto semplice.
Intanto guardate il volto di questa fanciulla, attivista del Cairo, colpita al volto come molte altre persone intorno a lei,

Il volto di @Salmasaid

mentre manifestava nei pressi del Ministero.
Colpita con pallini da caccia, che tentano di mirare agli occhi, spesso riuscendoci.
A @Salmasaid questa volta è andata bene, perfortuna.

Del muro abbattuto dalla furia l’altro giorno è rimasto poco, tanto che lo SCAF ha predisposto la costruzione di ben 4 muri al posto di quello…
ma le ultime informazioni dalla piazza ci raccontano che dopo le ultime cariche, i blindati sono arretrati di qualche centinaia di metri.
La voglia di buttarli giù tutti è palese: è un desiderio che vuole spazzar via i palazzi del potere e tutti coloro che scaldano quelle sedie.
Stavolta è così, il gioco l’hanno capito: stavolta vogliono le teste e affronteranno i loro fucili,
il gas nervino nei lacrimogeni come a novembre,
perderanno altri occhi e altre vite…
ma vi spazzeranno via.

IRHAL IRHAL YA TANTAWI!
Ora aspettiamo di vedere che giornata sarà l’11 febbraio, in cui è stato programmato uno sciopero generale nazionale contro l’esercito.

Nel frattempo, in Syria, il massacro avanza e ruota tutto intorno alla città di Homs, già pesantemente colpita nei giorni scorsi.
Il quartiere di Khalidiya l’altro ieri e quello di Bab Amro da una 30ina di ore, vivono uno stato di guerra guerreggiata.
Circondati dai carri armati, imprigionati in un assedio impenetrabile, vengono bombardati da ore.
Dei 337 morti della prima notte non abbiamo saputo molto altro; non sappiamo da quel momento a che cifra siamo arrivati, ma cambia poco.
E’ un vero e proprio bombardamento: i racconti parlano di interi palazzi ridotti in briciole, con famiglie intere rimaste là, prive della possibilità di chiedere soccorso o portarlo.
Una storia irraccontabile.
Che mi spezza l’anima.

Egitto: la mattanza di Port Said

2 febbraio 2012 7 commenti

Una tragedia immane, di cui non riesco a scrivere.
Malgrado io non conosca minimamente una curva, uno stadio, uno scontro dentro o fuori uno stadio,
sono senza parole. Incapace a raccontare, figuriamoci a commentare.
Conosco PortSaid, mi ha accolto a una manciata di giorni dalla caduta di Mubarak, col suo canale ancora bloccato dagli scioperi,
con le persone per la strada e tanti sorrisi pieni di futuro, intrisi di aspettative.
Oggi PortSaid vive una tragedia indescrivibile dai numeri folli: più di 70 morti, più di 1000 feriti.
E le responsabilità della polizia, già così palesemente evidenti, nel bloccare le vie di fuga e permettere la mattanza.
Come dicevo all’inizio non me ne intendo minimamente, non conosco le dinamiche ultras,
ma conosco la tifoseria egiziana.
L’ho vista in piazza, l’ho continuata a seguire dall’Italia, nella sua costante e radicale partecipazione alle mobilitazioni,
nella capacità di tener testa all’esercito e di organizzare un po’ la piazza, sempre così drammaticamente spontanea.

E quindi ancora una volta lascio la parola ai compagni di Infoaut, che dal primo giorno seguono la primavera araba e l’Egitto,
ma che da sempre hanno avuto un occhio puntato su queste componenti di giovani tifosi,
rivoluzionari.

73 morti e più di mille feriti. E’ il bilancio provvisorio degli scontri scoppiati al termine della partita tra una delle squadre di calcio del Cairo, El Ahly e la squadra El Masryla cui tifoseria ha invaso il campo al fischio di conclusione del match attaccando sia la squadra che la curva avversaria. Durante i primi minuti degli scontri la polizia schierata in assetto antisommossa non è intervenuta lasciando ripetere gli attacchi dei tifosi de El Masry. Solo in un secondo momento i celerini hanno preso parte agli incidenti unendosi all’assalto contro la curva dell’ El Ahly. Secondo fonti mediche molti ragazzi uccisi riportano ferite da armi da taglio.

La curva de El Masry e la polizia sono responsabili di una delle più gravi carneficine dall’inizio della rivoluzione, una vera e propria punizione contro una delle tifoserie più attive e coinvolte nel movimento rivoluzionario. Una provocazione omicida al movimento e a uno dei suoi bracci più generosi perché sempre in prima fila durante ogni appuntamento di lotta e conflitto contro Mubarak prima e lo Scaf (giunta militare) oggi. Non a caso la tifoseria dell’altra squadra cairota, lo Zamalek è subito scesa nelle strade della capitale scandendo slogan contro lo Scaf e annunciando di volersi dirigere verso lo stadio a Port Said per aiutare e difendere i tifosi dell’Ahly.

Entrambe le squadre del Cairo dai primi giorni della rivoluzione hanno siglato una sorta di “fratellanza rivoluzionaria” dimenticando le rivalità e unendosi per difendere i cortei dalle provocazioni e dalle aggressioni della polizia.

La tensione sale alle stelle in Egitto e dopo che ieri il movimento rivoluzionario si era scontrato nei pressi del parlamento con il servizio d’ordine dei Fratelli Musulmani con la mattanza dello stadio di Port Said il ritorno del faccia a faccia tra potere e piazza rivoluzionaria sembra essere ad un passo. Intanto le mura dello stadio continuano ad essere avvolte dalle fiamme ed è di questi minuti la notizia della sospensione del campionato. Voci parlano dell’arrivo di elicotteri per trasportare i tifosi dell’Ahly e nei pressi dei club sparsi per le città iniziano a radunarsi ultras e solidali.

Una lunga notte per l’Egitto rivoluzionario che con odio e rabbia ripete uno degli ultimi slogan scanditi dalla curva dell’Ahly: “Sento la madre di un martire che dice: i cani dei militari hanno ucciso mio figlio! Abbasso la giunta militare!”. [guarda il video della curva dell’Ahly mentre scandisce lo slogan]

Carlos Latuff commenta con una vignetta...

Finalmente il movimento rivoluzionario egiziano si distacca dalla fratellanza, a suon di ceffoni !

1 febbraio 2012 3 commenti

La cosa era nell’aria,  già da qualche settimana precedente le commemorazioni per l’anniversario, il primo , di quella che ormai chiamiamo “rivoluzione egiziana”.

Foto di Valentina Perniciaro, pane caldo per il Cairo

La vittoria delle elezioni, schiacciante,  ha aperto a nuovi scenari, non poi così inaspettati: la cosa che speravo, e che sembra stia iniziando ad avvenire con una cadenza quasi quotidiana, è che la piazza (tutte le piazze egiziane) capissero che quel tipo di potere, colluso ed accondiscendente da sempre con i meccanismi e i meandri del regime di Mubarak, non è altro che un rivale, l’ennesimo servo del “tutto rimarrà immutato, malgrado voi e la vostra Tahrir”.
E così già la scorsa settimana, nel 25 gennaio ormai simbolo di liberazione, il corteo più radicale e partecipato, che ha puntato subito verso il Maspero si è già caratterizzato come una manifestazione che NON desiderava alcuna partecipazione da parte della fratellanza musulmana.
Se ne potevano rimanere a Tahrir, sotto i loro due enormi palchi, troppo enormi e sfarzosi per piacere a chi è stato abituato a cucire le proprie ferite nelle tende della piazza, tra uno sgombero ed una carica.
Insomma… eccolo il nuovo terreno di scontro che dobbiamo osservare ed alimentare. Ecco quel che dobbiamo imparare a conoscere del nuovo Egitto, ai suoi primi vagiti.
Sperando che questo movimento rivoluzionario sappia trovare le capacità organizzative necessarie, che sappia entrare nelle fabbriche e nei campi, che sappia spazzare via i servi di regime, qualunque maschera indossino.

VI LASCIO CON UN ARTICOLO PRESO DA INFOAUT, che ringrazio

Duri scontri tra il movimento rivoluzionario e i Fratelli Musulmani al Cairo. Almeno 40 i feriti. E’ l’episodio più cruento mai avvenuto fino ad ora nell’ambito dei regolamenti di conti tra i soggetti politici emersi nell’immediato post-Mubarak e le forze sociali rivoluzionarie egiziane.

Doveva essere il pomeriggio delle celebrazioni ufficiali per il nuovo parlamento insediatosi dopo le elezioni con tanto di intervento del premier Kamal El-Ganzouri, e invece l’attenzione si è concentrata sulle strade intorno all’edificio dove i cortei convocati dal movimento rivoluzionario sono entrati in collisione con il servizio d’ordine, armato di tutto punto (anche di manganelli teaser), dei Fratelli Musulmani. Il movimento islamista moderato a quanto pare non poteva sopportare che i protagonisti della rivoluzione gli rovinassero la festa per la schiacciante vittoria conseguita alle elezioni politiche.

Foto di Valentina Perniciaro _una strada in salita, molto, ma da percorrere assolutamente_

Foto di Valentina Perniciaro _una strada in salita, molto, ma da percorrere assolutamente_

Più di 40 organizzazioni rivoluzionarie avevano indetto per oggi, il martedì della perseveranza, diversi cortei che si sarebbero dovuti concludere con un presidio unitario nei pressi del parlamento. L’obiettivo dei manifestanti era contestare lo Scaf rivendicandone lo scioglimento e la messa a giudizio da un tribunale, e l’immediata convocazione delle elezioni presidenziali per l’11 febbraio (data delle dimissioni di Mubarak). Ma invece di trovare solo i plotoni della polizia militare a difendere uno dei palazzi del potere questa volta il movimento si è trovato di fronte anche il servizio d’ordine dei Fratelli Musulmani.

Che la tensione era salita alle stelle era già chiaro dalle iniziative del 25 gennaio. Durante il primo anniversario dell’inizio della rivoluzione più di 2milioni di egiziani avevano raggiunto piazza Tahrir per dare continuità alla lotta contro lo Scaf. Spesso in quell’occasione lo slogan “irhal!”, “vattene!”, da sempre rivolto contro Mubarak o gli uomini del vecchio e attuale regime, venne gridato da migliaia di manifestanti in faccia ai portavoce dei Fratelli Musulmani che si alternavano sul palco del movimento islamista. Non è servito a niente alzare il volume dell’impianto audio che per coprire la contestazione pompava versetti del corano a tutto volume visto che i numerosi contestatori per esprimere ancora meglio l’ostilità politica contro “La Fratellanza” alzarono le scarpe minacciosamente in aria.

Foto di Valentina Perniciaro _l'Egitto e il potere_

Foto di Valentina Perniciaro _l'Egitto e il potere_

I Fratelli Musulmani che non hanno mai aderito ufficialmente al movimento rivoluzionario, oggi godono, con il loro partito Libertà e Giustizia, di 235 seggi su 498 e di ben 12 commissioni parlamentari su 19. Da subito configuratisi come forza politica del “ritorno all’ordine e alla pace sociale” sono entrati fin dalle prime ore post-Mubarak in perfetta sintonia con lo Scaf di cui hanno appoggiato la proposta delle (leggere) riforme costituzionali al posto dell’elezione dell’assemblea costituente come reclamato dalla piazza rivoluzionaria. I Fratelli Musulmani si sono caratterizzati come uno degli elementi attivi della transizione democratica in senso reazionario e gli eventi di oggi approfondiscono radicalmente l’abisso tra il movimento rivoluzionario egiziano e le forze della contro-rivoluzione. La frattura post-islamista praticata dal movimento rivoluzionario tunisino ed egiziano non poteva avere solo come nemici le persistenze del vecchio regime ma anche le formazioni politiche islamiste che un tempo seppur avendo vissuto all’opposizione dei Rais, non hanno poi esitato un solo istante a collocarsi nel nuovo scenario politico istituzionale come forze reazionarie e organizzate per bloccare e contrastare le straordinarie trasformazioni politiche, sociali e culturali interne ai processi rivoluzionari.

Seppur costata numerosi feriti tra i compagni e le compagne, la giornata di oggi può essere salutata come un nuovo passo avanti del movimento rivoluzionario che dopo le insurrezioni d’autunno continua a definire, localizzare ed isolare i propri nemici. La tendenza in atto sembra voler spingere il potere esecutivo e lo Scaf ad esprimere il suo ruolo reazionario nella forma più pura, isolata e allo stesso tempo fragile per costringerli allo scioglimento e conquistare lo spazio per un ulteriore sviluppo del processo rivoluzionario.

Intanto con l’entrata in scena del nuovo potere legislativo il movimento non ha aspettato un solo istante a dare battaglia per svelarne l’orientamento esplicitamente reazionario e approfondire l’ostilità tra la posizione islamista moderata e il punto di vista rivoluzionario.


LEGGI GLI ALTRI ARTICOLI SULL’EGITTO!

ARRESTI NOTAV: attacco in tutta Italia

26 gennaio 2012 4 commenti

AGGIORNAMENTO ORE 15.45: MAYA, UNA DELLE COMPAGNE ARRESTATE, E’ STATA APPENA TRADOTTA NEL CARCERE DELLE VALLETTE DI TORINO, MALGRADO SIA AL SETTIMO MESE DI GRAVIDANZA E A 6 MESI DAL REATO CONTESTATOLE!
MALEDETTI MALEDETTI MALEDETTI.
LASCIATELA USCIRE SUBITO: LASCIATE USCIRE QUEL PANCIONE DAL CARCERE ORA! CAZZO!!
BASTARDI MALEDETTI BASTARDI!

Poche righe, di una notizia che tanto sapete tutt@, visto lo spazio dato dall’informazione mainstream.
Arresti in tutta Italia: una maxioperazione di quelle da copione, con pettorina lucidata e incursioni notturne in decine di appartamenti in tutto lo stivale.
Repressione pesante contro un movimento che più volte ha dimostrato di non aver certo paura delle conseguenze: un movimento orgoglioso e forte che mai s’è lasciato intimidire dalle accuse e dalle condanne di uno stato che reagisce alle proteste di un’intera popolazione,
con retate e arresti!

Poche le notizie reali sui numeri e i nominativi degli arrestati: che da Torino sono arrivati fino in Sicilia. A Roma per ora si parla di due fermi..
proverò ad aggiornare appena posso con tutte le notizie possibili.
Intanto ascoltate RADIOONDAROSSA o RADIOBLACKOUT :
alle 14.30 conferenza stampa NOTAV …
seguite gli aggiornamenti sul sito notav.info

SOLIDARIETA’ AGLI ARRESTATI,
LA LOTTA NON SI TOCCA, LA VALLE TANTO MENTO
A SARA’ DURA! MALEDETTI
Qui il mio racconto di quella giornata, il 3 luglio, per cui sono partiti gli arresti.

Solidarietà a chi è privato della libertà: presidio a Regina Coeli

23 gennaio 2012 1 commento

A tre mesi di distanza dalla giornata del 15 Ottobre, c’è ancora chi continua a scontare la repressione degli apparati giudiziari dello Stato.

Foto di Valentina Perniciaro _sbarre e privazione di libertà_

6 ragazzi, di cui 5 minorenni, sono denunciati a piede libero, in 9 si trovano agli arresti domiciliari, due ragazze hanno gli obblighi di firma, mentre Giovanni, condannato a 3 anni e 4 mesi, resta ancora rinchiuso in carcere.
Nonostante l’accanimento giudiziario nei confronti delle persone arrestate e la gogna mediatica montata ad arte su quella giornata, chi crede sia indispensabile ribellarsi allo stato di cose attuali ha espresso tenaciemente la propria solidarietà: le iniziative a supporto delle spese legali e a sostegno di chi è recluso, i presidi e i saluti dinanzi ai carceri di regina coeli e rebibbia, la presenza nelle infami aule dei tribunali durante i processi sono i gesti che disegnano il volto comune di tutti/e coloro che quotidianamente vogliono rompere le mura dell’indifferenza.

Per continuare a tenere viva la solidarietà nei confronti dei denunciati della giornata del 15 ottobre e per non lasciare solo o sola chi continua ad essere rinchiuso dentro una cella maledetta,
lanciamo un appuntamento per sabato 28 Gennaio, alle ore 13, durante l’ora d’aria dei detenuti del carcere di Regina Coeli, al faro della Passeggiata del Gianicolo.
Microfono aperto e casse puntate verso Regina Coeli, per farci sentire da Giovanni e da tutti coloro che che sono privati della loro libertà.

Affinchè le persone non finiscano dove comincia il carcere, la solidarietà è un’arma.

Libertà per tutti/e

Per costruire una manifestazione nazionale in solidarietà agli egiziani in lotta

10 gennaio 2012 1 commento

Al fianco della popolazione egiziana in lotta: verso il 25 gennaio!

Foto di Valentina Perniciaro ...Il Cairo ... quando anche il Nilo chiama alla rivolta

Ad un anno dall’inizio delle rivolte della popolazione contro il sistema militare dittatoriale, in Egitto la rivoluzione continua.
Mubarak è stato cacciato da un movimento composto dalle categorie sociali oppresse che ha dato vita ad un moto di trasformazione reale del paese.
Ma questo processo di liberazione è ancora sotto attacco: le violenze sui manifestanti continuano, giorno e notte, per mano della giunta militare al potere, nonostante questo, le piazze continuano a lottare ed autodifendersi.

Attivisti, lavoratori, studenti, blogger, uomini, donne e bambini hanno risposto a testa alta alla repressione premeditata e mirata.
Anche la tenacia e la rabbia di migliaia di donne fanno parte della risposta al dominio militare che pensava di poter ricattare l’intera popolazione imprigionando più di 12.000 persone e usando violenza mirata nei confronti di donne e bambini.

Dall’Egitto un appello internazionale, raccolto già da alcune città italiane, chiama a mobilitarsi in tutto il mondo al fianco della popolazione che continua la lotta.
Il 25 gennaio le piazze egiziane torneranno a riempirsi, non per una celebrazione nazionale ma per cacciare la dittatura dello SCAF.

Per costruire insieme un 25 gennaio di mobilitazione anche a Roma incontriamoci in un’assemblea cittadina domenica 15 gennaio, alle ore 17.00, all’occupazione del Porto Fluviale, in via del Porto Fluviale 12 [Metro Piramide, Linea B]

 

QUESTO VIDEO RACCONTA LE VIOLENZE DELLO SCAF, POST CADUTA DI MUBARAK!

Grecia: capodanno davanti al carcere di Koridallos

3 gennaio 2012 1 commento


Concentramento di solidarietà fuori le prigioni di Koridallos 31 Dicembre 2011,
dalle ore 23.00 presso il parchetto di via Grigoriou Lambraki

Le nostre voci non smetteranno di crescere e passare attraverso le mura e le sbarre delle prigioni,
per essere uniti attraverso le voci con coloro che si trovano negli inferni dello Stato
e combattere per la dignità e la libertà.

I disoccupati nel frattempo si organizzano con espropri: QUI la traduzione di un volantino
Qui potete vedere un documentario sulle rivolte greche, a partire dalla morte di Alexis : GUARDA

Alaa è libero! Ora tutti gli altri e poi l’Egitto

25 dicembre 2011 2 commenti

Alaa è libero…sono ore che voglio aggiornare questa pagina ma non era mica facile, nell’orgia di questo natale squattrinato …

L'aereoporto del Cairo, ora

Alaa Abd El Fattah è finalmente uscito dal carcere militare dove era rinchiuso da più di otto settimane con accuse deliranti riguardanti la notte di scontri al Maspero, in cui lo SCAF sparò e uccise decine di persone, riaprendo definitivamente il percorso rivoluzionario che sembrava sospeso in attesa dell’apertura delle urne elettorali.
Alaa ha un percorso politico che non nasce il 25 gennaio con la rivoluzione, ma vien da molto lontano…
è diventato papà durante la detenzione, con un bambino dolcissimo, partorito da una donna di una forza rara e meravigliosa.
Quindi è impossibile aggiungere parole: solo un grande augurio per Alaa, Manal e il piccolo Khaled,
che finalmente potrà sentire la barba del suo papà sulla sua pelle, e imparare da lui il sorriso.

Ora, vogliamo tutti gli altri liberi,

a partire da Maikel Nabil: TUTTI LIBERI! EGITTO LIBERO!
NO ALLO SCAF, NO ALL’ESERCITO EGIZIANO!

In questo momento invece centinaia di persone sono fuori l’aereoporto del Cairo, in attesa del loro Ahmed Harara, di ritorno da uno dei primi viaggi per capire se potrà far qualcosa per i suoi occhi, persi a distanza di nove mesi l’uno dall’altro, per mano dei cecchini dell’esercito israeliano.
In centinaia ad aspettarlo, urlando l’abbattimento della giunta militare!
Con voi!

Ecco Alaa e il suo Khaled!

L’esercito egiziano e le donne e le violenze a sfondo sessuale

17 dicembre 2011 15 commenti

Una piccola serie di scatti e poi il video raccapricciante, che non hanno bisogno di parola alcuna.
Un articolo di Al-Arabiya che parla di queste foto: LEGGI
Il massacro è stato di una violenza inaudita…i corpi a terra sono troppi e come si vede chiaramente dal video e da molti altri, i colpi di pistola volavano come i sassi e le molotov.
QUI  qualche riga sui fatti delle ultime due giornate al Cairo.

Un anno dall’inizio della primavera araba: la repressione massacra in Egitto e Bahrain

17 dicembre 2011 5 commenti

Un anno fa iniziava la primavera araba: precisamente un anno fa.
Ed oggi sembra aver voglia di esplodere in una grande estate, di non lasciarsi soffocare dalla repressione di regimi che, come in Egitto, hanno solo cambiato il proprio profilo, per mantenere intatte le dinamiche repressive.

Tahrir, pochi minuti fa

Da ieri l’Egitto è esploso di nuovo: da ieri morti, ospedali da campo, scontri su scontri.
L’esercito sembra impazzito: ha attaccato il presidio di #OccupyCabinet ieri con una violenza mai vista, ed ora, a 40 ore dall’inizio di quegli scontri la situazione sembra veramente vicina al precipizio totale.
Spazzati via i manifestanti da Qasr al-Aini, da Qasr al-Nil, da piazza Tahrir e da Talaat Harb: tutto il quadrilatero, territorio dei manifestanti da gennaio, è stato sgomberato con una violenza inaudita che ha già fatto otto morti nelle precedenti ore e che in questi momenti starà uccidendo a più non posso.
Assatanati: gli scontri di ieri sono stati caratterizzati dal lancio di pietre e molotov da parte dell’esercito, appostato sui tetti dei palazzi sopra i manifestanti: dalle molotov ai colpi d’arma da fuoco è bastato poco. Mentre alcuni si divertivano a pisciare in testa a chi urlava il proprio odio.

Sgomberati tutti gli ospedali da campo, tratti in arresto tutti i feriti giunti in ospedale, l’esercito sta avanzando su 4 lati, e c’è chi inizia a raccontare di persone lanciate nel Nilo dai ponti, di irruzioni negli alberghi dove alloggiano i giornalisti, di telecamere che volano dal ventesimo piano, di pestaggi, di morte.
Questa è Il Cairo da una 40ina di ore, e lo sarà per molto.

E poi c’è il Bahrain, dimenticato e sconosciuto dal mainstream dell’informazione: @angryarabiya è stata arrestata. Più volte abbiamo parlato di lei, piccola coraggiosissima donna che subisce la repressione del regime sulla sua stessa pelle, vivendo divisa dal suo compagno e da suo padre, detenuti e torturati come prigionieri politici.
Non aspettavano altro che lei, non aspettavano altro che torturare anche il suo di corpo: e in queste ore starà succedendo proprio questo.
Cara Zainab, come spero di risaperti presto libera!

Alaa scrive alla sua compagna e a suo figlio appena nato: da una cella

15 dicembre 2011 5 commenti

Questa lettera è stata scritta in una cella,
luogo capace di creare delle lettere d’amore uniche, piene di carne, di baci, di tatto, di strazio: le lettere d’amore da o per il carcere, sono la cosa che più lacera il mio cuore, son quello che ha cambiato la mia vita…
Quando conosci quella sensazione di privazione forzata non te ne liberi più, perché hai scoperto che la carta è carne, che lo diventa facilmente…immagino quante lacrime siano scese sul volto di Manal quando ha letto queste righe, immagino il modo in cui ha stretto suo figlio, in cui ha tenuto le sue manine nella sua, apparentemente enorme.
E allora il mio pensiero va a loro due, ad una madre privata della gioia di dividere l’emozione più bella con l’uomo che ama,
ad un padre…che non ha ancora sentito l’odore della pelle di suo figlio.
NO AI TRIBUNALI MILITARI
NO AL CONSIGLIO SUPREMO DELLE FORZE ARMATE
EGITTO LIBERO, ALAA LIBERO!

Om Khaled,

Mia partner, mia amica, mia metà, mio amore, madre dei miei figli, mio supporto in vita. MI MANCHI, TI AMO.

L’unica ragione per cui tollero di stare separato da te viene dal tuo supporto.
Ho le fotografie, sono confuso in merito a ciò che provo ora ma anche felice. Non è corretto che io non possa stare con te per confortarti, non è giusto che io debba aspettare te per stare bene e che sia tu a dover confortare me. E’ oltremodo scorretto che non posso tenere in braccio Khaled per ore come potei a suo tempo tenere in braccio innumerevoli neonati, dando amore e attenzioni a figli e figlie di amici e parenti. Ancora non posso fare lo stesso con mio figlio.

Vorrei sapere quanti anni potrà avere Khaled quando finalmente riuscirò ad uscire da qui, mi piacerebbe sapere.. cos’altro mi perderò? Le sue manine? La prima volta che stringerà le sue piccole dita? La prima volta in cui realizzi che i suoi occhi si stanno focalizzando su di te? O andrà ancora peggio ed io non potrò vedere il suo primo sorriso?

Che cosa si prova a tenerlo tra le braccia? Qual’è il suo odore? Com’è il suono del suo pianto?

Mio figlio, nostro figlio, il nostro piccolo Khaled.
Ho mostrato le fotografie a tutti nella cella, sono davvero felici per me ma come tutto per me in questa prigione, mi rende ancora più solo e mi fa sentire la solitudine.
Ho pensato molto alla nostra vita in Sud Africa al semplice piacere di stare insieme vivendo una vita semplice e piacevole, sempre continuando a fare un buon lavoro. Commentavamo spesso quanto la gioventù Egiziana aspiri solamente ad avere una casa ed una famiglia ed un lavoro per potersi sostentare. Succederà quando la popolazione avrà i suoi diritti, il giorno in cui potremo godere di poter essere una famiglia in Egitto con certezze per il futuro, felici nella nostra tranquillità e realizzati nei nostri lavori, sarà il giorno in cui la rivoluzione sarà finita.

Fino a quel momento per ottenere ciò dobbiamo restare uniti affrontando qualsiasi cosa la vita ci faccia capitare, sapendo che fin quando tutti saremo uniti, tutto sarà perfetto.
Mi manchi da morire, immagino che tu conosca questa sensazione, sono sopraffatto da quanto ciò è diventato scorretto e senza senso a questo punto, ma sò che siamo entrambi in buone mani, Khaled è protetto dall’amore incondizionato non solo dei suoi genitori ma di moltissime famiglie e centinaia di zie e zii, crescendo spero possa apprezzare tutto questo.

Alaa,
6-12-2011
cell 6/1 ward 4
Tora prison

I fascisti hanno un nome, i senegalesi no. PAESE DI MERDA!

13 dicembre 2011 18 commenti

A questo punto sarò io a non fare il suo.
Pensavo di non scrivere nulla su questa cosa perché lo schifo che provo è veramente troppo,
invece a qualche ora dalla strage di Firenze, la cosa che mi sconcerta è che ancora una volta confermiamo una cosa.
I neri non hanno un nome.
Non lo hanno mai, nemmeno nel momento in cui vengono giustiziati a colpi di pistola senza alcuna ragione, da un fascista patentato che ora tenteranno di far passare per pazzo: lui un nome ce l’ha.
Loro tre, morti a terra, continuano ad essere “senegalesi” a volte addirittura “vu cumprà”.

Che schifo!
Fate più schifo dei fascisti, di chi l’ha sostenuti dal primo giorno (eh Alema’?!), di chi li legittima come interlocutori,
fate ancora più schifo voi della carta stampata, perchè appoggiate e foraggiate questo fascismo, che ogni tanto “esagera”, quindi diventa “pazzo”, “scheggia impazzita”, perché siete collusi in tutto.
Ora spero solo che non rimanga nulla di CasaPound e delle sue sedi lustrate coi soldi delle amministrazioni comunali.
E mi dispiace che quell’essere, di cui mi fa schifo pronunciare il nome, si sia sparato.

PERO’ VOGLIO, PRETENDO, I NOMI DI TUTTI GLI ALTRI. VELOCEMENTE.

Cmq a Firenze in questo momento la Polizia di Stato è impegnatissima: non a perquisire le sedi di CasaPound, ma a caricare i migranti in corteo!
Il prefetto , Paolo Padoin, chiama in causa i centri sociali. “Già altre volte i centri sociali hanno cercato di fomentare le proteste della parte debole della popolazione in difficoltà per qualche motivo. (…) Dobbiamo cercare di limitare i “danni collaterali” perchè i centri sociali si stanno già agitando” .

Syntagma: lezione di democrazia – parte 1

9 dicembre 2011 Lascia un commento

Grecia: la società che riscopre il baratto, le ricette di guerra e gli espropri

7 dicembre 2011 2 commenti

Ieri erano 3 anni dall’omicidio di Alexis, che prima di incontrare il proiettile che l’ha ucciso era un 15enne in una serata tra amici, davanti ad un localetto del quartiere anarchico di Atene, Exarchia.
Da quel giorno nulla è stato più come prima: gli scontri e il livello di conflitto vissute nelle settimane immediatamente successive hanno decisamente cambiato il modo di stare in piazza della Grecia, prima che la grande crisi le spezzasse definitivamente le ossa.
Questo blog ha parlato tanto di Alexis, ha partecipato a quelle prime infuocate piazza, e non riesce certo a dimenticarlo.

Ora un paio di notizie dalla Grecia, per le quali ringrazio chi non smette di scovarle: da una Grecia che alza quotidianamente il livello di conflitto contro le misure di austerità prese dal governo, dal Fondo Monetario internazionale e dai mercati.
Un paese spezzato, spazzato via: un paese che però non si arrende, che sta imparando nuove pratiche ed alcune le sta solo rispolverando.
Un paese che se ha fame espropria supermercati … o che inventa nuove ricette come in questo caso…

Manuale dell’austerità

È l’ultimo manuale per stringere la cinghia: Non avete da mangiare? Mettete una melanzana nel tritatutto. Masticate il cibo abbastanza a lungo di modo che il vostro stomaco si senta pieno. E non dimenticate di spazzare via le briciole dal tavolo e conservarle in un vaso. Questi sono alcuni dei suggerimenti che i greci usavano per sopravvivere durante l’occupazione nella seconda guerra mondiale, e che sono stati raccolti in Ricette per la fame – un libro di cucina che è diventato un successo a sorpresa per milioni di greci che lottano per sbarcare il lunario in un nuovo periodo di profondo disagio causato dalla crisi economica. L’autrice, Eleni Nikolaidou, ha passato 18 mesi a copiare ricette e consigli che i quotidiani greci pubblicavano durante l’occupazione nazista dal 1941 al 1944.
Altri “consigli”: ferri di cavallo usati per rinforzare scarpe fatiscenti, sabbia cotta per conservare i limoni, e gatti e cani randagi cacciati nelle strade di Atene come cibo. Mancava lo zucchero, e veniva usata la polpa di uva passa come dolcificante, cosicché nei matrimoni venivano distribuiti confetti neri. Non  c’era caffè, sostituito da un intruglio di polvere di ceci.
Il libro è alla sua seconda edizione, e per quanto la situazione di guerra , che uccise per fame in Grecia 300.000 persone, non sia paragonabile a quella attuale, pure si moltiplicano sui giornali le ricette di cucina a poco prezzo, mentre preoccupanti segnali di miseria sono ormai indiscutibili. “La gente apre la dispensa e ci trova solo un misero sacchetto di farina chiedendosi: che ci faccio?” ha detto l’autrice. Molti bambini vanno a scuola senza aver mangiato a sufficienza, gli alimentari vendono meno, è precipitato il consumo di carne e la gente si orienta verso articoli a basso prezzo.

o il baratto:

E’ domenica a Volos, nel porto i pescatori espongono il loro pescato giornaliero, che oggi comprende merluzzo, sarde e polpo.
I prezzi sono stati ridotti, ma i clienti sono pochi.
Un pescatore ride amaramente. Gli affari vanno malissimo, è il momento di iniziare a scambiare merci.
“Dammi due chili di patate, e io ti do un chilo di pesce,” dice. “Perché no?
In effetti, molti in Grecia stanno facendo proprio questo: comincia una forma più semplice di commercio, il baratto.
E a Volos, il sistema del baratto serve anche a promuovere un nuovo senso di comunità.
In tempi recenti Volos, 100.000 abitanti, è stato uno dei centri più industrializzati della Grecia e ora la recessione ha colpito le sue fabbriche di cemento e acciaio, portando la disoccupazione al di sopra della media nazionale del 20%.
Ci si scambia anche servizi, non solo merci.
Ma gli abitanti, oltre a questo, usano una sorta di moneta locale alternativa, il TEM (equivalente ad un euro) che sotto forma di voucher viene accettata anche dai negozianti a pagamento parziale della merce (circa il 30%, e il resto in euro), e che poi gli stessi usano in altri esercizi.
Esiste anche un sito web dove le persone si iscrivono gratuitamente ad una rete di baratto,  in cui possono inserire annunci in cui  offrono e/o chiedono servizi come riparazioni, lezioni di inglese e  di computer, baby-sitting, visite mediche e altro: i membri scambiano beni e servizi accumulando TEM su un conto online..
Nell’ultimo anno, i membri del TEM a Volos sono cresciuti da poche decine a più di 500, e il movimento ha attirato l’attenzione di Atene. Nel mese di settembre, il parlamento ha approvato una legge che attribuisce alle reti di baratto lo status no-profit.
Il comune di Volos inoltre incoraggia attivamente la rete TEM. Il sindaco  ha detto che niziative come queste sono particolarmente importanti in un momento in cui la crisi economica smantella lo stato sociale..
Il Comune ha stampato volantini che spiegano il sistema del baratto e ha promosso dibattiti.
http://www.npr.org/2011/11/29/142908549/modern-greeks-return-to-ancient-system-of-barter

Fermati alcuni compagni italiani a Tahrir, più alcune immagini

26 novembre 2011 1 commento

Comunicato di “Indipendenti” sui fermi dei compagni italiani al Cairo!

Il Cairo, Egitto, 26 novembre 2011

La scorsa notte, al termine di una nuova intensa giornata di mobilitazione di massa intorno a piazza Tahrir, 4 mediattivisti, tre italiani e una giovane blogger palestinese di Gaza, sono stati tratti in arresto dalla polizia egiziana e sono tuttora trattenuti con la grave e ingiustificata accusa di sabotaggio.
I quattro raccontano di essersi trovati nei pressi di un incendio che aveva colpito le piante all’ingresso di un noto albergo del centro e, mentre stavano documentando quanto accadeva con macchina fotografica e telecamera, sono stati avvicinati da due uomini in borghese e non identificati che inveivano in arabo contro di loro.

Nella situazione concitata hanno preso un taxi per farsi portare a casa ma la vettura con i 4 a bordo é stata poco dopo fermata dalle stesse persone che, ancora una volta senza qualificarsi, hanno imposto al conducente di condurli al commissariato dove li hanno appunto trattenuti con la fantasiosa accusa di essere i responsabili dell’incendio.
Da ieri sera sono dunque in stato di fermo e da qualche ora sono stati tolti loro i telefoni cellulari attraverso cui eravamo in contatto con loro.
Sicuri che al più presto la situazione si risolverà nel migliore dei modi, non possiamo fare a meno di segnalare la preoccupazione per il trattamento riservato in questi contesti a chi si mobilita per garantire quello scambio di informazioni attraverso la rete, i twitter e i blog che tanto hanno aiutato le popolazioni di tutto il mondo a liberarsi dai regimi e a rivendicare una società più giusta e libera.

Tutte e tutti Liberi!
Roma, 26 novembre 2011

Queste foto e queste brevi righe le rubo da InvisibleArabs, perché raccontano tanto,
raccontano quel che spero di poter viver presto, di respirare con i miei polmoni.

La vecchia via Mohmmed Mahmoud è stata ribattezzata da chi sta a Tahrir.

La ribattezzata VIA DEI MARTIRI

Cuore della battaglia che ha opposto i  ragazzi di Tahrir alle forze della Sicurezza centrale (la polizia egiziana), via Mohammed Mahmoud è stata ribattezzata shara Shuhada, via dei Martiri, come si legge nella foto scattata da uno dei blogger/attivisti più conosciuti, Wael Abbas. E’ un dettaglio, nella storia complicata di questo capitolo della rivoluzione egiziana, ma serve anche a ricordare che in gioco, in questi giorni, c’è stata la vita e la morte di molti ragazzi. Oltre quaranta le vittime, migliaia i feriti. Ignoto il numero di chi ha perso un occhio.

L’immagine di questo capitolo è quella che ritrae Ahmed Harara, il giovane dentista che ha perso un occhio il 28 gennaio, e l’altro il 19 novembre. Un occhio per ognuno dei capi di questo filo che congiunge le fiammate della thawra, della rivoluzione. Tanto è stata simbolo, la perdita della vista, che la benda su di un occhio è stata usata sia dagli attivisti (come Wael Ghonim, il manager di Google che era stato in predicato di vincere il Nobel per la Pace) sia da uno dei Leoni che immettono sul ponte di Qasr el Nil. Ponte che, nei 18 giorni epici tra gennaio e febbraio, è stato al centro degli scontri. Anche il Leone di Qasr el Nil ha ora la benda, come mostra la foto di un altro attivista, Mosa’aberizing.

Il leone bendato di Qasr al Nil

Tahrir e la marcia del milione contro lo SCAF … un po’ di immagini di questi giorni

25 novembre 2011 2 commenti

Al-meliuniya --- La chiamata alla marcia di un milione è per oggi, in piazza Tahrir

La piazza, che da una settimana porta avanti la più dura delle battaglie, contro quello stesso esercito di cui si son fidati una manciata di mesi fa

Quasi 40 i morti fino a questo momento, tra colpi di fucile e soffocamento da gas di cui non c'è ancora dato sapere la composizione, ma i cui effetti abbiamo visto tutt@

La sinistra, i salafiti, gli ultras, gli studenti, copti e molte organizzazioni hanno chiamato alla grande marcia per questa mattina. I Fratelli Musulmani, ormai completamente collusi nelle dinamiche pre-elettorali, boicottano la piazza...

Forza Egitto, oggi può essere una grande occasione, anche per rispondere alla nomina di Ganzouri di ieri sera, ennesima presa per il culo dello SCAF

CONTRO L'ESERCITO, CONTRO I TRIBUNALI MILITARI, CONTRO LA GRANDE PRESA PER IL CULO A CUI NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE STARE! W LA RIVOLUZIONE EGIZIANA, CHE NON SI LASCIA PRENDERE IN GIRO

Noi, giovani palestinesi, rifiutiamo che Al-Aqsa e la causa palestinese vengano utilizzate come strumento per colpire la grande rivoluzione egiziana.
L’Egitto è testimone di una nuova ondata rivoluzionaria condotta da coraggiosi/e giovani egiziani/e che rifiutano che lo SCAF dirotti la loro rivoluzione. Mentre i/le giovani stanno resistendo all’oppressione delle forze di sicurezza, i Fratelli Musulmani hanno chiamato ad una marcia milioni di persone in solidarietà con Gerusalemme.
Consideriamo questo appello come una deviazione rispetto tutti i movimenti e settori egiziani che hanno annunciato per domani, venerdì, un corteo enorme per far cadere il Generale Tantawi.
I Fratelli Musulmani hanno il diritto di prendere le loro decisioni nelle questioni interne all’Egitto. Ma rifiutiamo che i Fratelli Musulmani prendano la testa dei tiranni arabi che sistematicamente usano la causa palestinese come strumento per praticare la loro oprressione.
La libertà di Al-Aqsa e della Palestina non arriverà passando sopra la dignità delle popolazioni arabe.
Siamo solidali con gli eroi di Piazza Tahrir e di tutte le città dell’Egitto.
La Palestina è più forte con un Egitto libero.

Versione araba/inglese

Tahrir si prepara al grande venerdì: oggi è stata un’altra lunga giornata

24 novembre 2011 1 commento

Dispiegatevi in marcia!
Non c’è posto per cavilli di parole.
Oratori, silenzio!
(Vladimir Majakovsij)

Sarà Kamal Ganzouri l’incaricato a formare il nuovo governo egiziano, su richiesta del Consiglio Supremo delle Forze armate del paese, che negli ultimi 6 giorni è stato responsabile della morte di 38 persone e 2256 feriti.
Oggi è stata una giornata relativamente più calma di quelle precedenti: tutto si muove intorno all’organizzazione della piazza di domani, forse il più importante venerdì da quando è iniziata l’avventura di Tahrir, cioè l’esplosione del desiderio di abbattere il regime, che ha coinvolto ogni provincia e villaggio del paese.
Il regime è solidissimo al suo posto, malgrado Mubarak e figli siano in attesa di giudizio in stato di detenzione; la transizione garantita dall’esercito s’è trasformata nel solito carnevale di repressione, tortura, tribunali e carceri militari per centinaia di attivisti.
E per attivisti non intendo i blogger, gli intellettuali, o chi cellulare alla mano guida le rivolte, come sento dire spesso anche dalla compagneria italiana: vuol dire anche occupanti di casa, lavoratori che scioperano, e tanto altro.

Domani sarà una grande giornata, una giornata che riempie di speranza almeno quelli come me che hanno sempre desiderato veder la rivolta egiziana trasformarsi in vera e propria rivoluzione: domani sarà una giornata che rideterminerà le presenze in questa battaglia e probabilmente sancirà nuovi nemici, nuove spaccature, nuove alleanze strategiche.
La piazza è stracolma di compagni, appartenenti alla sinistra più radicale e non…e di salafiti.
Son pochi i copti, molti meno di quelli che c’erano nei 18 giorni di Tahrir (tra gennaio e febbraio), molti meno di quelli che hanno riempito le mobilitazioni in questi mesi, fino al massacro del Maspero. Sarà dovuto a quello?

Arrestato, picchiato e torturato: sono a caccia di "giornalisti rivoluzionari"

Oppure, come la fratellanza, giocano un gioco che non vuole più svolgersi in piazza, sull’asfalto, tra i sassi e il gas tossico,
tra i blindati che sfrecciano e le pallottole di gomma sparate da tre metri in piena faccia…
oggi gli Ikhwan (proprio poco fa) si son schierati su Mohamed Mahmoud per cercare di evitare, con metodologie via via più arroganti e violente, che la gente affluisse verso la prima linea delle barricate e degli scontri: cercano di limitare la partecipazione…
chissà cosa faranno domani.
domani sarà una giornata lunghissima: che speriamo porti a compiere l’ennesimo balzo in avanti.
Che speriamo porti alla consapevolezza di quanto sia necessaria un’organizzazione capillare ora: per far cadere meno persone possibile sul selciato, per conquistare legittimità sasso dopo sasso, per gettar le basi vere di un nuovo Egitto.
Che rifiuta il regime e tutti quelli che tentano di mascherarlo.
Kamal Ganzouri era un uomo di Mubarak, un primo ministro di Mubarak, un suo servo.
Ora è stato nominato alla guida del nuovo governo: l’ennesima presa per il culo, utile solo a convincere definitivamente gli egiziani a non tornare a casa, finchè non si sarà costruito, tenendolo stretto in mano, il futuro.
La possibilità di autodeterminarsi.

La giornata di oggi è stata caratterizzata anche dall’attacco ai giornalisti: la storia che più ha fatto scalpore è accaduta alla nota giornalista Mona Eltahawy, con doppio passaporto (usa-egitto).
Il suo arresto è durato fortunatamente solo 12 ore, all’interno della sede del ministero degli Interni, molte delle quali bendata: quel che più schifa son le metodologie usate nei suoi confronti, tutte a sfondo sessuale.
“In 5 o 6 mi son saltati addosso, mi hanno stretto il seno e afferrato con violenza la zona genitale. Non so quante mani hanno tentato di infilarsi all’interno dei miei pantaloni!” Dopo poco è stata rilasciata con tante scuse e le braccia spezzate: il suo passaporto con stelle e strisce le ha salvato la vita. A lei, non a tutte le altre che combattono in quella piazza e nel resto del paese.

Comunicato sulla condanna a Giovanni Caputi: COLPIRNE UNO PER RI-EDUCARNE MIGLIAIA

19 novembre 2011 17 commenti

Colpirne uno per…ri-educarne migliaia
E’ arrivata la prima condanna per le\gli arrestate\i del 15 ottobre. Una condanna pesante che ci sembra essere, ancora una volta, la vendetta della Legge nei confronti di chi ha poco o niente per difendersi.
Sembra che abbiano deciso di far pagare tutto a lui.
Dopo tutto l’insopportabile marasma mediatico creatosi subito dopo gli scontri del 15 ottobre, la repressione continua a colpire, sempre più seriamente.

Foto di Valentina Perniciaro, Genova 2002, TUTTI LIBERI

Giovanni Caputi, l’unico che era ancora in stato di detenzione, dentro Regina Coeli, proprio perché senza alcuna dimora, è stato condannato con il rito abbreviato dal Tribunale di Roma a tre anni e 4 mesi di detenzione per resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale.
Ma la procura fa già sapere che forse non basta e, ora che ha ottenuto la trasmissione degli atti dal tribunale, vuole indagare anche per il reato di devastazione.
Vogliamo continuare a sostenere chi si è trovato prima colpito da accuse pesanti e poi da una condanna che trasforma una persona nel capro espiatorio delle migliaia che c’erano in piazza.
Ora che il governo dei banchieri si è insediato, crediamo che sia ancora più importante sottolineare contro chi continueremo a scagliare la nostra rabbia: i padroni, le banche, la classe politica tutta. Tutti pronti ad abbracciare il commissariamento de facto delle istituzioni europee, per un modello economico giunto al capolinea.
Noi, però, abbiamo un’arma che loro non hanno.
Quella solidarietà che si mette in moto quando sentiamo che uno spirito affine è in difficoltà. E allora il nostro impegno deve essere quello di far sentire a Giovanni tutta la nostra solidarietà.
Lanciamo un appello alla Roma solidale, se ancora esiste: cerchiamo collettivamente un domicilio per Giovanni, affinché almeno possa uscire da quell’infame luogo che è Regina Coeli, seppur in regime di arresti domiciliari.
Raccogliamo dei soldi, affinché possa fare un minimo di spesa.
Mandiamogli dei vestiti, al contrario di quello che credono i buoni cittadini, in carcere fa molto freddo.
Regaliamogli dei libri, senza di loro dentro il tempo può sembrare infinito.
Scriviamogli lettere, per far sentire a Giovanni che fuori ci sono delle persone che lottano anche per lui.
Facciamogli sentire la nostra voce fuori dal carcere di Regina Coeli, e facciamola risuonare nelle strade.
Partecipiamo in massa il prossimo 5 dicembre all’udienza del processo contro Ilaria, Robert, Stefano.

 Continuiamo a sottoscrivere per le spese legali presso il c\c di Radio Onda Rossa: conto corrente postale CCP n. 61804001 intestato a: Cooperativa Culturale Laboratorio 2001, Via dei Volsci 56 – 00185 Roma. Causale: “15 ottobre”; effettuando un bonifico bancario intestato a: Cooperativa Culturale Laboratorio 2001 Codice IBAN: IT15 D076 0103 2000 0006 1804 001 Causale: “15 ottobre”.

Se il silenzio è il primo sintomo della loro vittoria, noi continueremo sempre a gridare.
 Le nostre lotte camminano con Giovanni e per Giovanni.
 Libere/i tutte/i

 I compagni e le compagne